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Autore: DestinyIsland    20/06/2020    0 recensioni
Un universo alternativo dove la storia che tutti conosciamo è distorta e cambiata. Appartiene all’epoca dei Malandrini, giovani dapprima superficiali e giocherelloni, ma che si troveranno ad affrontare un cambiamento interiore, chi in bene, chi in male. Voldemort è sempre più forte e in cerca di potere. Il mondo magico è alla completa mercé del mago oscuro. Ma nonostante queste distorsioni, sarà sempre un Potter a dare filo da torcere a Riddle. Questa è un’altra storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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CAPITOLO 17: A CACCIA DI INSETTI



Dopo l’uscita ad Hogsmeade passò velocemente un’altra settimana tra lezioni, compiti e allenamenti di Quidditch. Tutti i professori spronavano in continuazione gli studenti rammentandogli ad ogni lezione che i G.U.F.O. sarebbero stati molto importanti per il loro futuro. Un fallimento di quel genere non si sarebbe potuto tollerare in nessun caso. Remus Lupin, da bravo studente e Prefetto, rimproverava spesso i suoi tre compagni scavezzacollo di prendere più seriamente la loro istruzione scolastica e non adagiarsi sugli allori come erano soliti fare, anche se c’era da dire che fosse un pochino invidioso di come James e Sirius riuscissero a cavarsela con voti discreti pur non applicandosi particolarmente e lo reputava uno spreco di potenzialità. A differenza di loro due, Peter Minus riscontrava maggior difficoltà nel stare al passo con i programmi delle materie e necessitava di aiuto da parte di Lunastorta che, esasperato dalle continue richieste dell’amico, non poteva far altro che cedere e passare gran parte del pomeriggio in Biblioteca con lui a ripassare argomenti vecchi di un secolo. Quel lunedì mattina iniziò come tutti gli altri giorni: Remus usò i suoi piacevolissimi metodi per buttare giù dal letto i suoi compagni di dormitorio beccandosi nelle orecchie i soliti insulti mattutini.
«Arriverà il giorno che ricambieremo la cortesia.» dichiarò Sirius una di quelle mattine.
Dopo essersi lavati e adeguatamente vestiti i cinque scesero le scale del dormitorio, attraversarono la Sala Comune e si diressero in Sala Grande per la consueta colazione che avrebbe risvegliato le loro energie ancora disperse nei loro corpi stanchi e assonnati. Trovarono giù sedute, al tavolo dei Grifondoro, le ragazze anch’esse con i volti da cui si percepiva un filo di stanchezza e le palpebre leggermente calate per il sonno.
«Buongiorno.» mormorò Frank prendendo posto vicino ad Alice e scoccandole un piccolo bacio.
«’Giorno Frankie.» ricambiò il saluto e avvicinandosi a lui.
«Ragazzi non so voi, ma io sono già stanca per i G.U.F.O.» esalò Mary con la testa calata sul tavolo.
Emmeline la osservò divertita e le fece il favore di versarle del buon caffè.
«Tieni, bevi questo.» disse porgendole la tazza. «E tirati su.»
Mary alzò appena la testa per accorgersi della tazza di caffè fumante davanti ai suoi occhi. Con un sospiro la prese con una mano e se la portò alle labbra incurante che fosse rovente, mandando giù il contenuto in un solo sorso.
«Me ne servirà più di uno temo.»
Prese il recipiente e se ne versò altro. Vicino a lei Lily stava addentando una fetta di pane imburrato mentre dava un’occhiata ad alcune nozioni di Trasfigurazione. Il fatto che la McGranitt fosse la Direttrice della loro Casa, una professoressa severa e che pretendeva il massimo dai suoi alunni la indusse a studiare ancora di più di quanto avesse mai fatto. Non avrebbe deluso le sue aspettative e avrebbe dimostrato le sue capacità.
«Evans, neanche a colazione levi gli occhi dai libri?» la prese in giro Sirius.
«Si dà il caso Black, che io ci tenga ad avere una buona istruzione.» ribatté stranamente tranquilla. «Mica voglio ritrovarmi ad avere un cervello da Snaso come il tuo.»
Gli altri risero a quella che a primo impatto sembrava essere una cordiale risposta, ma si era inaspettatamente trasformata in una delle solite uscite piccate alla Lily Evans. Sirius, in risposta, le lanciò un’occhiataccia e chinò la testa verso le sue uova che sarebbero state divorate in pochi minuti.
«Cosa abbiamo alla prima ora?» chiese Peter con il piatto già vuoto davanti.
«Erbologia» rispose Frank contento per la sua materia preferita. «Almeno iniziamo bene la giornata.»
«Parla per te.» lo rimbeccò James. «Io non sopporto quelle stupide piante.»
«Andiamo non sono così male.» tentò di convincerlo con un’espressione innocente.
James lo guardò inarcando un sopracciglio. Odiava profondamente quella materia dopo un piccolo incidente del secondo anno, quando a lezione vennero introdotte le Mandragole. Quelle pestifere piante, con i loro acutissimi versi, avevano la seccante capacità di tramortire le persone e la professoressa aveva fornito a tutti gli studenti delle protezioni per le orecchie così che non avrebbero corso alcun rischio. Purtroppo per lui, James indossò male le protezioni e svenne davanti a tutti quando la Mandragola afferrata dalla professoressa aveva iniziato ad urlare come un’ossessa e spaccandogli i timpani. Fu un vero affronto al suo orgoglio da Grifondoro e ne portava rancorosamente il ricordo, da cui derivava il suo odio per Erbologia.
«Non puoi ancora prendertela per quella storia Jamie.» gli disse Alice con un’espressione divertita. «E’ stata comunque colpa tua. Avresti dovuto mettere bene i paraorecchie.»
James sbuffò indispettito, incrociando le braccia al petto e distolse lo sguardo.
«Bene, direi che è arrivato il momento di andare verso le serre.» disse Emmeline alzandosi.
Remus diede un’occhiata all’ora sul suo orologio e si accorse che fosse quasi l’ora della lezione, così imitò la bionda e la affiancò lungo il tragitto per arrivare alle serre di Erbologia seguito dagli altri poco più dietro. Ad attenderli trovarono la professoressa Sprite, una donna in carne ma molto affabile e grande esperta di piante. Una volta che tutti gli studenti entrarono la donna iniziò ad introdurre l’argomenti del giorno e diede il via alla lezione.
                                                              ***
Fanny stiracchiò le ali e si accarezzò il becco con il morbido piumaggio rosso fuoco che la ricopriva. Diede uno sguardo al suo padrone poco più in là, vicino al Pensatoio, intento ad esplorare numerosi ricordi, perso in quel flusso di memorie alla ricerca di qualcosa in particolare. Ultimamente era l’attività preferita di Albus Silente. L’anziano mago sembrava essere molto più preso dal Pensatoio che del suo compito di preside, nonostante svolgesse sempre un eccellente lavoro firmando qua e là numerose scartoffie che gli competevano. Silente riemerse per l’ennesima volta quella mattina. Alzò cautamente il capo e lo scosse leggermente per scrollarsi di dosso quella sensazione di torpore che lo invadeva quando si lasciava cadere nell’antico manufatto magico. Si appoggiò ai lati del bacile di marmo, serrando le mani rugose attorno alla pietra. Vedendolo un po’ abbacchiato la Fenice emise un verso inducendolo a girarsi verso di lei per poterlo osservare. Il preside, sentito il richiamo di Fanny, fece un sorrisetto e si voltò per incontrare gli occhi del volatile che lo guardava con aria apprensiva e ricambiò il suo sguardo con il suo, rassicurante e sicuro, dietro gli occhiali a mezzaluna. Abbandonò il Pensatoio, mosse i suoi passi dove la Fenice stava appollaiata la maggior parte del tempo e le dedicò una carezza carica di affetto alla quale lei chiuse gli occhi.
«Sei preoccupata per me Fanny?» chiese Silente con un sorrisetto divertito.
Fanny gli rispose con un verso del quale lui aveva colto il significato, pur non contenente la minima parola. Il rapporto tra lui e Fanny era sempre stato fatto di nessuna parola ma solo gesti e qualche verso che ne valevano mille. La graziosa Fenice sapeva farsi capire piuttosto bene.
«Lo so, ma è essenziale ciò che sto facendo.» rispose continuando ad accarezzarle la testa con il dorso della mano.
Questa volta l’animale non rispose ma si limitò ad assecondare le gentilezze del mago, lanciandogli di tanto in tanto qualche occhiatina e allungando il collo color oro.
