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Autore: Shellcott    12/06/2020    6 recensioni
[Continuazione della storia "Dopo la fine"]
Continua la narrazione dei "19 anni" trascorsi tra la fine della battaglia e quella mattina sul binario nove e tre quarti.
I protagonisti stanno cominciando a lasciarsi i brutti ricordi alle spalle e hanno iniziato con la loro vita dopo la scuola, pur non senza difficoltà e imprevisti. Ma spesso il passato tende a tornare.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 14: DA SOLO


 

25 agosto 2001

Harry spalancò gli occhi di scatto.

Si accorse di avere sete, ma non riusciva a muoversi.

In fondo alla stanza, seduta sulla poltrona vicino all'armadio, una figura umana era leggermente illuminata dalla luce dei lampioni fuori dalla finestra.

Istintivamente cercò la bacchetta che teneva sul comodino, ma il braccio non rispose al suo comando.

«Stai cercando questa, Potter?» La figura si era alzata tenendo in mano la sua bacchetta e quella di Ginny, che ancora dormiva placida al suo fianco.

Harry non riuscì a parlare e allora capì. Era stato pietrificato.

Osservò la figura avvicinarsi al suo letto e un terrore gli pervase il corpo quando la riconobbe.

Nonostante la faccia deturpata da cicatrici e gli abiti bruciacchiati non gli fu difficile distinguere i lineamenti di Alecto Carrow.

Voleva urlare ma non riusciva.

«Te l'avevo detto che un giorno avresti pagato tutto!» Con una risata spezzò le bacchette che teneva in mano ed estrasse la sua da sotto il mantello.

La puntò contro Ginny e, delicatamente come se cantasse una ninna nanna, sussurrò:

«Crucio»

Harry vide gli occhi della ragazza spalancarsi.

Vide la paura e il dolore contorcersi dentro i suoi profondi occhi marroni.

La risata della mangiamorte era un'eco lontano mentre vedeva soffrire la ragazza che amava.

«Dimmi, Potter, hai provato anche tu questo senso di felicità ed eccitazione mentre facevi la stessa cosa con mio fratello?» aveva abbassato la bacchetta e il corpo di Ginny non era più soggetto a spasmi.

Harry continuò a fissare il viso della ragazza mentre lei provava a parlare. Ma la sua bocca si muoveva senza successo.

«Crucio» Questa volta Carrow urlò con tutto l'odio che aveva dentro.

Vide le pupille di Ginny ribaltarsi mentre rivoli di lacrime le scorrevano dagli angoli degli occhi.

Spostò lo sguardo sulla mangiamorte e la vide ridere.

«Sai Potter, non è divertente senza la tua solita parlantina, credo che ti libererò così potrò ascoltare mentre mi supplichi di smetterla»

Poi con un rapido gesto spostò la bacchetta da Ginny a Harry mormorando

«Finite incantatem»

Il ragazzo non fece neanche in tempo a provare ad alzarsi che subito la donna pronunciò

«Incarceramus»

Sentì delle corde stringersi intorno al corpo tenendolo fissato a letto.

Girò la testa verso Ginny che giaceva svenuta accanto a lui poi tornò a fissare Alecto Carrow

«Ti ucciderò» Ringhiò provando a muovere le mani

La donna proruppe in una risata profonda.

«Mi hai già ucciso Potter, eppure sono ancora qua. Esattamente come il mio Signore e io porterò a termine il suo obiettivo»

Improvvisamente un pianto di un bambino irruppe nella casa.

«Oh» Fece sorpresa la mangiamorte con un sorriso malefico «Non sapevo ci fosse un piccolo Potter in questa casa, chissà se anche la rossa Weasley sarà tanto altruista da sacrificare la vita per suo figlio. Esattamente come quella sporca mezzosangue di tua madre»

La porta della camera si spalancò e un moto di sollievo lo pervase quando vide entrare Ron e Hermione.

«C'è la Carrow» Urlò agitando la testa nell'angolo in cui si trovava la mangiamorte.

Hermione lo guardò con compassione

«Harry, non possiamo farci coinvolgere questa volta»

«Ha ragione amico. Stiamo per sposarci, devi imparare a cavartela da solo»

«Mi dispiace che non sarai al nostro matrimonio»

Harry vide i suoi amici guardarsi sorridendo, poi stringendosi la mano uscirono dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Alecto Carrow aveva ripreso a ridere.

