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Autore: Jeck86    16/06/2020    1 recensioni
Dante è quasi un Hikikomori.
Quando esce di casa, Dante sente una sensazione di disagio e di agorafobia.
Vive una vita da recluso, ma ha un lavoro e delle relazioni.
Ha ancora dei sentimenti per la sua ex, che non vede da mesi.
Un giorno, all'improvviso, cominciano a capitargli cose strane.
Comincia a vedere cose impossibili.
A volte spaventose, a volte comiche.
Che gli sta capitando? Il suo cervello gli fa brutti scherzi o l'universo ce l'ha con lui?
Alla fine, Dante otterrà ciò che cerca?
E se lo otterrà, ne sarà soddisfatto o se ne pentirà?
Un racconto surreale che vi spiazzerà più e più volte.
Genere: Angst, Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo sesto:

Sabato

 

Dante camminava nella zona pedonale, gremita di persone.
La gente schizzava a destra e a manca, senza alcun ordine, tutti vestiti con abiti colorati.
- Si vede che sta arrivando l'estate. -
La strada era gremita e Dante veniva inevitabilmnete spinto dalla calca ora in una direzione ed ora nell'altra.
Alla sua destra ed alla sua sinistra le vetrine dei vari negozi pieni di offerte ammiccanti.
Un negozio di abbigliamento mostrava sconti dell'30%, 40%, 50%, ma tanto Dante non avrebbe potuto permetterseli nemmeno con lo sconto del 90%.
Certe persone di colore avevano steso sul marciapiede dei teli variopinti con fantasie esotiche e su di essi avevano esposto la loro mercie: cd, occhiali da sole, cappelli, cinture.
Ad ogni passo, qualcuno degli ambulanti lo afferrava per la manica o per un lembo del giacchetto e gli sbatteva in faccia la sua merce.
La sua ombra, proiettata sul muro, camminava dietro di lui con la schiena curva e le braccia incrociate sul petto e nessuno si accorgeva che non rispecchiava fedelmente i movimenti di Dante.
- Deve aver capito qualcosa. - Pensò Dante.
Era piuttosto allegro. Normalmente, uscendo di giorno, lontano da casa, tutta quella folla gli avrebbe tolto il fiato.
Invece oggi aveva solo un leggerissimo attacco di panico.
Una leggera ansia alla bocca dello stomaco, ma poteva controllarla.

Dante arrivò davanti ad un negozio di elettrodomestici.
Si fermò di colpo.
Gli schermi televisivi in vetrina erano un pericolo.
Che sarebbe successo se tutta la gente avesse visto dei televisori a schermo piatto gonfiarsi nella sua direzione?
Dante si spostò verso l'altro lato della strada e si mise a camminare il più velocemente possibile.
- Mamma. Hai visto che ha fatto la televisione? -
Dante passò oltre, mentre una piccola folla si assembrava attorno al negozio di elettrodomestici.
Poi girò a destra ed entrò dentro un vicolo in cui non c'era quasi nessuno.
Dante fece in tempo a fare due o tre passi, ma poi la sua ombra gli si parò davanti per impedirgli di proseguire.
Dante cercò di evitarla ma la sua ombra continuava ad impedirgli di passare.
- Non è come pensi. -
Ma la sua ombra non sembrava affatto convinta.
- Devo capire che cosa mi sta succedendo e Caterina è una dottoressa. -
L'ombra alzò la testa, iniziò a gesticolare nervosamente.
- La nostra passata relazione non ha niente a che vedere con questo. Ho bisogno di un parere medico per quello che mi sta succedendo. Io vedo cose che non ci sono. - Senza accorgersene, Dante aveva tirato fuori il cellulare di tasca e nel gesticolare per spiegare alla sua ombra, lo teneva tra se e lei come uno scudo.
L'ombra ricominciò a gesticolare in modo sempre più minaccioso.
- VIOLETTA NON è LA MIA RAGAZZA, - Dante si accorse che stava strillando ed abbassò il volume della voce. L'ultima cosa che voleva era attirare una folla di curiosi. - Violetta è una cara ragazza, - bisbigliò Dante - ma non ho nessun obbligo nei suoi confronti. -
L'ombra colpì il cellulare nella mano di Dante e lo fece cadere. Sembrava molto arrabbiata, poi si allontanò a lunghi passi nella direzione opposta a quella di Dante.
- AH, Sì? E ALLORA IO ... - A Dante non venne in mente nulla da dire. Strinse i pugni, voltò le spalle alla sua ombra e si diresse verso casa di Caterina a grandi passi.

