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Autore: LondonRiver16    07/06/2020    5 recensioni
Sam e Gabriel avevano detto addio all’appartamento in Salisbury Willows tre anni prima. Ai loro occhi, l’opera di raggranellare i risparmi, chiedere un prestito, comprare un’abitazione con gli interni da ristrutturare e trasferircisi ben prima di aver allacciato le utenze era stata la promessa più consistente e tenace che avessero fatto l’uno all’altro, i voti anticipati di un matrimonio e di un futuro famigliare su cui non avevano ancora riflettuto in termini concreti. Non ancora, almeno.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Briciole di crostata sulle lenzuola'
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2. Lavanda

 

Claire si era trincerata in bagno da un minuto scarso quando Gabriel rispose alle preghiere di Sam e interruppe le sue riflessioni sempre più buie spalancando e attraversando in tutta fretta la porta d’ingresso. Borbottando un saluto col fiato corto e dimostrando una rapidità maggiore rispetto a quella del suo ragazzo, il trentasettenne raggiunse il soggiorno in due secondi, voglioso di liberarsi di tutto ciò che si stava portando appresso prima che il peso eccessivo lo facesse crollare a terra. Oltre ai tre cartoni delle pizze, aveva infatti con sé la tracolla con il portatile che portava in negozio nei giorni in cui aveva bisogno di dedicare la pausa pranzo alla contabilità e la borsa di stoffa all’interno della quale si udivano tintinnare molte più bottiglie di birra di quante i tre ne avrebbero mai potute consumare in un’unica sera.

Quando Sam riuscì a raggiungerlo per soccorrerlo, Gabriel aveva già provveduto ad appoggiare le pizze sul tavolino basso del salotto, anche se erano pericolosamente vicine alla brocca d’acqua, e aveva scaricato il portatile in un angolo remoto del divano con la tipica mossa di chi è pronto a dimenticare il lavoro per un paio di sacrosanti giorni di riposo. Il suo compagno arrivò in tempo soltanto per salvare le birre, che stavano per scivolargli di mano e precipitare al suolo. Gabriel reagì al salvataggio con un verso a metà tra il sollevato e l’esausto, raddrizzandosi sulla schiena.

- Scusa se ci ho messo un secolo - esordì poi, voltandosi per posare un bacio leggero sulle labbra di Sam. - Colpa mia. Ho messo in difficoltà il pizzaiolo con la mia richiesta.

- Nessun problema - replicò Sam, che aveva pensieri più urgenti. - Gabe, ascolta...

Ma il maggiore era già crollato a sedere sul divano con immensa soddisfazione e si affrettò a controllare e a distribuire le pizze lungo il tavolino con celere efficienza.

- Allora, vediamo. Una vegetariana, una quattro stagioni e una chi più ne ha più ne metta. A meno che la stanchezza non mi abbia mangiato il cervello, e potrebbe essere successo, non dovrebbe mancarci nulla.

Sam lo osservò accertarsi che ci fossero tutte le premesse per una serata ideale e attese che avesse finito di parlare per tentare un nuovo affondo.

- Gabe.

Ma anche questa volta venne ignorato. O meglio, Gabriel proprio non si accorse del suo tentativo di attirare la sua attenzione. Si era perso un attimo a sprimacciare qualcuno dei cuscini che inondavano il divano e poi i suoi occhi erano corsi alla borsa che Sam aveva adagiato sul pavimento.

- Lì ci sono le birre… sì, c’è tutto - sancì soddisfatto, giusto un attimo prima che un lampo di stupore gli illuminasse lo sguardo e i suoi occhi corressero a cercare quelli del compagno per poter chiedere: - Ma dov’è andata a finire Claire? Non doveva essere già qui?

Sam sospirò, annuendo. Amava Gabriel – credeva con tutto se stesso che non avrebbe mai potuto trovare una persona migliore con cui trascorrere il resto della propria vita –, ma a volte le sue distrazioni selettive gli facevano perlomeno levare gli occhi al cielo.

- È andata un attimo in bagno - rispose pazientemente, prevedendo ciò che accadde una frazione di secondo dopo.

Come volevasi dimostrare, infatti, Gabriel si accontentò della breve risposta e saltò in piedi per dirigersi verso le scale che conducevano al piano di sopra, pimpante ed eccitato come un bambino che non vede l’ora di poter iniziare a far scoppiare i petardi a Capodanno.

- Questa gioventù dalla vescica debole. La chiamo, così possiamo mangiare.

