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Autore: __Lily    15/06/2020    2 recensioni
[...] Era certa che uno come lui non sarebbe riuscito mai a considerare un essere umano suo pari ma per Rin, Sesshomaru provava del vero affetto, la giovane le aveva detto che per lui, lei era la cosa più preziosa a questo mondo. 

Rin, pregherò affinché tu possa trovare la pace che meriti lontana da lui - pensò silenziosamente la sacerdotessa ormai anziana e stanca. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kaede, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TREDICI.









«Kaede devo fare questo viaggio ma al mio ritorno prometto che non me ne andrò più, ti prego di capire e di non fermarmi.»
«Comprendo mia cara ma temo per te.»
«Non devi, Sango mi ha insegnato a difendermi e Kagome a usare l’arco, saprò cavarmela» disse e poi abbracciò la vecchia donna che per tanti anni l’aveva trattata come una figlia.
Kaede le fece un segno sulla fronte e disse una preghiera, Rin la lasciò fare poi le diede un ultimo bacio e uscì da quella casa.
Kagome la stava aspettando fuori assieme a Inuyasha e agli altri.
«Buona fortuna Rin» le disse dopo averla stretta a sé per qualche istante.
«Grazie Kagome.»
«Rin… mi raccomando non essere avventata, ricorda.»
«Lo farò Sango» rispose abbracciandola.
Guardò i suoi amici uno ad uno, erano tutti lì per lei e si meravigliò ancora dopo tanti anni nello scoprire di quante persone la amassero, di quante persone avesse al suo fianco eppure…
Senza Sesshomaru mi sento così vuota.
«Tornerò presto!» urlò salutando i suoi cari, poi con lo zaino e l’arco in spalla si avviò lungo il sentiero che conduceva al bosco e poi ancora più in là.
Non aveva idea di dove si trovasse Sesshomaru, Kagome non aveva parlato e nemmeno Inuyasha anzi lui era stato il primo a dirle di dimenticare, ma come poteva davvero dimenticarlo?
Certo sarebbe andata avanti con la sua vita, sarebbe diventata una sterminatrice anche se forse non famosa come Sango e forse un giorno nel suo cuore ci sarebbe stato posto per un altro uomo ma Sesshomaru sarebbe rimasto lì nel bene e nel male, parte indivisibile del suo essere ed era giusto così poiché infondo le aveva restituito la vita due volte.
Quando era uscita dalla sua casa era l’alba, le ombre avevano da poco abbandonato il cielo e il mondo si stava pian piano svegliando, gli uccelli avevano preso a cinguettare e la natura ad acquistare nuovamente colore svegliandosi insieme ai tenui raggi di sole.
Kohaku aveva insistito affinché Kirara la accompagnasse ma Rin aveva rifiutato poiché non voleva altri aiuti, se avesse trovato Sesshomaru ci sarebbe riuscita con le sue sole forze, così si era separata dal suo amico la sera prima e nonostante tutto Kohaku ancora continuava ad amarla in silenzio, Rin lo vedeva nel suo sguardo ma non poteva farci nulla lei non lo amava ma forse un giorno…
Potrò davvero amare qualcuno che non sia lui? - domandò fissando la chioma di un albero e si ritrovò a pensare quando da bambina stava correndo da lui inseguita dai lupi.
Sesshomaru.
Ma quell’immagine svanì proprio come quella volta.

