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Autore: Haru Paradise    15/06/2020    1 recensioni
In una terra di miti e leggende, un giovane mago si troverà a fare una scelta che potrebbe cambiare il suo destino e delle persone a lui care, quando Morgana chiederà il suo aiuto. Il suo nome, Merlino.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scampagnata
 
Era una giornata serena; il sole brillava alto nel cielo plumbeo, indicando il tempo perfetto per una scampagnata. Già, semplicemente una normale scampagnata. Niente banditi, grifoni, maghi oscuri o pericoli di qualsivoglia natura. E ciò, non poteva che rendermi felice. Artù sarebbe andato a fare una gita con lady Morgana e Gwen, mentre io, sarei potuto rimanere nelle mie stanze a studiare tutto il giorno sui libri di magia. Certo, Gaius avrebbe potuto affibiarmi qualche lavoretto, come pulire le vasche delle sanguisughe, riordinare le erbe o roba simile. Sorrisi ottimista. Comunque fosse andata, avrei finalmente trascorso una giornata tranquilla, senza rischiare la mia incolumità. Ne ero così convinto, giuro, così tanto, che appena Artù spalancò la porta del laboratorio con un << Merlino preparati, partiamo per una battuta di caccia>> . Rimasi pietrificato dall’orrore, sincero orrore. Cominciai a pensare che Artù avesse un sesto senso che percepisse quando ero sereno e tranquillo, per poi arrivare e mettere tutto a soqquadro.
 
Era davvero una bella giornata, anche se mi trovavo sdraiato tra le foglie ed il fango, con un bastone per stanare gli animali nella mano ed il mio adorato padrone al fianco. << Spiegatemelo di nuovo, perché penso di non aver capito >> << Ti sembrerà incredibile Merlino, ma la cosa non mi sorprende affatto >> << Non avevate un impegno oggi? Per quale motivo siamo a caccia? Perché io- >> << Merlino, silenzio >> Artù mi mollò uno sberlotto sulla testa. << Morgana e Gwen sono già in viaggio verso il luogo pattuito. E siamo ad una battuta di caccia perché almeno così ho qualcosa da fare per rilassarmi, prima della grande noia di una scampagnata con le dame >> << Pensavo che vi sarebbe piaciuto avere del tempo da trascorrere in tranquillità con Gwen >> Artù mi fulminò con lo sguardo per poi guardare di sottecchi le guardie che ci avevano accompagnati, poco distanti da noi << Certi commenti tieniteli per te, se non vuoi che al nostro ritorno ti metta alla gogna >> << Sarà fatto >> << Anziché fare andare la bocca, dovresti pensare a sbrigarti a stanare la preda o intendi far aspettare le signore?>>
 
Nonostante la battuta di caccia, non fosse durata chissà quanto, mi sentivo ugualmente distrutto. Alla fine ero riuscito a stanare la preda. Ovviamente, che fortuna. Un cinghiale enorme. Per correttezza di eventi è stato lui a trovare me, ma la storia la narrano i vincitori, quindi…
Mi aveva caricato con violenza, evidentemente non dovevo essergli stato particolarmente simpatico. Per evitarlo mi ero dovuto tuffare in un cespuglio, fortunatamente senza spine, ma con rami duri ed appuntiti, come scoprì in seguito. Poi Artù fece il suo solito; apparve, diede il colpo di grazia e si prese la gloria.
