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Autore: TemperaGialla    12/08/2009    6 recensioni
Abbracciare un’estranea in questo modo è forse lecito? - Non è debolezza il ferirsi nel voler realizzare qualcosa. Non è da stupidi cadere e rialzarsi pur sapendo che ciò che più bramiamo è impossibile. È l’unico pezzo d’umanità che ci rimane- Jasper stringe ancora un’ultima volta, come se volesse soffocarmi. E per una frazione di secondo sento l’aria mancare veramente, ritrovandomi a sperare che il respiro di Jasper basti a mantenere vivi entrambi. Ma sì. Infondo siamo indegni di vivere questa vita. Perciò, se devi, uccidimi pure. Diventa il Sole che imparziale scioglie anche il più ostinato residuo di neve.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Rosalie Hale
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Neve ~

 
La casa è deserta senza Alice e gli altri.

Emmet che grida.

Esme che danza.

Edward che sospira in assenza di Bella.

Carlise che passeggia su e giù per le scale.

Sono andati a caccia questa mattina, all’alba, sfidando la neve che di gran lunga supera le ginocchia. Se un mortale li vedesse sfrecciare abilmente in più di mezzo metro di neve, probabilmente si strofinerebbe gli occhi e si volterebbe dall’altra parte, scuotendo la testa.

Perché è impossibile per un uomo fare ciò che a noi riesce tranquillamente.

Scosto la mano dal vetro, forse freddo. Per me non fa differenza.

Potrei gettarmi tra le fiamme, immergermi nell’acqua ghiacciata senza che la mia pelle bruci e geli, o semplicemente si ferisca. Senza versare una sola goccia di sangue.

Mi dirigo verso la cucina, gettando un’ultima occhiata al paesaggio innevato.

Ha cominciato a nevicare.

Piccole nuvole biancastre si attaccano leggere al vetro, alle piante, alle persone in un bramoso desiderio di restare per sempre. Poveri sciocchi inutili fiocchi di neve. Il Sole vi ucciderà strappando e sbriciolando le vostre speranze.

E dire che la neve mi piaceva, quando potevo avvertirne il gelo.

Quando l’intravedevo posarsi leggera sulle mie bionde ciglia, con insolita eleganza.

Raccogliendola con le mani, lasciandole arrossire e intorpidire dal freddo, ridacchiando nel attimo in cui mi univo ad essa, cadendo e rotolando.

I capelli vagano liberi mentre le palpebre chiare si chiudevano e le narici inspiravano a fondo l’aria frizzantina. Mio padre diceva sempre che ero l’angelo più bello che aveva mai messo piede in terra.

Siedo meccanicamente su una sedia, inspirando.

Questa invece è solo aria.

Lascio scivolare gran parte dei capelli in avanti, permettendo loro di accarezzare la pelle marmorea, giocherellando stancamente con una ciocca particolarmente lunga.

Faccio finta di non accorgermi che Jasper è appena entrato in cucina, guardando dall’altra parte con insolita ostinazione. Lui si è appiccicato alla finestra, lo sguardo vacuo, per quanto i nostri occhi ambrati ed invidiati possano trasmettere questa impressione.

Dopotutto, sono soltanto gli occhi di chi non dovrebbe esistere.

Di orrendi parassiti che inquinano l’aria.

- Rosalie…- quello che emette è poco più di un sussurro, ma lo considero un saluto.

- ‘Giorno Jasper – faccio osservandolo con calma, sedersi quasi sbuffando sulla sedia di fronte a me. Senza staccare gli occhi dalla finestra.

Non ce battito nel petto che io senta, durante il nostro silenzio.

- Nevica…- e tutto ciò che dice dopo poco, scostando senza vergogna una ciocca troppo lunga color miele in contrasto con il pallore cadaverico del viso.

Quasi sposto gli occhi in direzioni della finestra, pur sapendo che è così.

- Perché non sei andato a caccia con Alice?- chiedo senza troppa curiosità. Per gli esseri umani siamo gemelli. In realtà siamo estrani che si salutano educatamente, costretti a recitare una parte che ci sta stretta in una eternità troppo lunga.