«Prometto che cercherò di prendermi un po’ più di pausa.» le disse allontanando la mano. «Piuttosto sei tu quella che dovrebbe starsene più calma. Tra poco sarà il giorno del falò.»
Si avvicinò alla sua scrivania e si accomodò sulla sedia, aveva intenzione di mettersi e riordinare alcuni documenti per Hogwarts ma venne interrotto sentendo qualcuno bussare alla porta.
«Avanti.»
Fece capolino la testa di Gazza, con un’espressione stranamente più tranquilla e non frustrata come al suo solito. Pareva stesse aspettando un suo cenno per avanzare e andare oltre la soglia della porta.
«Argus non stare lì. Vieni pure avanti.»
Il custode annuì e mosse i suoi passi in fretta, trovandosi davanti alla scrivania.
«Signor preside…»iniziò a dire. « C’è qualcuno che richiede di poterla incontrare.»
«Il soggetto di cui stiamo parlando chi sarebbe Argus?» chiese alzandosi dalla sedia.
«Il Ministro della Magia.» sputò fuori Gazza.
«Allora sarebbe sciocco farlo aspettare fuori. Riferiscigli pure di entrare.» lo liquidò.
Gazza annuì e con la sua solita ridicola camminata sgobbata uscì dallo studio per riferire la risposta del preside. Dopo poco la porta si aprì per la seconda volta, ma al posto del malandato custode, si presentò la figura del Ministro della Magia accompagnato da quelli che sembravano essere due Auror del Dipartimento.
«Albus Silente.» fece il Ministro con la sua voce non troppo profonda per essere un uomo di età matura e avanzando verso il preside.
«Albus Percival Wulfric Brian Silente.» lo corresse con tono pacato. «Ma lasciamo stare i convenevoli.»
«Sono d’accordo.» annuì l’uomo togliendosi il cappello e facendo segno ai due Auror di non entrare per lasciarli soli.
I due non proferirono parola e fecero un leggero movimento con la testa come segno di comprensione per poi abbandonare l’ufficio e chiudendosi la porta alla loro spalle.
«Barnabas Afraid.» esalò Silente spostandosi da dietro la scrivania per raggiungerlo. «Cosa porta qui, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, il nostro stimato Ministro della Magia?»
Afraid gli lanciò un’occhiata stizzita. Quella domanda gli sembrò quasi una provocazione velata, ma il preside non perse nemmeno per un momento la sua espressione sicura e portò le mani dietro la schiena, in attesa. Barnabas si inumidì le labbra passandoci lievemente la lingua sopra, avvertendole stranamente secche. La figura di Albus lo metteva leggermente a disagio, nonostante l’aspetto da innocuo vecchietto sapeva che nascondeva un potere che andava ben oltre il suo e lo aveva sempre temuto, al pari di Tu-Sai-Chi.
«Sono qui per questioni poco piacevoli temo.» rispose infine l’uomo.
«Farò del mio meglio per aiutarti come posso.» dichiarò Silente attendendo che rivelasse ciò per cui era venuto.
« E’ proprio ciò che volevo sentire.» disse secco.
Tirò fuori dal mantello grigio freddo una copia dell’ultimo numero della Gazzetta del Profeta e la porse a Silente con fare palesemente irritato e una smorfia appena visibile sul suo volto. Albus diede un’occhiata al giornale e poi spostò lo sguardo su Afraid che, con un cenno, lo indusse ad afferrarlo. Alzò la mano e lo afferrò, sistemandosi gli occhiali a mezzaluna sul naso leggermente storto e iniziò a leggere la prima pagina che conteneva l’articolo più rilevante del giorno. Lo lesse con attenzione sotto lo sguardo duro del Ministro che, in attesa che concludesse la lettura, aveva iniziato a picchiettare nervosamente le dita sul proprio braccio. Silente terminò di leggere l’articolo e con molta tranquillità lo ripiegò porgendolo ad Afraid che se lo riprese in un battito di ciglia.
«Ebbene?» fece Barnabas impaziente.
«Cosa vuoi sapere Barnabas?» replicò con noncuranza il preside.
Di fronte a quella dimostrazione di disinteresse il Ministro della Magia sembrò perdere le staffe.
«Non abusare della mia pazienza Albus!»
«Non ne ho alcuna intenzione.»
«Allora spiegami, per quale motivo non hai rivelato le informazioni citate?» sbottò.
«Queste informazioni non sono molto attendibili.» osservò Silente con tono tranquillo. «Sbaglio o la giornalista che lo ha scritto ha alle spalle articoli poco veritieri?»
«Rita Skeeter è una giornalista estremamente competente.» replicò piccato. «Capita a tutti di fare qualche strafalcione.»
«Vero. Ma mi sorgerebbe comunque il dubbio.»
Barbas Afraid boccheggiò appena, ma si ricompose subito deciso a continuare ciò per cui si era recato ad Hogwarts. Non avrebbe lasciato correre qualsiasi affronto.
«Non perdiamoci in sterili critiche di giornalismo.» tagliò corto. «Sei in possesso di informazioni riguardanti Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Informazioni riguardanti ciò che è successo qualche mese fa a Godric’s Hollow. Lo neghi?»
«Sono in possesso delle stesse informazioni che ha il Ministero della Magia.» rispose Albus portando le mani dietro la schiena e sostenendo lo sguardo dell’altro.
«Qui si parla di ciò che è successo dopo la sua scomparsa. Del perché dopo quella violenta battaglia pare che la marcia dei Mangiamorte si sia fermata. Non è un gioco Albus, dobbiamo assicurare l’ordine nel Mondo Magico.»
«Se vuoi delle risposte sicure temo di non potertele fornire. Modestamente ho molte qualità, ma la Preveggenza non è tra quelle.»
«Non tollero questa insolenza!» esclamò irato Afraid. «Voglio che tu mi dica tutto quello che sai, e in più, quanto c’entra in questa storia il figlio dei Potter!»
«Onestamente credo che tu stia creando un versione dei fatti un po’ distorta.» spiegò Silente senza perdere quel tono di tranquillità condito di una leggera punta di seccatura.
«Albus, qui c’è scritto che tu e Potter avete dei segreti di cui il Ministero non è a conoscenza. Si parla di un complotto contro il Ministero!» continuò imperterrito.
«James Potter non ha nulla a che vedere con questa storia. La sua unica colpa, se così la vogliamo chiamare, è di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come ben sai.»
«Sai bene che non m’interessa come Tu-Sai-Chi sia morto…»
«Non è detto che sia morto.»
«…ma la faccenda è seria! I fatti che sono riportati fanno pensare ad un doppiogioco. Che tu non voglia rivelare alcune cose perché sei in combutta con i Mangiamorte.»
Silente rimase interdetto per un secondo e Afraid pensò di averlo spiazzato e che avrebbe confessato, colto sul fatto. Ma ad essere spiazzato fu lui, poiché l’anziano mago scoppiò in una genuina risata, come se lo avesse accusato di aver lanciato una Caccabomba nell’atrio della Gringott. Ripresosi dall’attacco di risa, Albus lo guardò con un piccolo sorrisetto.
«Caro Barnabas, e per quale motivo dovrei essere in combutta con i Mangiamorte?»
«Ma è chiaro no?» rispose in maniera sicura Afraid puntandogli un dito contro. «Ti sei alleato con il Signore Oscuro perché, una volta preso il potere, ti ponesse a capo del Ministero della Magia come Ministro!»
Silente appellò tutto il suo autocontrollo per evitargli di ridergli nuovamente in faccia, e per fortuna ci riuscì.
«Ti sorprenderà saperlo, ma mi hanno proposto di diventare Ministro della Magia più volte di quante il Puddlemore United abbia il vinto il Campionato di Quidditch.» rivelò. «Ho sempre rifiutato, poiché amo Hogwarts e non accetterei nessun’altra carica che non sia quella del preside. Dopotutto sono stato tra quelli che ha proposto te come Ministro.»
Afraid boccheggiò e la sua ira si spense come un braciere su cui era stata versata dell’acqua. Le sue folli teorie, sue e di quell’articolo, sfumarono dinanzi a quella risposta. Quella mattina, appena letto il Profeta, si era lasciato andare alla cieca paura. Sapeva che Silente fosse un mago molto influente nell’intero Mondo Magico e che non avrebbe mai avuto bisogno di simili trovate se davvero avesse voluto rubargli il posto. La sua inadeguatezza rispetto al mago più famoso e potente del loro secolo lo avevano mandato alla deriva, rinchiudendo la ragione e la razionalità in un angolino della sua mente e lasciando spazio alla negatività e ai pregiudizi.