Ero ancora sconsolato, quando raggiungemmo con i cavalli uno spiazzo d’erba, poco al di fuori del bosco. Appena smontai da cavallo venni accolto da delle voci familiari << Artù, Merlino, finalmente siete giunti >> , era la voce di lady Morgana, con al suo seguito Gwen. Indossavano entrambe due lunghi abiti. Morgana vestiva un abito verde brillante, in accostamento al colore dei suoi occhi. Quello di Gwen era di varie sfumature di viola, ma comunque di pregevole fattura. D'altronde era la serva della pupilla del re, quindi… aspetta… allora perché io non ho... ( rammentai la divisa per le grandi occasioni che Artù mi fece indossare una volta. Ricordai l’imbarazzo) vanno bene i miei soliti vestiti, pensai, non voglio ripetere una simile esperienza. Dopo aver scaricato le borse mie e di Artù dai cavalli, andai a sedermi su di un ceppo, sdraiato sull’erba,  per prendermi un attimo di respiro e riposarmi. << Merlino sembri distrutto, che cosa ti è capitato? >> << Ah, tranquilla Gwen. Semplicemente il nostro fantastico principe ha voluto che io incontrassi un bel cinghiale, armato solo di un semplice bastone >> << Seconde me, l’ha fatto perché si fida di te e delle tue capacità. Anche se non te lo dimostra apertamente >> poi continuò, con la voce più bassa, quasi stesse parlando tra sé << Il principe non è sempre sincero con sé stesso a proposito dei suoi sentimenti >> Gwen per poco non saltò sul posto, quasi come se un ape l’avesse punta, dopo essersi resa conto di quello che aveva detto; imbarazzata fece finta di nulla << Ehm, e comunque tieni alto il morale e non lasciarti abbattere, vedrai che te uscirai più forte da queste disavventure >> << Ti ringrazio Gwen, ammetto che ora mi sento meglio, quasi più forte di come mi ero svegliato stamane >> sorrisi, trattenendo una risata divertita << magari la prossima volta non avrò neppure bisogno di un bastone per stanare la preda >>. Una mano calò con forza sulla mia spalla << Bravo Merlino, così si parla. Vedi che stai diventano più coraggioso, dovresti essermi grato >> << Certo Artù, vi devo questo ed altro >> gli dissi con un sorriso tirato << Sempre detto >>, commentò ostentando piena sicurezza di sé, per poi allontanarsi, verso il suo cavallo. Io e Gwen ci mettemmo a ridere per la situazione tragicomica, poi mi salutò, dirigendosi verso un telo posto sull’erba, probabilmente ove avremmo mangiato, terminando di preparare il tutto.
Mi guardai attorno, spaziando col lo sguardo sulla radura gli alberi ed il cielo. Assaporai la sensazione di calore datami dal sole ed i profumi della natura, anche se questi ultimi furono intaccati dall’odore di selvaggina sul fuoco. << Merlino. E’ un piacere constatare che la battuta di caccia sia andata a buon fine >> << Oh, lady Morgana è un piacere vederla. Ehm, il vestito le sta d’incanto >> << Oh, ti ringrazio, sei molto gentile >> Morgana si piegò il vestito con le mani dietro le gambe, per potersi sedere sul ceppo, al mio fianco. << Mylady, così rischiate di sporcarvi. Se desidera la posso accompagnare verso il telo >> << Tranquillo Merlino, se si dovesse sporcare me lo laveranno o addirittura confezioneranno uno nuovo, il bello di essere nella famiglia reale, non credi? >> << Molto comodo, davvero >> concordai << Inoltre voglio evitare di stare tra i piedi a Gwen e lasciarle preparare tutto in santa pace… >> fece una pausa guardandomi con uno sguardo divertito << … e magari lasciarle passare qualche minuto con sua altezza >> << Oh, se ne è resa conto >> << Suvvia Merlino, solo un cieco non si sarebbe accorto che qualcosa bolle in pentola tra quei due. Per quanto purtroppo sia un amore senza futuro. Almeno per il momento. Mi fa sorridere di piacere che la donna in grado di far battere il cuore di quel testone di Artù, sia proprio Ginevra >> << Già, concordo pienamente con lei. Ma cosa intende quando dice “per il momento”? >> << Il re non permetterà mai che suo figlio frequenti una serva, ma quando Artù diverrà re, sarà lui a dettare legge. Potrebbe andare a modificare o addirittura cancellare leggi troppo vecchie o scomode >> << Sarebbe molto bello >> commentai speranzoso. << E anche molto romantico, se ci pensi. Resistere ed attendere il momento in cui mostrare a tutto il mondo il tuo amore, senza timore o vergogna>>. Sorrisi, pensando a quel possibile futuro, e a quanto sarebbero stati felici. Quella sensazione mi scaldò il cuore, riaccendendo in me la voglia di guidare Artù verso una Camelot migliore. << Ma tralasciando i romanticismi… volevo chiederti una cortesia; potresti parlarmi della battuta di caccia? >> << Davvero vi interessa? >> << Certo, perché te lo avrei chiesto, altrimenti? >> disse ridendo. Vedendola ridere così da vicino, mi sentii leggermente a disagio. Non perché non mi piacesse stare in sua presenza, ma perché mi ricordavo quanto fosse bella, ed era l’imbarazzo a farmi sentire in quel modo. Fin dal primo giorno in cui l’avevo incontrata a corte ero rimasto colpito dal suo viso: gli occhi verdi come smeraldi, la pelle bianca sulla quale risaltavano le labbra scarlatte e-DANNAZIONE MERLINO, MA A COSA VAI A PENSARE?
