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Autore: heliodor    11/06/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Regole
 
Valya arrancò per il sentiero, la testa bassa e gli occhi rivolti al suolo. Nella mente aveva ancora le parole di Semil e la sua offerta.
Cento monete, si disse. Centoventi al massimo. Non ci faccio niente con così poco.
Tirò un calcio alla prima pietra che incrociò sul sentiero, facendola rimbalzare a una ventina di passi di distanza. Il ciottolo rotolò fermandosi davanti alla punta di uno stivale nero.
Sollevò gli occhi incrociando lo sguardo divertito e irriverente di Rezan Chernin.
“Guarda un po’ chi si vede” disse il ragazzo divertito. “Pensavo che i guaritori avessero disinfestato il villaggio una Luna fa, ma si vede che non sono stati così accurati come avevano promesso e uno di quei dannati topi è riuscito a scappare lo stesso.”
Rezan era alto e muscoloso. Aveva due anni più di Valya e la superava di almeno una testa e mezzo. Al suo fianco, un passo più indietro, c’erano altri due ragazzi.
Blenn Chernin era più basso del fratello e di un anno più giovane, ma più tarchiato e grosso. Leyan Chernin era alto e magro ed aveva un anno in più di Rezan.
Tutti e tre indossavano tuniche chiare sopra pantaloni scuri e stivali marroni o neri. Rezan aveva legata in vita una spada che gli sbatteva sul fianco sinistro. Un’elsa d’argento decorato spuntava dal fodero di cuoio brunito.
Valya rivolse loro una rapida occhiata e proseguì a testa bassa.
La bocca di Rezan si piegò verso il basso. “Sto parlando con te, figlia del fabbro. Testa di ferro.”
“Testa di ferro” disse Blenn divertito.
Leyann si limitò a grugnire qualcosa.
Valya sbuffò senza fermarsi.
Rezan si piazzò davanti a lei bloccandole il passo. “Dove te ne vai così di fretta?”
Valya respirò a fondo. “Non sono affari che ti riguardano.”
“Invece sì, visto che tra poco lavorerai per noi” rispose il ragazzo.
Valya sii accigliò.
“Ieri mio padre ha fatto un’offerta al fabbro e lui l’ha rifiutata” disse Rezan. “Così il vecchio ha deciso di mandare un messaggero a Faerdahm per denunciare tuo padre. Tra meno di una Luna manderanno qui un ufficiale della guarnigione e se per allora non potrà saldare i suoi debiti…”
“Avremo quei soldi” disse Valya sicura.
“Come? Ormai non ci sono più pentole da riparare giù al villaggio” disse Rezan divertito. “No, testa di ferro, tuo padre non pagherà mai i suoi debiti. Finirà in una miniera se sarà fortunato e tu a fare la serva.”
“A fare la serva” ripeté Blenn.
Valya strinse i pugni.
“È meglio se ti abitui già da adesso, testa di ferro” disse Rezan divertito. “Potresti pulire gli stivali di Blenn, tanto per cominciare.”
“Sì, per cominciare” disse il fratello minore.
“Stamattina ha anche pestato del letame per sbaglio, non è vero? Alza quello stivale, Blenn, così testa di ferro può vedere meglio.”
Valya tentò di aggirare Rezan ma lui la bloccò.
“Non ho ancora finito.”
Valya lo allontanò con una spinta. “Fammi passare.”
Rezan fece un passo indietro. “Osi anche toccarmi, testa di ferro?”
“Ti farò di peggio se non ti levi di mezzo.”
Il ragazzo si accigliò. “È una minaccia la tua?”
“È una promessa.”
“Promessa” fece Blenn.
Leyan emise un profondo grugnito.
“A me sembra proprio una minaccia” disse Rezan scoprendo i denti in una specie di ringhio. “E tu non mi puoi minacciare, testa di ferro.”
“Vattene Rezan Chernin” disse Valya a denti stretti.
“E se non volessi andarmene?” fece lui con tono di sfida.
Valya sciolse il nodo che legava il fagotto e afferrò la spada, estraendola con un movimento fluido. Era così leggera e maneggevole che quel gesto le venne naturale, come se lo avesse sempre fatto da anni, se non da prima ancora che fosse nata.
Blenn e Leyan fecero un balzo indietro.
“È armata, Rez” disse il fratello minore.
Rezan fissò Valya con sguardo accigliato. “È una delle spade di tuo padre quella?”
Valya fendette l’aria per saggiarne il bilanciamento. Non era come impugnare la spada di legno di Hagen. Quella era una vera spada e per una volta lei si sentiva una vera guerriera.