«Ma…ciò che sai e che riguarda Potter…» provò a dire.
«Sto solo cercando di tenere al sicuro il ragazzo.» spiegò con un piccolo cenno della mano. «Voldemort può essere ancora pericoloso.»
«Non dire quel nome!» lo rimproverò Afraid ritornando con il suo solito atteggiamento duro. «E comunque è morto.»
«Ma l’articolo non diceva che io sapessi che sarebbe tornato?» replicò. « Perché vuoi credere che sia morto?»
«Perché la gente ha bisogno di saperlo morto per andare avanti.»
«Allora dovresti dirlo alla cara Rita. Ha alzato un bel polverone.»
Afraid non poté più ribattere a quell’ultima frase. Rita Skeeter indagava da mesi sull’accaduto e, nonostante il Ministero dichiarasse che il pericolo fosse passato, i suoi articoli facevano molto discutere ed erano i più rilevanti sul Profeta. Questo avrebbe potuto minare la sua credibilità come Ministro insieme a tutto il suo operato. La Gazzetta del Profeta andava messa sotto torchio e avrebbe dovuto essere limitata dal Ministero.
«Se stai pensando di assumere il controllo della Gazzetta del Profeta, non credo sia la scelta più saggia.» disse Silente.
«Non dirmi come fare il mio lavoro.» rispose seccato per essere riuscito a capire le sue intenzioni. « La nostra discussione finisce qui.»
Senza degnare il preside di alcun cenno di saluto, Barnabas Afraid si avviò verso l’uscita dello studio con passo svelto e con la schiena leggermente incurvata. Evidentemente la conversazione doveva essergli pesata più del dovuto. Lo vide richiamare i due Auror che lo avevano accompagnato, entrambi ai alti della porta, e i tre si incamminarono, seguiti da Gazza con in braccio Mrs. Purr, per lasciare il castello. Albus ritornò alla sua scrivania, poggiando i gomiti e levandosi gli occhiali a mezzaluna, passandosi una mano sugli occhi con fare stanco. Rimettendoseli si rivolse a Fanny che non lo aveva mai perso di vista.
«Visita impegnativa eh?» scherzò.
Molto probabilmente Barnabas non lo avrebbe ascoltato e sarebbe corso alla redazione della Gazzetta del Profeta per poter prendere il controllo dell’opinione pubblica ed insabbiare tutto. Voleva che tutti credessero Voldemort morto per poter calmare gli animi del popolo, in modo che non scoppiasse il caos. Non era differente da ciò che aveva fatto poco tempo prima, affermando che il Dipartimento Auror e il Ministero fossero ancora stabili e con il controllo della situazione in mano. Poteva capire che volesse una situazione di calma apparente, ma la finzione non avrebbe mai retto con la verità e prima o poi sarebbe stata distrutta. Ripensò all’articolo e notò che alcune cose descritte sarebbero potute uscire solo da lui o da James, ma non credeva minimamente che il ragazzo o i suoi amici si sarebbero fatti sfuggire qualcosa con Rita Skeeter. Si fidava di lui, nonostante fosse un allievo particolarmente esuberante e discolo, possedeva un buon cuore e un lato maturo. Sospettava che quel lato si sarebbe rivelato con il tempo e con una graduale maturazione, e tutte le sue migliori qualità sarebbero venute a galla. I suoi pensieri furono interrotti, per la seconda volta quel giorno, da un rumore alla porta che lo riportò alla realtà.
«Avanti.»
La porta si aprì e rivelò la figura di James Potter accompagnato dai suoi compagni, e avevano tutti delle espressioni particolarmente preoccupate.
«Entrate pure.» li accolse con calore. «Mi aspettavo una vostra visita.»
 
         ***
 
«L’ho sempre detto che Rüf ha la straordinaria capacità di diventare un perfetto sonnifero.» sbiascicò Sirius sbadigliando.
« Dicevi bene signor Brown.» ridacchiò James mentre abbandonavano l’aula di Storia della Magia.
«Ma vi rendete conto?» fece scandalizzato in direzione degli amici. «Come può non ricordarsi che mi chiamo Black? Insomma, di così fighi ad Hogwarts non ce ne sono.»
«Peccato che ai fantasmi non interessi il grado di bellezza sacco di pulci.» rispose Remus mentre infilava il libro nella borsa.
«Oppure avrà fatto confusione con i colori.» ipotizzò Peter portandosi un dito sul mento. «Black, Brown.»
«Non lo trovo plausibile.» ribatté Felpato, per nulla soddisfatto di quella spiegazione.
«Il fatto che tu voglia dare una spiegazione al comportamento di Rüf. Questo non lo trovo plausibile.» disse James.
«Quando ti sbaglierà il cognome te lo rinfaccerò.»
«Perché per quattro anni cos’ha fatto?»
«Si ma io sono Sirius Black!»
«E io sono James Potter! Dovrebbe essere un motivo addirittura superiore!»
«Ma fammi il piacere, non potrai mai superarmi.»
«Ricordami, chi è il miglior Cercatore della scuola?»
«Ricordami, chi è lo strafigo che spopola tra le ragazze?»
«Anche io spopolo tra le ragazze!»
«Ma mai quanto me. Sei un gradino sotto.»
«Anche tu andrai sotto, ma sotto terra.»
«Ti sfido cervide dei miei stivali!»
«Tornatene a rincorrerti la coda canide pulcioso!»
Remus si sbatté una mano sulla fronte all’ennesimo battibecco dei suoi migliori amici nell’arco di quella giornata che sembrava non avesse mai fine. Pete invece osservava la scena divertito, ridendo di tanto in tanto agli insulti sempre più creativi che i due Malandrini si lanciavano. Avevano appena terminato l’ora di Storia della Magia, l’ultima materia prima dell’ora di pranzo e, soprattutto per la grande felicità di Peter, si stavano recando in Sala Grande per poter consumare un sostanzioso banchetto. La loro avanzata venne però interrotta da una figura che si pose dinanzi a loro, dai colori verde-argento. Il ragazzo pareva essere la copia di Sirius: aveva gli stessi capelli neri portati un po’ più corti del fratello, gli stessi impenetrabili occhi grigi, lo stesso portamento regale. Ma a differenza del maggiore i suoi tratti erano più delicati ed era leggermente più basso di statura. Sirius aggrottò le sopracciglia quando si rese conto che Regulus Black si era parato dinanzi a loro. Non aveva contatti con lui e con i suoi genitori da mesi, e a nessuno di loro sembrava importare di parlargli.
«Sirius.»
«Regulus.»
«Ho bisogno di parlare un momento con te.» esordì il Serpeverde.
Sirius incrociò le braccia al petto e fece una risata amara.
«Cos’è, paparino e mammina ti hanno dato il permesso di rivolgermi la parola?» chiese in maniera sarcastica.
«Sono i nostri genitori.» replicò freddamente. «Comunque non sono qui per discutere di questo.»
«Non m’importa di cosa vuoi discutere. Ti sei ricordato adesso di avere un fratello?» disse Sirius facendo trasparire il proprio risentimento nei suoi confronti.
Nel frattempo i Malandrini, vicino al maggiore dei Black, assistevano alla scena ammutoliti. Tutti e tre erano a conoscenza della situazione familiare di Sirius, in particolare James che lo aveva ospitato quell’estate dopo che era scappato di casa. Aveva raccolto i cocci del cuore di quello che considerava come un fratello, lo aveva aiutato ad andare avanti e a non essere schiacciato dal peso del cognome che portava. Perché, nonostante tutto, loro erano la sua famiglia, e Regulus era il fratellino con cui combinava le marachelle da piccolo e al quale aveva promesso che nulla sarebbe cambiato una volta ad Hogwarts. Eppure erano arrivati a quel punto, in un rapporto di reciproca freddezza e indifferenza.
«Sir.» lo chiamò Remus. «Ascolta ciò che ha da dire. Non ti costa nulla.»
James, a malincuore, non poté che trovarsi d’accordo con Lunastorta. Ma voleva fargli capire che non lo avrebbero abbandonato.
«Rem ha ragione.» concordò mettendogli una mano sulla spalla. « Siamo qua vicino se hai bisogno.»
Felpato parve rifletterci con una smorfia contrita, ma annuì dopo poco e si lasciò scappare un sorriso appena accennato come muto segno di ringraziamento ai suoi migliori amici che si allontanarono da loro abbastanza per lasciarli parlare in intimità.
«Bene.» lo incitò Sirius una volta che i tre furono lontani. «Forza, parla.»
