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Autore: MissOphelia    12/06/2020    1 recensioni
[AN HARRY POTTER SPIN-OFF]
Tutto cambia, niente muore.
«Di fronte al vero amore dobbiamo essere nudi, cioè sinceri ed autentici, pronti a donarci interamente, affinchè riesca ad emergere la parte migliore di noi.» fece una breve pausa, avvicinandosi ad Helen e fissandola dritta negli occhi.
«Al tempo stesso la decisione di abbandonarci all'Amore richiede sempre una scelta da parte nostra, la scelta di non cedere alla paura, ma seguire ció che il nostro cuore realmente desidera. Dunque, solo attraverso una scelta coraggiosa, giunge la possibilità dell'Unione».
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Charlie aveva saputo dell'aggressione, da parte di un serpente, di cui era stato vittima suo padre. Lo avevano ricoverato al San Mungo ed era venuto a conoscenza dell'accaduto tramite una lettera, speditale dal fratello Bill. Non riceveva più notizie da settimane; immaginava quanto fossero tutti, tanto preoccupati, quanto indaffarati. Avrebbe voluto tornare, stare accanto alla propria famiglia, tuttavia, sapeva bene quanto fosse  poco possibile e di quale importante compito fosse stato incaricato: reclutare nuovi maghi propensi ad unirsi all'Ordine.

Quella notte non era riuscito a chiudere occhio, pensava al padre, cosa avesse provato alla vista del suo aggressore: probabilmente paura, scorrergli nelle vene, terrore, scaturito dal pensiero di cosa gli sarebbe accaduto di lí a poco, una morte agghiacciante.

Aveva pensato a loro? Ai suoi figli? A sua moglie? A cosa avrebbe lasciato?

Poi gli venne in mente la madre e la sensazione percepita alla vista del loro orologio, che non segnava l'ora, ma lo stato di salute di ogni membro della famiglia Weasley. Immaginava quanto lo sconforto, alla vista delle lancette del marito, l'avesse invasa, trafiggendole il petto. 

Ma forse non lo aveva notato, si auguró.

Conosceva bene sua madre e sapeva che, come qualsiasi altra madre e moglie, si preoccupava della salute di tutto loro, mettendo il loro bene davanti al proprio. Per questo avrebbe fatto di tutto, avrebbe persino dato la vita, per difendere anche un solo componente della famiglia. Immaginava i propri fratelli, ad Hogwarts, mentre venivano a conoscenza dell'aggressione; ognuno di loro aveva reagito sicuramente in modo differente, ma Charlie di una cosa era sicuro, che , per quanto la loro famiglia fosse stramba e fossero tutti diversi tra loro, una cosa li accomunava: la paura di perdersi. 

"Persino Percy" pensò, tenendo gli occhi fissi al soffitto, mentre ricordava il litigio tra il fratello e il padre, avvenuto durante quella stessa estate.

 

Quella sera, di una rigida giornata di febbraio, Charlie avrebbe dovuto incontrare due maghi alla "Taverna del drago", piccola locanda che si trovava proprio nel villaggio, l'unico, nei pressi dell'allevamento in cui lavorava. 

Era teso, davvero molto. Sapeva quanto fosse complicato convincere altre persone a mettersi in gioco, ad esporsi, a schierarsi a favore di una causa, soprattutto senza prove concrete. Durante tutto il giorno aveva cercato di apparire quanto più rilassato possibile, ma se c'era una cosa che Charlie Weasley proprio non sapeva fare, quella era dissimulare i propri stati d'animo. Nonostante ciò dovette cercare in ogni modo di non destare sospetti, soprattutto in presenza del proprio capo. Il signor Romanov si comportava stranamente negli ultimi mesi, Charlie era convinto lo tenesse d'occhio, anzi, che tenesse d'occhio tutti coloro che avrebbero potuto essere schierati dalla parte di Silente; le voci erano arrivate in fretta ovunque. 

Quell'uomo non aveva un bel carattere, questo era risaputo, ma non sembrava comunque sè stesso, come se fosse stato affatturato, stregato, o meglio, come se fosse sotto la maledizione Imperius. 

