Neve ~
La
casa è
deserta senza Alice e gli altri.
Emmet che
grida.
Esme che
danza.
Edward
che sospira in assenza di Bella.
Carlise
che passeggia su e giù per le scale.
Sono
andati a caccia questa mattina, all’alba, sfidando la neve
che di gran lunga
supera le ginocchia. Se un mortale li vedesse sfrecciare abilmente in
più di
mezzo metro di neve, probabilmente si strofinerebbe gli occhi e si
volterebbe
dall’altra parte, scuotendo la testa.
Perché
è impossibile per un
uomo fare ciò che a
noi riesce tranquillamente.
Scosto la
mano dal vetro, forse freddo. Per
me
non fa differenza.
Potrei
gettarmi tra le fiamme, immergermi nell’acqua ghiacciata
senza che la mia pelle
bruci e geli,
o semplicemente si ferisca. Senza versare una
sola goccia di sangue.
Mi dirigo
verso la cucina, gettando un’ultima occhiata al paesaggio
innevato.
Ha
cominciato a nevicare.
Piccole
nuvole biancastre si attaccano leggere al vetro, alle piante, alle
persone in
un bramoso desiderio di restare per sempre. Poveri sciocchi inutili fiocchi di neve. Il Sole vi
ucciderà strappando e sbriciolando le vostre speranze.
E dire
che la neve mi piaceva, quando potevo avvertirne il gelo.
Quando
l’intravedevo posarsi leggera sulle mie bionde ciglia, con
insolita eleganza.
Raccogliendola
con le mani, lasciandole arrossire e intorpidire dal freddo,
ridacchiando nel
attimo in cui mi univo ad essa, cadendo e rotolando.
I capelli
vagano liberi mentre le palpebre chiare si chiudevano e le narici
inspiravano a
fondo l’aria frizzantina. Mio padre diceva sempre che ero
l’angelo più bello
che aveva mai messo piede in terra.
Siedo
meccanicamente su una sedia, inspirando.
Questa
invece è solo aria.
Lascio
scivolare gran parte dei capelli in avanti, permettendo loro di
accarezzare la
pelle marmorea, giocherellando stancamente con una ciocca
particolarmente
lunga.
Faccio finta di non accorgermi che Jasper
è
appena entrato in cucina, guardando dall’altra parte con
insolita ostinazione.
Lui si è appiccicato alla finestra, lo sguardo vacuo, per
quanto i nostri occhi
ambrati ed invidiati possano trasmettere questa impressione.
Dopotutto,
sono soltanto gli occhi di chi non dovrebbe esistere.
Di orrendi parassiti che inquinano
l’aria.
-
Rosalie…- quello che emette è poco più
di un sussurro, ma lo considero un
saluto.
-
‘Giorno
Jasper – faccio osservandolo con calma, sedersi quasi
sbuffando sulla sedia di
fronte a me. Senza staccare gli occhi dalla finestra.
Non ce
battito nel petto che io senta, durante il nostro silenzio.
-
Nevica…- e tutto ciò che dice dopo poco,
scostando senza vergogna una ciocca
troppo lunga color miele in contrasto con il pallore cadaverico del
viso.
Quasi
sposto gli occhi in direzioni della finestra, pur sapendo che
è così.
-
Perché
non sei andato a caccia con Alice?- chiedo senza troppa
curiosità. Per gli
esseri umani siamo gemelli. In realtà siamo estrani che si
salutano
educatamente, costretti a recitare una parte che ci sta stretta
in una eternità troppo
lunga.
I suoi
occhi prima incollati alla finestra si attaccano ai miei e noto solo
ora le
pesanti occhiaie violacee, come il resto di un cazzotto. Riderei, se ci
fosse
qualcosa di divertente.
Sono le
stesse identiche occhiaie che ho io.
Quelle
che copro insistentemente con parecchi strati di fondotinta.
- Non
sono andato perché non ho sete. Posso riuscire a
controllarmi fino alla
prossima giornata di caccia - è la sua pacata risposta.