 


 

«Kohaku.»
«Somma Kaede, cosa fai qui? Ti serve qualcosa?»
«Tu mio caro, se potrai e vorrai aiutarmi.»
«Ma certo» rispose il ragazzo avvicinando all’anziana sacerdotessa, «di cosa si tratta?»
«Rin. Kohaku vorrei che tu la seguissi senza farti vedere, temo che ancora non sia pronta ad affrontare i demoni che vivono a questo mondo. Per quanto si sia allenata non è ancora in grado.»
Kohaku guardò Kaede, la vecchia donna era preoccupata e i suoi occhi sempre più lucidi.
«Divina Kaede io… Rin non vorrebbe che lo facessi.»
«Lo so non vuole aiuto ma io temo per lei, sì tua sorella è stata una brava maestra in questi mesi ma credi davvero che con così poco tempo sia in grado di fronteggiare i demoni? Non lo è Kohaku ma lo sarà un giorno. Veglia su di lei senza farti vedere, seguila.»
«Lo farò» rispose lui.
Kaede lo osservò per un po’ e poi così come era arrivata se ne andò, lasciando Kohaku più confuso che mai.
«Kirara» chiamò il giovano sterminatore e il gatto si trasformò in un demone, nella sua cavalcatura ormai «abbiamo una nuova missione ma dovremo stare attenti a non farci vedere» disse.
Kirara si fece accarezzare e attese che il suo giovane padrone fosse pronto, lo osservò preparare la sua Kusarigama l’arma che Totosai aveva costruito nuovamente per lui.
La osservò per qualche istante, in passato la sua arma aveva ucciso il suo clan e ferito Sango ma da quel momento erano trascorsi anni e ora quell’arma avrebbe protetto la giovane ragazza di cui si era innamorato.
«Kohaku?»
«Oh Sango, perdonami non ti avevo sentito.»
«Me ne sono accorta» rispose la sorella sorridendogli, «parti di nuovo?»
«Sì ma non starò molto, almeno credo.»
«Qualche demone nelle vicinanze?»
«Non esattamente, vedi Sango io…»
«Rin.»
Kohaku chinò la testa, non poteva mentire a sua sorella non più ormai.
«Voglio solo proteggerla, starò lontano da lei e interverrò solo se la situazione sarà grave.»
«Ah Kohaku…»
«Secondo te sbaglio?» domandò, e in quel momento si sentì ancora il ragazzino che aveva paura della sua prima missione.
«No, credo che tu faccia bene a seguirla ma devi giurarmi che la lascerai tentare.»
«Credi che sia pronta per affrontare dei demoni?»
«Non lo so ma non possiamo impedirle di andare dove vuole, ora ha i mezzi per difendersi e un amico che veglierà su di lei.»
«Un amico, certo.»
«Fratellino, Rin tiene molto a te ma non puoi cambiare ciò che prova per Sesshomaru, certe cose non si possono dimenticare e per Rin a maggior ragione. Sesshomaru le ha restituito la vita così come la divina Kikyo fece con te.»
«Le sarò sempre grato per questo e grato a Sesshomaru per il suo aiuto ma non posso farci niente Sango, nemmeno io posso cambiare i miei sentimenti. Soffrirò lo so ma sento che devo aiutarla e starle accanto.»
Sango si avvicinò e gli fece una carezza.
«Hai sempre avuto un animo gentile Kohaku e un giorno troverai una ragazza che ti amerà profondamente e che ti renderà felice.»
«Ma non sarà Rin.»
«Temo di no, dubito che riuscirà mai ad amare altri ma se ne hai la forza sii suo amico.»
«Non lo sono anche ora forse?»
Sango sospirò e accarezzò il volto del fratello.
«Fai attenzione e anche tu Kirara, abbi cura di lui.»
Kirara si avvicinò a Sango e strofinò il muso contro il suo corpo, Sango affondò la mano nella sua morbida pelliccia e le diede un bacio e poi si allontanò raggiungendo Miroku e i figli.