Mi diedi uno schiaffo mentale, cercando di allontanare quei pensieri dalla mia testa. Guardai Morgana: aveva distolto lo sguardo e rivolto la sua attenzione al falò dove si trovavano le guardie ed Artù. << Non me ne ha mai parlato. Non me ne ha mai raccontato. Dice che sono cose che non mi riguardano, ma secondo me è ingiusto >> si voltò verso di me << Non dovrei essere io a scegliere cosa possa interessarmi o incuriosirmi? Sei d’accordo con me? >> << Ehm certamente milady. Non so se sono molto bravo a raccontare, ma vedrò di fare del meglio >>.
 
Mentre parlavo e descrivevo, Morgana mi guardava interessata assimilando ogni informazione che le snocciolavo, almeno fino a quando non perse la sua compostezza, mettendosi a ridere, mentre arrivavo alla parte in cui incontravo la bestia. Cercai di narrare il tutto facendola apparire il più terrificante possibile, ma lei continuava a ridere, rendendo vano il tentativo di appesantire l’accaduto; ad essere sincero la cosa non mi diede per niente fastidio.  << Ahah, mi dispiace, che tu debba sempre incorrere in queste disavventure con Artù >> << Non dovete dispiacervene mia signora, anzi io ne sono contento; alla fine continuare a salvare il principe mi porterà ad essere più sicuro di me >> << E’ bello vedere che siete diventati così amici >>
Amici, pensai. Non sarebbe stato male. << Sembrerebbe che quel cespuglio ti abbia lasciato un ricordo >> << Come? Non si preoccupi, è solo un graffio >> << No, non intendevo quello… aspetta un momento, stai fermo >> detto questo mi mise una mano sul capo, si spinse in avanti sfiorandomi la fronte con il mento, ed iniziando a passarmi le dita dell’altra mano tra i capelli. Quella sensazione lanciò brividi lungo la mia schiena. Cercai di mantenere gli occhi fissi verso il basso, in modo tale da non rischiare che mi cadesse  l’occhio nello scollo; sarebbe stato alquanto disdicevole. Altro che gogna. Dopo pochi secondi si scostò, mostrandomi un rametto. << Ti si era impigliato nei capelli, dovresti prestare più cura al tuo aspetto, soprattutto dinnanzi ad una lady >> << Oh, mi dispiace mia signora, io- >> << MERLINO! >> disse con veemenza Morgana, assumendo poi, un’aria corrucciata << Non c’è bisogno che tu sia così rigoroso quando parliamo. Certo è normale quando altri sono presenti, ma almeno quando chiacchieriamo vorrei che ti rivolgessi a me come…ad un’amica. Cerco di farlo capire anche a Gwen, per quanto mi renda conto che  quello che chiedo non sia così semplice >> << Beh, farò del mio meglio per la sua richiesta mia-Morgana>> Morgana sorrise compiaciuta << Mi fa molto piacere, davvero. Oramai è da quasi due anni che sei con noi a corte e secondo me, credo che anche ad Artù non vada molto a genio questo distacco tra padrone e servo. Non è rispettoso per la vostra persona, soprattutto visto il fatto che ci fidiamo di voi >> << Siete davvero molto gentile e di buon cuore, Morgana>>. Una leggera sfumatura rosata colorò le sue guance, ed il suo sorriso mi comunicò una piacevole sensazione. Proprio in quel momento sopraggiunse Gwen a comunicarci che era tutto pronto per il pranzo; potevamo accomodarci. Mentre ci incamminavamo, si mise a controllare il retro del vestito di Morgana, nonostante le sue lamentele.