«Non hai più nessuno, Harry Potter. E ora rimarrai da solo»

La vide alzare la bacchetta mentre un lampo verde sgorgava dalla punta andando a colpire Ginny nel petto.

Urlò vedendo i suoi occhi spalancarsi mentre la vita li abbandonava.

«Ginny» sputò fuori con tutto il fiato che aveva in gola.

«Harry»

Poteva quasi sentire la sua voce che lo chiamava.

«Harry»

Era un'eco lontana, come le voci dei suoi genitori nella Foresta Proibita mentre andava da Voldemort.

«Harry, svegliati!»


 

Spalancò gli occhi di nuovo.

Vide subito Ginny sopra di se, la spinse via e afferrò la bacchetta sul comodino puntandola dove, fino a poco prima, stava Alecto Carrow.

«Harry» mormorò dolcemente la ragazza posandogli una mano sulla spalla «Era un sogno, calmati»

Sentì le lacrime che gli scorrevano sulle guance e il respiro accelerato.

Abbassò la bacchetta tremando e si voltò verso Ginny. Lei lo stava guardando con aria preoccupata e impaurita.

«Scusa» mormorò gettandosi sul cuscino, con la bacchetta ancora stretta in mano.

Il sollievo di averla ancora accanto, viva, fu presto sostituito da rabbia e frustrazione.

Era da quattro mesi che almeno un paio di notti a settimana sognava mangiamorte o Voldemort che torturavano Ginny o chiunque altro a cui volesse bene.

«Amore non devi scusarti » sussurrò la ragazza accarezzandogli una spalla, poi cauta aggiunse «Cosa hai sognato?»

«Sai che non mi va di parlarne» Ribatté stizzito

«Si lo so, ma credo che dovresti farlo»

«Io no!» Urlò gettando via il lenzuolo e uscendo dalla stanza.

Si gettò sul divano del salotto. L'orologio sopra la porta d'ingresso segnava l'una e quaranta.

Chiuse gli occhi e inspirò dal naso cercando di scacciare le immagini del sogno via dalla sua testa.

Sentì i passi di Ginny raggiungerlo nella sala e, anche con le palpebre serrate, percepì la luce irrompere nella stanza.

«Harry non puoi tenerti tutto dentro»

«Si che posso» Rispose acido continuando a tenere gli occhi chiusi

«Ma se non parli di quello che ti preoccupa, continuerai a fare questi incubi!»

«Se ti da tanto fastidio che ti svegli la notte, posso venire a dormire sul divano!» Esclamò lui sbarrando gli occhi.

Sentiva la rabbia montargli dentro.

«Non fare l'idiota, sai che non è questo il problema»

«E allora qual è? Siete tutti così morbosi di sapere! Sei come tutti quei giornalisti che mi riempiono di domande!» Era scattato in piedi e stava urlando

Ginny fece un sospiro.

«Harry» Il suo tono era ancora calmo, ma molto più fermo e deciso «Se urlarmi contro ti fa stare bene, ok fallo pure. Ma se mi stai accusando di queste stronzate solo per sfogare la tua frustrazione allora non ci sto»

Lui continuò a fissarla, con gli occhi spiritati dalla rabbia.

«Ok, ho capito» Ginny fece due passi indietro e poi si diresse in camera.

Ne uscì dopo qualche minuto, aveva indossato un paio di pantaloncini e una maglietta e in mano aveva una borsa.

Harry nel frattempo era tornato sul divano e fissava il muro davanti a se.

«Vado per qualche giorno alla Tana» mormorò la ragazza avvicinandosi al camino.

“E ora rimarrai da solo”.

A Harry tornò in mente la frase che la Carrow aveva pronunciato nel sogno e si voltò di scatto verso Ginny.

Aveva il pugno immerso nel vasetto sopra il camino in cui tenevano la polvere volante.

Harry sentì le lacrime spuntargli dagli occhi e scendere rapide lungo le guance.

«Gin» sussurrò piano «non andare via»

La ragazza lasciò cadere la borsa che aveva in mano e si voltò piano.

Lo vide piangere come mai gli era capitato prima.

«Scusa» Mormorò Harry.

Ginny si sdraiò sul divano insieme a lui accarezzandogli i capelli e fissandolo negli occhi verdi.

«Scusa Gin» Ripeté

Si baciarono, prima delicatamente poi sempre con più foga. Le mani di Harry si infilarono sotto la maglietta della ragazza e quasi la strapparono.

Una volta nuda la avvolse in un abbraccio. Aveva bisogno di sentirla, di percepire la pelle contro la sua.

