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Autore: hello angel    13/06/2020    1 recensioni
Le sue dita si mossero delicatamente sui tasti del grande pianoforte. Le note di quella melodia che non aveva mai sentito rimbalzavano nel silenzio del salotto. L'unica luce proveniva dalla lampada alta posta vicino al pianoforte e dalla luna piena che illuminava quella notte di inizio luglio. Il suo chiarore pallido si era posato sulle sue dita snelle e delicate mentre erano impegnate a suonare. Mentre teneva la testa appoggiata alla mano, poco inclinata verso il basso, Chanyeol ammirava quel suo viso assorto nella musica. I suoi occhi brillavano leggermente mentre suonava quelle note ma non era merito della lampada, e nemmeno della luna. Brillavano di luce propria. "Manterresti una promessa se fossi io a chiedertelo?" chiese, all'improvviso.
"Certo." rispose Baekhyun, distogliendo per un attimo lo sguardo dai tasti senza smettere di suonare.
"Non fuggire mai da me." Glielo disse con una voce decisa e calma, gli occhi fissi su i suoi. Baekhyun lo guardò per qualche istante, con un velo di confusione nella sua espressione per poi sorridere in quel modo così unico e dolce a cui ormai si era abituato da tempo. "Te lo prometto." disse, a bassa voce.
[IN REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O., Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"C-Come hai detto?" balbettò Baekhyun. Forse aveva sentito male. Forse stava sognando. Doveva essere per forza una delle due cose.

"Ho detto che mi piaci." ripeté. Ancora lo stesso sorriso sul volto.

"Nel senso… come persona, g-giusto?"

"Anche." disse. "Ma io intendo principalmente nell'altro senso."

Si stava prendendo gioco di lui. Ne era certo, a quel punto. Si conoscevano da neanche 24 ore, e di queste 24 ore appena un'ora l'avevano impiegata a parlare. Era impossibile che una persona riuscisse a sviluppare dei sentimenti in così poco tempo. E' roba che succede nei manga o nei film. Quella era la vita reale e non vi era alcuna spiegazione logica a tutto ciò che era uscito da quella bocca. "Mi prendi in giro, vero?"

"No." disse, con tono deciso. "Se pensi che io mi stia prendendo gioco di te, mi ferisci. Sono più che serio."

"Ti rendi conto che ci siamo conosciuti solo ieri?"

"Sì."

Stava cercando di mantenersi il più serio possibile, anche se le mani avevano iniziato un po' a tremare. Le sentiva già sudaticce a causa dell'agitazione che stava lentamente crescendo dentro. "E ti rendi conto che non può piacerti una persona dopo un solo giorno?"

"Perché no? A me tu sei piaciuto dal primo istante."

"Ma ci siamo visti per appena mezz'ora!" precisò.

"Per me è sufficiente. Sono un tipo che sa subito quel che vuole."

All'esterno cercò di mantenersi calmo e composto ma dentro, invece, stava urlando. Non stava scherzando, non era una bugia. Si era realmente confessato a lui. Una persona che conosceva a malapena. Un ragazzo, per giunta. Non aveva mai ricevuto una confessione in vita sua. Non aveva mai attirato l'attenzione di nessuno e non si era mai curato abbastanza di attirarla. Sapeva di non avere nulla di particolare che potesse far voltare la gente verso di lui quando camminava per strada. Non si considerava di bell'aspetto e mai avrebbe pensato che qualcuno potesse considerarlo tale. Quando era più giovane, era stato il classico adolescente che faceva le cose che facevano tutti gli altri adolescenti: andava a scuola, studiava, usciva con gli amici e ogni tanto poggiava gli occhi su qualche ragazza carina. Da lontano, con rispetto e discrezione, senza mai aver il coraggio di farsi avanti e parlare con qualcuna di loro. Anche dopo essere entrato all'università le cose che non erano cambiate ma a lui andava bene così, alla fine. Il quel periodo della sua vita gli interessava solo occuparsi dello studio e non aveva molto tempo per dedicarsi a una possibile relazione stabile.

Quel ragazzo doveva essere impazzito, non c'era altra spiegazione. Lasciò andare una risatina nervosa, cercando di sdrammatizzare la situazione e quell'atmosfera pesante che sentiva sulle spalle. "Senti, io…"

"Sono serio!" esclamò. Il tono di voce di Jongin si fece più deciso che mai, come l'espressione sul suo viso. Alcuni dei clienti del ristorante seduti ai tavoli vicini si girarono verso di loro per qualche istante per poi ritornare ai loro piatti. "Lo so che ti sembra assurdo e che pensi che stia prendendo in giro ma mi piaci sul serio! Mi rendo conto che è tutto così improvviso ma non so tenermele dentro certe cose. Sentivo di dovertelo dire subito a tutti i costi."

Sentiva un pizzico di disperazione nelle sue parole. Stava tentando i tutti i modi di convincerlo della sua sincerità. Come se fosse possibile non credere a quell'espressione che aveva sul volto. Quel luccichio iniziale dei suoi occhi era sparito. Adesso, erano saldi e seri mentre lo guardavano con così tanta decisione e insistenza che dovette abbassare lo sguardo, incapace di affrontarli. Appoggiò le mani sulle gambe per nascondere il tremolio. Era la prima volta in così tanto tempo che non sapeva cosa dire. Lui che era un tipo da non tenere mai la bocca chiusa adesso si ritrovava incapace di lasciare andare anche un minuscolo bisbiglio. Riusciva a sentire uno strano senso di nausea salire su per la gola. Voleva andarsene e in fretta.

Senza rifletterci molto, si alzò dalla sedia e prese il suo zaino che si mise sulle spalle con un movimento rapido. Era già diretto verso l'uscita del ristorante quando Jongin lo afferrò per il braccio. "Dove stai andando? Non hai ancora finito di mangiare."

"Scusami ma mi si è chiuso lo stomaco." disse, a bassa voce. "Ho bisogno di andare a casa."

"Se è per quello che ti ho detto, lasciami spiegare meglio come stanno le cose." lo implorò, tenendo saldo il suo braccio.

Baekhyun teneva gli occhi dall'altra parte. Non voleva incrociare il suo sguardo. Temeva che se lo avesse guardato negli occhi, si sarebbe fatto convincere a rimanere, esattamente come si era lasciato convincere con l'invito a cena. Inoltre, avevano attirato su di sé gli occhi degli altri clienti che adesso li guardavano confusi e con curiosità sul viso. Si sentiva in imbarazzo ad avere tutti quegli occhi puntati addosso. "Lasciami andare, per favore." gli disse. "Ti restituirò i soldi della cena la prossima volta."

