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Autore: Annette85    13/08/2009    2 recensioni
[...]Neville lo guardò come se improvvisamente si fosse trasformato in un ragno gigante: «Che giorno è oggi?» domandò dopo qualche secondo.
«Il 25 luglio», rispose pronto Harry, ma non capendo dove Neville volesse andare a parare.
«Bene, vedo che non confondi un giorno per l’altro. Comunque di solito a quest’ora avevo la casa decorata da cima a fondo in vista del mio compleanno», spiegò tranquillamente l’altro, iniziando a sorseggiare la bevanda che aveva davanti.[...]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota: Quando Ginny si arrabbia è incontenibile e qui a farne le spese sono ben in due XD
Il capitolo era già pronto ieri, ma ho preferito pubblicarlo oggi per aumentare l'attesa e il prolificare di congetture su cosa mai accadrà adesso.

Buona lettura^^


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At the end of July

Capitolo 4 – Ginny's storm

Quando mise piede nel suo salotto tirò un sospiro di sollievo, anche se la serata non poteva dirsi conclusa di certo così: doveva dire a Hermione che era stato sul punto di farsi sfuggire tutto davanti a Harry?

Di certo sua moglie prima o dopo sarebbe venuta a conoscenza di quel piccolo, insignificante particolare dal loro migliore amico o, peggio, da Ginny. Quindi sì, doveva dirglielo al più presto. Anche a costo di finire al San Mungo per il resto dei suoi giorni.

Doveva solo trovare il modo per dirglielo quando fosse stata disarmata, altrimenti la piccola Rose si sarebbe ritrovata orfana di padre ancora prima di aver compiuto un anno di vita.

Si diresse timoroso verso la cucina, in fondo non era strano trovare Hermione ancora in piedi, magari davanti a una tazza di thé e un buon libro, mentre aspettava il suo ritorno. Come da previsione, infatti era ancora lì, seduta al tavolo della cucina mentre stava leggendo.

«C-ciao», salutò Ron quasi spaventato per la possibile reazione della moglie a ciò che stava per dirle.

Hermione si scosse al suono della voce del marito e si girò sorridendogli. «Ben tornato».

Ron si avvicinò ancora di qualche passo lentamente, come per saggiare un terreno impervio e prese tutto il suo coraggio da Grifondoro per darle la notizia: «È probabile che... sì, ecco... che... Harry...», si interruppe per l’ennesima volta, spostando lo sguardo nervoso da una parte all’altra della stanza, senza mai incontrare gli occhi di Hermione. «Che Harry... abbia quasi saputo della festa», concluse quasi tutto d’un fiato, attendendo una qualche Maledizione Senza Perdono.

Hermione sbatté le palpebre più volte prima di rispondere qualsiasi cosa, cercando nella sua testa una qualche giustificazione valida per non affatturare il proprio marito. «Che cosa?» urlò con quanto fiato aveva in corpo e spaventando perfino gli Ippogrifi nella Foresta Proibita di Hogwarts.

«Ma non lo sa, tranquilla», cercò di riparare il danno Ron.

«Ronald Bilius Weasley, come hai potuto lasciarti sfuggire una cosa del genere?» chiese ancora la strega, sfiorando l’acuto di poco prima.

«Hermione, ti prego, calmati. Non lo sa. Me ne sono andato prima che potesse farmi domande e altro», tentò di nuovo lui, costringendosi a fissare la moglie negli occhi.

La strega fece un lungo respiro per calmarsi e guardò il marito con occhi iniettati di sangue. A Ron sembrò terribilmente l’espressione che aveva quando gli scagliò addosso i canarini al loro sesto anno a Hogwarts. Deglutì a fatica aspettando il verdetto finale, che ormai tardava ad arrivare. Almeno da parte di sua moglie.

Infatti dopo pochi secondi si ritrovò davanti agli occhi una Strillettera che non lasciava alcun dubbio da dove arrivasse: Ginny Weasley Potter.

«Fantastico», borbottò Ron, aprendola con la massima cautela.

«Stupido imbecille!» esordì la voce di sua sorella. «Come ti è saltato in mente di lasciarti sfuggire anche solo una piccola parola su quanto accadrà tra quattro giorni? Non pensavo la tua idiozia arrivasse a tanto, evidentemente crescendo si peggiora! Ringrazia il fatto che Harry non sia così sveglio da capire subito gli indizi che lasci in giro come fossi un delinquente alle prime armi, altrimenti a quest’ora avremmo potuto dire addio al progetto a cui lavoriamo da mesi!

«Augurati che per i prossimi quattro giorni non venga a sapere altro, altrimenti non ci sarà luogo in cui potrai nasconderti!» concluse Ginny più minacciosa che mai.

Ron si girò verso Hermione non appena la Strillettera si fu sminuzzata, speranzoso di trovare un minimo di appoggio. Cosa che ovviamente non accadde: la strega lo stava guardando con freddezza e stava aspettando una spiegazione.

«Mi è arrivato un messaggio da George», iniziò lentamente e deglutendo. «Harry ha chiesto se anche lui faceva gli straordinari e io gli ho detto solo che stiamo organizzando una cosa. Ma non ho specificato cosa, perché mi sono bloccato in tempo».