Dante era stato in quel palazzo molte volte.
Le scale e l'androne profumavano di chiuso, detersivo per pavimenti al limone, fritto, sesso e risate.
Risate passate.
Dante non aveva trovato il cognome di Caterina sul citofono. Ma ricordava il tasto segreto per aprire il portone.
Entrò, prese l'ascensore, arrivò al piano.
L'appartamento era proprio quello.
Il cognome sulla targhetta del campanello non era quello di Caterina.
Era sempre stato così?
Quando gli studenti affittavano un appartamento era per poco tempo, non aveva senso cambiare il nome sul citofono o sul campanello.
Dante suonò e Caterina venne ad aprire la porta.
- Amore, sei tu? Hai dimenticato le chiavi? - L'accappatoio mostrava la sua scollatura. I suoi capelli neri, bagnati, le ricadevano sulle spalle. Dante sorrideva in modo ebete. - Dante? Che ci fai tu qui? -
Dante fissava la sua scollatura. Caterina si accollò l'accappatoio.
Dietro di lei c'era una scarpiera aperta.
- Strano, quando stavamo assieme non c'era. - Pensò Dante.
Un paio di eleganti mocassini da uomo occhieggiavano da dentro la scarpiera.
- Sono venuto per chiederti un consiglio medico. -
- Non ricevo a casa. -
L'attaccapanni stava sempre al solito posto, c'era attaccato un trench.
- Non sapevo a chi altro chiedere. - Il sorriso di Dante si trasformò in un ghigno amaro, con un angolo della bocca. Gli occhi non incontravano più quelli di Caterina, guardavano in basso.
- Va bene, entra. -

- La diagnosi dell'oculista mi sembra abbastanza ragionevole. Ombre e deformazioni del campo visivo sono compatibili. - Caterina sorseggiò un altro po'di tè. Se ne stava accovacciata sul divano. L'accappatoio le lasciava scoperti i piedi ed i polpacci. - Quindi ti ha detto di stare lontano dagli schermi digitali. E tu hai fatto come ti ha detto? -
- ...nsumma.. -
- Cosa? Non ho sentito. -
- No. Va bene? Non sono stato lontano dagli schermi. - Proruppe Dante ad alta voce e con tono esasperato. - Ma quello che non ricordi è che io con il computer ci lavoro. Se non vendo gli oggetti che ho comprato, non ho più i soldi per mangiare. -
Caterina sorseggiò un altro po'di tè. - Vuoi che lo faccia io? -
- Lo faresti? -
- Se è per una settimana credo di sì. Non dovrebbe essere difficile. -
- Ti lascio il mio cellulare, c'è registrato il mio account. Quando bippa, confermi la transazione. Se necessario contatti l'acquirente per mettervi daccordo, ma spesso non è necessario. è tutto automatizzato. -
Caterina si alzò ed accompagnò Dante alla porta.
Dante era tutto contento, fece anche qualche battuta a cui Caterina non rispose che con uno sguardo attento.
- Mi raccomando, Dante, non venire più da me senza chiedere prima. Il mio ragazzo è molto geloso. -
L'allegria di Dante si spense.
- Allora io vado. -
E Dante si mise in cammino mestamente.
- ASPETTA DANTE. - Lo chiamò ancora una volta Caterina ad alta voce. - Non dimentichi qualcosa? -
Dante si avvicinò e l'abbracciò, poi si separò.
- Dante - Lo guardò severa Caterina. - Il cellulare. -
Dante, passato un attimo di stordimento, si cavò il cellulare di tasca e lo consegnò alla ragazza.

Dante aprì la porta della cucina.
La sua ombra era proiettata sul divano in una posizione stravaccata a guardare un qualche show alla tv.
- Ciao - Salutò Dante mestamente.
Sul divano era appoggiato un pacchetto di patatine aperto. Ogni tanto l'ombra piluccava dalla busta delle patatine, ne tirava fuori un dischetto scuro semitrasparente e se lo portava alla bocca.
Dante si avvicinò e stese la mano.
L'ombra spostò il pacchetto dall'altro lato del divano, proprio davanti alla televisione.
Dante stette un po'con la mano sospesa, poi lasciò ricadere il braccio.
- Credo che Caterina abbia un nuovo ragazzo. -
L'ombra girò la testa verso di lui, spense il televisore dal telecomando. Gli fece spazio sul divano e colpì leggermente il cuscino con una mano.
Dante si stravaccò proprio a fianco alla propria ombra.
Questa volta l'ombra gli offrì il pacchetto e Dante piluccò una patatina.
   
 
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