Usciamo lasciandoci alle spalle il ritratto e non ci fermiamo fino a quando non usciamo dalle mura di Hogwarts. Tengo stretta la sua mano e corriamo come se qualcuno ci stesse seguendo, ma almeno per questa sera esistiamo solo lei ed io. Raggiungiamo il lago e i nostri piedi si fermano; non avevamo una meta, ma entrambi abbiamo avuto l’istinto di fermarci sulla riva, tra gli alberi che iniziano a diventare sempre più scuri con lo spuntare della luna.
Senza dire alcuna parola, le nostre labbra si cercano di nuovo, e si ritrovano perfettamente, come se fossero state create proprio per questo momento.
Le mie mani iniziano ad intrappolarsi tra i suoi capelli, lisci, morbidi, infiniti. Vorrei perdermici in questa foresta di fuoco. Mi accorgo delle sue mani sui miei fianchi che stringono in maniera sempre più forte il maglione, arrivando a sentire il suo tatto attraverso il tessuto. Non mi sono mai sentito così voluto.
La luna è ormai apparsa sopra di noi e il suo riflesso illumina le sue lentiggini; mi fermo per guardarla e mi ci perdo. I suoi occhi non sono mai stati così profondi e i miei non  avevano mai osservato così a lungo un altro sguardo.
Dentro di me si è creata una sorta di magia, più potente di qualsiasi altro momento che abbia mai vissuto. Mi sento libero, in un altro corpo. Quasi mi dimentico di avere alla fronte la maledetta cicatrice. Mi sento vivo.
«Voglio rimanere qui tutta la notte» Le parole mi escono nel  modo più ingenuo che potessi dire, ed è vero, voglio rimanere qui, ovunque, con lei, tutta la notte, ma anche le prossime, tra un mese, tra un anno, per sempre. Non mi importa di nulla che non sia Ginny. Siamo liberi.
«Per me va bene» La sua voce mi risponde. Non aveva emesso nessuna parola da quando le nostre la labbra si erano incontrate. La sua voce… calda, rassicurante, di Ginny.
«Senti, ti va di passeggiare?»
«Sì, intorno al lago va bene»
Le nostre mani si intrecciano di nuovo e anche se la conoscevo da quando aveva dieci anni, mi sono accorto che non avevamo mai avuto tanto tempo per parlare insieme. C’erano sempre Ron ed Hermione. Anche la scorsa estate, quando passavamo le giornate a rincorrerci sulle scope, non le avevo mai fatto una domanda. L’ho sempre data per scontata, “è Ginny, la sorella di Ron, cos’altro devo sapere?”. Adesso ho il desiderio di sorprendermi osservandola, di imparare ogni suo gesto, di avere addosso il suo profumo.
«Come è andata con Piton?»
Avrei voluto parlare di tutto, tranne della mia punizione, ma capisco che il suo intento è di iniziare una conversazione.
«Ho finito prima del previsto. Speravo di arrivare in tempo per la partita, ma eravate già rientrati.»
«Be’, non è durata così tanto. Diciamo che non ho perso tempo. Sto diventando sempre più veloce come cercatrice.»
«Come capitano posso confermarlo. Sei la più brava della squadra, e se fossi mia avversaria, sinceramente, avrei un po’ di paura.»
«Paura? Non sono così aggressiva!»
«Un po’ lo sei. Non vuoi ostacoli quando voli, quindi allontani tutti da te come una furia. Vuoi vincere e si vede. Te lo dico come pregio, perché sei davvero una brava giocatrice.»
«Lo credi sul serio?»
«Sì e mi piace un sacco vederti volare» Le ultime parole sono uscite senza che avessi tempo di pensarci, e prima che potessi aggiungere altro, lei mi precede «Harry, tu mi piaci da tanto tempo, anni, a dire il vero. Non vorrei che questa sera sia l’unica, quindi se per te è il contrario me lo puoi dire.»
«Anche tu mi piaci, Ginny. È da questa estate che cerco di controllarmi… sai… per tuo fratello; diventa davvero matto quando ti gira intorno un ragazzo»
«Sì, lo so, a volte è così stupido»
«E poi non volevo fraintendere i  miei sentimenti.»
«In che senso?»
«Nel senso che per cinque anni provavo per te un certo affetto, quello che può avere un fratello nei confronti di una sorella»
«E cos’è cambiato ora?»
«Probabilmente io. Ho cominciato a guardarti con occhi diversi. Non so perché, ma passare l’estate insieme mi ha aiutato ad osservarti in modo diverso e mi sei piaciuta.»
«E oggi cosa ti è successo?»
«Non ho frenato quello che provo per te»
«Sono contenta»
«E vorrei non frenarmi più anche domani, o se vuoi, per molto più tempo»
E dicendo queste cose mi sento quasi uno stupido. Suonano così male le mie parole e temo di non essermi fatto capire, ma sento di nuovo le mie labbra che incontrano le sue. Questa volta è lei che si è avvicinata.
«Io sarei molto contenta se tu non “frenassi” quello che provi per me»
Non so perché, ma ora mi è così facile lasciarmi andare.