Hermione continuava a fissarlo e a Ron venne il dubbio che fosse diventata una statua di ghiaccio da quanto era immobile.

«Ti prego, di’ qualcosa», cercò di spronarla lui, anche se aveva paura delle conseguenze.

«E cosa vuoi che dica, Ron?» chiese lei, più a se stessa che al marito. «Hai combinato un bel guaio, ma come ha detto tua sorella, se Harry non ha capito nulla da ciò che gli hai rivelato, possiamo stare tranquilli ancora per un po’».

Ron sospirò di sollievo, anche se, conoscendo il suo amico, sapeva che non avrebbe mollato l’osso facilmente e nel giro di qualche ora sarebbe ritornato alla carica con un bel po’ di domande.

«Hai fame?» chiese a un tratto Hermione.

«Ehm, sì, non ho cenato. Il lavoro d’ufficio mi ha tenuto incollato alla scrivania», rispose lui quasi imbarazzato. «Vai a cambiarti, mentre io riscaldo qualcosa», sorrise la strega.

Ron si diresse verso la porta, ma poi cambio idea: «Hermione?», la richiamò. «Grazie per non aver rincarato la dose di insulti», disse prima di dirigersi al piano superiore.

Hermione sorrise ancora vedendo il marito andarsene rinfrancato “No, non era il caso di rincarare la dose. Ginny ha già fatto tutto il possibile”.

***

Ginny si infilò nel letto con rabbia, neanche una pozione rilassante era riuscita a calmarla. Harry la guardò di sottecchi; gli sembrava di aver combinato un qualche guaio, ma non riusciva ancora a capire cosa. Sua moglie aveva mandato una lettera a Ron, ma più di questo non era riuscito a sapere.

«Ginny, stai bene?» chiese titubante, quando lei si era finalmente distesa e sembrava iniziare a rilassarsi.

La risposta che arrivò fu un grugnito indistinto che non gli fece presagire qualcosa di buono. «Sì, Harry caro, sto bene», disse dopo un po’ con una nota di isteria nella voce.

«O-ok. Sai com’è non ti ho mai vista entrare nel letto con tanta...» si fermò per qualche istante a cercare la parola giusta. «Crudeltà», disse infine, soddisfatto di aver trovato un termine che si potesse addire a come vedeva Ginny in quel momento.

Lei lo guardò se possibile ancora più infuriata, prese la bacchetta dal comodino, chiuse la porta e insonorizzò la stanza, per non svegliare i bambini al piano inferiore.

«Crudeltà?» chiese Ginny, ben sapendo di aver raggiunto quasi gli ultrasuoni. «Vuoi che ti dica com’è stata la mia giornata, Genio dei Consigli?» domandò ancora, anche se non aspettava una vera e propria risposta. Guardò sbiancare leggermente il marito e poi continuò: «A un certo punto nel pomeriggio, mi è arrivata una Luna tutta preoccupata perché tu, o Grande Saggio, hai consigliato a Neville di andare a fare un viaggetto. Oh, ma questo è niente. Non so chi sia più idiota tra te e mio fratello», concluse stendendosi di nuovo a letto e non degnando di uno sguardo suo marito. Aveva paura di poterlo incenerire col solo sguardo e, per quanto le avesse potuto fare piacere sul momento, la cosa non la allettava affatto.

«Ma cos’ho fatto di male?» chiese accalorandosi. «Ho visto Neville in uno stato pietoso perché iniziava a sospettare che Luna lo ignorasse e quindi ho consigliato loro...».

«Hai dato un consiglio non necessario», lo interruppe lei bruscamente.

«Nessuno si era mai lamentato finora», sospirò lui non capendo più niente di quanto stesse accadendo a chi gli stava intorno.

«C’è sempre una prima volta», sentenziò Ginny senza osare guardarlo. «E lascia che io ti dia un consiglio: mettiti subito a dormire e smettila di fare domande, altrimenti neanche il divano potrà salvarti stavolta», ringhiò ancora una volta prima di spegnere la luce e girarsi dall’altra parte.

Harry la guardò per qualche secondo, poi si abbassò a darle un bacio sulla guancia, pensando fosse meglio non osare di più, visto l’umore di sua moglie, e si stese al suo fianco a distanza di sicurezza: era sempre meglio non sottovalutare le minacce di Ginny.


Continua...


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Oggi faccio solo i ringraziamenti, visto che altre cose inerenti alla storia le ho già dette negli altri capitoli XD
Come sempre ringrazio adorable per aver commentato anche lo scorso capitolo, sempre gentilissima e Ron è Ron (come dico spesso al mio beta), Harry non è che dormisse proprio durante il giorno, visto che quello che stavano facendo in ufficio si può considerare una sorta di "turno di sera", infatti in questo capitolo si è capito un po' meglio XD Comunque mi fa piacere che la storia ti piaccia^^ Ringrazio anche coloro che continuano a leggere e aggiungere la storia a preferiti e seguite, come ho già detto mi fa molto piacere^^

Ciao ciao

   
 
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