Si liberò dalla presa e uscì dal ristorante con passo svelto. Temeva che lo stesse seguendo e perciò non si voltò fino a quando non arrivò alla fermata dell'autobus più vicina al ristorante. L'aveva raggiunta quasi correndo, aveva la fronte sudata e il respiro era corto. La sua mente traballava ed era piena di mille pensieri, uno più strano dell'altro. Pregò che l'autobus che l'avrebbe allontanato da quel quartiere, e da Jongin, arrivasse il prima possibile. Voleva farsi una doccia e buttarsi sul suo letto per dimenticare la quantità di assurdità che aveva sentito poco prima. Ma la testa gli faceva male e aveva come il sospetto che difficilmente avrebbe chiuso occhio quella notte.





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Il cuore di Jongin si strinse in una violenta morsa mentre guardava Baekhyun uscire dal ristorante velocemente. Non si era voltato nemmeno una volta. In realtà, non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo. Era rimasto visibilmente scosso dalle sue parole. Il colorito del suo viso era passato da un leggero rossore al bianco pallido in pochissimi secondi. In altre circostanze, avrebbe trovato quella reazione adorabile, molto tenera, ma lo stupore e quel velo di paura che si riversò nei suoi occhi lo misero in agitazione.

In parte gli ricordarono com'era lui in passato. La prima volta che si era dichiarato a qualcuno aveva avuto una reazione molto simile: prima molto imbarazzo e poi la paura. Paura di cosa esattamente non lo sapeva. Forse paura di non essere abbastanza, di non essere all'altezza dell'altra persona. Paura della risposta che avrebbe ricevuto. Tutte cose che aveva messo da parte quando aveva deciso di rivelare a Baekhyun cosa sentiva per lui. Forse aveva sbagliato ad essere così diretto e precipitoso? Forse doveva aspettare ancora un po' di tempo prima di aprirsi così tanto? Non ci aveva riflettuto molto mentre apriva la bocca per lasciare andare quelle parole così importanti. Potesse tornare indietro, forse ci penserebbe almeno dieci volte prima di mettere a moto la lingua.

Aveva detto che gli avrebbe restituito i soldi della cena lasciata a metà la prossima volta che si sarebbero rivisti. La prossima volta. Quindi ci sarebbe stata una prossima volta. Nel bene o nel male, lo avrebbe rivisto. Avrebbe potuto rivedere quel viso, avrebbe potuto sentirlo parlare e, dentro di sé, sperava di poter rivedere anche il suo sorriso. Gli era più che sufficiente. Almeno per ora.





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Come aveva predetto, quella notte non riuscì a dormire per bene. Si era svegliato con un leggero mal di testa e sembrava che neanche la medicina che aveva preso dopo aver fatto colazione riuscisse ad alleviare quella fastidiosa emicrania. E a causa della carenza di sonno, era riuscito a malapena a concentrarsi durante le lezioni della mattina. Per fortuna, Kyungsoo aveva preso parecchi appunti e glieli aveva prestati per recuperare un po'. E nel frattempo, quell'emicrania non accennava a svanire.

Sospirava e sospirava di continuo mentre, dopo essere entrato nel parco in cui era solito andare, si dirigeva verso la sua panchina preferita. Un lato positivo di quella giornata di inizio giugno era che soffiava un leggero venticello. Non male per aiutarlo a rinfrescare la mente e, magari, a liberarla da strambi pensieri. Stava quasi per arrivare alla panchina quando la vide già occupata dall'unica persona che potesse mai trovare seduta lì.

"Mi hai di nuovo rubato il posto." disse, con un tono imbronciato.

Chanyeol teneva in mano un tablet quando sollevò gli occhi per guardarlo. "Non mi pare che ci sia scritto il tuo nome su questa panchina."

"No, ma qui mi siedo sempre io."

"Questo non la rende di tua proprietà." ribatté.

Voleva dire qualcosa per controbattere ma, a dirla tutta, non ne aveva voglia. Era troppo assonnato per cominciare a punzecchiarlo per una sciocchezza come un posto su una panchina. L'avrebbe condivisa volentieri per quella volta. Alla fine, Chanyeol era un compagno di pausa di pranzo molto silenzioso. Perfetto per la sua emicrania.

"Qualcosa non va?" gli chiese Chanyeol. "Sei troppo silenzioso, oggi. E non hai ancora aperto il tuo cestino del pranzo."

Il pranzo lo aveva tirato fuori dallo zaino ma non aveva molto appetito, quel giorno. Lo teneva sulle gambe come se fosse sul punto di aprilo da un momento all'altro ma non ne aveva voglia. "Non ho molta fame." disse, mentre poggiava il piccolo portapranzo sul legno della panchina. "Ho dormito poco, stanotte."

"Hai faccia terribile, in effetti."

Gli lanciò un'occhiataccia ma Chanyeol era già ritornato a concentrarsi sul suo tablet. Quel giorno indossava un completo grigio scuro con delle sottili righe bianche e dei mocassini neri lucidi. Stranamente non portava la cravatta e i primi due bottoni della camicia erano aperti. Era seduto a gambe accavallate ma non aveva una postura eretta. Sembrava molto meno formale rispetto alle altre volte che lo aveva visto. "Come mai sei qui?" gli chiese. "Non è tardi per la pausa pranzo?"

"Mi hanno cancellato una riunione del pomeriggio e sono uscito prima." spiegò.

"E non hai altro lavoro da fare?"

"Un po' ma posso farlo anche da qui." rispose. Si voltò a fissarlo. "Stai cercando in tutti i modi di mandarmi via?"

"N-No!" esclamò, balbettando. "E' solo che hai l'aria di essere uno sempre impegnato. Pensavo fossi sempre carico di lavoro."

"Lo sono. Avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria."

A Baekhyun scappò un risolino. Vedendolo in quel modo, gli dava l'impressione di essere una persona come tante altre, lontana anni luce da quell'immagine di perfezione che ormai si era impiantata nella sua testa in pochissimo tempo. Ai suoi occhi, Chanyeol era come una creatura aurea, brillante e di classe, ogni suo gesto o parola lasciava trasparire eleganza. Persino il suo aspetto esteriore era piuttosto singolare. Quella era la prima volta che lo osservava per bene e non si era mai realmente accorto di quanto belli e delicati fossero i lineamenti del suo viso. Vestito e pettinato in quel modo aveva proprio l'aria di un principe delle favole.

"Perché ridi?" chiese Chanyeol, di colpo.

"Niente. Ho solo realizzato che anche tu sei umano."

"Cosa intendi dire?"

"Ti ho sempre visto così taciturno e composto. C'è stato un momento in cui ho pensato che fossi una specie di robot comandato a distanza." spiegò. "Mentre adesso, sembri un po' simile a me. E' la prima volta che ti sento lamentarti."

"Non mi stavo lamentando."

