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Autore: Abby_da_Edoras    13/06/2020    7 recensioni
Questa è una minilong Starker (la prima di due) che ha lo scopo di modificare il finale di Endgame e di dare un lieto fine a tutti i personaggi. Questa prima storia in quattro parti avrà un finale aperto perché poi ce ne sarà una seconda, conclusiva. La storia si svolge mesi dopo la battaglia finale contro Thanos e la morte di Tony e Natasha. Peter non si è mai ripreso dal trauma subito e passa le giornate chiuso nella sua stanza, senza contatti con nessuno, deciso forse a lasciarsi morire. Un giorno, però, a casa sua arrivano Fury e Coulson e lo portano al quartier generale degli Avengers perché devono parlargli e allora... cambierà tutto?
Pairing: Tony Stark/Peter Parker; Pietro Maximoff/Bruce Banner (accenni).
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Bruce Banner/Hulk, Nick Fury, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Capitolo secondo

 

Once in my lifetime there's so much to give
So much to live in stolen moment
Asking now for another way not to feel pain
'Cause sorrow helps morning light guide the night away!

(“Luna my darling” – Amberian Dawn)

 

Nick Fury si presentò la mattina seguente alle dieci in punto, accompagnato da un signore distinto che fece un’ottima impressione a zia May: si trattava, appunto, di Phil Coulson.

“Buongiorno, signora, e scusi per l’ora inopportuna” disse Coulson molto gentilmente e con un sorriso accattivante. “Io sono Phil Coulson, vicedirettore dello S.H.I.E.L.D. e conosce già il nostro direttore Nick Fury.”

La donna appariva imbarazzata e confusa di fronte alla gentilezza dell’uomo, era abituata ai modi bruschi e scontrosi di Fury… e, ovviamente, proprio per quello Coulson aveva deciso di parlare per entrambi. La situazione era molto delicata ed era meglio che May fosse nella miglior disposizione d’animo possibile!

“Oh, sì, buongiorno. Sì, ecco… prego, accomodatevi” disse la zia May, già completamente affascinata da Coulson. “Desiderate un caffè o qualcos’altro? Avete fatto colazione? Potrei offrirvi un dolce che è la mia specialità…”

“NO, grazie!” intervenne Fury, che ricordava di aver sentito parlare Tony a proposito di un orrendo dolce del quale May Parker andava tanto fiera.

“Signora, saremmo veramente felici di poterci sedere a fare colazione, ma purtroppo abbiamo molta fretta. Sa, si tratta dello S.H.I.E.L.D. e sono sempre situazioni molto delicate” lo interruppe Phil Coulson prima che rovinasse tutto. “Peter è già pronto, spero.”

“Credo di sì, vado a vedere” rispose May, tutta sorridente. “Ma, nel frattempo, se volete potete servirvi da soli intanto che io chiamo Peter.”

Fury e Coulson furono salvati giusto in tempo dall’arrivo del ragazzo, che in effetti era già pronto da almeno un’ora, innervosito perché non riusciva a capire cosa mai lo S.H.I.E.L.D. potesse volere da lui e soprattutto consapevole che lui, tanto per cominciare, non voleva avere più niente a che fare con S.H.I.E.L.D., Avengers e compagnia!

“Sì, sono qui, sono pronto” disse Peter, manifestandosi in cucina come una sorta di apparizione.

E, in effetti, tanto Fury quanto Coulson rimasero per qualche attimo interdetti nel vederlo. Erano passati ormai diversi mesi dall’ultima volta in cui si erano incontrati, al funerale di Tony Stark per l’appunto, ma nel frattempo sembrava che anche Peter fosse morto e riportato in vita sotto forma di zombie o poco più. Per fortuna si era dato una sistemata rispetto ai mesi che aveva trascorso per casa, si era fatto la doccia, pettinato e indossava jeans e una camicia a quadretti blu sopra una maglietta… si vedeva comunque che aveva perso almeno quattro o cinque chili, aveva le occhiaie e il volto pallidissimo dove spiccavano enormi i tristissimi occhi nocciola che parevano aver perso tutta la loro luce.