 



 

Da quando aveva viaggiato con Sesshomaru Rin non si era più allontana dal villaggio di Kaede, aveva vissuto tranquilla gli ultimi dieci anni vedendo di tanto in tanto il suo nobile signore e Jaken, passeggiando con Ah-Un, ringraziando per i kimono che lui le donava.
Ma ora non indossava nessun kimono ma come Sango e anche Kohaku aveva una tuta segno che ormai era una sterminatrice.
I capelli non più raccolti come Kagome ma legati in una lunga treccia che arrivava oltre metà schiena.
«Non importa dove ti sei nascosto io ti troverò Sesshomaru» disse osservando il cielo chiaro e limpido.
Si fermò a riposare sotto un albero e tirò fuori dallo zaino i cibi che provenivano dal mondo di Kagome, erano così strani ma anche così buoni e Kagome era stata tanto gentile da darle anche i suoi biscotti preferiti.
Aprì il pacco e ne tirò fuori uno, era così buono il cioccolato!
Sospirò restando all’ombra del grande albero con la schiena poggia contro la sua ruvida corteggia marrone scura.
«Sesshomaru» disse abbracciandosi le ginocchia.
Senza nessun indizio era così difficile decidere da quale parte andare, Kagome era stata muta e ancora di più Inuyasha, aveva storto il naso al solo sentir nominare il fratellastro.
Pianse per un po’ poi si ricordò la sua missione, ciò che sarebbe diventata con il tempo e gli allenamenti e cercò di scacciare dalla sua mente e dal suo cuore la tristezza che la invadeva.
Si alzò, riprese il suo arco e mise lo zaino in spalla e continuò il suo tragitto senza sapere ancora dove dirigersi.
Dall’alto Kohaku la seguiva come un’ombra silenziosa e benché fosse partito più tardi era comunque riuscito a raggiungerla così l’aveva vista riprendere il sentiero fino a un bivio che portava a destra e a sinistra, Rin si era fermata a pensare da quale parte andare.
Come poteva saperlo?
«Accidenti e adesso dove vado?»
Chiuse gli occhi e disse una preghiera poi prese il sentiero di destra mentre il vento aveva iniziato ad alzarsi un po’ rinfrescando il terreno e i suoi abitanti.
Rin era sudata e stanca ma continuò a camminare finché non si fece troppo buio, poi raccolse la legna e accese un piccolo fuoco, tirò fuori dallo zaino dei cibi già pronti sempre dono di Kagome e li preparò come aveva visto fare tante volte alla sua amica, quello era il cibo preferito di Inuyasha per quanto Kagome si impegnasse a cucinare nulla sembrava piacergli di più.
Sorrise pensando a chi la aspettava al villaggio, era vero che nel suo cuore Sesshomaru era la persona più importante ma anche gli altri lo erano, tutti loro erano la sua famiglia per quanto strana potesse sembrare.
Alla fine esausta si addormentò e così Kirara e Kohaku poterono avvicinarsi un po’ senza destare sospetti e svegliare la giovane sterminatrice, Kirara si era trasformata e sembrava un piccolo gattino.
«Non dobbiamo farci vedere o Sango mi ucciderà quando torniamo» disse Kohaku alla sua compagna di avventure.
Si mise seduto con la schiena poggiata contro un tronco ma non dormì, non poteva, altrimenti chi avrebbe vegliato su Rin?
La notte per fortuna passò tranquilla e all’alba la ragazza si svegliò, disfece la treccia e la rifece poiché nel sonno si era sfatta, bevve dell’acqua, si rinfrescò il volto un po’ sporco di terra, mangiò qualcosa e ripartì nuovamente verso la meta misteriosa.













 

Questo più che altro è un capitolo di transizione ma spero comunque cari lettori/lettrici che vi possa piacere. 
Vi ringrazio ancora per le letture e le recensioni, non rispondo sempre ma leggo e avere dei riscontri è molto importante per me. 


 

Non morirò senza aver rivisto Sesshomaru - pensò lei e con un urlo si avventò contro il demone, lui parò il colpo con le sue zampe e la mandò al tappeto, poi rise e colmo di rabbia si avventò verso Rin che, preso l’arco e incoccato la freccia lo colpì in un occhio.
Un liquido verdastro colò dalla ferita e il demone gemette di dolore, Rin raccolse la sua spada e nonostante le sue ferite continuò a combattere

  
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