 «La nostra famiglia ha deciso di radiare zio Alphard dall’albero genealogico.» rivelò con totale indifferenza.
Sirius rimase interdetto di fronte a quella notizia. Alphard Black era il fratello di sua madre Walburga e di suo zio Cygnus. A differenza dei due fratelli, però, non aveva mai accettato il motto dei Black ed era un Babbanofilo affermato, considerato un traditore del suo sangue. Il fatto che non si fosse mai sposato con nessuna persona Babbana o di origini Babbane gli aveva impedito di essere radiato dall’albero genealogico della famiglia, cosa che a lui non era mai importato. Lo zio Alphard, insieme ad Andromeda, era l’unica persona della sua famiglia con cui andasse d’accordo e con cui era riuscito ad instaurare un legame affettivo vero e reale non basato su assurdi discorsi sullo Stato di Sangue.
«Per quale motivo?» chiese.
«A causa tua.»
«Mia?»
«Lo zio non si è dimostrato contrariato alla tua fuga, anzi, l’ha sostenuta con forza.» spiegò. «Per la nostra famiglia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso ed è stato radiato. Come lo sei stato tu.»
Il maggiore non proferì parola per qualche momento, ma si riscosse subito riprendendo la sua solita vena irriverente.
«Già e probabilmente si starà piangendo addosso per essere stato rinnegato dalla nobilissima e purissima casata dei Black.» disse con finto tono melodrammatico. «Ci avete fatto solo un favore. Non vogliamo avere più a che fare con una massa di squilibrati razzisti.»
«Bada a come parli Sirius!»
«Non me ne importa un accidente!» sbottò. «Io non voglio avere più a che fare con delle persone del genere! Che valutano le persone in base alle loro origini e non in base al loro reale valore.»
«La nostra famiglia vuole solo il meglio per il futuro dei maghi!» replicò Regulus inalberandosi anch’esso.
«No! Questo è ciò che ti hanno inculcato! Ma la verità è ben diversa, vogliono un mondo dove regni la paura ed il terrore, dove regni la violenza e la supremazia, dove una vita non ha lo stesso valore di un’altra!»
Regulus parve tentennare dinanzi a quel flusso imperterrito di parole e Sirius ne approfittò per continuare il suo discorso.
«Ma la cosa che più mi manda in bestia è che tu non ci creda davvero! Li segui solo per paura, perché non hai la forza di ribellarti come dovresti e ciò ti rende un codardo!»
In quel momento la maschera che Regulus si era costruito in tutto quel tempo e che portava ininterrottamente a Grimmauld Place e ad Hogwarts cadde sbriciolandosi.
«Non sono mai stato come te…» mormorò a testa bassa.
«Allora lasciati aiutare!» esclamò speranzoso per aver rivisto suo fratello dopo anni. «Rimani vicino a me e abbandona anche tu quella casa.»
E Regulus fu veramente tentato di accettare quella proposta tanto assurda quanto bella. Ritornare al fianco di suo fratello, come quando erano piccoli, senza più essere avvolto dal clima di terrore che aleggiava da anni ormai nella sua vita e al quale Sirius aveva avuto il coraggio di ribellarsi. Ma ricadde bruscamente nella realtà. Ormai i suoi genitori lo avevano presentato ai Mangiamorte, e presto sarebbe diventato uno di loro a tutti gli effetti. Abbandonarli avrebbe significato la morte certa e nessuno avrebbe potuto proteggerlo, e non voleva mettere in pericolo Sirius con quel suo gesto avventato ed egoista.
«Non posso.» esalò con rammarico. «Sarebbe un suicidio, e metterei ancora più in pericolo te.»
«Ti stai lasciando guidare dalla paura.» continuò Sirius. «Possiamo aiutarti, basterebbe parlare con…»
«No Sirius!» lo interruppe bruscamente. «Rimarrò con la mia famiglia, perché è l’unica che ho.»
Diede uno sguardo ai Malandrini in lontananza che stavano assistendo alla discussione con un’espressione dura e preoccupata. Almeno suo fratello sarebbe stato felice, con qualcuno che si sarebbe preso cura di lui nei momenti difficili. Si lasciò andare in un sorriso inaspettato ma poco evidente.
«Tu l’hai già trovata la tua vera famiglia.»
Detto questo gli voltò le spalle, incamminandosi verso le scale e sparendo alla vista di Sirius che rimase ad osservarlo andarsene bloccato sul posto. Tu l’hai già trovata la tua vera famiglia. Ci aveva provato ancora una volta ma non era riuscito a fargli cambiare idea. Per poco aveva di nuovo rivisto il suo fratellino, aveva visto la maschera della dura freddezza dei Black cadere e rompersi in mille pezzi. Ma ormai non rimaneva più nulla che potesse fare per aiutarlo. Gli aveva dato una nuova possibilità per distaccarsi da ciò che era tutto fuorché una famiglia, ma aveva fallito nuovamente. Avvertì su di sé un tocco confortante e incrociò lo sguardo con gli occhi color nocciola di James. Poi con quelli di Remus e infine con gli occhietti acquosi di Peter che lo guardava con apprensione.
«C’hai provato Felpato. Non hai nulla da rimproverarti.» gli disse Ramoso.
«Vedrai…» parlò Remus. «Prima o poi capirà che sta sbagliando.»
«Non ne sono sicuro.» brontolò il Black.
«Lo farà.»
Sirius si riscosse e alzò la testa per fare un ghignetto in direzione dei tre, sintomo che il buon vecchio Felpato era tornato operativo. I Malandrini non lo avevano lasciato a struggersi. Di nuovo.
«Va bene. Sto morendo di fame e ho bisogno di una quantità spropositata di carne cazzo.»
«Eccolo lì. E’ tornato tra noi.» ridacchiò James dandogli un giocoso pugno sul braccio.
«E ha detto una cosa buona e giusta. Ho bisogno di cibo!» esclamò Peter portandosi le mani allo stomaco brontolante.
I quattro scoppiarono a ridere e incominciarono a camminare verso la Sala Grande già gremita di studenti intenti a parlottare tra loro mentre si gustavano l’ottimo banchetto preparato dagli elfi domestici. Adocchiarono il resto del loro gruppo già seduto alla tavolata dei Grifondoro, mentre iniziavano a servirsi delle varie pietanze che fecero venire l’acquolina in bocca a tutti e quattro. Frank li notò e si rivolse a loro.
«Ma dov’eravate finiti?»
«Un piccolo contrattempo, niente di preoccupante.» tagliò corto James iniziando a riempirsi il piatto.
Frank lo fissò per un attimo, poi scosse le spalle e si concentrò nuovamente sul suo piatto e parlando con Alice della lezione di Erbologia di quel giorno. Marlene, invece, osservò Sirius scorgendo un piccolo accenno di tristezza nei suoi occhi e si accorse che quel piccolo contrattempo probabilmente lo riguardava particolarmente. Non gli chiese nulla, avrebbe rimandato le domande a più tardi.
«Il professor Silente non è a tavola nemmeno oggi.» notò Lily con lo sguardo rivolto al tavolo dei professori.
Era da un paio di settimane che il loro preside non prendeva più parte quotidianamente ai pranzi e alle cene. La sua presenza risultava molto rara ultimamente e ciò fece insospettire la rossa.
«Già, probabilmente fare il preside porta via più tempo di quel che si pensa.» disse Mary.
«Non credo che sia per questo.» replicò Lily decisa.
«E per cosa?»
«Se stesse elaborando qualcosa contro Tu-Sai-Chi?» domandò abbassando la voce in modo che solo loro potessero sentirla.
«Sinceramente Lily, pensi davvero di riuscire a comprendere anche solo un decimo di ciò che fa Silente?» fece Mary scuotendo la testa.
La Evans non poté che concordare con la Cacciatrice. In effetti se si pensava ad una persona criptica e complessa questa si poteva ricondurre tranquillamente alla figura del loro strambo ma rispettato preside. L’intera Sala Grande fu attirata da un gran bubolare dal soffitto e gli studenti si accorsero che i gufi stessero per entrare a consegnare la posta. Centinaia dei gufi fecero la loro entrata prendendo varie direzioni e raggiungendo i rispettivi proprietari che li accolsero benevolmente, pronti a dar loro qualcosa da mangiare in cambio. James vide il suo maestoso gufo reale, eredità della famiglia Potter, atterrare elegantemente verso di lui porgendogli il numero della Gazzetta del Profeta di quel giorno, l’unica cosa che ormai poteva ricevere dal mondo esterno. Prese delicatamente il giornale arrotolato dal becco dell’animale, che gli fece una muta richiesta spalancando le ali e muovendo il collo piumato.