Baekhyun rise di nuovo. "Certo, certo." Lo aveva forse messo un po' in imbarazzo? Chanyeol abbassò la testa verso il suo tablet e poteva giurare di aver visto un lieve cambiamento nel colorito sulle sue orecchie. Che espressione tenera, pensò. Per un momento, la distanza che aveva sempre percepito tra di loro nei brevi e fugaci momenti in cui si erano incontrati sembrò essersi quasi affievolita. Anche lui sapeva sedersi in maniera scomposta, anche lui sapeva lamentarsi e anche lui sapeva provare imbarazzo e frustrazione. Quel senso di inferiorità che aveva provato in quelle volte che si erano incrociati si era per un attimo assopito. Erano allo stesso livello, in quel momento. "Senti, posso farti una domanda?" chiese. "C'è una cosa che mi chiedo da un paio di giorni."

"Fai pure." rispose, senza staccare gli occhi dal tablet.

Non si aspettava così tanta disponibilità a rispondere alle sue domande. Colse la palla al balzo. "Tu vieni da una famiglia ricca?" chiese, raccogliendo tutto il suo coraggio. "Ti sembrerà una domanda un po' impertinente ma quando mi hai detto che hai frequentato la Yonsei University non ho potuto fare a meno di chiedermelo."

"Sì, la mia famiglia è ricca." rispose, senza troppi giri di parole.

"Lo sapevo!" esclamò. "Quindi è per questo che sei sempre vestito così bene!"

"E' il dress code della nostra compagnia. Sono tutti vestiti più o meno così." spiegò.

"Ma la tua è tutta roba firmata! Solo quell'orologio costerà molto più di quanto riuscirei a guadagnare in un solo anno!"

"Quindi metti a moto anche gli occhi quando azioni la lingua. Non pensavo mi avessi osservato così tanto." disse, voltandosi verso di lui.

Baekhyun abbassò la testa, imbarazzato. "Si vede lontano chilometri che è tutta roba costosa." mormorò.

Chanyeol ridacchiò, ritornando al suo tablet. "Guadagno abbastanza bene per potermeli permettere."

"Se guadagni così tanto, devi essere uno importante lì dentro!" riprese con entusiasmo. "Qual è il tuo ruolo?"

"Questo non posso dirtelo."

"Che? Ma dai, non lo dirò a nessuno!" si lamentò. Lo afferrò per la giacca e cominciò a strattonarlo senza metterci troppo forza. "Puoi dirmelo, dai!"

"Neanche per sogno."

Baekhyun lasciò andare la presa, col volto della delusione impresso sul viso. "Va bene." disse, infine, mettendo il broncio. "Vorrà dire che lo dovrò scoprire da solo."

"Ti interessa davvero così tanto?" chiese, nascondendo un risolino.

"Sono troppo curioso per farmi bastare queste informazioni."

Era una macchina di curiosità. Riguardo qualunque cosa guardasse o sentisse, era curioso di saperne di più. Non gli bastava mai, doveva sempre scavare nel profondo. Specialmente con le persone. Era un grande sostenitore della teoria 'Non si finisce mai di conoscere una persona'. Secondo lui, ogni individuo era come una specie di sacco con all'interno milioni di segreti, sogni, sentimenti, paure e dolori. Perché fermarsi solo alla superficie quando c'era così tanto da scoprire e conoscere? Era un peccato farlo. Gli esseri umani avevano avuto la fortuna di nascere e svilupparsi in un pianeta bello e ricco come quello e il minimo che si potesse fare era cercare di scoprirne il più possibile per capirlo a pieno. E visto che gli esseri umani erano creature di quel pianeta, anche loro andavano studiate e capite il più possibile.

E Chanyeol era una di quelle creature che lo incuriosivano particolarmente. Da un lato, poteva sembrare un semplice ragazzo come altri, in un certo senso; ma dall'altro, quel suo lato misterioso ed intrigante non faceva che riempirlo di frustrazione. Non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa. Gran parte delle volte, era in grado di capire cosa stessero pensando le persone vicino a lui, anche se le conosceva poco. Era un grado di empatia che aveva sviluppato nel corso degli anni. Ma con Chanyeol era diverso. Era come se ci fosse una sorta di barriera tra di loro, un qualcosa di invisibile che non gli permettesse di provare a scavare dentro di lui e capire cosa si celasse dietro a quel velo di tristezza negli occhi. Quella era una delle cose che aveva notato fin dal loro primo incontro. Forse era troppo frettoloso a pensarlo, in fondo non lo conosceva abbastanza per dirlo, ma era quasi sicuro che quel ragazzo dall'aspetto così principesco nascondesse dentro di sé un qualche tipo di ferita. Voleva a tutti i costi saperlo, anche se non ne aveva il diritto. Ed era quasi sul punto di chiederglielo se non ci fosse stato il suo sorriso a frenarlo in tempo. Le labbra di Chanyeol si erano curvate formando un sorriso mentre continuava a sfogliare le pagine digitali del tablet che teneva in mano. Anche se piccolo, era in grado di illuminare il suo viso e renderlo ancora più bello.

"Di nuovo quel sorriso." disse, a bassa voce, senza rendersene conto. "E' proprio bello, sai."

Il ragazzo sussultò nel sentire la sua voce e quel sorriso svanì di colpo. Così come era apparso velocemente, altrettanto velocemente era sparito. Baekhyun si pentì di essersi lasciato scappare quelle parole. "No, non smettere di sorridere." lo implorò ma lo stava ignorando. "Non ti piace sorridere?" continuò.

"Non è questo." rispose. Pareva facesse fatica a trovare le parole adatte per rispondere. "E' solo che non ci sono abituato."

"Eppure lo fai così bene." Quelle parole gli uscirono più oneste che mai. "Hai un sorriso sincero. Quando lo fai, sembri sorridere anche con il cuore e non solo con il viso."

Chanyeol rimase in silenzio, con la testa bassa e lo sguardo cupo. Quella era l'espressione che si era abituato a vedere sul suo viso, quella che gli piaceva meno. Adesso che stava imparando a conoscere il suo sorriso, voleva rivederlo di nuovo. E voleva aiutarlo a mantenerlo. Ogni persona meritava di sorridere. In particolare, qualcuno bello come lui. La bellezza era una qualità e un sorriso dolce come quello poteva solo dargli parecchi punti in più. Si sporse di poco, avvicinandosi di qualche centimetro senza invadere troppo il suo spazio personale. "Posso farti un'altra domanda?"

"Ma tu non ti stanchi mai di fare domande?" gli chiese. Ma non vi era alcun segnale di fastidio o irritazione. Glielo chiese con tono scherzoso, con di nuovo quel piccolo sorriso sulle labbra.

Baekhyun scosse la testa. "No." rispose, ridendo.







"Te lo giuro. Aveva bevuto così tanto che non riusciva più a camminare dritto."