Esasperato, Sam si affidò a un tono decisamente più risoluto per smuoverlo dall’allegro sentiero di determinazione sul quale il suo appetito lo aveva instradato.

- Gabe - lo chiamò allora, per la terza volta. Rimase fermo sul posto e lasciò che fosse il suo compagno, finalmente smosso dalla nota di apprensione che rilevò nella sua voce, a fermarsi e a voltarsi verso di lui con tutte le intenzioni di prestargli ascolto. Subito dimentico della sua goffaggine, Sam strinse le labbra per non apparire meno fermo nel proseguire. - Aspetta un momento, per favore.

Il tempo di un immaginario schiocco di dita fu sufficiente affinché la sua inquietudine si rispecchiasse, amplificata, nelle iridi color ambra del maggiore. Gabriel non ebbe bisogno d’altro che di quell’occhiata per tornare sui suoi passi e avvicinarsi a Sam per potergli sfiorare un braccio in una carezza inquieta.

- Ehi. Che succede? - chiese nel più soave dei toni.

Sam prese un respiro profondo, permettendo a quella voce di tranquillizzarlo come aveva già fatto un’infinità di volte prima di allora.

- Non voglio allarmarti, ma penso ci sia qualcosa che non va - rivelò, accennando col capo al piano superiore per non dover pronunciare il nome di Claire, anche se lei non avrebbe potuto udirlo comunque.

Intuendo al volo il riferimento, Gabriel aggrottò le sopracciglia.

- In che senso?

Sam scrollò le spalle, non avendo prove per supportare la logica del proprio sesto senso.

- Non lo so, ma è strana.

- Più strana del solito? - indagò Gabriel, questa volta spalancando gli occhi e inarcando le sopracciglia in una maniera talmente al limite dello scherno che l’espressione ansiosa di Sam venne subito sostituita da un’occhiataccia ai suoi danni.

Gabriel alzò le mani in aria in segno di resa, ridacchiando, e il più giovane non aggiunse nulla soltanto perché sapeva che quello era il suo miglior tentativo di alleggerire una tensione che stava cominciando a raggiungere anche le sue, di caviglie.

- Ad ogni modo, ha detto che ci vuole parlare, - continuò Sam, incrociando le braccia davanti al petto e lanciando un’altra occhiata alla sommità delle scale, - quindi direi di aspettare e vedere.

Lasciando finalmente perdere ogni folle piano che intendesse darla a bere al suo compagno, Gabriel tirò un sospiro sofferto e si passò una mano sul viso, arrendendosi all’idea di un venerdì sera meno rilassante di quello che aveva programmato.

- Bene. Ora sì che sono tranquillo - esalò, indossando comunque un sorriso di circostanza mentre si lasciava ricadere le mani sulle cosce ricoperte dal denim di un paio di vecchi jeans grigi.

Dinnanzi a quello sfogo, l’espressione di Sam si ammorbidì, trasformandosi in una smorfia contrita.

- Mi dispiace. Ho pensato fosse il caso di dirtelo - si scusò, come se quella situazione fosse colpa sua.

Il sorriso che si disegnò sulle labbra di Gabriel stavolta apparve sincero e dolce come il bacio con cui si premurò di rassicurare il compagno prima che quell’assurdo senso di rimorso l’avesse vinta.

- Hai fatto soltanto bene, Samshine. Non voglio che ci siano dubbi a riguardo - lo tranquillizzò, trattenendogli il volto tra le mani per un paio di secondi, giusto il tempo di strappargli un cenno affermativo e un mezzo sorriso, prima di raggiungere la base della scale, aggrapparsi al corrimano di legno e chiamare a gran voce: - Sorella, finiscila di incipriarti il naso e scendi! La pizza fredda è un crimine contro l’umanità!

Sebbene quello non fosse il suo stile, Sam non poteva negare che Gabriel e Claire avessero un modo tutto loro di funzionare alla grande. A dimostrazione di ciò, meno di cinque secondi dopo sia lui che il suo compagno udirono la porta del bagno aprirsi e la voce di Claire precedere la ragazza lungo le scale.

- Arrivo! Cristo - si lamentò, trottando fino al piano di sotto per salutare il fratello con uno sguardo che, Sam ne era sicuro, avrebbe potuto appendere alla parete ogni bullo nel raggio di un chilometro. - Neanche se il tuo ragazzo non ti avesse installato un forno con tutti i crismi, principessa.