«Sta’ buono Ignotus, ora ti do qualcosa da mangiare.» gli disse accarezzandolo.
«Hai davvero chiamato il tuo gufo come un tuo antenato?» chiese Alice conscia delle origini dei Potter che James le aveva raccontato tante volte in quegli anni.
«Mai dimenticare le proprie origini.» scherzò James afferrando un pezzo di carne e lanciandolo al gufo che, soddisfatto del bottino ricevuto, volò via per recarsi in Guferia dove riposavano tutti gli altri volatili.
Il ragazzo afferrò il calice con del succo di zucca ed iniziò a berlo mentre dava un’occhiata alla prima pagina dell’articolo. Non fece in tempo a leggere il grosso titolo nero che spalancò gli occhi e sputò tutto il succo addosso a Mary di fronte a lui e iniziando a tossire convulsamente. Sirius gli batté alcune pacche sulle spalle per farlo riprendere ma James sembrava essere andato in catalessi rivolgendo tutta l’attenzione alla Gazzetta.
«MA CHE CAZZO?!» urlò a gran voce attirando gli sguardi di tutti.
«Ramoso ti pare il modo di uscirtene?» lo rimproverò Remus profondamente contrariato a quei toni volgari.
Felpato non proferì parola, ma si limitò a dare un’occhiata a ciò che il suo migliore amico aveva letto e che gli aveva provocato una reazione così esagerata. E anche lui ebbe la medesima reazione.
«PORCO SALAZAR!»
 
                               ALBUS SILENTE E JAMES POTTER COMPLOTTANO CONTRO IL MINISTERO
Sono passati più di tre mesi da quel terribile 25 agosto in cui molti maghi, streghe e persino alcuni Babbani persero la vita nel villaggio dedicato a Godric Grifondoro, Godric’s Hollow. Facendo un veloce riepilogo, si è a conoscenza che in quell’occasione Auror e Mangiamorte si siano scontrati in una violenta battaglia all’ultimo sangue che ha visto vincitori i primi grazie all’enorme competenza del Dipartimento che può vantare la presenza dei migliori cacciatori di maghi oscuri che ci siano sulla piazza. I Mangiamorte batterono in ritirata e il loro capo con loro. Molti sostengono che Colui-Che-Non-Deve-Essere-nominato sia deceduto e che si possa ritornare a dormire sonni tranquilli, ma purtroppo la verità sembra essere orribilmente differente. C’erano infatti testimonianze di un numero davvero esiguo di persone che lo avrebbe visto scappare scortato dai suoi sottoposti dopo aver brutalmente assassinato la famiglia Potter ad eccezione del figlio James, sorprendentemente sopravvissuto all’attentato. E’ proprio lui, infatti, a mettere incertezza nella sicurezza che il Ministero cerca di proteggere, affermando che il Mago Oscuro sarebbe presto tornato e che la sua versione è sostenuta da nientepopodimeno che dal leggendario Albus Silente. Il dubbio che ne viene fuori è: perché i due non hanno comunicato immediatamente al Ministero della Magia ciò che sapevano? E’ possibile che siano coinvolti in un gioco mortale ai danni dell’intera comunità magica e che stiano mantenendo altri segreti per scopi personali? E’ per colpa loro se i coniugi Potter e molti altri hanno pagato con la vita? Per la soddisfazione di un proprio tornaconto? Si potrebbe pensare che la momentanea caduta di Voi-Sapete-Chi sia tutta una messa in scena e che ci sia una collaborazione con i Mangiamorte ai danni del Ministero e del Ministro della Magia, Barnabas Afraid. Una cosa è certa, queste due persone non sono sincere e alcune versioni dei fatti non tornano.
Di Rita Skeeter
«Ma stiamo scherzando?!» esclamò Sirius esterrefatto.
Remus e Peter gli strapparono il giornale tra le mani così che loro e gli altri lo potessero leggere, e l’espressione scocciata di Lunastorta si tramutò in una di pura ira, come se il Lupo Mannaro nascosto in lui balzasse fuori all’improvviso per avventarsi contro quel pezzo di carta straccia.
«Quella…quella laida gargoyle!» sputò fuori senza ritegno. «Queste sono calunnie della peggior specie!»
«Sapevo che la Skeeter fosse capace di tutto, ma questo…» disse Marlene con un cipiglio arrabbiato.
«Quella vecchia, puzzolente, stupida, insulsa, bagasc…» stava elencando Sirius in preda alla cieca rabbia.
James sembrava paralizzato, fermo a guardare il piatto davanti a lui ad occhi spalancati. Parte delle notizie di quell’articolo erano state enormemente enfatizzate fino all’inverosimile, ma ciò da cui partivano erano parole che aveva proferito lui personalmente. Gli studenti a cui era arrivata la Gazzetta del Profeta nello stesso momento, fissavano con insistenza il loro tavolo e borbottavano senza ritegno su di lui come se non fosse presente.
«Jamie, forse ci conviene andarcene.» bisbigliò Alice preoccupata.
«Tranquilla, voi finite pure il pranzo.» la fermò con un cenno della mano.
«Neanche per sogno Potter.» s’intromise Lily alzandosi dal tavolo e prendendo la sua borsa. «Dobbiamo vederci chiaro in questa storia.»
Il ragazzo venne investito da uno strano moto di felicità e gratitudine poiché era stata proprio lei a parlare e non ebbe la forza di controbattere. Tutti e dieci si alzarono e abbandonarono la Sala Grande seguiti sotto lo sguardo pressante dell’intera studentesca.
«Allora, chi ha fatto la spia?!» ringhiò Sirius ai presenti, ma rivolse il suo sguardo furioso tralasciando i Malandrini.
«Cosa?» fece Emmeline sbigottita.
«E’ chiaro che qualcuno non abbia saputo tenere la bocca chiusa, e di sicuro nessuno di noi…» indicò lui e gli altri tre «…lo avrebbe mai fatto.»
«Sirius!» lo riprese Remus.
«No Rem, non me ne frega niente!» ribatté con forza. «Qui qualcuno ha fatto la spia!»
«Black stai vaneggiando.» disse Marlene con aria seccata.
«Io starei vaneggiando?»
«Esattamente.» continuò Alice dando man forte all’amica. «Tutti siamo degni di fiducia quanto te. Non faremmo mai una cosa del genere.»
«Allora spiegami come sono uscite fuori cose di cui si è parlato con la massima segretezza!» sbottò il Black sempre più furioso.
A Sirius Black importava di poche cose, ma una di queste erano i suoi amici per il quale diventava estremamente protettivo . Molto spesso lasciava da parte la razionalità facendosi guidare dalle sue emozioni turbolente e scavalcavano la vocina nella sua testa che gli sussurrava di star arrivando a conclusioni affrettate.
«Sirius.» intervenne Frank con tono pacato. «Nessuno di noi, e parlo anche a nome delle ragazze, sarebbe mai sceso a tanto. E lo sai.»
Felpato parve essere stato domato, ma si lasciò sfuggire uno sbuffo profondamente seccato, convinto che tra di loro si nascondesse un traditore.
«Frank ha ragione Sir.» disse Remus cercando di farlo calmare. «Dovresti sapere che tutti loro sono degni di fiducia. O hai dimenticato chi ha combattuto con voi a Godric’s Hollow?»
«Si però…» farfugliò a occhi bassi.
Remus conosceva bene l’indole ribelle di Sirius e il suo profondo attaccamento agli amici. Poteva comprendere la sua reazione che, seppur eccessiva, evidenziava quanto tenesse ai Malandrini e in particolar modo a James con se fosse un fratello. Ciò lo rendeva fiero del suo amico, ma si fidava di Frank e delle ragazze poiché custodivano il suo segreto da tempo con la massima riservatezza e li reputava degni di fiducia almeno quanto i suoi migliori amici.
«C’è sicuramente un’altra spiegazione, non abbiamo abbastanza informazioni.»
Il Prefetto si rivolse a James, rimasto ad assistere alla sfuriata di Sirius.
«James, cosa ne pensi?»
Ramoso sospirò, sistemandosi gli occhiali tondi sul naso diede uno sguardo alle persone dinanzi a sé. Anche lui si fidava ciecamente di Lily, Marlene, Mary, Alice e Frank e non ne avrebbe mai dubitato dopo il legame che si era creato tra loro. Per lui sarebbe stato il massimo del disonore dubitare degli amici, l’amicizia era sempre stato il valore a cui si era aggrappato e a cui aveva dato più importanza in tutta la sua vita.