“Ecco Peter!” annunciò la zia May, spezzando quel clima imbarazzante. “Bene, allora direi che potete andare. Aspetta, hai fatto colazione?”

“Sì, zia, ho mangiato due biscotti con un bicchiere di latte” rispose Peter. Non gli importava che Fury e Coulson sentissero come si era ridotto, del resto era anche colpa loro, era colpa di tutti… Come pensavano di rimediare adesso?

I due uomini dello S.H.I.E.L.D. si scambiarono un’occhiata significativa, poi decisero di non perdere altro tempo in chiacchiere e convenevoli e di svolgere la loro missione. Anzi, vedendo come era conciato Peter forse avevano aspettato anche troppo, forse avrebbero dovuto… ma era inutile pensarci adesso, ora tutto si sarebbe risolto.

“Bene, ragazzo, allora se sei pronto possiamo andare, l’auto ci sta aspettando e abbiamo diverse cose da fare” disse Fury, prendendolo per un braccio con una delicatezza che non ci si sarebbe aspettati da uno come lui.

“Quando potrà tornare a casa?” domandò subito zia May.

“Non si preoccupi, signora, sarà Peter stesso a chiamarla per dirle se potrà rientrare entro stasera o se ci vorrà qualche giorno” le rispose gentilmente Coulson. Sapeva che, se le cose fossero andate come speravano, Peter avrebbe anche potuto decidere di non tornare a casa per un po’, ma non era il caso di dirlo alla donna, già tanto preoccupata. “Arrivederci, signora, grazie ancora per la sua disponibilità e non tema per Peter, anzi, forse questa sarà un’occasione per farlo stare meglio. Sono molto felice di averla conosciuta e spero di rivederla presto.”

“Oh, sì, beh, anch’io!” ribatté zia May. “Ciao, Peter, ci sentiamo, allora.”

“Ciao, zia” disse il ragazzo, senza lo stesso entusiasmo. Ecco, ci mancava solo che sua zia si prendesse una sbandata per Phil Coulson…

Peter si sentiva frastornato dopo tanti mesi che non usciva di casa e non si rese nemmeno bene conto di ciò che succedeva. Aveva la vaga sensazione che Fury e Coulson lo scortassero verso la macchina come se fosse un detenuto, li sentiva parlare ma non riusciva a capire bene nemmeno che cosa stessero dicendo. E quel poco che riusciva a capire gli sembrava un’assurdità.

“Ti farà piacere vedere come abbiamo fatto ricostruire e perfezionare il quartier generale degli Avengers” stava dicendo Coulson, sempre sorridendo. “Adesso è ritornato in piena attività e quasi tutti gli Avengers sono tornati a vivere là. Sarà bello incontrarli, no?”

Per niente. Non voglio vedere nessuno degli Avengers, non voglio vedere il nuovo quartier generale, voglio soltanto tornare a casa e dimenticare tutto, stava pensando Peter mentre Coulson continuava a chiacchierare amichevolmente.

“E, nel frattempo, io e Phil ti racconteremo una storia, una storia che è iniziata più di otto anni fa” intervenne Fury.

Una storia? Non sono un bambino, non ho bisogno che mi raccontiate le favole per tenermi buono, avrebbe voluto rispondere Peter, ma era troppo faticoso anche fare polemica, meglio lasciare che facessero quello che volevano, che lo portassero dove avevano deciso. Lui si sarebbe chiuso nella sua bolla, non avrebbe parlato con nessuno e, alla fine, si sarebbero pur decisi a riportarlo a casa, no? Quello non era mica un sequestro di persona! Anche se, quando c’era di mezzo lo S.H.I.E.L.D., non si poteva mai dire con certezza…

Il viaggio in macchina era lungo e Peter, che non era più abituato a stare in auto per tanto tempo, cominciava ad avvertire un vago senso di nausea. Tra lo stordimento, il malessere che provava e il senso di vuoto assoluto in cui viveva ormai da mesi, gli arrivò alle orecchie e in qualche punto non meglio precisato del cervello una storia assurda su un progetto dal nome esotico voluto da Coulson e Fury. Questo progetto era stato ideato per essere attivato in caso di morte di un Avenger e prevedeva l’uso di DNA alieno per scopi medici.