- Felice serata anche a te, ciambellina di primavera - replicò Gabriel, mettendo l’accento su tutto quello zucchero sarcastico con la stessa nonchalance con cui Claire sceglieva nuovi epiteti per lui. - Ad ogni modo, vuoi mettere una pizza riscaldata con una appena sfornata? Con tanto di forno a legna e pizzaiolo che ha studiato in Italia?

Sam si adattò al clima leggero instaurato da Gabriel e pensò bene di intervenire prima che Claire avesse il tempo di ribattere, o quel botta e risposta avrebbe potuto continuare per ore.

- Forza, che sono ancora fumanti.

Sedati dall’intervento di un terzo elemento, i due falsi litiganti si unirono a lui per la cena. Se Claire scelse il punto in cui si era seduta anche durante la breve chiacchierata con il cognato per stendere le pieghe del suo largo abito dalle tinte color lavanda, Gabriel si accomodò accanto a Sam prima di scoperchiare il cartone della sua pizza tutti i gusti più uno e leccarsi le labbra alla vista di tutto quel ben di Dio.

Dal modo in cui la attaccò senza riserve si sarebbe detto che la preoccupazione per la sorella gli fosse scivolata via di dosso, ma Sam lo conosceva abbastanza da sapere che Gabe stava solo aspettando il momento giusto per affrontare la questione, perché nessuna delle sue strategie prevedeva l’atto di costringere chiunque a dirgli alcunché. Quando non si trattava di un’emergenza, Gabriel lavorava nelle retrovie, scavando pian piano fino ad arrivare al cuore del problema. Spesso Sam si ritrovava a chiedersi se non avesse fatto suo quell’approccio durante tutti quegli anni di frequentazione con Castiel e il suo approccio psicoterapeutico.

Sam aveva consumato tre quarti scarsi della propria pizza alle verdure quando Gabriel si lasciò cadere all’indietro, sui cuscini del divano, con l’espressione paga di chi non ha nemmeno bisogno di leccarsi le dita.

- Hm - esalò, contemplando soddisfatto il cartone ormai vuoto della propria cena. - Il mio regno per una di queste pizze. Seriamente, valgono ogni singolo dollaro.

Sam gli rivolse un sorriso affettuoso prima di concentrarsi su ciò che aveva tenuto la sua attenzione – e anche quella di Gabriel, per quanto il suo ragazzo avesse tentato di dissimularlo meglio di lui – occupata durante l’intera durata del pasto. Non solo Claire aveva risposto quasi sempre a monosillabi ai loro seppur maldestri tentativi di conversazione, ma aveva a malapena toccato la sua quattro stagioni. Ne aveva mangiata una fetta e mezza, impiegando un quarto d’ora, per poi limitarsi a giocherellare col resto, come se pensasse che fosse necessario per distrarre i suoi commensali dal fatto che stava saltando il pasto.

- Non hai molto appetito, Claire? - domandò in quel momento Sam.

Malgrado la sua inflessione gentile, la ragazza tenne gli occhi bassi sulla fetta di pizza che stava spostando per la sesta volta, come se si vergognasse di incrociare il suo sguardo.

- Non molto, no. Non quanto credevo - ammise in tono sommesso.

Un momento dopo, mentre si rimetteva a sedere con più compostezza per analizzare meglio il volto della sorella, Gabriel tolse a Sam le parole di bocca.

- Non ti senti bene? Sei un po’ pallida.

In effetti, il cambio di colorito era stato così repentino da apparire evidente a tutti. Claire, che era l’unica che non poteva esserne testimone, strabuzzò gli occhi un attimo prima di portarsi una mano alla bocca.

- Oh no - furono le uniche parole che esalò prima di saltare in piedi e correre come un fulmine verso le scale, con una mano all’altezza dello stomaco e l’altra premuta con decisione sulle labbra.

Sam e Gabriel si scambiarono un’occhiata rapida, come per chiedersi che diavolo di serata gli fosse capitata tra le mani, ma riconoscendo lo stesso identico spavento sul volto del compagno si affrettarono a correre entrambi appresso alla ventunenne.

- Claire! - la chiamò invano Gabriel, precedendo il fidanzato nella sua corsa su per i gradini.

Giunto al piano superiore, bussò alla porta del bagno che la ragazza si era nuovamente sbattuta alle spalle con l’insistenza data dall’ansia e, non ricevendo risposta, provò ad abbassare la maniglia pur senza permesso. Non impiegò più di un battito di ciglia per capire che sua sorella aveva chiuso la porta a chiave.

