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Autore: LondonRiver16    14/06/2020    5 recensioni
Sam e Gabriel avevano detto addio all’appartamento in Salisbury Willows tre anni prima. Ai loro occhi, l’opera di raggranellare i risparmi, chiedere un prestito, comprare un’abitazione con gli interni da ristrutturare e trasferircisi ben prima di aver allacciato le utenze era stata la promessa più consistente e tenace che avessero fatto l’uno all’altro, i voti anticipati di un matrimonio e di un futuro famigliare su cui non avevano ancora riflettuto in termini concreti. Non ancora, almeno.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Briciole di crostata sulle lenzuola'
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3. Camomilla

 

Quelle tre apparentemente semplici, comuni parole non avevano ancora finito di riecheggiare nell’aria tiepida della casa quando il respiro si bloccò in gola a entrambi i testimoni. Se Sam non fosse stato tanto impegnato a tenere a bada l’intensità della propria reazione, quando si voltò verso Claire con le labbra schiuse per lo stupore, avrebbe notato che il corpo di Gabriel accusò un mancamento di mezzo secondo prima che i suoi occhi fuori dalle orbite si posassero sulla sua ora mortificata sorella.

No, non poteva aver sentito bene. Quella era sua sorella. La sua sorellina.

Il silenzio divenne un compagno scomodo su cui fare affidamento in quel corridoio improvvisamente troppo stretto, ma ciò avvenne diversi secondi prima dell’istante in cui Gabriel recuperò l’abilità di emettere suoni vagamente comprensibili.

Ad ogni modo, quando finalmente ci riuscì, Sam si sorprese a desiderare che si fosse concesso un po’ di tempo in più per riprendersi. Forse, in quel caso, sarebbe riuscito ad articolare qualcosa di meglio del verso strozzato che Claire ottenne come prima, vera risposta alla propria rivelazione.

- C-che?

La ragazza, ormai schiacciata dagli sguardi che gli altri due le tenevano puntati addosso, indietreggiò un poco verso la soglia del bagno. Per un attimo sembrò che la pressione che le era stata calata addosso fosse abbastanza da spingerla a barricarcisi di nuovo dentro. Ma Claire non era il tipo di persona che fugge a lungo prima di decidere di combattere, ricordò Sam non appena la vide prendere un respiro profondo e rialzare la testa per affrontare lo sguardo sconvolto di cui suo fratello maggiore la stava rendendo oggetto.

- Non posso prendere medicine, perché aspetto un bambino - rielaborò la ragazza, e tutti poterono accorgersi di quanta energia stesse mettendo nel tentativo di non vacillare sul ciglio di quelle parole.

Gabriel espulse l’aria dai polmoni come se fosse rimasto in apnea fin troppo a lungo e Sam pensò che, se solo il suo viso fosse diventato appena appena più cereo e la sua fronte più lucida di sudore, sarebbe stato lui quello che avrebbe avuto bisogno di sdraiarsi e prendere qualcosa per sentirsi meglio. Preoccupato dall’immobilità del fidanzato, Sam gli mise una mano sul braccio e strinse appena, travestendo l’intento di sorreggerlo da semplice gesto di conforto. Gabriel era come congelato con gli occhi fissi su Claire, la quale però non aveva nessun potere di sbloccare la situazione.

- Forse è meglio se torniamo in salotto - suggerì allora Sam, tenue come una piuma per paura di far detonare quell’equilibrio così precario.

Pur essendo ancora scioccato dalla notizia, aveva la bizzarra sensazione che senza un suo intervento Gabriel si sarebbe presto trasformato in una bomba ad orologeria. Perlomeno, questo era ciò che si intuiva dalla sua inconsueta espressione granitica e dalla tensione lancinante dei suoi muscoli.

- Così possiamo sederci e parlarne con calma - aggiunse, facendo un cenno con la testa in direzione delle scale per chiedere a Claire di venirgli in soccorso aprendo le danze.