Sentendo nominare DNA alieno Peter cominciò a credere sul serio che tutto quello fosse soltanto un sogno. Prima che tutto andasse in pezzi nella sua vita, il ragazzo era stato un vero nerd, amante dei film e delle serie TV più originali e creative, dal Doctor Who a Outer limits passando per Ai confini della realtà e chi più ne ha più ne metta. Da ragazzino aveva passato nottate intere a guardare episodi su episodi, spesso con l’amico Ned e una ciotola gigante di popcorn; negli ultimi due anni, poi, era stato un altro il compagno delle sue maratone televisive, era stato il signor Stark…

Su questo pensiero le connessioni di Peter si interruppero, non doveva pensarci più.

Molto bene, quello era evidentemente un sogno ispirato a qualche episodio di una delle sue serie TV preferite e, chissà per quale motivo, Coulson e Fury facevano parte del suo sogno e gli stavano raccontando di aver estratto dei campioni dal cadavere di un alieno, un certo Kree o qualcosa del genere. Sì, era decisamente un sogno e anche dei più assurdi, visto che adesso Fury stava raccontando di aver fatto sviluppare ai suoi scienziati un sistema per utilizzare i campioni di DNA alieno che permettevano la rigenerazione del tessuto cellulare e di averli usati proprio su Coulson, ucciso da Loki nel 2012 durante l’attacco a New York.

“Io sono la prova vivente, è proprio il caso di dirlo, del successo di questo progetto” disse Coulson, soddisfatto. “Loki mi aveva ucciso e io sono rimasto cadavere per giorni prima che le operazioni segrete derivanti dal DNA Kree avessero effetto e i miei tessuti cellulari si rigenerassero completamente, ma è andato tutto bene e adesso eccomi qui, più forte e resistente di prima proprio grazie alla commistione tra il DNA Kree e il mio!”

Ecco, questo dimostra ancora di più che è tutto un sogno. Chi ha mai sentito una storia più cretina di questa? pensò stancamente Peter, mentre l’auto giungeva finalmente al ricostituito quartier generale degli Avengers. E adesso non dovrei svegliarmi?

Ma, invece di svegliarsi, Peter si ritrovò fuori dalla macchina e di fronte al grande edificio, perfettamente ricostruito e all’avanguardia, quel luogo in cui aveva desiderato non mettere mai più piede. Se avesse potuto, il ragazzo avrebbe chiesto che gli venissero strappati tutti i ricordi legati a quel posto e alla persona con la quale ci aveva vissuto. Non voleva nemmeno più nominarlo, anche quello gli faceva troppo male. E la sofferenza che si rinnovava, attraversandogli tutto il corpo come una linfa gelida e velenosa, fece capire a Peter che, nonostante la storia assurda ascoltata da Fury e Coulson, quello comunque non era un sogno.

Cosa significava, allora?

Phil Coulson era morto ed era stato riportato in vita grazie a parti di DNA alieno?

Ma perché? Che cosa era, dunque, adesso Phil Coulson, un mezzo alieno? Tipo quelli dei suoi film di fantascienza, una sorta di Invasione degli ultracorpi?

E, soprattutto, perché diavolo gli avevano raccontato questa storia e lo avevano portato nell’unico posto in cui non sarebbe mai più voluto tornare?

“Senti, Peter, se ti abbiamo raccontato tutto questo c’è un motivo” disse Coulson, conducendo gentilmente il ragazzo verso l’ingresso dell’edificio. Sì, in un certo senso lui e Fury dovettero quasi spingercelo, ma cercarono di farlo nel modo più cortese possibile.

“Ah, sì? E quale?” domandò Peter, immaginando che fosse quello che i due uomini attendevano di sentirgli chiedere. In realtà a lui non poteva fregare di meno di sapere della morte e resurrezione di Phil Coulson…

“Phil, non c’è un modo più semplice per dirglielo, diciamoglielo e basta” tagliò corto Fury, mentre continuavano a condurre il ragazzo nei corridoi del grande edificio.