Quella misera concessione di tempo
prima di
tornare a contemplare la neve.
- Ti
piace la neve, Rosalie?-
Lo guardo
sbigottita. Ma forse la mia è solo una brutta copia della
reale sorpresa che un
essere umano potrebbe dimostrare. E in un attimo reprimo
l’emozione, tornando
alla normalità.
- No-
Non ce
alcuna vibrazione. Forse solo quella dell’odio e del
disprezzo impresso in
quella misera parola che ora aleggia nell’aria.
Jasper
torna a fissarmi. Forse ora gli
interesso più della neve.
-
Perché
dici così?- domanda ignaro delle conseguenze, mentre cerca
senz’altro di
sondare le mie emozioni. Lo senti anche tu il pesante vuoto che abbiamo
nel
petto, perciò la tua è solamente
l’illusione
di un folle.
Il marmo non prova sentimenti, dopotutto.
-
Perché
non mi piace- ripeto convinta, sebbene consapevole della debolezza
della
risposta.
Smettila
Jasper. Smetti ora.
- Forse
è
perché ti ricorda il passato?-
Basta
Jasper, sta zitto.
Riesci
sempre a capire, a sondare a cogliere le dannate sfumature di una
persona
semplicemente parlandoci, non è vero? Ebbene io non voglio parlare con te,
perciò basta.
Sebbene
il marmo sia solo una pietra, si sgretola e si spezza come tutte le
altre.
Non importa
quanto sia bella.
- Io non
l’ho mai apprezzata, in realtà. Era veramente
fastidioso cavalcare verso l’accampamento
con il freddo nelle ossa e le dita intirizzite. Mentre ora, credo di
sentirmi
vicino a lei più di quanto pensi-
- Stai
cercando di dirmi che ti consideri un pezzo di ghiaccio?-
Sorride
appena nella mia direzione, alzandosi lentamente e camminando verso la
finestra. Le dita lunghe e pallide si stringono attorno alla maniglia
di
metallo come un ragno su una farfalla.
Anche se
il ragno è di ghiaccio,
è di gran lunga più
bello della farfalla.
Un fiocco
di neve si poggia delicatamente sul palmo della mano che Jasper ha
lasciato
scivolare all’esterno, per poi tirarla via e richiudere il
tutto.
Lo guardo
mentre torna verso di me e si siede, allungano sul tavolo che ci separa
la mano
aperta contenente il misero fiocco di neve, sorridendo ancora con fare
malinconico.
- Siamo
molto simili ad un fiocco di neve, Rosalie. Pur sapendo che il Sole ci
ucciderà, noi cadiamo lo stesso, attaccandoci ossessivamente
a qualcosa,
sperando disperatamente di riuscire a possederla- la voce di Jasper
è melodiosa
e cadenzata. Il fiocco di neve è ancora intatto. Non ce calore necessario affinché
possa sciogliersi – Noi ci siamo
attaccati all’eternità senza volerlo. Non avresti
preferito la morte a questa vita
senza sogni? A
questi corpi senza tempo, a questi anni senza età?-
Perché
improvvisamente
mi senta svuotata, non so spiegarlo.
È
come se
le parole di Jasper avessero succhiato via ogni cosa, riempiendo le mie
orecchie e la mia testa di quella dolce melodia che le sillabe
pronunciate
dalla sua bocca hanno lasciato vagare per la stanza.
Distolgo
gli occhi da quelli di Jasper. Ma i suoi sono ancora piantati su di me.
- Avrei
voluto vivere una vita normale. Felice, estranea alla guerra, ma pur
sempre una
vita mortale. Io sono stato fortunato: Alice è l’eternità migliore
che avesse potuto capitarmi, dopo una vita
senza sogni, fatta di sangue e grida che tutt’ora rimbombano
nella mia mente -
Chiude la
mano sull’inerme briciola di neve e capisco che ha finito di
parlare.
-
Jasper…-
Sei stato
davvero fortunato, vorrei dirti.
Perché
la
tua eternità è di gran lunga migliore della mia.
E
sì, forse ne sono
invidiosa.