Poi fecero l'amore con furia, facendo scricchiolare il divano e senza curarsi che i vicini potessero sentirli. Le unghie piantate nella schiena e il collo oggetto di baci e morsi.

Vennero quasi urlando prima di accasciarsi esausti sul divano.

«Andiamo a letto» mormorò Ginny quando il loro respiro tornò regolare. Senza aspettare la risposta si alzò dal divano e, prendendo per mano Harry, tornò in camera.

Lui si sdraiò appoggiando la testa sul petto della ragazza e lei cominciò ad accarezzargli i capelli.

«C'era Alecto Carrow...» mormorò Harry dopo qualche minuto di silenzio «Qua nella nostra camera. E ti torturava mentre mi aveva pietrificato»

Ginny non disse nulla continuando ad accarezzarlo, sapendo che c'era dell'altro

«Poi sono arrivati Hermione e Ron e hanno detto che non volevano farsi coinvolgere e che dovevo cavarmela da solo e se ne sono andati. Poi la Carrow ti ha ucciso dicendo che sarei rimasto solo per sempre»

«Amore mio» sussurrò lei dolcemente «Non ti lascerò mai da solo»

Harry la strinse più forte. Con il viso appoggiato al suo seno poteva sentire il cuore battere.

«Gin» mormorò

«Dimmi»

«Mi racconti che è successo durante il tuo sesto anno?»

La sentì irrigidirsi per un secondo, poi la sua mano riprese a scorrere lentamente tra i suoi capelli

«Sei sicuro?»

«Si» Ribatté lui con voce ferma «Alecto nel magazzino ha detto che ti ha torturato»

Ginny rimase in silenzio.

«Sono contento sia morta» ringhiò Harry.

La ragazza sospirò

«Lei dei due Carrow era la migliore. Si limitava per lo più a aggressioni verbali, anche se ogni tanto sperimentava qualche fattura sui pochi figli di babbani rimasti. Il vero sadico però era suo fratello» rivelò sussurrando.

«Neville mi ha detto che non si sono mai accaniti su voi purosangue»

«All'inizio no. Più che altro ci obbligava a esercitarci con le maledizioni senza perdono sui ragazzini del primo anno. Poi ogni mese che passava diventava sempre più crudele e...» si fermò rabbrividendo «..e più viscido» aggiunse deglutendo

Harry alzò la testa di scatto.

«Lui ha...» Esclamò con furia

«Non con me» Rispose lei scuotendo il capo «Ma non era raro che si strusciasse contro le ragazze usando come scusa il mostrare come impugnare la bacchetta» Rivelò con la voce rotta «Poi una sera, dopo il coprifuoco, eravamo in giro per raggiungere la Stanza delle Necessità. C'eravamo Colin, Michael, io e Amelia Groff, una Corvonero del mio anno. Amycus è uscito dalla biblioteca e ci ha scoperto»

«Continua» Chiese Harry ribollendo dalla rabbia

«Ci ha lanciato un incantesimo paralizzante e ci ha portato nei sotterranei» Ginny strinse più forte la mano del ragazzo «Me lo ricordo come se fosse ieri. Ci ha fatto levitare giù per le scale e fischiettava contento. Una volta dentro una segreta ha sprangato la porta e ha cominciato a spostare la bacchetta tra me e Amelia fermandola poi su di lei. Aveva un ghigno malefico e i suoi occhi sprizzavano felicità. Senza dire nulla, con solo un leggero movimento della mano, ha squarciato la parte davanti del maglione di Amelia e si è messo a ridere avvicinandosi. L'ho guardato in faccia e ho visto che si stava leccando le labbra. All'improvviso la porta si è spalancata ed è entrato Piton, ha schiantato Carrow e gli ha detto che la scuola non era il suo parco divertimenti. Ci ha liberato e ordinato di tornare in camera. Non sono riuscita a dormire per quattro giorni»

Harry sentì la collera scivolare via, sostituita da un dolore che partiva dallo stomaco e abbracciò Ginny seppellendo il viso nel suo collo.

«Va tutto bene» mormorò lei

Rimasero svegli tutta la notte.

Harry le raccontò ogni cosa che successe dopo il matrimonio di Bill e Fleur: l'attaco al pub in Tottenham Court Road, la missione al Ministero, l'abbandono di Ron, la trappola a Godric's Hollow, la prigionia a Malfoy Manor e la fuga dalla Gringott cavalcando un drago.