La giovane rivolse un ultimo sguardo avvilito al volto immobile di suo fratello prima di arrendersi all’ineluttabile e accogliere la supplica implicita di Sam. Fu così che superò Gabriel per avviarsi lungo le scale, verso il piano inferiore, a capo chino.

Sam avrebbe voluto farle forza, infonderle coraggio, aggiungere che sarebbe andato tutto bene. Peccato che ancora non se la sentisse di scommettere su quello scenario a cuor leggero. L’atteggiamento difensivo e schivo di Claire era comprensibile, date le circostanze, ma la reazione di Gabriel cominciava a spaventarlo. La particolarità che lo terrorizzava, in particolare, era il silenzio del fidanzato. Se Gabriel era a corto di parole, tanto valeva che il mondo cambiasse senso di rotazione, perché c’era qualcosa di profondamente sbagliato che aleggiava nell’aria.

Sam stava cominciando a pensare che avrebbe dovuto scuoterlo per strapparlo a quello stato di trance, quando finalmente il maggiore si mosse. Ma il risveglio di Gabriel consistette soltanto in un passo di lato, come se fosse alla ricerca di una stabilità almeno corporea, e nella mano che l’uomo si portò al volto per potersi massaggiare la fronte con fare improvvisamente dolente.

Sam stava morendo dalla necessità di farlo sentire meno solo, ma, non avendo idea di cosa avrebbe potuto dire per riuscirci, se ne uscì con quello che risultò essere appena un mormorio.

- Gabe…

- Va tutto bene. Tutto bene - replicò però il suo fidanzato in un attimo, alzando una mano nella sua direzione per trattenerlo dall’inoltrarsi in quel vicolo cieco. - Sto bene.

La sua voce era un soffio, ma Gabriel non lasciò a Sam il tempo di fargli notare quanto quel dettaglio fosse in contrasto con le sue asserzioni. Non era pronto ad analizzare la propria situazione emotiva, non ancora. Ciò di cui aveva bisogno, prima, erano risposte e fu per questo che senza aggiungere altro scivolò via dalla presa leggera delle dita del compagno per seguire la sorella verso il piano terra. Sam, da parte sua, si concesse un respiro profondo prima di seguirlo.

Quando arrivarono in salotto, Claire aveva preso nuovamente posto sul divano. Se tutti non avessero avuto il cuore appesantito dalle ultime novità, Sam avrebbe anche potuto credere che la ragazza fosse appena entrata dalla porta e si fosse accomodata in quello che sembrava essere il suo angolo preferito, nell’ansa del sofà. La preoccupazione sul suo viso, dopotutto, era solo un po’ più marcata di quella di cui Sam era stato testimone qualche decina di minuti prima, quando lui si era assentato per prendere dell’acqua e i timori della ragazza le avevano spento il sorriso.

Se Sam si sedette sul terzultimo gradino della scalinata per non intimorire Claire stando in piedi come un genitore sull’onda di una paternale, Gabriel parve non avere di questi pensieri. Infatti scansò ogni premura e marciò deciso fino al centro del soggiorno, fermandosi soltanto per non andare a sbattere contro il tavolino basso che lo separava dal divano.

- È vero? Dimmi che non è vero - furono le prime parole che rivolse alla sorella, cercando l’attenzione dei suoi occhi fissi sul pavimento.

Claire, per quanto abbattuta, dinnanzi a quell’uscita non gli risparmiò un’occhiata storta.

- Perché mai dovrei venirmene fuori con una balla del genere?

- Per giocarmi il tiro peggiore del decennio! Sarebbe da te - ribatté prontamente Gabriel, acre malgrado fosse chiaro dal suo tono che una parte di lui sperava ancora che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto.

Infatti, dopo essere scattato, rimase a fissare Claire, come in attesa che la giovane saltasse in piedi e si mettesse a ridere ai suoi danni, sgonfiando tutta quella paura. Quando tutto ciò che ottenne fu il medesimo sguardo affranto di un momento prima, Gabriel chiuse gli occhi per un momento, si portò una mano alla bocca e bisbigliò qualcosa di incomprensibile prima di tornare alla sorella con uno sguardo che Sam non avrebbe saputo se definire severo o sull’orlo del pianto.