I suoi occhi prima incollati alla finestra si attaccano ai miei e noto solo ora le pesanti occhiaie violacee, come il resto di un cazzotto. Riderei, se ci fosse qualcosa di divertente.

Sono le stesse identiche occhiaie che ho io.

Quelle che copro insistentemente con parecchi strati di fondotinta.

- Non sono andato perché non ho sete. Posso riuscire a controllarmi fino alla prossima giornata di caccia - è la sua pacata risposta. Quella misera concessione di tempo prima di tornare a contemplare la neve.

- Ti piace la neve, Rosalie?-

Lo guardo sbigottita. Ma forse la mia è solo una brutta copia della reale sorpresa che un essere umano potrebbe dimostrare. E in un attimo reprimo l’emozione, tornando alla normalità.

- No-

Non ce alcuna vibrazione. Forse solo quella dell’odio e del disprezzo impresso in quella misera parola che ora aleggia nell’aria.

Jasper torna a fissarmi. Forse ora gli interesso più della neve.

- Perché dici così?- domanda ignaro delle conseguenze, mentre cerca senz’altro di sondare le mie emozioni. Lo senti anche tu il pesante vuoto che abbiamo nel petto, perciò la tua è solamente l’illusione di un folle.

Il marmo non prova sentimenti, dopotutto.

- Perché non mi piace- ripeto convinta, sebbene consapevole della debolezza della risposta.

Smettila Jasper. Smetti ora.

- Forse è perché ti ricorda il passato?-

Basta Jasper, sta zitto.

Riesci sempre a capire, a sondare a cogliere le dannate sfumature di una persona semplicemente parlandoci, non è vero? Ebbene io non voglio parlare con te, perciò basta.

Sebbene il marmo sia solo una pietra, si sgretola e si spezza come tutte le altre.

Non importa quanto sia bella.

- Io non l’ho mai apprezzata, in realtà. Era veramente fastidioso cavalcare verso l’accampamento con il freddo nelle ossa e le dita intirizzite. Mentre ora, credo di sentirmi vicino a lei più di quanto pensi-

- Stai cercando di dirmi che ti consideri un pezzo di ghiaccio?-

Sorride appena nella mia direzione, alzandosi lentamente e camminando verso la finestra. Le dita lunghe e pallide si stringono attorno alla maniglia di metallo come un ragno su una farfalla.

Anche se il ragno è di ghiaccio, è di gran lunga più bello della farfalla.

Un fiocco di neve si poggia delicatamente sul palmo della mano che Jasper ha lasciato scivolare all’esterno, per poi tirarla via e richiudere il tutto.

Lo guardo mentre torna verso di me e si siede, allungano sul tavolo che ci separa la mano aperta contenente il misero fiocco di neve, sorridendo ancora con fare malinconico.

- Siamo molto simili ad un fiocco di neve, Rosalie. Pur sapendo che il Sole ci ucciderà, noi cadiamo lo stesso, attaccandoci ossessivamente a qualcosa, sperando disperatamente di riuscire a possederla- la voce di Jasper è melodiosa e cadenzata. Il fiocco di neve è ancora intatto. Non ce calore necessario affinché possa sciogliersi – Noi ci siamo attaccati all’eternità senza volerlo. Non avresti preferito la morte a questa vita senza sogni? A questi corpi senza tempo, a questi anni senza età?-

Perché improvvisamente mi senta svuotata, non so spiegarlo.

È come se le parole di Jasper avessero succhiato via ogni cosa, riempiendo le mie orecchie e la mia testa di quella dolce melodia che le sillabe pronunciate dalla sua bocca hanno lasciato vagare per la stanza.

Distolgo gli occhi da quelli di Jasper. Ma i suoi sono ancora piantati su di me.

- Avrei voluto vivere una vita normale. Felice, estranea alla guerra, ma pur sempre una vita mortale. Io sono stato fortunato: Alice è l’eternità migliore che avesse potuto capitarmi, dopo una vita senza sogni, fatta di sangue e grida che tutt’ora rimbombano nella mia mente -

Chiude la mano sull’inerme briciola di neve e capisco che ha finito di parlare.