Seduto sulla panchina con le gambe incrociate, Baekhyun stava raccontando di un matrimonio a cui aveva partecipato quando era piccolo. Quella fu la prima volta a cui aveva partecipato a un ricevimento di nozze. La sposa era una ex collega di università di sua nonna che in occasione del lieto evento, era riuscita a contattare tutti i suoi vecchi compagni di facoltà per invitarli a partecipare al giorno più speciale della sua vita. Aveva sposato un uomo per metà americano e avevano organizzato il ricevimento in un raffinato ristorante con una grande piscina nel giardino. Tutto andò liscio come l'olio fin quando gli invitati non incominciarono ad alzare il gomito più del dovuto. Uno in particolare, si era scolato da solo quattro bottiglie di champagne ed era finito dritto in piscina durante il taglio della torta, preso dall'euforia del momento.

Quello era uno dei ricordi più divertenti della sua infanzia ma non sapeva esattamente come fosse finito a parlarne con Chanyeol. In realtà, non sapeva neanche da quanto tempo fossero seduti lì a parlare. Non aveva guardato l'orologio nemmeno per un secondo, talmente erano assorti nel loro continuo chiacchiericcio. Chanyeol aveva posato il tablet da tempo e aveva il busto totalmente rivolto verso di lui mentre lo ascoltava. Quella era la prima volta che riusciva a parlargli guardandolo per bene in faccia. Era sempre stato di profilo quelle poche volte in cui si erano visti. A guardarli così, sembravano quasi due vecchi amici che non si vedevano da tanto tempo.

"Grazie a quell'uomo, ho capito che da grande avrei dovuto stare attento con gli alcolici. Sto molto attento a non esagerare quelle rare volte in cui tocco dell'alcol." spiegò.

Chanyeol sbatté le palpebre. "Vorresti dirmi che tu hai l'età per bere?"

"Certo. E da un bel po' anche."

Esitò un attimo. "Quanti anni avresti, scusa?"

"Ho 24 anni."

"C-Cosa?" balbettò Chanyeol, spalancando gli occhi, incredulo. Quell'espressione era molto buffa. "Tu 24 anni? Non ci credo!"

"E' vero. Guarda." Tirò fuori il portafoglio da una tasca laterale dello zaino e sfilò il documento di riconoscimento compreso di foto. "Visto? 6 maggio 1992. È la mia data di nascita."

"Siamo nati lo stesso anno." disse.

"Ma dai? Davvero? E io che pensavo fossi molto più grande di me!" esclamò Baekhyun.

"Sembro così vecchio?" chiese con una nota amara. Se si era offesa non era di certo sua intenzione..

"No, è che tu sembri molto più maturo di me e quindi pensavo fossi più grande. Quando sei nato?"

Chanyeol esitò qualche istante prima di parlare, distogliendo lo sguardo. Si schiarì la gola. "Il 27 novembre." sussurrò, infine.

Baekhyun sollevò le sopracciglia e sul suo viso apparve un sorriso compiaciuto. "Quindi sei più piccolo di me, eh? Mi tratti come un ragazzino ma mi sa che qui il ragazzino è un altro."

"Sono solo pochi mesi di differenza."

"Pochi ma sono comunque più grande." precisò, con fierezza. "Dovresti chiamarmi hyung."

"Neanche morto." disse, secco, distogliendo lo sguardo per nascondere le sopracciglia aggrottate.

Baekhyun rise di gusto. Il suo umore era tornato quello di sempre e pure il mal di testa era sparito. Durante il tempo che aveva passato a chiacchierare con Chanyeol aveva messo da parte stanchezza e qualsiasi malumore che lo aveva tormentato per tutta la prima parte della giornata. Gli pizzicava un po' la gola dopo tutto quel parlare del più e del meno ma era sopportabile. Adesso che gli era tornato il buonumore si sentiva molto più sereno ed energico.

"Sembri stare meglio adesso." disse Chanyeol. "Quando sei arrivato sembravi uno straccio ma adesso mi sembra ti sia passato."

"Era così evidente?"

"Eri molto silenzioso e serio. Più evidente di così." spiegò. "È successo qualcosa?"

Voleva sputare il rospo e rivelargli tutto ma non era sicuro se fosse la cosa più giusta da fare. Poteva parlarne con lui? In fondo, lui era il cugino di Jongin, magari era informato di qualcosa. O magari no? Essere cugini non significava sapere tutto dell'altro. Aveva paura che avrebbe combinato qualche sorta di guaio se glielo avesse detto. Ma aveva un bisogno disperato di parlarne con qualcuno e in quel momento Chanyeol sembrava la persona più indicata per ascoltarlo.

"Ieri sera ho incontrato tuo cugino Jongin." disse, infine. "Era nel campus della mia università. Si è seduto con me e abbiamo cominciato a parlare un po'."

"Jongin era alla tua università? E a fare cosa?" chiese, perplesso.

"Non lo so. In realtà, pensavo fosse uno studente iscritto lì."

"Jongin frequenta la Yonsei." spiegò.

Quindi i suoi dubbi erano fondati. Era venuto a posta per vedere lui. "Ah... capisco."

"Avete solo parlato?" chiese.

"Ad essere onesti, mentre eravamo seduti al campus ha iniziato a farmi tante domande. Ho pensato che fosse semplicemente curioso di conoscermi visto che il giorno prima non avevamo avuto occasione di presentarci per bene. Però poi…" esitò. "Mi ha proposto di mangiare insieme. Volevo rifiutare ma pareva ci tenesse così tanto e alla fine ho accettato."

Chanyeol lo ascoltò con attenzione mentre cercava di trovare le parole giuste per raccontargli cosa fosse successo la sera prima. Ad ogni parola, il timore cresceva il lui. "Solo che poi al ristorante ha detto una cosa strana. All'inizio pensavo mi stesse prendendo in giro ma poi ho capito che era del tutto serio. Ma ogni volta che ci penso stento a crederci."

"Cosa ti ha detto?"

Baekhyun deglutii e prese un bel respiro prima di parlare. "Ha detto che gli piaccio." disse. "E intendeva nel senso romantico del termine."

"Ti ha detto davvero così?" gli chiese Chanyeol, e Baekhyun annuì tenendo la testa bassa. Pregò di non aver detto qualcosa che doveva tenersi per sé. Chanyeol si passò una mano sul viso. "Cosa combina quel ragazzo." si lamentò.

"Hai solo questo da dire? Ti ho appena detto che tuo cugino si è confessato ma tu non sembri così sorpreso."