 
Il pranzo fu piacevole, sia per il cibo, il clima che la compagnia. Certo, nonostante la spocchiosa, se pur sporadica, presenza di Artù, che talvolta emergeva tramite battute e vanterie delle proprie gesta con le guardie. Praticamente pendevano dalle sue labbra. Quando tornò da noi, Morgana gli chiese << Perché non racconti anche a noi delle tue incredibili gesta? Sembrerebbe quasi che tu preferisca pavoneggiarti davanti ai tuoi uomini, anziché condividere la mia compagnia e quella della servitù >> concluse, guardando di sottecchi me e Gwen, quasi a chiedere scusa per averci indicato come semplici servi.
<< Non credevo che ti interessasse la mia compagnia Morgana >> << Dammi la possibilità di dimostrarti il contrario >>. Artù, aprì la bocca per controbattere, ma non gli uscì alcun suono. La richiuse, pensando un attimo prima di rispondere. << Diciamo che i miei racconti non sono per lei, mia signora >> << Per me? >> << Non proprio per lei, lei, ma in quanto donna >>. Mi trattenni dallo schiaffarmi le mani sul viso per evitare di assistere alla figuraccia che stava facendo. Artù guardò per un attimo Gwen e lei lo fulminò con lo sguardo, facendolo voltare nuovamente verso Morgana in tutta fretta.<< Pensi davvero che una donna non potrebbe interessarsi a tali attività, o “addirittura” voler partecipare ad una battuta di caccia o ad un combattimento? >> << Beh, non sono le cose che fai di solito. Tu fai le cose che… che fanno le ragazze nel loro tempo libero >> Oddio Artù. Gwen si alzò per mettere a posto e nel farlo gli passò a fianco, facendo trasparire l’astio che stava provando, vista l’espressione di angoscia che assunse Artù, dopo il suo passaggio.
Morgana si accigliò << Lo sai che per volere del re, anche io sono stata educata all’arte del combattimento per essere in grado di difendermi da sola >> << Questo lo so, ma non credo sia proprio lo stesso >> << Tu credi? >> Morgana si alzò in piedi << Guardia! >> Una delle guardie giunse richiamata << Gwen, un aiutino, per favore >> << Ne è sicura sua altezza? >> << Certamente >> le sorrise solare. Gwen allora iniziò ad aiutarla a… spogliarsi??? Le slacciò i laccetti sulla schiena, dopodichè lei iniziò a farsi scivolare il vestito di dosso. Io, Artù e la guardia facemmo per girarci, per evitare di vedere… Morgana in camicia e pantaloni. << Avevo già in programma di allenarmi all’aperto oggi; in questo modo si risparmia tempo >> Si voltò verso la guardia << La spada, per favore >> L’uomo si slacciò il fodero dal fianco e glielo porse con riverenza. Morgana afferrò l’elsa e lentamente sguainò l’arma. Inclinò il polso facendo baluginare la lama ai raggi del sole. Fendette l’aria un paio di volte per carpire il peso e l’equilibrio dell’arma, poi si mise meccanicamente, con assoluta precisione, in posa, pronta per il combattimento. La stessa posa che avevo visto assumere ad Artù, tante volte, prima di ogni suo scontro a cui io abbia assistito. Artù non nascose lo stupore e con un sorriso compiaciuto sulle labbra compì le medesime movenze. << Sei sicura, mia signora? >> << Sì, mio signore >> << Cavolo, non avrei mai sperato di avere l’occasione di->> non riuscì a finire di parlare, visto che Morgana scattò in avanti abbassando la lama verso di lui. Artù mise la spada di traverso parando l’affondo. Lo scontrarsi delle lame produsse alcune scintille. << Non mi sembra molto onorevole attaccare mentre sto ancora parlando >> << Questo è come un combattimento vero, mio signore. Nessun saluto od inchino, come nei tuoi bei tornei >> dissero, entrambi