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Autore: DanielaE    12/06/2020    1 recensioni
Storia liberamente tratta dal mobile game omonimo Hogwarts Mystery, segue la storia principale, comprese alcune missioni secondarie, quindi attenzione agli spoiler, ovviamente il tutto modificato e ampliato a mio gusto e piacere.
Nel 1984 la nostra protagonista varca per la prima volta le porte della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, smistata a Serpeverde, con nuovi amici e nemici si ritrova l'eredità di suo fratello Jacob a gravarle sulle spalle: egli infatti era stato espulso dalla scuola per aver cercato le misteriose Sale Maledette.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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~~L'ora di pranzo era arrivata anche troppo velocemente e normalmente sarebbe stata anche una cosa piacevole, ma Elanor doveva incontrare Talbott Winger e così si incamminò di malumore verso la Sala Grande trascinandosi la tracolla sempre troppo stracolma di libri, prima o poi avrebbe dovuto trovare un incantesimo per ovviare a quel problema.
Trovò il ragazzo con la schiena poggiata al muro accanto all'enorme portone di legno, le braccia incrociate e la solita aria troppo seria: «Sei in ritardo spezzaincantesimi!».
«Non mi hai dato un orario preciso, appena sono terminate le lezioni ti ho raggiunto subito!» aveva omesso della sosta per andare in bagno, non le sembrava il caso, era comunque orgogliosa di sé, aveva finalmente ritrovato il suo spirito combattivo, la mattina era stata presa in contropiede, non si aspettava certo che un ragazzo schivo e solitario come Winger potesse essere così sarcastico e irriverente; era sicuramente quello che l'aveva destabilizzata.
Lui si scostò dalla parete e iniziò ad incamminarsi nel corridoio diretto chissà dove, mentre lei rimase inchiodata al pavimento a guardare il mantello del ragazzo svolazzargli sulle spalle e allontanarsi sempre più. «Muoviti spezzaincantesimi... non abbiamo tutto il giorno!» la voce di Talbott rimbombò nel corridoio deserto, ridestandola dal torpore come un getto di acqua gelida; quella strana e forzata collaborazione era iniziata nel peggiore dei modi.
Si fermarono davanti alla porta dell'ufficio di Gazza, lui la incitò con lo sguardo ad entrare, ma Elanor era dubbiosa e confusa. «So che ti sei già intrufolata qui dentro l'anno scorso. Gazza è in Sala Grande ad ingozzarsi con gli altri, abbiamo il campo libero. Avanti! È il tuo momento, dimostra le tue doti, spezzaincantesimi!».
«Smettila di chiamarmi in questo modo!» 
«Credevo fossi una spezzaincantesimi?!» fece lui sarcastico, in risposta la ragazza sollevò la bacchetta e la puntò contro la serratura della porta: «Alohomora!».  Talbott strabuzzò gli occhi rossi: «Hai davvero aperto l'ufficio di Gazza con un semplice Alohomora?» sembrava sinceramente stupito. «Gazza è un magonò, non è in grado di sigillare la porta del suo ufficio con la magia!» rispose lei ovvia «Credevo fossi un "Corvonero"?!» la "frecciatina" non passò inosservata e sicuramente procurò un leggero fastidio al ragazzo, ma Elanor giurò di aver visto una leggera increspatura sulle labbra, simile ad un sorriso, ma forse lo aveva solo immaginato. Entrarono nella piccola stanza chiudendosi la porta alle spalle.
«Perché siamo qui?»
«Volevo vedere se riuscivi ad entrare!»
Elanor strabuzzò gli occhi, ma quella volta vide realmente le labbra di lui tirarsi in un sorriso appena accennato, prima di emettere un leggero sbuffo, come se avesse a che fare con una ragazzina sciocca che non capiva le battute; lei era una ragazzina, forse anche sciocca, ma di sicuro lui non sembrava il tipo da battute.
«Dobbiamo cercare la crisalide di una falena sfinge testa di morto!» specificò Talbott.
«La che?»
«La crisalide di una falena sfinge testa di morto!» scandì meglio lui.