- Come diavolo è successo? - chiese in tono devastato, e Claire alzò un sopracciglio e diresse lo sguardo verso Sam in cerca di supporto prima di tornare al fratello con un pizzico di impazienza in più.

- Sarai anche gay, ma penso tu sappia come succede.

Di fronte a quel briciolo di ben nota impertinenza, Gabriel colpì l’aria davanti a lui con la mano con fare insofferente.

- Hai capito cosa voglio dire.

Messa all’angolo, Claire sospirò prima di arrendersi scrollando le spalle.

- C’è stata questa festa, al mio campus, e c’era questo ragazzo. Ci piacevamo ed è successo, - raccontò, talmente rapida e sintetica che sia Sam che Gabriel dovettero trattenersi a forza dall’interromperla per porle ulteriori domande, - ma avevamo bevuto troppo e non siamo stati abbastanza attenti. Non so neanche come fa di cognome. So solo che è europeo. Irlandese, credo. Era qui per un periodo di studio all’estero. Dopo la festa, non l’ho più rivisto. E non mi interessa farlo - concluse, e lo stoicismo con cui tirò le fila di quella breve esposizione sarebbe bastato a mettere a tacere tutti i presenti.

Se solo Gabriel non fosse stato sul piede di guerra.

- Quando è successo? - tornò infatti all’attacco il maggiore, incrociando le braccia sul petto.

La gravità della sua espressione stava diventando più salda, notò Sam dalla base delle scale, man mano che Gabriel riusciva a coprire lo shock iniziale – che comunque era ben lontano dall’aver superato – con una patina di austerità che Sam non gli aveva mai visto mettere in campo con sua sorella.

L’aveva beccata a bere un daiquiri con più rum che fragole all’età di sedici anni e a condividere la sua prima canna con un amica a diciassette, ma in entrambi i casi aveva affrontato la situazione con l’allegra serenità di sempre, riuscendo a mettere in piedi per Claire un discorso sulle responsabilità talmente lieve e condivisibile che non l’aveva allontanata né infastidita. A quanto pare, però, perfino la sportività di Gabriel aveva un limite.

Anche Claire dimostrò di essersene resa conto, quando si inumidì le labbra e procedette con cautela di fronte alla serietà del fratello.

- Il 4 marzo. Sono di cinque settimane.

- E da quanto lo sai?

- Con certezza, quasi da tre settimane.

- Tre settimane? - esclamò Gabriel, sbarrando gli occhi.

- Prima avevo un presentimento, poi il test lo ha confermato - continuò Claire, senza realmente capire perché quel singolo particolare avesse ottenuto una reazione così importante.

- E non mi hai detto niente? In tre settimane? - proruppe suo fratello, chiarendo il motivo di tanto scalpore.

Sam stava per intromettersi e suggerirgli di tornare a un volume di voce appropriato a una conversazione tanto delicata, ma Claire si dimostrò più veloce nello scrollare le spalle.

- Non sentirti escluso. Non l’ho detto a nessuno.

Quella precisazione, se possibile, portò Gabriel a sgranare ancora di più gli occhi.

- La mamma. E Frank - buttò lì in tono incredulo, evidentemente incapace di articolare meglio la propria protesta.

Claire, che lo conosceva da tutta la vita, non parve avere difficoltà a comprendere e scosse la testa, facendo dondolare la massa di lucenti capelli biondi che aveva iniziato a lisciarsi nervosamente con le dita.

- Siete i primi a cui ne faccio parola. Per la prima visita dal ginecologo, mi sono arrangiata - replicò, evidentemente più stizzita di qualche momento prima, quando ancora non era chiaro come Gabriel intendesse approcciarsi alla questione. Ora che si era fatta una mezza idea, la ragazza stava abbandonando la totale contrizione per mostrare qualcuno degli artigli che i suoi famigliari conoscevano bene. - I miei valori sono nella norma, dovesse interessarti, e va tutto bene, grazie per averlo chiesto.