Charlie, dopo mesi di attenta osservazione, ne era quasi sicuro; d'altronde, quale cosa più vantaggiosa, per i Mangiamorte, tenere sotto controllo un uomo a capo di un intero allevamento di draghi?

Non aveva, tuttavia, ancora informato Jacob dell'incontro che avrebbero avuto quella sera stessa, glielo avrebbe riferito poco prima di andare; conosceva l'amico troppo bene per sapere che non sarebbe riuscito a trascorrere la giornata senza far trapelare qualcosa dai propri atteggiamenti, era un libro aperto, proprio come la sorella.

Gli venne in mente Helen, quanto gli mancasse il suo profumo, la sua pelle, la sua bocca, i suoi soffici capelli. Aveva bisogno di lei; aveva bisogno di averla a fianco. Charlie Weasley aveva conosciuto l'amore, appreso cosa volesse dire innamorarsi, amare qualcuno a tal punto da avere nostalgia di lei, ogni qualvolta vedesse qualcosa che potesse ricordargliela. 

Poche settimane prima, Charlie stava leggendo un piccolo opuscolo intitolato "I Draghi nella letteratura" e si imbattè in un paragrafo, in cui era menzionato Re Artù, un uomo, forse l'unico, capace di aver ucciso un Nero Delle Ebridi. Alla vista di quel nome, a Charlie venne in mente Helen, la spiaggia e poi, il loro primo bacio, alla Tana. Un leggero brivido gli percorse la schiena, poi una stretta allo stomaco: aveva paura per lei. Sperava che stesse bene, avrebbe voluto avere sue notizie. Essere lontani gli provocava un vuoto immenso, si sentiva impotente. Non avrebbe potuto difenderla, proteggerla, nel caso qualcuno o qualcosa avesse voluto farle del male; lui non sarebbe stato lí, non lo avrebbe evitato e se  le fosse accaduto davvero una qualsiasi cosa, lui non se lo sarebbe mai perdonato, pur sapendo che non ci fosse altro modo, per loro, se non stare divisi; avrebbero avuto tutto il tempo per stare insieme, una volta che le cose si fossero sistemate.

 

Stava nevicando, un freddo gelido si insinuava nelle ossa, congelando persino gli organi interni.

Tuttavia Charlie e Jacob sembravano tutt'altro che infreddoliti. Ogni qual volta fosse necessario incontrare nuovi maghi, i due non riuscivano stare sereni, si preoccupavano, avevano timore di fallire. 

Il sangue gli ribolliva dentro.

Entrambi sapevano bene che ogni esito negativo sarebbe stato un punto a loro svantaggio, a svantaggio dell'intero Ordine. Avevano bisogno di nuovi membri in grado di supportarli in caso di un eventuale attacco di Colui-che-non-deve-essere-nominato e del suo esercito di Mangiamorte. Charlie sapeva bene che i seguaci di Voldemort, allo stesso modo di quelli di Silente, stessero reclutando nuove teste pronte a schierarsi dalla parte dell'oscurità. Arrivarono alla taverna all'orario stabilito: le 22 in  punto. Una volta entrati, Charlie si guardò intorno, coprendosi il volto con il cappuccio del mantello, che aveva tirato su prima di varcare la porta d'ingresso. Jacob lo imitò; avrebbero dovuto essere poco riconoscibili, mantenendo un profilo basso, quanto più possibile.

Incrociarono gli sguardi di due uomini posti in fondo alla sala, seduti attorno ad uno dei tavoli; li raggiunsero, passando attraverso le persone che ballavano e bevevano in mezzo alla stanza.

Si sedettero proprio di fronte a loro.

«Parola d'ordine?» chiese l'uomo alla destra.

«Enidro» rispose Charlie, intravedendo, poco dopo, un piccolo sorriso abbozzarsi. 'Enidro' significava Ordine, letto al contrario, un termine semplice quanto difficile da comprendere, che avrebbero potuto utilizzare come messaggio criptato, un po' allo stesso modo in cui si usavano nella stessa Hogwarts per entrare nei dormitori delle proprie Case.

L'uomo che prima aveva parlato, continuò, questa volta incrociando lo sguardo di Charlie:

«Voi dovete essere i figli di Arthur e Thaddeus. Bene.»