«E la cerchiamo nell'ufficio del custode?»
«Si! Perché Gazza ne ha confiscate una manciata la settimana scorsa! E lui non getta mai nulla via, neanche quello che rompe!» spiegò il corvonero, afferrando il manico spezzato di una scopa che si trovava in uno scatolone. Elanor la osservò malinconica, sperando che il proprietario non sperasse di riaverla: «Fa così perché non può usare la magia, per questo ci odia così tanto!» Winger la osservò per un momento, sembrava confuso o forse pensieroso.
«E com'è fatta questa... insomma, quello che cerchiamo?» chiese Elanor iniziando a guardarsi intorno.
«È una falena con una macchia a forma di teschio! Ci occorre per la Pozione Animagus!» spiegò lui, era la prima volta da quando si erano incontrati al mattino che parlava apertamente della pozione.
«Accio falena!» Talbott la guardò con un sopracciglio alzato: «Adesso non esagerare!»
«Ci ho provato!» fece lei scrollando le spalle, per poi mettersi alla ricerca di ciò che cercavano.
Lo trovarono venti minuti più tardi: «È questa?» chiese lei mostrando ciò che aveva trovato. «Esattamente! Ora andiamo via, prima di farci beccare e non so te, ma io non sono propenso a subirmi una punizione!».
«Dobbiamo andare nella stanza dei manufatti!» fece Talbott, percorrendo a grandi falcate i corridoi deserti, effettivamente era l'orario ideale per aggirarsi furtivamente in giro per il castello, erano tutti, insegnanti e alunni, in Sala Grande per il pranzo.
Il corvonero borbottò un incantesimo sotto voce ed entrarono nello stanzino buio e stretto che si illuminò fievolmente tramite una fiaccola su una delle pareti.
«Qui invece cosa cerchiamo?»
«Devo solo prendere della rugiada!»
«E credi di trovare della rugiada in questa stanza?»
«Non credo, ne sono sicuro, visto che ce l'ho nascosta io. Mi occorreva un luogo che non vede mai la luce del sole e che non viene calpestato da piedi umani, almeno per sette giorni, e questo posto era perfetto!» annunciò il ragazzo soddisfatto.
«Non vorrei deluderti Talbott, ma io e i miei amici ci chiudiamo spesso in questo stanzino!» lui si girò di scatto a guardarla e per un momento Elanor pensò che doveva essersi in qualche modo offeso perché lo aveva appena chiamato per nome, ma lui sorrise beffardo, questa volta in modo palese, e lei si accorse troppo tardi di ciò che aveva appena detto: «Beh! No... nel senso... ci entriamo, ma solo perché abbiamo delle cose da fare... » sbuffò, stava peggiorando la situazione e lui non la smetteva di sorridere, anzi, inaspettatamente le labbra si aprirono sempre più finché il ragazzo esplose in una fragorosa risata, gettando la testa all'indietro e socchiudendo gli occhi. Merlino, aveva una risata magnifica, il suono, la postura che assumeva... avrebbe dovuto ridere sempre... ma l'incantesimo durò poco, Talbott riportò gli occhi su di lei, mentre le labbra erano ancora piegate in un leggero ghigno: «Non credevo che a serpeverde foste così... aperti!» Elanor scosse la testa frustrata «Quello che volevo dire... »
«Ho capito!» la interruppe lui «Stavo solo scherzando!» aggiunse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «E comunque, nell'ultima settimana non è entrato nessuno qui dentro, ho sigillato la stanza e ti assicuro che non sarebbe bastato un alohomora per aprirla!». Elanor si accorse in ritardo che Talbott si era avvicinato e continuava ad avanzare, lentamente, passo dopo passo; lei indietreggiò fino a sentire le ante dell'armadio dietro la sua schiena, lui era così vicino che i loro nasi si sfioravano. Quell'odore di paglia che proveniva da lui la stava quasi stordendo e avrebbe certamente chiuso gli occhi e respirato a pieni polmoni se gli occhi del corvonero non l'avessero quasi ipnotizzata, così rossi, con sfumature arancioni, come un tramonto...