Un momento dopo, quando anche Sam lo ebbe raggiunto, entrambi sentirono il rumore caratteristico di un conato di vomito e Gabriel non ebbe nemmeno bisogno di vedere lo sguardo allarmato del compagno per cominciare a battere sulla porta con la mano aperta e ancora più fermezza di un istante prima.

- Claire! Claire, fammi entrare - le intimò, la severità della sua voce appena incrinata dal tremito dato dall’angoscia. - Claire, per la miseria, apri questa dannatissima porta!

Sam stava per suggerirgli di darsi una calmata, se non voleva buttar giù il battente con le sue stesse mani, ma non ce ne fu bisogno. L’ultima parola di Gabriel venne accompagnata dal suono dello sciacquone che veniva tirato e nemmeno un minuto più tardi entrambi i ragazzi udirono la chiave girare nella toppa.

Quando comparve sulla soglia, Claire aveva l’aspetto di un lenzuolo smacchiato con la candeggina – nonché di un topolino smarrito in un’abbondanza di drappi color lavanda –, ma ciò non le impedì di provare ad affrontare l’espressione tesa di suo fratello maggiore con la finta scioltezza con cui, almeno per i primi minuti di conversazione, era riuscita a ingannare Sam.

- Sto bene - soffiò, passandosi il dorso della mano destra sulle labbra mentre con la sinistra si reggeva al telaio della porta.

Gabriel giudicò quel teatrino dall’alto in basso prima di sentenziare con voce più seccata che angustiata: - Non mi sembra affatto.

Per quanto ancora in preda alla nausea, Claire riuscì a trafiggerlo con uno sguardo di fuoco.

- Sì, invece - ribatté, dando fondo alle sue scorte di veleno.

Lasciando che il suo istinto protettivo prevalesse sulla voglia di vincere quell’ennesima baruffa, Gabriel sospirò e le mise una mano sulla spalla in segno di pace, intenzionato a sedare la diatriba.

- Vieni di sotto, dai. Ti sdrai e ti do qualcosa per lo stomaco.

Contro ogni sua previsione, però, Claire si ritrasse, sottraendosi al suo tocco premuroso.

- Gabe, no. Smettila, adesso - protestò piano, come se stesse esaurendo le forze, ma si strinse le braccia attorno al torso in quello che Sam riconobbe come un atteggiamento difensivo che lui stesso aveva messo in atto nel periodo della sua vita durante il quale aveva creduto di non avere altri alleati al di fuori di se stesso. - Non voglio prendere niente.

Questo le fece guadagnare un’occhiata ferita da parte di suo fratello.

- Perché no? Se stai male, non c’è motivo di tirarla per le lunghe.

Ma Claire aveva chiuso gli occhi, come desiderando di non sentirlo più, e vedendola sul ciglio di un dirupo ancora sconosciuto Sam pensò bene di muovere un passo verso di lei. Anche se, agli occhi di Gabriel, sarebbe apparso come se Sam si stesse allontanando dalla sua, di posizione.

- Gabe, non insistere, se non vuole - intervenne il più giovane della coppia, e come previsto l’occhiata tradita del suo ragazzo non tardò a pungerlo.

- Perché no? - tornò a domandare Gabriel, questa volta in direzione del fidanzato e con giusto un’oncia di fastidio in più.

Era comprensibile che si sentisse frustrato, dato lo spavento che si era preso vedendo sua sorella correre via in preda a un malore, ma Sam cominciava a credere che stesse esagerando. Non gli avrebbe detto di prendere un respiro profondo e rasserenarsi, non davanti a sua sorella, ma stava per suggerire un pacifico ritorno al divano quando Claire decise che era arrivato il momento opportuno per togliere la terra da sotto i piedi a entrambi.

- Perché sono incinta.

 




Angolino dell’autrice

Grazie a strugatta, lilyy e _AnnairA_ per le recensioni lasciate al primo capitolo e a tutt* coloro che hanno iniziato a seguire questa storia!

Sto cercando di contenere la lunghezza dei capitoli, soprattutto per poter aggiornare a intervalli regolari e non troppo distanti – ci proverò, perlomeno. Giusto per dirvi che questo capitolo non sarebbe dovuto finire così bruscamente, ma è successo per esigenze tecniche.

Amerei sapere cosa pensate della nuova piega che hanno preso gli eventi ;)

Intanto vi mando un abbraccio e ci sentiamo presto! Che sia nelle recensioni o al prossimo capitolo :)


   
 
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