“È la mia spada” disse con tono spavaldo.
Rezan annuì e arretrò di un passo. La sua mano si posò sull’elsa della spada che portava al fianco e al sguainò con un gesto rapido. “Sai cosa dice il mio maestro d’armi? ‘Se sguaini la spada devi anche essere pronto a usarla’.” La fece roteare con un rapido movimento del polso. “Tu sei pronta a usare la tua, testa di ferro? Perché io sono pronto a usare la mia.”
Valya strinse l’elsa fino a sbiancare le nocche. “Io sono pronta, Rezan Chernin. E mi chiamo Valya Keltel.”
Rezan fece un passo indietro, posizionando la spada davanti a sé e il piede destro indietro.
Valya sollevò l’arma con entrambe le mani per avere una presa più salda.
“Almeno la sai usare, testa di ferro?” fece Rezan ironico. “Sembra che tu stia tenendo in mano una zappa, non una spada.”
Valya si mosse di lato per assecondare il movimento dell’altro. Sapeva di non doverlo ascoltare per non distrarsi, ma non riusciva ad azzittire la voce di Rezan.
“O una scopa” disse il ragazzo ghignando.
Valya decise che ne aveva abbastanza. “Parli troppo.” Sollevò a spada sopra le spalle e la calò per un fendente dall’alto in basso.
Rezan fece un passo avanti e alzò la spada, intercettando il fendente con il piatto. Fece ruotare il bacino in modo che le due lame scivolassero l’una sull’altra e diede un colpo deciso.
Valya sentì la botta riverberarsi nelle ossa delle spalle e del petto. Fece un passo indietro per non perdere l’equilibrio.
Rezan avanzò ruotando la spada da un lato all’altro. “Tieni bassa la guardia o ti taglierò una gamba, testa di ferro.”
Valya abbassò la spada per intercettare il suo attacco, ma Rezan ruotò il polso sollevando la sua arma per superare la sua difesa.
Valya vide danzare il metallo davanti ai suoi occhi e si ritrasse di lato per evitare la punta della spada.
Rezan l’abbassò con una mossa veloce e mentre lei lottava per restare in piedi, scivolò di lato e la colpì col piatto al ginocchio sinistro.
Valya sentì il dolore avvampare, ma trattenne un grido di dolore e scartò di lato per evitare l’attacco successivo.
Rezan ghignò. “Come immaginavo, non sei capace di difenderti. Vattene a casa prima di farti male sul serio.”
Valya sentì la rabbia crescere e la spada diventare più leggera nelle sue mani.
Non ha il diritto di trattarmi così, pensò. Nessuno ha il diritto di farlo.
Sollevò la spada preparandosi a un nuovo affondo.
“Sei proprio stupida, testa di ferro.”
Le ultime parole le giunsero ovattate, come se Rezan si trovasse dietro a un velo. Valya avanzò decisa verso di lui e Rezan si mosse di lato, ma fu più lento di prima.
Molto più lento.
Valya ebbe l’impressione che si muovesse nella melassa.
O sono io più veloce? Si chiese.
Anche Blenn e Leyan sembravano più lenti, lo sguardo fisso su di lei. Il minore dei tre stava dicendo qualcosa, ma le sue labbra si muovevano lente e la voce che ne usciva era deformata.
Gli occhi di Valya scivolarono su Rezan, il cui sguardo era ancora puntato su di lei. Stava muovendo un piede di lato e nello stesso tempo stava alzando la spada per intercettare il suo attacco.
Sei lento, pensò Valya trionfante.
Invece di affondare il fendente, mise la spada di piatto e scartò di lato aggirando la difesa dell’avversario.
Rezan sgranò gli occhi mentre cercava di ruotare il bacino per fronteggiarla, ma Valya cambiò di nuovo direzione e fece ruotare la spada sul lato opposto del corpo.
L’altro cercò di tornare nella posizione precedente, ma Valya decise di attaccare in quel momento. Affondò la spada con decisione, colpendo l’avversario all’addome col piatto della spada.
Rezan si piegò in due sputando tutto il fiato che aveva in corpo. Valya danzò sulle gambe aggirandolo e alzò di nuovo la spada per poi abbassarla verso la sua schiena.
Rezan emise un gemito di dolore e quasi cadde in avanti, la mano che perdeva la presa sulla spada.
Valya lo vide arrancare per recuperare l’arma.
Rezan la fissò con astio. “Sei” esitò. “Veloce.”
Valya respirò a fondo. Sentiva dolore in tutto il corpo ed era stanca come se avesse corso per dieci miglia, ma non voleva crollare in quel momento.