«Io non dubito di nessuno di voi.» disse sicuro e abbozzando appena un sorriso.
«Grazie Jamie.» lo ringraziò sinceramente Mary.
«Anche io non capisco come la Skeeter sia venuta in possesso di quelle informazioni, ed è vero che non ne sappiamo abbastanza.»
«Dici che ti spia?» domandò Peter a bassa voce come se qualcuno potesse captare le sue parole.
«No, non credo.» rispose. «Ciò che mi preoccupa è che Silente potrebbe pensare che io abbia spifferato tutto.»
«Silente non è un idiota Potter.» parlò Lily sistemandosi la borsa piena di libri sulla spalla.
«Questo lo so ma…»
«Ad ogni modo converrebbe fare una capatina nel suo ufficio e spiegare la situazione.» lo interruppe la rossa.
«Sono d’accordo.» annuì Remus.
James non poté che trovarsi d’accordo. Al momento la priorità era parlare col preside e chiarire la situazione che appariva poco nitida, poi avrebbero pensato al resto.
«Bene, allora si va da Silente. Ma serve la parola d’ordine.» osservò.
Lily fece un inaspettato ghigno scuotendo leggermente il capo e facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi davanti al viso.
«Hai due Prefetti a disposizione Potter. Approfittane.»
Il Cercatore fu leggermente sorpreso di aver visto un vero ghigno sul volto di Lily Evans, di solito tranquilla e pacata, a meno che non la si faceva arrabbiare ovviamente. Prima di poter dire altro però, rivolse la sua attenzione ad un taciturno Sirius Black, a testa bassa, che non si azzardava ad emettere un fiato.
«Felpato.» lo chiamò.
Il giovane Black alzò lentamente il capo, quasi con vergogna, e per la seconda volta in vita sua si sentì fuori posto, ma più di tutto tremendamente stupido per quell’uscita da ragazzina mestruata di poco prima.
«Ragazzi io…scusatemi.» borbottò.
Remus, Peter e James boccheggiarono appena di fronte alle scuse sentite del loro amico. Le volte in cui ammetteva di sbagliare si potevano contare sulle dita di una mano e quindi si rivelava essere un vero evento, come assistere ad un’aurora boreale. Marlene parve trucidarlo in uno sguardo in un primo momento, ma quando distese i lineamenti del suo bel volto i ragazzi seppero che Sirius era già stato perdonato senza che dicesse nulla.
«Tranquillo Black. Dovevamo aspettarcelo che quando ci sono i tuoi amici di mezzo diventi la checca più grande di Hogwarts.»
«Già io, mi dispia…Ehi! Chi sarebbe la checca?»
«E io che ho detto?.» domando la ragazza più a sé stessa che agli altri in tono ironico.
«Bando alle ciance.» fece Lily spezzando quel breve momento comico. «Muoviamoci e andiamo da Silente.»
Gli altri annuirono e si incamminarono su per le scalinate per raggiungere il secondo piando del castello dov’era situata l’entrata dell’ufficio del preside. Intravidero, lungo il corridoio, tre uomini ben vestiti che si stavano dirigendo nella direzione opposta alla loro con passo frettoloso. Con un groppo alla gola Peter lo riconobbe come il Ministro della Magia, mentre i due che lo affiancavano dovevano essere Auror del Ministero a giudicare dal portamento e dall’aria attenta e guardinga. Mentre i due gruppi si incrociavano, il Ministro assottigliò gli occhi alla vista di James ma si ricompose subito ritornando ad avere l’usuale espressione impenetrabile che lo contornava, mentre i due Auror non diedero nemmeno l’impressione di averli visiti. I ragazzi arrivarono davanti ai due gargoyle e Lily si mise davanti a tutti per poter proferire la parola d’ordine.
«Zuccotti di Zucca.»
Al proferire di quelle parole i due gargoyle si fecero da parte rivelando la scala a chiocciola dove Lily si posizionò per salire.
«Zuccotti di Zucca?» fece Frank esterrefatto. «Davvero?»
La scala si mosse e li portò fino al piano superiore, davanti alla porta dello studio. James si fece avanti per poter essere il primo ad entrare essendo coinvolto attivamente in tutta quella faccenda e quello che avrebbe voluto spiegazioni subito per tutta quell’assurda trovata. Bussò non troppo forte e attese la risposta dall’altra parte che non tardo ad arrivare.
«Avanti.»
La porta si aprì e James sperò di non avere un’espressione troppo preoccupata sul viso. Il preside era seduto alla scrivania, con il trespolo della sua Fenice lì vicino e non pareva particolarmente turbato o arrabbiato, sembrava essere lo stesso di sempre.
«Entrate pure.» li accolse con calore. «Mi aspettavo una vostra visita.»
I dieci senza proferir parola entrarono uno alla volta, avvicinandosi al centro della stanza e chi non era mai entrato nello studio di Albus Silente, come Marlene, Mary, Frank, Alice ed Emmeline, si ritrovò ad esaminare attentamente quel luogo strambo quanto meraviglioso per l’enormità di cimeli e manufatti magici al suo interno.
«Credo di sapere il motivo della vostra visita.» parlò con tranquillità il preside abbandonando il suo posto dietro la scrivania. «Suppongo che abbiate letto la Gazzetta del Profeta.»
«Esattamente professore. Vede…» provò a dire James «…nessuno di noi ha rivelato nulla. Glielo possiamo giurare.»
«E’ vero preside deve crederci.» gli diede man forte Mary.
«Non sappiamo come ma la Skeeter…» s’intromise anche Sirius accalcandosi ai due.
Vennero tutti e tre zittiti da un cenno delle mani di Silente che, sempre con la solita compostezza, li rimise al loro posto e li rassicurò prendendo la parola.
«Fermi ragazzi. Io non ho alcun dubbio che nessuno di voi abbia rivelato qualcosa.»
«Già.» annuì Sirius fiero. «Aspetti, cosa?»
«Ha sentito bene signor Black, ho la massima fiducia in voi.» calcò bene ogni parola.
«Quindi lei ci crede?» chiese Alice.
«Si signorina Prewett, vi credo.» annuì. «Ora la questione più importante è capire come Rita Skeeter sia arrivata a tali informazioni.»
«Lei dà per scontato che ci sia arrivata, ma non potrebbe essere stata informata da un terzo?» domandò Lily.
«Oh signorina Evans, ciò che è venuta a sapere era un’informazione che solo i presenti di questa stanza conoscono e abbiamo appurato che siete tutti degni di fiducia. Per cui ho ragione di credere che la signorina Skeeter abbia ottenuto personalmente ciò che poi ha pubblicato.» ragionò Silente lisciandosi la lunga barba bianca.
«Un bel dilemma, come potrebbe aver fatto?» si interrogò Remus grattandosi il mento.
«Un Confundus?» optò James.
«No, avrebbe dovuto tirare fuori la bacchetta e se ci avesse provato da lontano avrebbe rischiato di colpire qualcuno, mentre se ci avesse provato da vicino l’avremmo scoperta subito.» osservò il Lupo Mannaro.
«Ottima deduzione signor Lupin.» si complimentò l’anziano mago facendolo lievemente arrossire.
«Magari ha usato delle microspie.» propose Peter.
«Microche?» chiese confuso James.
«Microspie. Sono degli speciali apparecchi elettronici, si attaccano alle superfici e permettono di poter ascoltare a distanza tutto ciò che si vuole.» spiegò.
Ovviamente James, Sirius, Alice, Frank ed Emmeline essendo Purosangue non avevano la minima idea a cosa il piccolo Peter si stesse riferendo, a differenza degli altri che avendo origini Babbane ne sapevano molto di più di loro riguardo a quell’altro mondo.
«Improbabile, oltretutto non credo che la Skeeter sia a conoscenza di questo tipo di tecnologia.» obiettò Lily pensierosa.
Silente annuì.
«In più nessun tipo di apparecchio Babbano potrebbe mai funzionare vicino ad Hogwarts. L’incredibile quantità di magia comprometterebbe il loro funzionamento.» aggiunse.
«Mi spieghi come sono fatte queste cimici?» chiese James a Peter, interessato all’argomento.
Tutto ciò che era Babbano lo aveva sempre affascinato.
«Ecco, sono davvero microscopiche così che sia difficile individuarle ad occhio nudo. Sono simili alle cimici, tanto che spesso vengono chiamate così»
«Cimici eh?» rifletté il Potter.