Sorpreso non lo era di certo. Mentre Baekhyun aveva raccolto tutto il suo coraggio e messo da parte qualunque tipo di imbarazzo per parlargliene, Chanyeol non sembrava sorpreso di quelle parole. "A dire il vero, non è la prima volta che Jongin fa una cosa del genere. Intendo confessarsi a una persona appena conosciuta." spiegò. "È molto impulsivo e raramente riflette prima di fare o dire qualcosa. Quando qualcuno attira la sua attenzione non riesce a trattenersi e si butta ancora prima di capire effettivamente la natura dei suoi sentimenti. Non lo fa con cattiveria. È solo fatto così."

"Eppure sembrava così serio." disse. "Dovevi vedere la sua faccia quando me lo ha detto. Nessuno avrebbe pensato che quello era lo sguardo di qualcuno che stava mentendo."

"Non fraintendermi, non intendevo dire che era tutta una bugia. Per come lo conosco io, in questo momento lui ha davvero una cotta per te."

"Quindi era vero! Diceva la verità!" esclamò. Un senso di agitazione si riversò in lui come un mare in tempesta. Sperava che almeno Chanyeol riuscisse a dargli qualche parola di conforto riguardo quella faccenda ma ricevette solo il contrario. "Come faccio, adesso? Dovrei dirgli che non ricambio i suoi sentimenti ma ho paura di spezzargli il cuore! Non ho mai rifiutato qualcuno, non so come si fa!"

Non aveva davvero mai rifiutato nessuno. Semplicemente perché non aveva mai ricevuto una confessione prima di quel momento. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto prendersi una cotta per lui. Perché mai qualcuno avrebbe avuto motivo di posare gli occhi su di lui con quelle intenzioni. Cosa devo fare?, pensò. Sussurrò quella domanda dentro la sua testa come se stesse implorando di ricevere aiuto.

Chanyeol gli arruffò i capelli già spettinati con una mano, come se avesse in qualche modo ricevuto la sua richiesta di conforto. "Diglielo e basta."

"Ma hai detto che molto probabilmente ha già una cotta per me. Non posso rifiutarlo come se nulla fosse. Potrei ferirlo."

"Lo ferirai ancora di più se dovesse illudersi di avere qualche speranza." spiegò. "Certe cose vanno dette subito, anche se possono ferire gli altri. Se si è davvero preso questa cotta per te, devi fermarlo fin che puoi. Prima che quella cotta diventi qualcosa di più. Allora, a quel punto, sarà più difficile sistemare le cose."

Aveva ragione. Essere sinceri in qualsiasi circostanza era una delle prime cose che gli aveva insegnato la nonna. Sii sincero con tutti, anche se dovessi crearti antipatie, anche se dovessi ferire qualcuno. Ma soprattutto, sii sincero con te stesso e così potrai esserlo con gli altri. La sincerità rimaneva ancora uno dei valori più importanti che gli erano stati insegnati.

"Però devi promettermi una cosa." Chanyeol interruppe i suoi pensieri. "Anche se è difficile, ti chiedo di dirglielo il prima possibile. Anche se non sembra, Jongin è un ragazzo estremamente fragile e ha sofferto molto in passato. Non potrei sopportare di vederlo soffrire di nuovo. Te lo chiedo come un favore personale."

Gli occhi di Chanyeol si fecero seri, più di quanto non li avesse mai visti prima d'ora. Non poté fare a meno di accontentarlo. "Va bene."

Il ragazzo accennò un breve sorriso. "Bene. Adesso devo andare." esortò.

"Di già?"

"Come 'di già'? Forse non te ne sei accorto ma il sole sta quasi per tramontare."

Il cielo si era lentamente ricoperto dei colori tipici del tramonto. Linee di rosso e arancione si increspavano nel blu scuro della notte che stava per arrivare. Quando si era seduto sulla panchina, quel giorno, il sole era ancora alto nel cielo, caldo e luminoso. Senza che se accorgesse, la luna era ormai prossima a sostituirlo per illuminare al suo posto la sera. Non pensava fosse passato tutto quel tempo. E così in fretta, poi. Era proprio vero che quando si passa un momento piacevole il tempo scorre troppo velocemente e con Chanyeol era stato bene. Ma mentre lo vedeva alzarsi dalla panchina per darsi una sistemata prima di andarsene, quel peso nel cuore ritornò.

"Vado a casa. Si è fatto tardi." dichiarò. "Non startene troppo in giro appena si farà buio. È pericoloso."

Baekhyun accennò un sorriso forzato. Non andartene, voleva urlargli. Ma con quale diritto? Lo aveva già trattenuto con le sue stupide chiacchiere oltre qualunque tempo consentito e chiedergli di rimanere ancora un altro po' era da maleducati. Non voleva approfittarsi della sua gentilezza. Perché era così ansioso all'idea di rimanere solo?

Chanyeol si rivolse nuovamente a lui. "Non hai niente da fare dopo, vero? Vieni, ti porto a mangiare qualcosa. Verrei divorato dal rimorso tutta la notte se ti lasciassi qui da solo con quel faccino triste."

Gli aveva letto di nuovo nel pensiero? Il suo cuore si riempii di un senso di sollievo e la gioia esplose nel suo viso con un sorriso più accecante del sole. Si alzò dalla panchina con un energico scatto e, con passo svelto, raggiunse Chanyeol che si stava già avviando verso l'uscita del parco.





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"Avrei dovuto saltare le lezioni e andarci di mattina." mormorò tra sé e sé, mentre sfogliava tra le sue playlist musicali del cellulare.

Nel primo pomeriggio, Jongin si era recato all'università di Baekhyun con la speranza di rivederlo e poter discutere di quello che si erano detti il giorno precedente. Quella conversazione era rimasta in sospeso ed era qualcosa che non riusciva a digerire. Non che si aspettasse di ricevere subito una risposta positiva o qualcosa del genere, non era semplicemente soddisfatto del modo in cui era riuscito a dirglielo. Quel semplice 'Mi piaci' non descriveva neanche la metà di quello che aveva iniziato a provare per lui.

Arrivato al campus, lo aveva aspettato per un paio d'ore, intrattenendosi con un paio di ragazze che si erano avvicinate dopo averlo visto tutto solo. Era anche riuscito a trovare il dipartimento di medicina e beccare qualcuno che diceva di essere un suo compagno di classe ma lo aveva informato che Baekhyun se n'era già andato da tempo. Non avendo il suo numero di telefono, non aveva modo di contattarlo.

Anche Chanyeol sembrava introvabile. La sua segretaria gli aveva detto che la riunione a cui doveva presentarsi nel pomeriggio era stata annullata e aveva deciso di staccare dal lavoro in anticipo e tornare a casa. E lui che voleva consolarsi chiacchierando un po' con suo cugino. Non gli aveva ancora detto nulla riguardo Baekhyun. Voleva trovare un modo abbastanza intelligente per dirglielo senza che Chanyeol finisse per urlargli dietro come era solito fare dopo che aveva fatto qualcosa che reputava una sciocchezza. Quella confessione così affrettata era sicuramente qualcosa che Chanyeol avrebbe definito un'idiozia.