Rivelò degli Horcrux, dei Doni della Morte, della Bacchetta di Sambuco, dei ricordi di Pitone e dei suoi genitori che insieme a Sirius e Lupin lo avevano accompagnato di fronte a Voldemort.

Gli raccontò anche l'unico segreto che gli era rimasto.

«Ero io il settimo Horcrux. Quando Riddle ha ucciso mia madre una parte della sua anima si è trasferita dentro di me. È per questo che potevo entrare nella sua testa e parlare il serpentese»

Lei continuò a guardarlo mentre la luce dell'alba faceva capolino dalle imposte chiuse.

«Per questo ho capito che sarei dovuto morire» Harry si interruppe e si mise seduto sul letto. Avvicinò una mano al volto della ragazza e le passò un dito sulle labbra.

«L'ultimo pensiero prima che la maledizione mi colpisse è stato per te e le tue labbra»

Ginny era rimasta in silenzio per ore, ad ascoltarlo e a stringerlo.

Non lo aveva mai interrotto e non aveva fatto domande, sapeva che ci sarebbe stato tempo per quelle.

Era rimasta impassibile di fronte alla fuga del fratello, ad un serpente travestito da vecchia signora e a un drago cieco in volo nei cieli di Londra.

Ma quest'ultima frase le fece spalancare gli occhi dalla sorpresa.

Lo attirò a se e lo baciò.

Restarono così per diversi minuti. Immobili solo con le labbra le une contro le altre e le braccia avvolte intorno ai loro corpi.

Quando si staccarono Harry la fissò, ma lei non riuscì a decifrare il suo sguardo.

«Queste cose» disse il ragazzo «Il fatto che fossi un Horcrux e del mio ultimo pensiero prima di morire, non l'ho mai detto a nessuno. Neanche a Hermione o Ron»

Harry ripensò ai due amici e al sogno di quella notte e un leggero fastidio gli fece capolino dentro.

«Lo sai vero che ci saranno sempre per te?» Chiese Ginny, come se potesse leggergli dentro.

Annuì, ma non riuscì a scacciare dalla testa l'idea di essere stato escluso.

Lei lo guardò e decise di non insistere.

«Fra poche ore bisogna essere alla Tana. Oggi ci saranno tutti, anche i genitori di Hermione e se arriviamo tardi mia madre ci uccide»

«Abbiamo tempo per andare in un posto prima?»

«Dove?» Chiese lei curiosa

«Godric's Hollow»


 

Era dal Natale di quattro anni prima che non tornava nel villaggio in cui era sopravvissuto a Voldemort la prima volta.

Passando davanti alla casa di Bathilda Bagshot provò meno emozioni di quanto si aspettasse. Non si fermò, ma serro più forte le dita intorno alla mano di Ginny.

Continuarono a camminare superando prima il monumento ai caduti, poi il cancello che faceva da ingresso al cimitero.

«Harry, penso che abbiamo appena superato il...»

«Non sto andando dai miei genitori, Gin»

La ragazza rimase perplessa. Non parlava mai di loro, ne di Sirius o Lupin.

Neanche le volte in cui andavano a trovare Teddy, il figlio di Remus nonché suo figlioccio.

Quando si erano trasferiti nell'appartamento in cui abitavano aveva chiuso foto, lettere e tutto ciò che gli ricordava loro in una scatola posata in fondo all'armadio.

Dopo le confessioni di quella notte e averle detto che voleva andare a Godric's Hollow, lei si aspettava che l'avrebbe portata sulla tomba dei suoi genitori e sentì montare un po' di delusione.

Poi capì.

In fondo alla via prese forma una casa all'apparenza uguale alle altre. Se non fosse che una facciata dell'edificio ora giaceva in pezzi nel giardino.

Harry continuò a camminare fino ad arrivare al cancello, lo aprì e entrò, sempre senza lasciarle la mano.

Si fermarono di fronte alle scale che conducevano al patio con la porta d'ingresso.

«È la prima volta che supero il cancello. Anche durante quel Natale io e Hermione ci siamo fermati fuori prima di incontrare Nagini»

«Vuoi entrare?» Chiese Ginny, sperano in cuor suo che dicesse di no. Non capiva perché l'aveva portata li: tra i tanti traumi vissuti da Harry nella sua breve vita, era sicura che la morte dei genitori fosse uno dei pochi che aveva già metabolizzato.