- Jasper…-

Sei stato davvero fortunato, vorrei dirti.

Perché la tua eternità è di gran lunga migliore della mia.

E sì, forse ne sono invidiosa.

- odio la neve perché so di assomigliarle- confesso, sorprendendomi io stessa – i fiocchi di neve sono deboli e testardi. Non voglio essere come loro- noi siamo solo due estranei.

Mi alzo in piedi di scatto, raggiungendo il salotto.

Non mi accorgo di Jasper che si è alzato e mi ha raggiunto, finché cinque fredde e lunghe dita si chiudono decise attorno al mio polso, affondando nella carne senza lasciare segni.

Lasciami andare Jasper. Ti prego.

Non posso scoprirmi ancora.

Perchè la verità che esce dalle tue labbra fa sempre troppo male.

Ma non mi volto per dolore. Fingo sorpresa e indignazione.

Tutte sensazioni destinate a scomparire nel momento in cui sento il petto di Jasper aderire al mio seno e il braccio libero cingermi con forza la schiena, impedendomi di scappare, mentre l’altro è ancora serrato attorno al mio polso.

- Lasciami- il mio è un ordine.

Guardandolo negli occhi da così vicino mi accorgo delle minuscole striature grigiastre negli iridi.

Alice le ha mai viste?

- No – è la sua risposta, secca e melodica allo stesso tempo.

Inizio a stancarmi – Vuoi che ti attacchi, eh Jasper? Lasciami andare o sarò costretta a farlo –

I capelli color miele si avvicinarono di più al mio viso, solleticandomi una guancia. Sento il suo respiro ma decido di ignorarlo.

E poi è solo un brivido quello che sento salire su per la spina dorsale quando incastra il viso nell’incavo tra la spalla e il collo, paralizzandomi per la sorpresa.

Perché fai così Jasper?

Abbracciare un’estranea in questo modo è forse lecito?

- Non è debolezza il ferirsi nel voler realizzare qualcosa. Non è da stupidi cadere e rialzarsi pur sapendo che ciò che più bramiamo è impossibile. È l’unico pezzo d’umanità che ci rimane-

Jasper stringe ancora un’ultima volta, come se volesse soffocarmi.

E per una frazione di secondo sento l’aria mancare veramente, ritrovandomi a sperare che il respiro di Jasper basti a mantenere vivi entrambi.

Ma sì.

Infondo siamo indegni di vivere questa vita. Perciò, se devi, uccidimi pure.

Diventa il Sole che imparziale scioglie anche il più ostinato residuo di neve.

Invece ti stacchi e l’aria torna a scivolare nei miei polmoni.

E tutto continua a scorrere come se nulla fosse successo.

Ed entrambi torniamo ad essere Rosalie e Jasper Hale.

Due perfetti estranei.

Barcollo lievemente e ti trovo di fronte alla porta d’ingresso, impegnato a girare la maniglia.

Troppo lontano da dove ti trovavi un attimo fa.

Subito la casa si riempie.

Emmet comincia a gridare, esaltando le sue abilità di cacciatore.

Esme si siede esausta sul divano.

Edward prende svelto le chiavi della sua auto per andare da Bella.

Carlise raggiunge la moglie e la bacia sulle labbra, prima di ripartire alla volta dell’ospedale.

E Alice volteggia.

Danza leggiadra come una minuscola ballerina sulle punte, raggiungendo Jasper.

Cinge il suo collo come le minute braccia di porcellana e l’attira a se, costretta ad alzarsi in punta di piedi per baciarlo con dolcezza sulle labbra.

Intanto ha smesso di nevicare.

Ma la neve resiste ancora speranzosa.

Resiste come me.

In un’eternità che disprezzo e che non mi appartiene.

Costretta ad aggrapparmi ad una vita che non merito.


Si finge forte prima di sparire.
Che stupida che è la neve.

 

 Angolo Autrice:

Piccola RosaliexJasper senza senso.
Per augurare alla mia Giù un felice compleanno e tutte le gioie possibili con i suoi nuovi quindici anni. Auguri tesoro. Ti voglio più bene di quanto tu creda.

  
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