Deluso e sconsolato, si avviò verso l'auto che aveva parcheggiato più distante dalla compagnia, qualche metro più avanti vicino alla caffetteria sulla stessa via. Aveva evitato di lasciarla nel parcheggio del KEG perché non voleva rischiare che suo padre lo vedesse e lo costringesse a restare per sbrigare del lavoro anche in uno dei suoi giorni 'liberi'. Non era proprio dell'umore. Fece partire la playlist musicale che aveva scelto e sbloccò l'antifurto dell'auto quando i suoi muscoli si paralizzarono di colpo, guardando oltre la vetrata della caffetteria di fronte. A un tavolo non troppo distante, accanto a una grossa pianta, Baekhyun se ne stava seduto a mangiare quella che sembrava una fetta di torta alle fragole con un grosso bicchiere di frullato alla frutta davanti. Seduto di fronte a lui c'era la persona che meno si aspettava di vedere in un posto come quello. Chanyeol se ne stava con le gambe accavallate, una mano teneva il suo tablet mentre l'altro braccio stava appoggiato su uno dei braccioli della poltrona su cui era seduto. Di fronte a lui aveva un bicchiere di succo d'arancia. Indossava uno dei soliti completi che utilizzava per andare al lavoro ad eccezione della cravatta. I primi bottoni della camicia bianca erano slacciati e i capelli non erano perfettamente ordinati come al suo solito ma conservava comunque la sua tipica eleganza

Ma a sconvolgerlo di più, fu il suo viso. La sua espressione era serena, calma, non era segnata dalla solita stanchezza. I suoi occhi non perdevano di vista Baekhyun nemmeno per un secondo, mentre quest'ultimo era impegnato a raccontare qualcosa con quel suo solito entusiasmo. Da quella distanza riuscì a vedere il luccichio negli occhi che aveva visto il giorno precedente mentre leggeva quel libro seduto al campus universitario. Sorrideva come al suo solito, pieno di vivacità. Chi non si aspettava di vedere con un sorriso stampato sulla faccia era Chanyeol. Non quel tipo di sorriso, almeno: piccolo ma dolce, spontaneo. Soprattutto sincero. Fin da quando aveva memoria, poteva giurare di non averlo mai visto sorridere così di fronte a una persona. I suoi sorrisi che era abituato a vedere erano forzati, spenti, mancavano di onestà. Che cosa stava succedendo lì dentro?

Una parte di sé, voleva entrare in quella caffetteria, raggiungerli e chiedere spiegazioni. Voleva sapere perché si trovavano insieme, di cosa stesse parlando Baekhyun con così tanta euforia e perché diavolo Chanyeol stesse sorridendo in quel modo di fronte a lui, come non aveva mai fatto con nessun'altro. Ma l'altra parte, lo aveva già costretto a salire in macchina e ad allontanarsi da quella scena il più possibile.





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Una volta tornato nel suo appartamento, Chanyeol appoggiò il tablet che aveva portato con sé dalla compagnia sul tavolino in vetro assieme alla cravatta che si era tolto nel pomeriggio e si buttò sul divano del salone. Aveva le spalle un po' indolenzite dalla stanchezza ma tutto sommato era stato peggio. Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e aprì l'agenda elettronica per controllare che tipo di giornata infernale lo aspettasse il giorno seguente. Due riunioni la mattina e qualche scartoffia da rivedere nel pomeriggio prima di essere spedita a dei clienti giapponesi. La riunione annullata di quel giorno era stata spostata per la settimana successiva. Non sembrava poi così pesante come giornata.

Tutto quell'ottimismo era insolito per lui. Cominciava a lamentarsi della giornata di lavoro successiva non appena ne finiva una, eppure quella sera non gli importava molto di quello che avrebbe dovuto sopportare l'indomani. Era solito tornare a casa quasi sempre con un sottile mal di testa ma quella sera la mente era limpida e rilassata. I muscoli del suo corpo gli imploravano di stendersi a letto ma non aveva molto sonno, nonostante non dormisse decentemente da parecchio tempo.

"Chissà se è riuscito a tornare a casa senza problemi." mormorò.

Baekhyun non aveva accettato il suo passaggio in macchina. Glielo chiese più volte ma lui rifiutò educatamente, dicendo che avrebbe preso un autobus per tornare a casa come faceva sempre. Gli aveva detto che non voleva arrecargli ulteriore disturbo. Non lo aveva reputato affatto un disturbo. Un po' lo metteva in pensiero l'idea di lasciarlo andare a casa da solo a quell'ora. Non aveva motivo di preoccuparsi, in fondo aveva scoperto che era più grande di lui. Sapeva badare a se stesso. Però non riusciva a liberarsi di quel senso di apprensione.

Era strano scrivergli un messaggio? Baekhyun gli aveva chiesto di scambiarsi i numeri di telefono se mai avesse avuto bisogno di qualche consiglio o indicazione riguardo a quella faccenda di Jongin di cui gli aveva parlato. Scrivergli per sapere se era tornato a casa sano e salvo era un po' insolito. Però era davvero turbato e aveva come l'impressione che non sarebbe riuscito a chiudere occhio se non lo avesse contattato. Aprì la chat e iniziò a digitare sul touchscreen del telefono poche semplici parole, niente di troppo impegnativo.

Sei già arrivato a casa?

Attese più di un paio di minuti, col telefono appoggiato sul petto, ma nessuna risposta era ancora arrivata. Quel senso di inquietudine cresceva ancora. Qualche istante dopo, un bip gli fece riafferrare il telefono di colpo.

Appena tornato, sano e salvo. \^o^/

"Chi cavolo usa ancora queste emoji di questi tempi." borbottò. Si grattò la testa, sorridendo e tirando un sospiro di sollievo. Era più grande di lui, certo, ma gli pareva di avere a che fare con un liceale ancora poco maturo. Non aveva il cuore così duro da lasciarlo al parco da solo, non dopo aver visto quello sguardo così triste. Voleva trovare un modo per levargli quell'espressione dal viso e per farlo, gli venne il mente la prima cosa che potesse risollevare il morale ad uno come lui: il cibo. Lo aveva portato a quella caffetteria non troppo distante da dove si trovavano. L'avevano raggiunta a piedi senza problemi. Un dolce era l'ideale per farsi passare il malumore. C'era voluto un po' per convincerlo a farsi offrire quelle due fette di torta e quel frullato che aveva ordinato per lui. Voleva a tutti i costi pagare la sua parte. Era proprio un osso duro, non poteva negarlo.