A quel punto Gabriel parve dover lottare contro un’esplosione interiore che lo portò a mordersi le labbra per trattenere una mezza bestemmia e ad abbandonare quella sua posa falsamente compassata per puntare un dito contro sua sorella in segno d’avvertimento.

- Sbarazzati di quel tono arrogante, Claire, perché non sono in vena. Non sono proprio in vena - sibilò, riuscendo nella missione, intenzionale o meno che fosse, di intimorirla. - Dio - esalò poi, passandosi una mano tra i capelli prima di tornare all’attacco, agitando la mano destra in direzione della sorella: - Come… come hai potuto? Tu hai… sei al college e poi sei… Cristo, Claire, sei così giovane. Come hai potuto lasciare che accadesse?

A quel punto, attonita, Claire si ritrasse un poco verso lo schienale del divano, con le labbra socchiuse e nessuna risposta da offrire perché quel colpo finale le aveva tagliato il respiro. Fu allora che Sam seppe di averne avuto abbastanza. Il trentaduenne si alzò in piedi d’istinto, ma non calamitò su di sé lo sguardo dei due fratelli fino a quando non infranse l’atmosfera di fuoco e ghiaccio creata dallo sfogo del compagno con un annuncio che nessuno vide arrivare.

- Gabriel, devo parlarti - decretò, trattenendosi per mantenere un contegno grave. Ignorando l’effetto che l’uso del suo nome completo ebbe sul fidanzato e la sorpresa sul volto pallido di Claire, mantenne i propri occhi fermi nelle iridi del suo ragazzo nell’aggiungere: - Da solo.

Gabriel lo scrutò per un paio di secondi, guardandolo come se pensasse che stesse dando di matto, poi allargò le braccia, come per indicare l’enormità del problema che stava affrontando senza che ci si mettesse anche Sam.

- Adesso? - protestò, evidentemente esasperato.

Sam ignorò la sua indignazione senza grandi sforzi, sicuro com’era di dover sradicare il germoglio velenoso che aveva visto nascere in lui prima che il bastardo mettesse radici.

- Adesso.

- Scusa, Sam, ma non mi sembra proprio il caso di…

- Lo è. È il caso che parliamo ed è il caso di farlo ora - lo interruppe però il più giovane, con un cenno secco della testa in direzione della cucina. - Immediatamente, se non ti dispiace.

Per un momento, Sam credette che Gabriel avrebbe ascoltato la propria rabbia e puntato i piedi. Questo, perlomeno, sembrava il messaggio che il maggiore stava cercando di lanciargli con le occhiatacce con cui lo fulminò e le labbra tese come sul punto di lasciar scaturire un torrente di improperi. Ma alla fine, dopo qualche secondo di tensione palpabile, Gabriel girò sui tacchi e marciò deciso fuori dal salotto e in cucina, facendo del suo meglio per non apparire come un bambino mandato nell’angolo.

Quando scomparve alla vista, Sam tirò un sospiro di sollievo. Quindi si rivolse alla ventunenne rimasta ferma sul posto come un cucciolo rimproverato aspramente.

- Perdonaci un momento, Claire. Torniamo subito, va bene? - disse Sam, nel tono più gentile e prudente che riuscì a mettere insieme nel tentativo di rimediare a tutto ciò che le era piovuto addosso negli ultimi tre minuti.

Funzionò solo in parte. Claire si limitò ad annuire silenziosamente e ad accomodarsi meglio sul divano per potersi stringere le ginocchia al petto. Nell’avviarsi, Sam si fece scappare un secondo sospiro – molto più sofferto del primo – e giurò a se stesso che Gabriel l’avrebbe pagata cara se non si fosse rimesso in carreggiata prima di subito.

Quando Sam entrò in cucina, non badò nemmeno a dove si fosse posizionato il compagno. Intendiamoci, percepì la sua presenza scocciata oltre il tavolo da pranzo e accanto alla finestra, lo intravide con la coda dell’occhio, ma non lo degnò nemmeno di un’oncia di considerazione in più. Invece, si concentrò sulla priorità del momento.