Non poteva.
Gli mostrò la spada.
“Che vuoi fare?”
“Raccoglila” disse. “Non colpisco un avversario disarmato.”
Rezan scosse la testa e ghignò. “Sei proprio stupida, testa di ferro.”
“Ti arrendi?”
Voleva sentiglielo dire. E poi voleva le sue scuse. No, prima avrebbe dovuto implorare che lei gli concedesse il suo perdono e solo dopo avrebbe accettato le sue scuse. Sì, avrebbe fatto così.
Qualcosa la colpì al fianco e lei cadde al suolo e perse la presa sulla spada.
Blenn quasi le crollò addosso, ma rimase in piedi mentre lei ruzzolava sul sentiero. Le diede un paio di calci negli stinchi che le strapparono un grido di dolore misto a rabbia.
“Riprendi la spada, Rezan” disse il minore dei tre. “Dai una lezione a testa di ferro.”
Rezan raccolse l’arma e la puntò contro Valya. “Sei una stupida, te l’ho detto, no? Ora dovrai strisciare ai miei piedi se non vuoi che si faccia una bella cicatrice sulla tua faccia.”
Valya, ancora a terra, gli rivolse un mezzo ringhio. “Io sarò stupida, ma tu sei un vigliacco.”
“Io sono il figlio di Myron Chernin” disse lui con disprezzo. “E tu… tu non sei niente.”
Valya guardò la spada a una decina di passi. Se fosse riuscita a prenderla…
“Se non vuoi implorare perdono” disse Rezan. “Ci accontenteremo della tua spada. A Leyan ne serve giusto una. Giusto?”
Leyan grugnì.
“Blenn, prendila.”
Blenn si avvicinò alla spada.
Un’ombra torreggiò sopra il ragazzo.
“Io ti consiglio di non toccarla, ragazzo” disse una voce proveniente dall’alto.
Valya sollevò gli occhi e incrociò lo sguardo di un cavaliere. Indossava una tunica azzurra sopra la quale aveva gettato un mantello bianco con fregi dorati. I capelli di un castano scuro erano lunghi e gli scendevano in mezzo alle spalle.
Dietro di lui vi erano altri tre cavalieri, due uomini e una donna dalla pelle scura.
Uno degli uomini indossava il mantello azzurro sotto una stola dal pelo arruffato, l’altro una cotta di maglia con sopra un mantello rosso fuoco. La donna invece indossava il mantello color celeste chiaro.
O forse era solo stinto e consunto dal tempo.
Tutti e quattro li osservavano divertiti.
“Se prendi le cose degli altri” proseguì il cavaliere col mantello bianco. “Qualcuno potrebbe pensare che sei un ladro.”
Blenn guardò Rezan con espressione incerta.
“E voi chi siete? Che volete?” domandò il ragazzo con arroganza.
Il cavaliere gli gettò un’occhiata divertita. “Ti ho forse dato il permesso di parlare?”
Rezan strinse la spada. “Io il permesso me lo prendo. Tu, piuttosto, sei uno straniero e devi portare rispetto.”
“Il mio rispetto te lo devi guadagnare, ragazzino.”
“Io non…”
Il cavaliere gli mostrò il palmo della mano, al centro del quale brillava qualcosa a forma di punta. Valya non aveva mai visto niente del genere, ma ne aveva sentito parlare.
Dardo magico, pensò. Chi sono queste persone?
Rezan dovette pensare la stessa cosa. “Siete stregoni?” chiese dopo aver deglutito a vuoto.
Il cavaliere sorrise. “No, ragazzo. Siamo stranieri e tu non ci hai mai visti, capito?”
Rezan annuì.
“E nemmeno voi” disse rivolto agli altri due.
Blenn e Leyan si scambiarono un’occhiata perplessa.
“E in quanto a te” disse il cavaliere rivolto a Valya. “Rimettiti in piedi.”
Valya ubbidì.
“Perché questi qui ti hanno aggredita?” le chiese.
Valya si chinò per raccogliere la spada.
“È stata lei ad aggredire noi” disse Rezan. “Stavamo camminando per i fatti nostri, quando ha iniziato a offenderci e ha sguainato la spada.”
“E tu hai sguainato la tua” disse il cavaliere. “E poi cos’è successo?”
Rezan distolse lo sguardo.
“Avanti Ryde” disse il tizio con la stola. “Stiamo perdendo tempo qui. È solo un bisticcio tra ragazzini.”