Aveva degli occhi di un nero profondo, che sembravano gelare chiunque incontrassero, che luccicavano come insetti. Aveva una profonda cicatrice che gli attraversava tutto il volto, una barba grigia e dei capelli brizzolati. L'altro uomo, invece, era calvo, con occhi marroni e una barba ispida. 

«Ragazzo» iniziò l'uomo calvo. «Noi siamo andati via dall'Inghilterra, anni fa, per lo stesso motivo per cui voi ci state proponendo di tornare», fece una breve pausa «Cosa ti fa pensare che potremmo accettare?»

Il tono del mago non era per nulla confidenziale, era palese che non si fidassero di loro, almeno non totalmente.

«Non vi chiediamo di tornare, solo di sostenerci, nel caso in cui...Voi-sapete-chi decidesse di uscire allo scoperto e attaccare» spiegò Charlie, guardandosi attorno e abbassando la voce nel momento in cui dovette alludere a Voldemort. 

«Chi ve lo dice che sia davvero tornato? Non avete prove» intervenne l'uomo alla destra.

«Avete sentito dell'attacco dei Mangiamorte alla finale di Coppa del Mondo di Quidditch?»

Questa volta a parlare fu Jacob, il quale, notò Charlie, aveva un'espressione piuttosto preoccupata.

«Si certo che l'abbiamo sentito, ma quelli sono fanatici, potrebbe essere stata solo frutto della lor-»

«Hanno evocato il Marchio Nero» lo interruppe Charlie.

L'uomo sembrò cambiare espressione, scambiandosi un'occhiata con l'altro, tornando poi sul dragonologista, come aspettando che continuasse a parlare.

«E poi ci sarebbe dell'altro» si interruppe, forse per creare la giusta atmosfera o semplicemente per analizzare le espressioni suoi volti dei due maghi.

«Il ragazzo» abbassò nuovamente la voce «Harry Potter, lui è con noi, dice di averlo visto. Dopo l'ultimo incontro del Torneo Tre Maghi è comparso con il corpo di un altro concorrente, il figlio di Amos Diggory. La coppa era stata trasformata in una passaporta e la gara, manomessa da Crouch Jr».

Gli occhi dei suoi interlocutori erano sgranati.

«Potter? Il ragazzo della cicatrice?» chiese l'uomo calvo.

«Proprio lui» asserrí Charlie

«E voi gli credete?» domandò, questa volta, il mago con il volto sfregiato. 

«Che senso avrebbe non farlo?» rispose deciso lui. Aveva gli occhi puntati in quelli dell'uomo, il quale sembró tentennare; poi guardò nuovamente il compagno.

«Vogliamo crederci, vi diamo il nostro appoggio, ma torneremo in Inghilterra solo se strettamente necessario.» accordó il mago alla sinistra.

Charlie sorrise, mentre Jacob tirava fuori una piccola pergamena e una piuma.

«Apponete una firma qui» disse poi il fratello di Helen.

I due maghi fecero come richiesto e appena terminato, Jacob si preoccupò di far sparire tutto il prima possibile, in modo tale da non attirare sguardi indiscreti.

Poco dopo si avvicinò una ragazza bruna, con un grembiulino allacchiato in vita. Si trattava di Esme, la cameriera della locanda.

«Posso portarvi qualcosa, signori?» chiese, sfoggiando un cortese sorriso.

«Burrobirra con zenzero, per me» asserrí Charlie, un po' soprappensiero, tanto da non ascoltare neanche cosa gli altri avessero ordinato, ma si trattó probabilmente di whisky incendiario.

«Come piace ad Helen» disse improvvisamente Jacob, guardandolo ed incurvando le labbra leggermente.

Sentire il nome della ragazza lo destò dai pensieri, inducendolo a fissare l'amico con fare interrogativo.

«Helen prende sempre burrobirra con zenzero» spiegó lui, emettendo, poco dopo, un sospiro.

 «Mi manca» aggiunse Jacob, tenendo lo sguardo dritto avanti a se'.

«Anche a me» ammise Charlie, senza alcuna vergogna.

Gli mancava davvero e non lo avrebbe negato.

Quando furono arrivate le bevande, Charlie issò il boccale, alla salute dei due nuove membri dell'Ordine.

   
 
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