- odio la
neve perché so di assomigliarle- confesso, sorprendendomi io
stessa – i fiocchi
di neve sono deboli e testardi. Non voglio essere come loro- noi siamo solo due estranei.
Mi alzo
in piedi di scatto, raggiungendo il salotto.
Non mi
accorgo di Jasper che si è alzato e mi ha raggiunto,
finché cinque fredde e
lunghe dita si chiudono decise attorno al mio polso, affondando nella
carne
senza lasciare segni.
Lasciami
andare Jasper. Ti prego.
Non posso
scoprirmi ancora.
Perchè
la
verità che esce dalle tue labbra fa sempre troppo
male.
Ma non mi
volto per dolore. Fingo sorpresa e indignazione.
Tutte
sensazioni destinate a scomparire nel momento in cui sento il petto di
Jasper
aderire al mio seno e il braccio libero cingermi con forza la schiena,
impedendomi
di scappare, mentre l’altro è ancora serrato
attorno al mio polso.
-
Lasciami- il mio è un ordine.
Guardandolo
negli occhi da così vicino mi accorgo delle minuscole
striature grigiastre
negli iridi.
Alice le ha
mai viste?
- No
– è
la sua risposta, secca e melodica allo stesso tempo.
Inizio a
stancarmi – Vuoi che ti attacchi, eh Jasper? Lasciami andare
o sarò costretta a
farlo –
I capelli
color miele si avvicinarono di più al mio viso,
solleticandomi una guancia.
Sento il suo respiro ma decido di ignorarlo.
E poi
è
solo un brivido quello che sento salire su per la spina dorsale quando
incastra
il viso nell’incavo tra la spalla e il collo, paralizzandomi
per la sorpresa.
Perché
fai così Jasper?
Abbracciare
un’estranea in questo
modo è forse lecito?
- Non
è
debolezza il ferirsi nel voler realizzare qualcosa. Non è da
stupidi cadere e
rialzarsi pur sapendo che ciò che più bramiamo
è impossibile. È l’unico pezzo
d’umanità che ci rimane-
Jasper
stringe ancora un’ultima volta, come se volesse soffocarmi.
E per una
frazione di secondo sento l’aria mancare veramente,
ritrovandomi a sperare che
il respiro di Jasper basti a mantenere vivi entrambi.
Ma
sì.
Infondo
siamo indegni di vivere questa vita. Perciò, se devi, uccidimi pure.
Diventa
il Sole che imparziale scioglie
anche
il più ostinato residuo
di neve.
Invece ti
stacchi e l’aria torna a scivolare nei miei polmoni.
E tutto
continua a scorrere come
se nulla fosse successo.
Ed
entrambi torniamo ad essere Rosalie e Jasper Hale.
Due perfetti
estranei.
Barcollo
lievemente e ti trovo di fronte alla porta d’ingresso,
impegnato a girare la
maniglia.
Troppo
lontano da dove ti trovavi un attimo fa.
Subito la
casa si riempie.
Emmet
comincia a gridare, esaltando le sue abilità di cacciatore.
Esme si
siede esausta sul divano.
Edward
prende svelto le chiavi della sua auto per
andare da Bella.
Carlise
raggiunge la moglie e la bacia sulle labbra, prima di ripartire alla
volta
dell’ospedale.
E Alice
volteggia.
Danza
leggiadra come una minuscola ballerina sulle punte, raggiungendo Jasper.
Cinge il
suo collo come le minute braccia di porcellana e l’attira a
se, costretta ad
alzarsi in punta di piedi per baciarlo con dolcezza sulle labbra.
Intanto
ha smesso di nevicare.
Ma la
neve resiste ancora speranzosa.
Resiste come
me.
In
un’eternità che disprezzo e che non mi appartiene.
Costretta
ad aggrapparmi ad una vita che non merito.
Che stupida che è la neve.
Per
augurare alla mia Giù un felice compleanno e tutte le gioie
possibili con i
suoi nuovi quindici anni. Auguri tesoro. Ti voglio più bene
di quanto tu creda.