Per prima cosa prelevò una tazza capiente dalla credenza vicino al frigorifero, la riempì d’acqua e ne svuotò il contenuto nel bollitore prima di accendere il marchingegno. Mentre aspettava che l’acqua raggiungesse la temperatura adatta a una tisana confortante, recuperò un filtro di camomilla dalla dispensa e lo fece cadere nella tazza prima di accucciarsi per raggiungere l’armadietto dei medicinali. Un minuto più tardi stava di nuovo uscendo dalla cucina senza aver rivolto nemmeno una parola al fidanzato, che da parte sua aveva già dedotto abbastanza dell’umore di Sam da comprendere che avrebbe fatto meglio a non muoversi da dove gli era stato detto di aspettare.

Una volta tornato in salotto, con la porta della cucina ben chiusa alle sue spalle, Sam appoggiò sul tavolino davanti a Claire la tazza di infuso di camomilla fumante che le aveva preparato e il vasetto di miele con cui avrebbe potuto addolcirla a piacere. Di fronte all’espressione smarrita della ragazza, si infilò una mano in tasca, ne estrasse la bustina quadrata di quattro centimetri per lato che aveva pescato tra i medicinali e gliela porse.

- Per la nausea. Si scioglie sulla lingua come una caramella - le spiegò, invitandola con un sorriso di conforto a prendere il farmaco. Vedendola esitare, pensò bene di aggiungere: - Stai tranquilla, non farà alcun male al bambino. Ho controllato sulla confezione.

Soltanto allora Claire assentì e accettò il piccolo dono.

- Grazie - mormorò, stralciando la bustina per poi mettersi in bocca la pillola effervescente.

Accorgendosi che le tremavano leggermente le mani e vedendola chinare di nuovo lo sguardo subito dopo quel breve scambio, Sam sentì qualcosa spezzarsi dentro e decise che poteva permettersi di far aspettare Gabriel sui carboni ardenti un altro po’. Cauto e accorto, circumnavigò il tavolino per poter prendere posto accanto a Claire.

- Ehi - la chiamò dolcemente, assicurandosi che ci fosse un sorriso incoraggiante a darle il benvenuto quando lei trovò la forza di rialzare lo sguardo.

Benché non avesse ancora permesso a una singola lacrima di cadere, aveva gli occhi lucidi e Sam si premurò di prenderle le mani tra le proprie prima di proseguire nel tono più saldo e affettuoso che riuscì a offrirle.

- Non ti devi preoccupare, d’accordo? È solo spaventato, nient’altro. Lo hai preso alla sprovvista e non sa che pesci pigliare. Doveva succedere prima o poi, no? Nemmeno il miglior fratello del mondo può essere perfetto, non quando gli si chiede di riconoscere che la sua sorellina non se ne va più in giro con le trecce e i calzini fino al ginocchio - scherzò, riuscendo addirittura a strapparle un mezzo sorriso. Sam vi si aggrappò come al ricordo di una luce in fondo al tunnel per imprimere ancora più convinzione nelle sue successive parole. - Non è arrabbiato con te, Claire. Non veramente. Ci parlo io, va bene?

La ragazza accettò la tazza camomilla che Sam ebbe la cortesia di porgerle e se la strinse al petto prima di fare segno di sì con la testa, mordendosi le labbra per trattenere le lacrime.

- Grazie, Sam - bisbigliò.

 

 

 

 


Angolino dell’autrice

Ho qui una pila di pancake grondanti sciroppo d’acero e la userò per ringraziare strugatta, lilyy, _AnnairA_ e Ciuffettina per le recensioni lasciate allo scorso capitolo e chiunque stia seguendo questa storia.

Cosa pensate di questo capitolo? Della reazione di Gabriel, di quella di Sam, di come si sta comportando Claire? Non vedo l’ora di parlarne con voi nelle recensioni :)

Fino ad allora, un abbraccio e a presto!



   
 
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