Coulson fece finta di non averlo sentito. Per la miseria, Fury era proprio un insensibile! Non aveva visto com’era ridotto quel povero ragazzo? E loro sapevano bene perché. In quei lunghi mesi, più volte i due uomini avevano discusso su quel preciso argomento: secondo Coulson, Peter avrebbe dovuto sapere, almeno avrebbe avuto una speranza a cui aggrapparsi invece di lasciarsi andare in quel modo; secondo Fury, al contrario, era necessario attendere per verificare che le cose fossero andate nel modo migliore possibile prima di metterlo a parte della cosa, altrimenti Peter avrebbe potuto anche subire uno shock ancora peggiore.

“Dove mi state portando?” domandò di nuovo Peter, guardandosi intorno. Era sempre più agitato, non voleva stare in quel posto, era stato ricostruito troppo bene e i ricordi lo stavano assalendo, distruggendo quel minimo controllo di sé che era riuscito a mantenere fino a quel momento. Ecco… no, quella era la sala TV dove avevano visto tanti telefilm e quella laggiù era… sì, era la sua stanza. E adesso perché, perché, in nome del cielo, lo stavano conducendo proprio verso quello che era stato lo studio del signor Stark?

“Ascoltami bene, Peter, come ti ho detto io stesso ho fatto questa esperienza e ne sono uscito addirittura migliore di prima…” disse Coulson.

“Abbiamo aspettato tutti questi mesi perché io volevo essere sicuro… non volevo darti una delusione, ragazzo” intervenne Fury.

“La verità è che il Progetto T.A.H.I.T.I. era stato pensato, appunto, per riportare in vita uno degli Avengers nel caso in cui fosse rimasto ucciso in una missione…” fece Coulson.

“Ed è stato esattamente quello che abbiamo fatto in questi ultimi mesi…” continuò Fury.

“Le procedure mediche sono sicure al cento per cento, io ne sono la prova, e il DNA alieno permette al corpo umano di rigenerarsi, rendendolo ancora più forte di prima” riprese Coulson.

“Il Progetto T.A.H.I.T.I. è stato un successo ed è servito proprio allo scopo per il quale era stato pensato, ha riportato in vita un Avenger, o meglio, uno dei fondatori degli Avengers” aggiunse Fury.

Erano ormai arrivati a pochi passi dalla porta dello studio che era stato di Tony Stark. Peter ne aveva abbastanza di quel posto e di tutte le chiacchiere dei due uomini. Si divincolò, strappandosi dalle mani che lo stavano guidando verso un luogo dove non voleva andare.

“Insomma, adesso basta! Cosa volete da me? Cosa volete dirmi? Perché mi avete portato qui?” esclamò, esasperato.

Tutti rimasero immobili per un istante quando la porta dello studio si aprì e, sulla soglia, apparve l’inconfondibile figura di Tony Stark, un Tony Stark in perfetta salute, anzi, a volerla dire tutta anche un tantino ringiovanito, come se il DNA alieno lo avesse non solo riportato in vita, ma anche riportato indietro di almeno cinque anni. Esibiva il suo solito sorriso strafottente, ma la sua espressione cambiò totalmente quando vide Peter… o meglio, quello che di Peter restava dopo quei mesi d’inferno.

“Pete… cosa ti è successo? Come stai? Io non sapevo, non mi avevano detto niente, avrebbero dovuto avvertirti prima, io… Dai, vieni dentro, ragazzo, abbiamo un milione di cose da raccontarci, no?” disse l’uomo, travolto da emozioni contrastanti, la gioia di rivedere il suo ragazzino mescolata al dolore di trovarlo così deperito e sofferente… con la consapevolezza che, se Peter aveva patito tanto, era stato solo perché aveva perduto lui.

“Ecco, questo è quello che volevamo dirti, Parker” disse Fury, con un tempismo poco opportuno. “Abbiamo riportato in vita Tony Stark.”

Fine capitolo secondo

 

 

 

   
 
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