Anche dopo un intero pomeriggio passato a raccontargli qualsiasi cosa gli passasse per la testa, non si era ancora stancato di parlare. Stavolta si era concentrato su alcune sue disavventure al liceo. Le aveva raccontate con un tale entusiasmo, come se stesse narrando una grande avventura. Dove lo trovava tutto quell'entusiasmo nel parlare con gli altri. Era così avido di far conoscere se stesso e sapere degli altri, come una macchina instancabile e affamata di informazioni di qualunque genere.

Tutto sommato, era piacevole ascoltarlo. Tutta quella passione che metteva in ogni singola parola che scandiva risucchiava e costringeva ad ascoltare chiunque avesse davanti. Non ti permetteva di distogliere lo sguardo, ti incantava. Era come una sorta di incantesimo che ti incatenava alla sua voce. In occasioni diverse, avrebbe implorato il silenzio ma rimase ad ascoltarlo per tutto il tempo senza interromperlo. Non intervenne nemmeno. Se ne rimase là ad assorbire ogni singola frase e memorizzare le informazioni che riceveva. Interrompere quel pathos gli sembrava un imperdonabile peccato. All'improvviso, un altro suono proveniente dal cellulare lo distrasse dai suoi pensieri.

Buonanotte.

Stava per rispondere ma si trattenne in tempo, bloccando le dita. Rimase a fissare quel messaggio per qualche secondo. "Non dirmi che il tipo che scrive i messaggi della buonanotte agli amici." mormorò ancora. Si rimangiò quello che aveva pensato poco prima. Non aveva a che fare con un liceale, era come avere davanti un bambino. Almeno pareva essere tornato di buon umore. Quest'idea lo tranquillizzò molto. Non poteva liberarlo da tutto quel peso nel cuore ma almeno aveva riportato il sorriso sul suo volto spento. Gli aveva stretto il cuore vederlo così giù. Non voleva che ricapitasse, almeno non davanti a lui.

Ma perché doveva preoccuparene? Che motivo aveva di sentire quel senso di turbamento e agitazione dentro di sé se quel ragazzo era un po' giù di morale? Erano appena conoscenti, si erano visti pochissime volte. Quella era stata la prima volta che era riuscito a parlare con lui più di un'ora di seguito. Aveva scoperto di avere in comune con lui parecchie cose, più di quanto si aspettasse, ma non giustificava la preoccupazione che sentiva nei suoi confronti. Forse era perché era Jongin il motivo del suo malumore e, in qualche modo, si sentiva responsabile in quanto suo cugino e suo punto di riferimento. Quel ragazzo ne aveva combinata un'altra delle sue e lo aveva tenuto completamente all'oscuro. Avrebbe dovuto aspettarselo quando gli aveva fatto quelle domande su di lui. Semplice curiosità, aveva detto. Una bella strigliata non gliela avrebbe levata nessuno.

Si sollevò dal divano e posò il cellulare sul tavolo, dando un'ultima rapida occhiata a quel messaggio da poco ricevuto e il sorriso di Baekhyun gli ritornò in mente. Un calore sfociò dentro di lui, partendo dalla parte più profonda fino a raggiungere l'esterno delle guance. Scosse la testa e si strofinò gli occhi con le mani. Forse era la stanchezza e la carenza di sonno. Quelle continue sveglie giornaliere alle 6:30 del mattino diventavano sempre più pesanti da gestire anche per la sua giovane età.





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Aveva avuto difficoltà a chiudere occhio, quella notte. L'immagine di Baekhyun e Chanyeol seduti a quel tavolo della caffetteria, a ridere e scherzare come due amiconi di vecchia data, lo aveva disturbato ogni singola volta che tentava di chiudere gli occhi. Aveva passato ore ed ore a cercare di capire perché, minuti interminabili a dare una spiegazione a ciò che aveva visto. Quel sorriso che Chanyeol aveva mostrato davanti a Baekhyun era stato l'oggetto della sua insonnia.

Quello non era il solito Chanyeol, aveva pensato incessantemente. Su quello non aveva dubbi. Ma non riusciva a capire cosa fosse successo per portarlo a un tale cambiamento così improvviso. Fino a un paio di settimane prima, suo cugino aveva quel viso cupo e distaccato; adesso era come se fosse una persona diversa. Ne era felice, non c'era cosa che desiderasse di più al mondo che vedere Chanyeol felice come lo era da bambino, prima che la sua vita si sbriciolasse in mille pezzi in tenera età. Ma una parte dentro di sé era colma d'ansia. Ha sorriso… ma perché proprio davanti a Baekhyun?

Quei pensieri martellarono il suo cervello, anche dopo essere uscito dall'ascensore che lo aveva portato al 26° piano del KEG. Era una delle giornate in cui era obbligato a presentarsi alla compagnia ma quel giorno, ancora più delle altre volte, non voleva essere lì. Non per il lavoro, non per le istruzioni che doveva memorizzare. Non voleva vedere Chanyeol. Era l'ultima persona che voleva vedere.

Di fronte all'ufficio del cugino, esitò per qualche secondo prima di bussare. Come doveva comportarsi con lui? Chanyeol non sapeva che lo aveva visto il giorno prima. Non sapeva nulla di tutta la faccenda. Che faccia doveva fare di fronte a lui? Doveva tenersi tutto dentro o chiederglielo? Forse stava solo viaggiando con la fantasia. Stava immaginando cose che non doveva immaginare. Era Chanyeol, dopotutto. Lui non gli avrebbe tenuto nascosto niente, specialmente se si trattava di cose importanti.

Raccolse tutto il coraggio che poteva e bussò alla porta, dopo aver preso un enorme respiro. Chanyeol era al solito davanti al suo computer, intento a scrivere qualcosa sulla tastiera. Quando lo sentì entrare, sollevò gli occhi verso di lui. "Sei in ritardo." disse.

"Ho fatto fatica ad alzarmi, oggi." mentì.

"Hai fatto le ore piccole, stanotte? Sei stato andato da qualche parte?"

"No. Avevo solo un po' d'insonnia."

Chanyeol distolse lo sguardo dallo schermo e si fermò un attimo. "Insonnia? Perché? Sei stato male in questi giorni?" chiese.

Sempre quel tono preoccupato quando parlava con lui. Chanyeol poteva essere un po' freddo con gli altri ma con lui tirava fuori il suo lato protettivo da fratello maggiore mancato. Doveva ammettere che un po' gli faceva piacere. Per uno come lui che era cresciuto senza le attenzioni dei genitori, ricevere tutte quelle attenzioni lo riempiva di gioia ma lo metteva anche in imbarazzo. Aveva già 22 anni e avere qualcuno che gli stesse dietro come mammina apprensiva non era qualcosa di cui vantarsi. A volte lo faceva sentire un po' stupido.

"Siediti qui davanti. Ho bisogno di parlarti."

Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata mentre si accomodava sulla poltrona. "C-Che succede?" balbettò.