“No, no” fece il cavaliere di nome Ryde. “Qui non si tratta di un semplice bisticcio, Falgan. Questo era un duello vero e proprio e ci sono delle regole in un duello. Per esempio, bisogna essere leali con l’avversario e non colpirlo alle spalle.” Guardò la donna dalla pelle scura. “Dico bene, Nara?”
La donna scrollò le spalle. “Se lo dici tu, Ryde. Basta che fai in fretta.”
“Farò in un attimo.” Tornò a guardare Rezan. “Cosa stavo dicendo? Regole, ecco di cosa volevo parlare. Regole.” La sua espressione si fece seria. “Regole, leggi, tradizioni. Voi giovani non sembrate pensare ad altro che a ignorarle. Ma sono importanti. Le regole ci rendono diversI dagli animali. Dalle bestie. È giusto, ragazzo?”
Rezan lo guardò interdetto.
“Giusto?” lo incalzò Ryde.
“Credo” disse il ragazzo. “Credo di sì, signore.”
Ryde guardò Nara. “Mi ha chiamato signore. Lo senti, Nara? Un attimo fa mi chiamava straniero e adesso signore. Lo vedi che il mio discorso funziona?”
Nara sospirò. “Ne hai ancora per molto? Io cominciò a stancarmi.”
“Solo un attimo” disse Ryde tornando a guardare Rezan. “Regole, dicevo. Ecco, servono appunto quelle. Regole. Ora, sai qual è la regola base di un buon duello?”
Rezan scosse la testa.
“La lealtà, ragazzo. La lealtà. Ecco, ora credo che tu sia stato molto sleale nei riguardi di quella ragazza, giusto?”
“Io” fece Rezan indeciso.
“Giusto?”
“Non era nemmeno un vero duello” disse. “Noi stavamo solo giocando.”
L’espressione di Ryde mutò di colpo. I suoi occhi si assottigliarono e la sua bocca si piegò verso il basso. “Mi prendi in giro, ragazzo? Voi stavate duellando, non mentire. E tu hai commesso un’azione sleale. E questo, a mio parere, merita una compensazione.”
Nella mano si accese un bagliore che prese la forma di una lama. Valya guardò affascinata la spada dai bordi frastagliati e lucenti che brillava tra le mani di Ryde. Lui la manovrava come una vera spada, facendole fendere l’aria. Con un guizzo veloce l’avvicinò alla gola di Rezan, che fece un balzo indietro.
“Niente movimenti bruschi, ragazzo” disse Ryde divertito. “Non sono bravo con le lame spettrali e potrei tagliarti dove ti farebbe davvero male. Ora, riguardo quella compensazione…”
Rezan deglutì a vuoto. “Mi spiace signore.”
Ryde si accigliò. “Ho forse chiesto le tue scuse?”
“No, signore. Io” Esitò. “Io credo di essere stato sleale.”
Ryde annuì soddisfatto. “È un primo passo il tuo. Un buon primo passo. Vedo che hai capito la lezione. Lealtà, ricordalo. È la prima regola.”
“Sì, signore.”
“Tienilo bene a mente.”
“Lo farò, signore.”
Ryde ritirò la spada e chiudendo di scatto la mano la fece sparire. “Ora sparite, tu e quegli altri due.”
Rezan gettò una rapida occhiata ai fratelli. “Sentito? Andiamocene a casa.”
Valya guardò i Chernin allontanarsi per il sentiero. Blenn si voltò un paio di volte prima di sparire dietro un angolo.
“E in quanto a te” disse Ryde rivolgendosi a Valya. “Hai imparato la lezione?”
Valya lo guardò con aria di sfida.
Ryde indicò la spada. “Quando usi una di quelle, devi colpire per uccidere, non per umiliare l’avversario. Hai capito?”
Valya fece di sì con la testa.
“Vogliamo andare ora?” fece Nara impaziente.
Ryde annuì. “Sai per caso la via per la forgia?” Chiese rivolto a Valya.
Lei esitò. “Forse.”
“La sai o no?”
“Che cosa cercate alla forgia?” domandò prudente.
Ryde sorrise. “Non è educato rispondere a una domanda con un’altra domanda. Voi giovani…”
“Per gli Dei, Ryde” fece l’uomo con la stola. “Non ricominciare adesso. Ragazzina, stiamo cercando il fabbro di questo buco di pezzenti. Si chiama Keltel. Simm Keltel. Lo conosci?”
Valya valutò in fretta la risposta da dargli. Quei tipi non le piacevano, ma potevano essere dei clienti. Se li avesse mandati fuori strada avrebbero perso una buona occasione.
“È mio padre.”

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