a denti stretti. Artù la spinse, allontanandola da sé, e stavolta prese lui l’iniziativa attaccando. I colpi si susseguirono rapidi, venendo sistematicamente parati o deviati. Le spade si incrociarono di nuovo. Morgana non aveva alcuna intenzione di arrendersi, ma Artù era più prestante: la spada di lei compì un semicerchio discendente, fino a quando la punta della lama non toccò il terreno. Morgana tentò di opporvisi con tutte le sue energie, ma all’improvviso Artù smise di imprimere forza. La spada di Morgana risalì velocemente, il principe incrociò l’elsa della propria spada con la sua e torse il polso costringendola a mollare la presa, facendo letteralmente volare l’arma per aria. Io e la guardia ne seguimmo la traiettoria con lo sguardo, pregando che non precipitasse verso di noi, mentre Morgana, presa dallo slancio cadde a terra a gattoni. Artù rise per la propria vittoria, ma lei non demorse, tirando un calcio all’indietro, colpendolo alla gamba. Il principe cadde in avanti, proprio come un albero abbattuto. Morgana, invece sgattaiolò fino a recuperare la spada. Strinse l’elsa con forza, si rialzò ruotando con il corpo, per frapporre la lama tra sé ed il suo avversario. L’eccitazione della battaglia negli occhi di Morgana si spense, appena la spada di Artù comparve nel suo campo visivo, respingendo la sua e ponendosi fermamente a pochi centimetri dal suo petto. << Ho vinto >> esultò Artù, cercando di nascondere che il combattimento lo avesse impegnato più del dovuto. Morgana infilò la spada nel terreno e si avviò ad ampie falcate sotto l’ombra di un albero, lasciandosi cadere a terra. Gwen le porse uno panno per tergersi dal sudore e pulirsi dalla polvere. Mentre la guardia avanzò titubante per recuperare la sua arma Artù si avvicino alle due dame << E’ stato un bel combattimento, lo ammetto. Un peccato che non ti alleni quanto me. Nel caso forse potresti arrivare al mio livello >> << Forse? >> Artù ci pensò su un attimo << Forse >> ribadì sorridendo, dandole un buffetto sul braccio. Morgana gli sorrise malignamente. << E’ stato davvero un bel combattimento >> dissi complimentandomi con Artù << Ti ringrazio Merlino >> << E lei Morgana è stata fantastica >> << Grazie Merlino >> << Ehi aspetta un attimo, a me non hai detto che sono stato fantastico >>. Lo guardai stranito, mentre Morgana  e Gwen ridevano << Ma pensa un pò te se il mio servitore si deve andare a congratulare con l’avversario, davanti al suo padrone. Dove andremo a finire di questi tempi, dico io? >> Mi misi a ridere anche io << Oh, le prendo immediatamente le sue vesti mia signora >> disse Gwen andando a raccogliere il mucchietto di tessuto verde, a pochi metri da loro. << Merlino >> mi chiamò Morgana, allungando le braccia verso di me. Le strinsi le mani, aiutandola a rialzarsi. Per poco non inciampò finendomi addosso, ma da quella vicinanza non potei evitare di guardarla dritta negli occhi: potevo ammirare le sfumature delle sue iridi, perdermici e… le stai ancora tenendo le mani, scemo! Dannazione. Mi affrettai a lasciare la presa. << Mi dispiace, non so cosa mi sia preso >> << E di cosa ti dispiaci, non hai fatto nulla di male >> disse mentre rigirava le mani, aprendo e chiudendo le dita.
Il ritorno a Camelot fu tranquillo, ma all’imbrunire, dopo la mia giornata di lavoro, nella tranquillità della mia camera, non riuscivo a stare sereno nel mio letto. Trovavo difficile prendere sonno; non riuscivo a smettere di pensare a quegli occhi di smeraldo.
  
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