Talbott si scostò improvvisamente «Eccola!» disse semplicemente, allontanandosi definitivamente dalla ragazza. Fra le mani aveva un cucchiaino d'argento che Elanor non si era neanche accorta avesse estratto, al suo interno quello che era senza ombra di dubbio rugiada. Lei riprese a respirare, doveva uscire da quella stanza, l'aria rarefatta le stava facendo uno strano effetto, doveva essere per forza quello. «Allora usciamo! Si soffoca qui dentro!» non finì neanche di parlare che già si stava dirigendo verso la porta, ma Winger le bloccava il passaggio, anche se non aveva mosso un muscolo per fermarla: «Credevo fossi abituata a stare chiusa in questo stanzino?» di nuovo quel sorriso beffardo «È forse la mia presenza che ti innervosisce? Lo so cosa si dice di me in giro, credono che io sia un vampiro. Hai forse paura di essere morsa, spezzaincantesimi?»
«Certo che no! Non dire assurdità!» non gli diede il tempo di replicare, in un secondo fu fuori dalla stanza e fu come tornare a respirare.
«Abbiamo tutto?»
«Manca solo una foglia di Mandragola, ma quella posso raccoglierla tranquillamente dopo, a lezione di Erbologia!» rispose il giovane. «Ci vediamo più tardi in Biblioteca, Elanor.» il suo nome appena sussurrato le sembrò di averlo immaginato, ma quando alzò gli occhi a guardarlo, lui era già sparito.

«Elanor Blair ti rendi conto che questa potrebbe essere la posizione esatta della prossima Sala Maledetta?» Tulip la osservava confusa, sicuramente si aspettava una reazione più entusiasta in merito. Avevano appena trovato una pergamena con disegnata la Biblioteca di Hogwarts con una grossa X su una zona imprecisata del Reparto Proibito, erano giorni che cercavano incessantemente nuovi indizi in quella che ormai chiamavano "La stanza di Jacob", a quanto pareva suo fratello la usava come ufficio per indagare indisturbato sulle Sale Maledette durante il suo soggiorno a scuola.
«Me ne rendo conto e come, ma... » sbuffò, incerta «Merula mi sta con il fiato sul collo! Se sa che vogliamo entrare nel Reparto Proibito per cercare un'altra Sala Maledetta, farà di tutto per intrufolarsi o peggio, potrebbe denunciarci agli insegnanti, potrebbero espellerci!» Elanor era decisamente combattuta: da una parte voleva cercare assolutamente la prossima Sala, ogn'una di esse era un passo in più verso suo fratello, ne era certa, ma allo stesso tempo non voleva rischiare di essere espulsa da Hogwarts, i suoi genitori oltretutto non lo avrebbero sopportato nuovamente, oltre a mettere in serio pericolo anche i suoi amici.
«Lo so che cosa stai pensando, ma noi siamo con te! Tutti noi! Sono certa di poter parlare anche a nome degli altri. Ma devo ammettere che Merula è decisamente un problema!» dovette ammettere Tulip. «Abbiamo bisogno di aiuto, e so chi può darcelo!» Elanor la osservò con aria interrogativa, chi sarebbe mai andato contro Merula per aiutare lei? In tutta risposta l'amica corvonero le rispose: «Barnaby Lee!»
«Barnaby? Ma è amico di Merula!»
«Barnaby non è come lei, sono amici perché credo lo fossero da bambini, sai i loro genitori erano... erano... »
«Mangiamorte» terminò al suo posto l'altra.
«Gia! Ma lui è diverso, molte volte ho colto nel suo sguardo qualcosa, come se disapprovasse alcuni atteggiamenti della Snyde. Sono certa che potresti convincerlo ad aiutarti, Lee è un ottimo duellante, dicono che sia addirittura uno dei migliori, anche rispetto a ragazzi più grandi!»
«Ma come faccio a convincerlo Tulip? Ci rivolgiamo a stento la parola!» Elanor si ritrovò suo malgrado a ricordare l'espressione del compagno quella stessa mattina.
«Siete entrambi serpeverde, sono certa che troverai un modo per avvicinarlo!»