«No» Rispose scuotendo la testa mentre scrutava il cottage. Ginny notò che l'insicurezza e la paura da cui era stato impossessato quella notte e negli ultimi mesi, erano scomparse «Volevo solo vederla per un'ultima volta»

Poi si voltò verso di lei «Sto pensando di farla demolire e vendere il terreno, tu che ne pensi?»

«Credo sia la cosa giusta» mormorò titubante.

«Ora che Riddle è morto non credo ci sia più bisogno di un santuario» E con un cenno della testa indicò le centinaia di bigliettini di ringraziamento che maghi e streghe avevano lasciato in onore dei suoi genitori.

Uscirono dal cancello e ricominciarono a camminare.

«Gin» disse Harry dopo un po' fermandosi e tirandola leggermente per farla voltare.

Lei lo guardò curiosa.

Si erano fermati a metà del viale che conduceva al pub gestito da maghi che permetteva ai clienti di smaterializzarsi in sicurezza. Erano sotto uno dei tanti enormi tigli che costeggiavano la strada.

«Cosa?» lo vide arrossire leggermente e capì che era uno di quei momenti in cui lui sputava fuori la prima cosa che gli passava per la testa, per poi pentirsene o imbarazzarsene, subito dopo. Sorrise leggermente e aspettò che continuasse.

«Pensavo che mi piacerebbe, sempre se vuoi eh!» Iniziò titubante «Cioè non intendo domani, magari più avanti! Ecco quando noi...» Si interruppe arricciando le labbra

«Harry, se non arrivi al dunque, Ron si mangerà tutti i dolci» Lo incalzò lei sogghignando

Il ragazzo prese un respiro e sputò fuori rapidamente

«Ecco pensavo che quando saremo sposati, mi piacerebbe abitare qua»

Ginny spalancò gli occhi.

Non avevano mai parlato seriamente dei loro piani per il futuro. Ci scherzavano sopra, spesso incalzati dalle battute dei suoi fratelli, ma mai avevano affrontato l'argomento seriamente.

Con un passato faticoso ancora troppo fresco, si erano trovati bene a vivere nel presente, godersi ogni momento insieme senza preoccupazioni e con la paura di complicare troppo le cose.

«Sempre se vuoi, eh!» Ripeté Harry, notando che Ginny era rimasta in silenzio per un po' troppo tempo.

«Si che lo voglio!» Si ritrovò ad esclamare senza capire da dove venisse quell'entusiasmo. Poi si rese conto di aver usato una frase che di solito si utilizzava in altri frangenti e arrossì «Venire a vivere qua intendo, non sposarti!»

Harry alzò un sopracciglio.

«Cioè anche sposarti» Si corresse rapidamente prima di capire di aver commesso un'altra gaffe e, alzando la voce, esclamare «Non adesso! Insomma intendevo che in futuro potevamo...»

«Gin, ho capito» la interruppe Harry sorridendo «È la prima volta che ti vedo così imbarazzata e devo dire che sei davvero molto carina» aggiunse avvicinandosi e poggiandole delicatamente le labbra su una guancia arrossata.

 


 

Note dell'autore: Allora questo capitolo mi è piaciuto davvero davvero tanto. Prima di tutto perché parla di Harry e Ginny in frangenti che non ho ancora analizzato: litigano, piangono e si imbarazzano.
Ho pensato che fosse plausibile che Harry, preso dalla sua nuova vita, avesse accantonato tutte le sofferenze e i traumi in una “scatola” in fondo alla mente. Poi alla prima occasione (Alecto Carrow e le ferite) tutto viene fuori come un'esplosione.
E chi se non Ginny riesce a fargli superare (o almeno iniziare a superare) tutte le sue difficoltà? Spero che vi sia sembrato tutto abbastanza coerente e realistico.
Ho avuto un problema di ricordi: mi sembra che Harry e Hermione rimangano fuori dal cancello della casa prima di incontrare la finta Bathilda, ma non sono sicuro.
Venendo al prosieguo della storia: era mia intenzione scrivere un altro capitolo per parlare di come mai Harry si sente abbandonato da Hermione e Ron e pubblicarlo subito dopo questo. Purtroppo non ce l'ho fatta e non so quando riuscirò (ritorno finalmente qualche giorno a casa e non credo di avere tempo per scrivere).
Continuerò ad aggiornare solo l'altra raccolta (per cui ho già alcuni capitoli pronti), mentre per il capitolo 15 di questa storia ho paura che si dovrà attendere un po'.
Spero comunque che fino ad ora vi sia piaciuta e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate nelle recensioni!
Grazie mille a tutti,
a presto! :)
   
 
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