Forse era quella la parola chiave. Cimice. Un animale abbastanza piccolo da potersi intrufolare dappertutto e, eventualmente, ascoltare qualsiasi cosa. La teoria di Peter non sembrava essere del tutto sbagliata, ma più che altro vista alla maniera dei maghi assolutamente non tecnologici. E poi gli venne un’illuminazione, come se avesse avuto quella risposta davanti al naso tutto il tempo ma fosse ancora abbastanza inconcepibile da afferrarla al volo.
« E se…» iniziò a dire. «Se si trattasse effettivamente di una cimice?»
«Cosa intendi?» chiese confuso Frank grattandosi il mento. « Abbiamo appena detto che non è possibile.»
«Non intendo quella roba Babbana.» disse scuotendo la testa. «Intendo una cimice vera.»
Remus lo squadrò pensieroso, mentre Sirius tentava invano di capire a cosa si riferisse. Poi, lambiccandosi il cervello abbastanza, afferrò cosa in realtà Ramoso volesse dire realmente e gli parve piuttosto chiaro.
«Vuoi dire…»
«Si. Sto dicendo che potrebbe essere un Animagus.» dichiarò spiazzando i presenti.
«Ma…non credo sia possibile.» obiettò Emmeline. «Bisogna essere registrati al Ministero della Magia per esserlo e la Skeeter non lo è a quanto ne sappiamo.»
«Non necessariamente.» affermò Sirius sorridendo mentalmente.
Era strano stare lì a parlare di Animagus illegali quando loro lo erano davvero, e ciò risultava molto rischioso. Ma grazie a quel modo di vedere la situazione la teoria di James pareva essere più plausibile di quanto non sembrasse inizialmente. Si girò verso Silente che, non aveva aggiunto alcun commento dopo quella frase ma pareva quasi divertito nel vederli esprimere congetture e spremersi le meningi per arrivare ad una risposta.
«Non sembra così impossibile come possibilità.» disse Marlene. «Anche se è un tipo di Trasfigurazione estremamente complessa.»
«Non tanto come pensi…» farfugliò Peter, pensando che persino lui era riuscito ad effettuare la trasformazione con successo.
«Cosa?»
«Niente, niente.» si affrettò a dire distogliendo lo sguardo da quello di lei.
Ma incontrò quello di Silente, profondo e penetrante, e si sentì tremendamente in soggezione davanti a quegli occhi azzurri capaci di leggere l’anima di chiunque. Per un attimo giurò di aver intravisto un luccichio tra le chiare pagliuzze delle sue iridi.
«Ritengo che la teoria del signor Potter non sia così strampalata.» parlò Silente sempre con tono calmo e provocando un sincero sorriso sul volto del ragazzo.
«Si ma come facciamo ad esserne sicuri?» domandò Alice.
«Potremmo tenderle una trappola.» propose Sirius elettrizzato alla sola idea. «La intrappoliamo e la minacciamo di ritirare subito quelle stupide chiacchiere dal Profeta.»
«Sirius, possibile che tu sappia pensare solo a piani estremi?» lo rimproverò Marlene, nonostante l’allettasse parecchio l’idea di farla pagare a quella smorfiosa.
«Semplice ed efficace. Cosa c’è di meglio?»
Calò il silenzio. Ognuno di loro preso a metabolizzare la nuova, possibile scoperta e a come utilizzarla contro di lei. Sicuramente, se le loro congetture si fossero rivelate corrette la reporter avrebbe avuto parecchie grane da risolvere con il Ministero. E i Malandrini lo capivano ancor di più.
«Signor Black…» fece Silente con un tono che sembrava non promettere nulla di buono. «Ha avuto un’ottima idea.»
«CHE?!» esclamarono tutti all’unisono, completamente stupefatti che il preside desse corda alle idee fuori dalle righe di Sirius.
«Trovo che sia una buona soluzione. Bisognerebbe organizzarla in maniera un po’ più precisa, ma se dovesse riuscire otterremo ciò che vogliamo.»
«Ah quindi…sono un genio!» si vantò senza ritegno il Grifone.
«Incredibile. Uno pensa di averle viste tutte e invece…» fece Remus sorridendo.
«Proprio vero.» concordò James.
«Allora signor Black…» disse Silente avvicinandosi a lui. «Ha pensato a cosa dovremmo fare?»
Sirius annuì vigorosamente. Anni di diabolici piani da Malandrino avevano contribuito a fargli sviluppare un accesa fantasia, in particolar modo quando si trattava di dover dare noia a qualcuno. Mai avrebbe pensato che le sue esperienze gli sarebbero state utili per mettere nel sacco una vera furfante.
«Adesso le spiego. Il piano consiste…»
 
                                                                            ***
Rita Skeeter procedeva a passo spedito e baldanzoso verso l’ufficio di Albus Silente. Finalmente quel vecchio bacucco le aveva concesso un intervista a cui aspirava da anni, ma che l’anziano mago aveva sempre rifiutato di rilasciare ogni volta che gliel’aveva proposto. Il suo articolo dei giorni precedenti aveva funzionato e aveva smosso le acque. Il Ministro era piuttosto irrequieto quei giorni, il suo pessimo umore si poteva captare a dieci metri di distanza come se una nuvola scura lo seguisse dovunque andasse. Ma questo non le causava particolare preoccupazione, specialmente dopo aver ricevuto una lettere con lo stampo di Hogwarts e la firma di Albus Silente che le comunicava che sarebbe potuta recarsi nella scuola quel pomeriggio. Ovviamente la donna non aveva perso tempo e si era presentata con qualche minuto di anticipo, trepidante e impaziente per lo scoop che presto avrebbe potuto pubblicare. La McGranitt aveva provveduto a lasciarle la parola d’ordine per accedere alla scala a chiocciola, oltre i gargoyle, e salire in quel luogo ignoto e misterioso. Si trovò dinanzi all’entrata, proferì la parola d’ordine e avanzò verso la scla a chiocciola che portava ai piani superiori. Trovatasi dinanzi alla pesante porta, diede dei rapidi colpetti per annunciare la sua presenza e aspettare che Albus Silente la facesse entrare. Udì la risposta di assenso e varcò la soglia della porta con il suo sorrisino strafottente delle sue labbra rosse in contrasto con la sua carnagione pallida eccetto le guance leggermente rosee.
«Signorina Skeeter, è in anticipo.»
«Ha ragione, ma con una persona del suo calibro non vedevo l’ora di essere qui.»
Silente abbandonò la sua scrivania e si diresse verso di lei agitando la bacchetta e facendo apparire due comode sedie.
«Gradisce del tè?» chiese accomodandosi su una delle due sedie.
«Certo.» rispose la donna prendendo posto.
L’anziano mago mosse nuovamente la bacchetta, e dal nulla apparirono una teiera e delle graziose tazze di color celeste con dei fiori decorativi. Mentre la teiera riempiva la sua tazza, Rita cacciò dalla sua borsa un taccuino e una piuma di colore verde che volò autonomamente fuori per posizionarsi vicino al taccuino fluttuante di fronte a lei.
«Non le dispiace se uso una Penna Prendiappunti
«Oh ma certo che no.» rispose cortesemente.
«Sa’ sono stata molto sorpresa di ricevere quella sua lettera dove chiedeva un’intervista esclusiva.» rivelò.
«Ne sono consapevole, ma ci tenevo a fare chiarezza su ciò che è stato riportato ultimamente.» disse sorseggiando il tè caldo.
La penna scrisse istantaneamente una frazione di secondo dopo che il preside aveva proferito parola.
«Anch’io ci tengo a fare chiarezza.» fece la donna. «Amo il mio lavoro soprattutto quando posso levare dubbi alle persone.»
«La Gazzetta del Profeta sarà soddisfatta di avere una giornalista capace come lei.»
La Skeeter fece una risatina fintamente divertita ma realmente compiaciuta, posizionando il dorso della sua mano davanti alla sua bocca.
«Cerco di fare del mio meglio.» rispose con finta modestia. «Ora veniamo a noi, cosa ha da dichiarare riguardo il fatto che lei sappia che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non sia morto?»
«Ciò che mi sento di dichiarare è che le informazioni in possesso del Profeta siano state…come dire…ingigantite.»
«Sta dicendo che la Gazzetta del Profeta, il mezzo di informazione più attendibile del Mondo Magico, avrebbe travisato le sue parole?» chiese mentre la penna continuava a scribacchiare sul taccuino.
«Parole? Non ricordo di aver parlato con nessuno di questo argomento.» replicò Silente sicuro.
«Ci sarebbe una persona che ne è a conoscenza. James Potter.» disse Rita assottigliando lo sguardo.
« Il ragazzo avrebbe parlato con lei di ciò?»