«Ci proverò!» il suo tono però era piuttosto sconfortato. «Ora devo andare, mi aspetta Penny!» salutò l'amica e si incamminò verso la Biblioteca e quella che sembrava una giornata interminabile.

La prima cosa che si notava appena si varcava la soglia della Biblioteca, era il silenzio tombale che vi aleggiava, era così che desiderava e pretendeva Madama Pince, regina incontrastata di quel regno fatto di scaffali pieni di libri antichi. I ragazzi del primo anno erano praticamente terrorizzati all'idea di varcare la soglia di quell'antro silenzioso, mentre i ragazzi più grandi ed esperti dei modi della Pince... anche. Un ragazzino di Grinfondoro tossì sonoramente, ma ad uno sguardo perforante di Madama Pince, il povero ragazzo cercò di trattenere l'eccesso improvviso di tosse, diventando di conseguenza color porpora. Elanor cercò di far meno rumore possibile, anche i passi sul vecchio e scricchiolante pavimento spesso infastidivano la bibliotecaria, mentre raggiungeva lentamente il lungo tavolo in fondo dove sedeva di solito con i suoi amici, soprattutto se dovevano confabulare su cose non propriamente lecite, tipo una pozione per trasformarsi in animali; mentre salutava gli amici e prendeva posto vide in lontananza il ragazzino rosso-oro diventare quasi cianotico, ma dopotutto era meglio soffocare che finire nel mirino dell'ira della Pince. Al tavolo erano già presenti Penny, Rowan e Talbott con aria circospetta, in un angolino era presente anche Ben Copper, Grifondoro che della dote principale della casata aveva ben poco, se ne stava infatti con il viso pallido e gli occhi sgranati ad osservare Talbott, probabilmente le stupide voci sul corvonero che si nutriva di sangue umano avevano raggiunto anche le sue orecchie perennemente terrorizzate come d'altronde il resto del corpo; infine, poggiata svogliatamente al tavolo a mangiare Api Frizzole, c'era Ninphadora Tonks, tassorosso del terzo anno perennemente in mezzo ai guai... e in punizione, girava voce che avesse fatto perdere una volta anche le staffe a Vitius in persona, andava lungamente fiera delle sue doti naturali di metamorfomagus e... guai a chiamarla Ninphadora!
«Siete riusciti a prendere tutto l'occorrente?» chiese Penny con voce appena udibile, rivolta a Elanor e Talbott. Quest'ultimo annuì con il capo e tirò fuori un sacchetto facendo appena notare gli ingredienti che avevano recuperato; la serpeverde notò che c'era anche la foglia di Mandragola. «Perfetto! Non mi resta che creare la pozione!» il sorriso della bionda non mascherava l'adrenalina per il misfatto.
«Dobbiamo decidere chi sarà a berla» Rowan continuava a guardarsi intorno preoccupata, o forse era semplicemente imbarazzata per le occhiate terrorizzate che Ben, seduto accanto a lei, continuava a lanciare a Talbott.
«Credevo l'avremmo bevuta tutti»
«No Elanor, non possiamo, è già rischioso così, se la beviamo tutti potremmo non riuscire a passare inosservati!» chiarì Penny «A me basta preparare la pozione, non mi interessa utilizzarla!» puntualizzò per poi guardarsi intorno.
«Io non ci tengo a diventare un qualche animaletto» Rowan si sistemò meglio gli occhiali sul naso, conoscendola bene, Elanor immaginò che stesse sudando copiosamente solo all'idea.
«Io ho già le mie metamorfosi! Non guardate me!» disse Tonks, mentre si infilava in bocca un'altra caramella.
«Io... io... io non... io non posso.. » Ben troppo terrorizzato non riusciva neanche a parlare. A quel punto tutti si voltarono a guardare Elanor «Tu saresti perfetta!» Penny sorrideva, mentre gli altri annuivano. Istintivamente Elanor guardò Talbott, era sicura che lui volesse provare la pozione, ma il ragazzo se ne stava tranquillo, senza neanche degnarla di uno sguardo.