"Non devi dirmi niente?"

"Cosa dovrei dirti?"

"Che ne so, forse quello che hai fatto due giorni fa." disse, con gli occhi fissi su di lui in modo accusatorio. "Hai dimenticato di esserti confessato a Baekhyun? Mi pare che tu sia informato parecchio sul suo conto, ultimamente.

"Come fai a saperlo?"

"Quindi lo confermi."

Si morse la lingua. Voleva essere lui stesso a parlargliene ma Baekhyun lo aveva battuto sul tempo. "Quando te lo ha detto?"

"Questo non importa. Si può sapere cosa ti è passato per la testa? Jongin, non sei più un ragazzino!" lo rimproverò.

"Cosa ho fatto di male? Gli ho solo detto quello che provavo. Sono stato onesto."

"Ti rendi conto che lo hai conosciuto appena qualche giorno fa?"

"Sì."

"E ti rendi conto che è impossibile innamorarsi di una persona in così poco tempo?"

Baekhyun gli aveva detto esattamente le stesse cose. "Non c'è una legge che dice quanto tempo serve per innamorarsi di qualcuno. A me è piaciuto subito e questo basta." rispose, con un tono impertinente.

Chanyeol si passò una mano sul viso, strofinando appena gli occhi stanchi a causa del computer. "Ti sei fermato a pensare per un attimo a Baekhyun? Ti sei chiesto almeno per un momento quali fossero le sue preferenze, ad esempio?"

"No, ma…"

"Niente ma." lo bloccò, alzando di poco la voce e sospirò. "Jongin, hai questo difetto di agire sempre prima di riflettere. Quando si decide di stare a contatto con le persone bisogna tener conto anche dei loro sentimenti. Tu ti sei dichiarato a Baekhyun senza sapere nemmeno se magari sta già con qualcuno o gli interessa un'altra persona. Potrebbero anche non piacergli gli uomini." precisò. "Non puoi buttarti in questo modo su una persona senza riflettere su queste cose. Devi imparare a considerare anche gli altri e non solo te stesso."

Che c'era di male a pensare di più a se stessi? Anche le altre persone non facevano altro. L'essere umano è egoista, pensa solo al proprio benessere e spesso a discapito della felicità dell'altro. Già in passato aveva sperimentato cosa si provasse a dedicarsi interamente ad una persona, dimenticandosi di se stessi. Credeva che quando si amava, si dovesse dare tutto all'altra persona, corpo e anima, e che la propria felicità dovesse essere messa su un gradino più in basso. Era questo il tipo di amore che aveva conosciuto in passato ed era finito per provare il più grande dolore della sua vita e temeva di riprovarlo. Si era promesso che mai più avrebbe permesso a se stesso di dimenticarsi della sua felicità. Lui sarebbe sempre dovuto stare un gradino più in alto.

"Non riuscirai a farmi cambiare idea." disse, infine.

"Questo lo so. Ma non vorrei che fosse la dura realtà a riuscirci."

Smettila di preoccuparti per me, voleva urlargli. Il tempo aveva in parte guarito le sue ferite. Adesso era in grado di sopportarle da solo. Era tornato a camminare a testa alta, stava piano piano riprendendo in mano le redini della sua vita nell'ultimo anno e mezzo. Aveva ripreso a sorridere come faceva prima. Ma gli mancava sentire quel calore che si provava ad essere stetti al petto di qualcuno e sentire il suo affetto fuoriuscire da ogni poro. Implorava di essere amato da qualcuno e nel momento in cui aveva conosciuto Baekhyun sperava fosse lui a dargli quell'amore che cercava così disperatamente. Ma dalla sera precedente, un macigno nel cuore lo stava tormentando. Quella sensazione che si prova quando qualcosa ti sta per sfuggire dalle mani ancora prima di riuscire ad afferrarla.

"Adesso devo andare nell'ufficio di mio padre. Ha detto che doveva darmi qualcosa da fare." dichiarò. Si sollevò dalla poltrona e si bloccò poco prima di afferrare la maniglia della porta, pronto ad uscire. Una domanda era bloccata sulla punta della sua lingua, una domanda che temeva di fare. Temeva una risposta non onesta ma Chanyeol non era il tipo da dirgli bugie, non lo aveva mai fatto. Lui era sempre stato un sostenitore dell'onestà in qualunque circostanza. No, Chanyeol non gli avrebbe mai e poi mai detto una bugia. "Hyung, posso chiederti una cosa?"

"Cosa vuoi chiedermi?" rispose, distogliendo lo sguardo da un paio di fogli per concentrarsi su di lui.

"Che stavi facendo ieri sera?" La domanda gli uscì tutta d'un fiato. Temeva che esitando anche solo per un istante, non sarebbe più riuscito ad aprire bocca.

"Perché ti interessa?"

"Ieri sono passato di qui nel tardo pomeriggio ma la tua segretaria mi ha detto che non c'eri."

"Hanno annullato una riunione e sono uscito prima. Avresti potuto chiamarmi, se avevi intenzione di venire."

"Hai ragione." disse. Prese un altro grosso respiro. "E quindi, cosa hai fatto dopo essere uscito?"

Chanyeol non rispose subito. Attese qualche istante prima di parlare. "Sono tornato a casa." rispose. "Perché?"

Jongin si sforzò di mostrare un sorriso, il più convincente che poteva, mentre uno strano groppo alla gola gli bloccò l'aria. "Ero solo curioso. Tutto qui." disse, infine. Senza aggiungere altro, si voltò e uscì dall'ufficio, chiudendo la porta dietro di sé. Uno strano senso di nausea lo colpì, così come un lieve giramento di testa. Le mani gli tremavano mentre cercava di calmarle, tenendole strette in due pugni. A piccoli passi, si avviò verso l'ascensore e invece di premere il numero 25 che lo avrebbe portato al piano in cui si trovava l'ufficio di suo padre, premette il tasto che lo portava al terrazzo della compagnia. Aveva bisogno d'aria. Si allentò il nodo della cravatta, prendendo grossi respiri ma era come se la gola si fosse bloccata. Dentro di sé sapeva di star esagerando ma non poté fare a meno di sentirsi in qualche modo tradito. Chanyeol aveva mentito e lo aveva fatto con un sorriso sul volto.







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Nota dell'autrice.



Piccola curiosità: Baekhyun ha 24 anni perché la storia è ambientata nel 2016 (anno in cui ho iniziato a scrivere per la prima volta questa storia) e quindi tutti gli altri personaggi seguiranno lo stesso criterio. Inoltre, per le età dei personaggi sto utilizzando il conteggio internazionale (e non quello coreano) per non creare confusione.

Grazie per aver letto anche questo capitolo. Spero di vedervi anche per il prossimo.

   
 
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