La Skeeter parve spiazzata per un momento, ma non fece finta di nulla e rimise in piedi la sua solita espressione.
«Ho avuto modo di scambiare alcune parole con il ragazzo ai Tre Manici di Scopa.» raccontò. «Sembrava essere poco avvezzo a rispondere ad alcune domande scomode.»
«Scomode per chi? Per lui o per il Ministero?» ribatté Silente pacato e appoggiando le labbra per bere ancora del tè. «Ho avuto modo di parlare con il giovane Potter dopo la morte dei suoi genitori e a me pareva semplicemente addolorato e poco incline a voler ricordare eventi terribili.»
«Potrebbe essere.» fece per nulla impietosita. «Ma potrebbe essere soltanto una copertura.»
«Un ragazzo della sua età non ha niente da nascondere tranne qualche brutto voto.»
«E riguardo ad una sua possibile collaborazione con i Mangiamorte per spodestare lo stimato Ministro della Magia Barnabas Afarid?» chiese cambiando argomento rapidamente.
Silente diede in una grossa risata, ma si ricompose subito rispondendo con la massima tranquillità a quell’insulsa provocazione.
«Mi sono sempre e pubblicamente schierato pro ai Babbani.»
«Sempre? In gioventù era stato amico intimo del noto mago oscuro Gellert Grindelwald, anch’esso con ideologie discriminatorie e contro i Babbani.» ribatté la Skeeter convinta di aver toccato un punto debole.
«Quando io e Gellert eravamo amici non era ancora un mago oscuro affermato, ma un ragazzo straordinariamente brillante e intuitivo.» spiegò ritornando mentalmente indietro nel tempo. «I suoi obiettivi sembravano essere convincenti, ma i metodi per arrivarci un po’ meno.»
«Lei lo ha seguito per un po’.»
E’ vero. Uno dei miei tanti sbagli commessi nella mia vita, ma alla fine sono stato io a sconfiggerlo no?»
A quell’ultima risposta la bionda iniziò a sentirsi messa in difficoltà. Nessuna delle sue provocazione centrava il bersaglio poiché l’anziano mago riusciva sempre a controbattere con coerenza senza scomporsi minimamente. Provò a pensare a qualche altra domanda da porgli, qualcosa di scottante che avrebbe potuto funzionare ed ottenere altro materiale utile per un articolo succulento. I suoi pensieri vennero però interrotti dal bussare di qualcuno alla porta.
«Avanti.» fece Silente.
Con grande sorpresa di Rita Skeeter, sulla soglia della porta, comparve James Potter affannato e piegato con le mani sulle ginocchia.
«Professor Silente ho bisogno di parlarle!» esclamò ansimando.
«Signor Potter, starei rilasciando un’importante intervista alla signorina Skeeter al momento.» disse facendo scomparire la sua tazza di tè ormai finita e alzandosi.
«La prego, è importante!» insistette il ragazzo. «Si tratta del Lei-Sa-Cosa!»
Il viso di Silente cambiò improvvisamente mettendo su un’aria preoccupata.
«Mi scusi signorina Skeeter, se avesse qualche minuto di pazienza le sarei molto grato.»
Rita ci pensò su. Il materiale ottenuto non era minimamente soddisfacente e avrebbe voluto porre ulteriori domande al mago, anche se non era sicura che non l’avrebbe depistata nuovamente. Poi le venne un’illuminazione e acconsentì.
«Ma certo signor Silente, non c’è alcun problema.»
Il preside annuì e si diresse verso Potter socchiudendo la porta e sparendo dalla sua vista. Accertatasi che nessuno potesse vederla, si trasformò e il suo aspetto si tramutò in uno scarabeo, abbastanza piccolo da poter passare attraverso la porta socchiusa e scoprire cosa i due si stessero dicendo di tanto importante da non poter essere ascoltato. L’Animagus volò rapidamente verso la porta e uscì notando James Potter e Albus Silente conversare a bassa voce. Ma l’espressione preoccupata di prima, aveva lasciato posto ad una più tranquilla e, Rita giurò di poter dire, quasi divertita. Non fece in tempo a rendersene contro che vide un barattolo di vetro arrivare da sotto e provò a scappare verso l’alto, quando finì sbattuta all’indietro a causa di un tappo che le sbatté violentemente in testa.
«Presa!» sentì urlare.
Il piano di Sirius Black era riuscito con successo e con la conseguente cattura di Rita Skeeter, rivelatasi effettivamente un Animagus.
«Ah, allora avevo ragione!» esclamò James interrompendo la sceneggiata e dirigendosi verso l’amico che fissava ghignando il piccolo insetto all’interno del barattolo.
«E brava la nostra Animagus impicciona.» la sfotté Sirius. «E’ così che riesci a sapere sempre tutto.»
«Stranamente il tuo piano ha funzionato Sir.»
«Avevi dubbi?» chiese retoricamente il giovane Black trionfo.
«In realtà si. Ma per una volta è bello essere smentiti.»
«Ora che si fa?»
Silente guardò divertito i due ragazzi e osservò come lo scarabeo battesse contro lo spesso vetro del barattolo come se cercasse di sfondarlo, ma probabilmente era davvero quello il suo intento.
«Dite ciò che dovete dire, e poi lasciatela libera.» parlò incamminandosi nuovamente nel suo ufficio e chiudendosi la porta alle spalle come se nulla fosse.
I due lo guardarono straniti, ma si lasciarono andare ad un ghigno malandrino una volta soli e consci di poter strapazzare un po’ l’Animagus.
«Allora…com’è essere in un barattolo di vetro?» chiese ironicamente James.
«Secondo me dev’essere uno spasso.» disse Sirius.
«Dici? Non sembra che si diverta troppo.» replicò vedendo come lo scarabeo tentasse disperatamente di uscire.
«Forse ha bisogno solo di un po’ di movimento.»
 E detto questo scosse violentemente il barattolo numerose volte. Dopo essersi divertiti un po’ a tormentarla da bravi Malandrini quali erano, decisero che fosse arrivato il momento di passare alle questioni serie.
«Ora mi ascolti attentamente signorina Skeeter.» iniziò a dire Ramoso. «Adesso sappiamo che è un Animagus illegale, e sarebbe un peccato se anche il Ministero della Magia ne venisse a conoscenza non trova? Per cui, lei non scriverà più alcun articolo fuorviante su me e Silente e smentirà quelli già scritti in precedenza. Se una di queste due condizioni non dovesse essere rispettata spiffereremo immediatamente il suo piccolo segreto e questo le costerà un biglietto di sola andata per Azkaban.»
«E’ un buon compromesso non trova?» gli diede man forte l’altro.
«Ora la faremo uscire e ci aspettiamo una risposta affermativa immediata.»
Fece cenno a Sirius di aprire il barattolo e, lentamente, il piccolo insetto volò fuori leggermente distante da loro, abbastanza da permettere alla Skeeter di trasformarsi. La donna, caduta col sedere per terra, era tutta scombussolata: con gli occhiali storti, i capelli in disordine e l’aria parecchio frastornata.
«Ha capito ciò che le abbiamo detto?» chiese James.
«Voi…voi siete…due…pazzi!» balbettò istericamente la donna.
«Dica di si in fretta prima che ci venga in mente di fare una capatina al Ministero.»
«S-si! Ok va bene, non scriverò più nulla e smentirò ciò che ho scritto.» acconsentì a malincuore.
«Ottimo!» esultò Sirius. «Era ciò che volevamo sentirle dire.»
«Può andare ora. Tanti saluti.» la congedò Ramoso con un cenno della mano.
La Skeeter si rialzò rapidamente sbattendo le mani sul vestito e corse via verso le scale a chiocciola.
Ramoso e Felpato iniziarono a ridere divertiti osservando la donna incespicarsi mentre correva via e soddisfatti si diedero il cinque.
«E’ stato divertente alla fine.»
«Molto divertente.»
«Direi che c’è solo un’ultima cosa da dire fratello.» disse James convinto.
«Anche secondo me fratello.» annuì Sirius.
«Fatto il misfatto!»







Angolo Autore
Da quanto tempo! No, non sono sparito ma non ho avuto tempo di scrivere e di conseguenza aggiornare la storia spesso. Ho intenzione di portarla a termine, anche se dovessi scrivere un capitolo ogni mese ma la voglio finire. Spero che nel frattempo qualcun altro sia incappato nella storia e si sia incuriosito e spero che il capitolo vi sia piaciuto con la conclusione di questa piccola sottotrama. Alla prossima!
 
   
 
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