«Se... nessun'altro vuole provare» disse incerta, aspettandosi una qualche reazione da parte del corvonero, che invece rimase impassibile.
«Perfetto! Allora siamo tutti d'accordo! La pozione una volta pronta deve fermentare per trenta giorni, durante i quali tu Elanor dovrai tenere per sette ore ogni notte, la foglia di Mandragola in bocca!»
«Tutte le notti? Per trenta giorni?»
«Si esatto! Se per qualche motivo dovresti perderla, dovremmo ricominciare tutto da capo»
Elanor cominciò ad essere meno entusiasta dell'idea di diventare Animagus.
«Fra trenta giorni, al primo temporale, berrai la pozione!» concluse Penny. Nessuno ebbe nulla da obiettare, così si congedarono per tornare alle loro faccende scolastiche, Ben in particolar modo scattò via come un fulmine fuori dalla Biblioteca.
Elanor si ritrovò a camminare con Penny in corridoio, anche per aggiornarla dei nuovi risvolti riguardo le Sale Maledette.
«Tulip ha ragione, credo che Barnaby Lee potrebbe esserci molto di aiuto. Fra noi tu sei l'unica brava a duellare, ma se sei impegnata ad aprire la Sala, chi fermerebbe Merula? Barnaby è bravo in quello!» asserì con convinzione la tassorosso.
«Lo so, devo solo trovare il modo di avvicinarlo, ma non credo sarà facile!»
Penny sorrise: «Tu puoi fare tutto Elanor! E tra un po' sarai anche un animagus, in che animale ti piacerebbe trasformarti?»
«Non saprei, forse un uccello, ho sempre desiderato poter volare»
«Ci riusciremo, vedrai!»
«Perché tu sei una brava pozionista!» asserì convinta Elanor, poi il suo tono cambiò: «A proposito della pozione Penny, credevo che Talbott volesse provarla! Dopotutto è stato lui ha procurarsi il necessario, io ho fatto poco e nulla»
«Talbott non vuole usare la pozione. L'ho convinto io ad aiutarmi perché è particolarmente serrato sull'argomento, sua madre era un animagus e lui conosce molte cose in merito, anche l'incantesimo che ti occorre»
«Quale incantesimo?»
«L'incantesimo necessario affinché la trasformazione abbia il giusto effetto! A quanto pare è molto complesso, ma avrai un buon insegnante, Talbott è uno dei migliori allievi di Hogwarts!»
«Ma... Penny... io, non posso, non con lui!» Elanor era sconvolta all'idea di trascorrere del tempo da sola con Winger, quel ragazzo non sapeva come o perché ma riusciva a metterla in soggezione.
«Accidenti è tardissimo! Il mio prefetto mi ucciderà se non mi sbrigo!» Penny era sempre particolarmente impegnata e il più delle volte la si vedeva correre da un'ala all'altra del castello divisa tra una faccenda e un'altra, ma se avevi bisogno di Penny Haywood lei c'era, sempre.
«Sta tranquilla, andrà tutto bene!» disse mentre si allontanava in tutta fretta «Lo so che Talbott è un po'... strano, ma sono sicura che alla fine vi troverete bene insieme!» Penny sembrava nutrire una grande fiducia nel ragazzo, mentre Elanor lo avrebbe certamente definito con una parola simile a quella ch aveva utilizzato l'amica, almeno le prime lettere, ma decisamente la parola che avrebbe utilizzato non era "strano".
Sbuffò, ormai rassegnata all'idea di aver aggiunto un nuovo problema al suo elenco già ben fornito. Guardò verso l'enorme arcata che dava sul cortile e notò, appollaiato sulla grigia pietra, una grossa aquila, che pareva guardarla anche in maniera piuttosto truce. «E tu? Cos'hai da guardare?» in risposta l'uccello sembrò affilare, se possibile, ancora di più lo sguardo. Elanor fece per avvicinarsi, quel pennuto aveva qualcosa di stranamente familiare... ma l'aquila con uno scattò volò via lontano. La ragazza scrollò le spalle e si incamminò verso i sotterranei borbottando tra sé: «Uccellaccio!».

   
 
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