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Autore: Sian    22/06/2020    2 recensioni
Queste, le ultime parole di Wataru Date, affidate al suo allievo omonimo Wataru Takagi. Come ha reagito quest'ultimo alla morte del suo mentore?
Tratto dal "Capitolo 1 - Ascoltami, Takagi."
Preso alla sprovvista, Date allentò la presa sulla sua agendina, la quale volò aldilà del marciapiede, adagiandosi in mezzo alla carreggiata. «Diamine!»
«Vado a prenderla!» Takagi, che si trovava più vicino alla strada, si precipitò verso il bordo del marciapiede. Stava quasi per toccare l'asfalto, quando Date lo fermò.

Tratto dal "Capitolo 2 - Non tenerti tutto dentro."
Sarebbe stato un lungo giorno. La stanchezza dopo un appostamento notturno si faceva sentire ormai. Ma non sarebbe riuscito a riposare nemmeno un po' in quelle condizioni. [...] I suoi occhi pieni di lacrime erano fissi sul corpo immobile del suo amico.
Tratto dal "Capitolo 3 - Come quella volta."
«È bastato proprio un attimo di coincidenze assurde, già. Come quella volta.» Cercò di raccontargli un pezzo della sua vita, di quando era ancora una bambina. Ma forse non era il caso di rattristarlo ancora di più.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Juzo Megure, Miwako Sato, Wataru Date, Wataru Takagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«T-Ti affido questa...»

Capitolo Uno - Ascoltami, Takagi.
Wataru Date e Wataru Takagi


«E ora che abbiamo finito... Andrei a mangiare volentieri della carne. Devo riprendere le energie consumate da questo appostamento.» L’uomo parlava con uno stuzzicadenti in bocca. La stanchezza della giornata si faceva sentire. Prese lo stuzzicadenti tra le dita e si lasciò scappare un grande sbadiglio.

«Date-san, i locali sono chiusi a quest'ora del mattino!» L’altro controllò l'orologio, segnava le 5:47. Si strinse nella giacca per ripararsi dal freddo e dal vento che soffiava. Faceva piuttosto freddo, ma sarebbe stato strano il contrario: era la mattina del 7 Febbraio.

«È sempre l'ora per una buona bistecca. Ti farebbe bene mangiarne un po' di più, Takagi.» L'agente Wataru Date si mise a ridere. Se la sarebbe sicuramente cucinata appena rientrato a casa.

«Ascoltami, Takagi. Volevo spiegarti una cosa.» Ritornò serio, guardando il ragazzo che era stato assegnato sin da subito alle sue cure dopo essere arrivato da meno di un anno nella polizia metropolitana di Tokyo.

«Se è la ricetta di come cucinare delle ottime costine, me l'hai già spiegata la settimana scorsa.» Lo informò Wataru Takagi, allievo del suo collega omonimo più anziano. Aveva ancora tanto da imparare da lui, sia sul modo in cui svolgere le indagini, sia su certi valori morali. Date era un uomo molto ligio al suo lavoro, alla giustizia. Aveva inoltre tantissime altre qualità, come il timbro di voce molto profondo, o ancora la sua stazza e la sua forza fisica.

Se non lo avesse conosciuto, avrebbe detto che incuteva timore, quando invece era una delle persone più gentili che aveva conosciuto finora nella sua vita. Takagi si considerava fortunato ad essere stato affiancato a Date. Anzi, questa collaborazione sul lavoro si era trasformata in amicizia, tanto da scambiare quattro chiacchiere su certe ottime ricette culinarie che Takagi sperimentava, o sul miglior tipo di penna per prendere appunti solo perché Date ne disintegrava almeno una a settimana.

Rise con molta energia, nonostante avessero passato la notte in appostamento. «No, volevo farti sapere cosa ho deciso di fare.»
Estrasse la sua agendina dal taschino interno della giacca.


In quel momento una folata di vento imperversò nel viale. Preso alla sprovvista, Date allentò la presa sulla sua agendina, la quale volò aldilà del marciapiede, adagiandosi in mezzo alla carreggiata. «Diamine!»

«Vado a prenderla!» Takagi, che si trovava più vicino alla strada, si precipitò verso il bordo del marciapiede. Stava quasi per toccare l'asfalto, quando Date lo fermò.

«Lascia, vado io.» L'agendina era la sua e lui l'aveva fatta volare via, doveva recuperarla prima che qualche macchina ci passasse sopra distruggendo il prezioso contenuto che aveva custodito con molta cura fino a quel momento.

Controllò che non arrivasse nessun’auto, prima di attraversare la strada. Fortunatamente a quell'ora del mattino non c'era traffico, nemmeno in quella zona solitamente così caotica. Raggiunse l'agendina e si chinò per raccoglierla.

Non sapeva di cosa si fosse trattato, se del suo destino, o se fosse stato solamente un momento di sfortuna, si ritrovò addosso una macchina che sfrecciava a tutta velocità verso la sua direzione. Ormai era troppo tardi per evitarla.

«Date-san!!!» Takagi accorse subito in suo aiuto raggiungendo la carreggiata e constatando la gravità della situazione. Il suo collega perdeva abbondante sangue dalla testa e dall'addome. L'automobile si era fermata poco più avanti, andando a sbattere contro un muretto.

«Date-san...!» Takagi era nel panico più totale. Da dove era sbucata fuori quella macchina?! Perché doveva finire in quel modo?!
Se solo fosse andato lui a prendere l'agendina... Forse avrebbero risparmiato quei secondi che sarebbero stati vitali.


Digitò immediatamente con mani tremanti, il numero di emergenza, fornendo la maggior parte dei dettagli al centralino. Se aveva imparato qualcosa in quell'anno con il signor Date, era appunto l'auto controllo. Di primo impatto aveva avuto paura, ma non aveva perso nemmeno un secondo, proprio perché quei secondi erano vitali. Certo, non che la sensazione di panico fosse scomparsa, ma era il compito di un poliziotto rimanere sempre obiettivo.

«Non muoverti per nessuna ragione.» Gli ricordò appena si accorse che era ancora cosciente. «Ho già chiamato i soccorsi. Saranno qui in pochissimi minuti.»

Nonostante fosse un uomo forte e robusto, non era di certo immune ad un investimento a quella velocità, anzi. La sua stazza gli aveva permesso di essere ancora vivo mentre chiedeva chiaramente aiuto con lo sguardo, mentre si sentiva svuotare dal suo stesso sangue.

L'emorragia era troppo grave per essere fermata in tempo.

Era successo così velocemente. Il dolore era acuto, ma non poteva credere che sarebbe finito tutto in quel modo. Avrebbe voluto fare tante cose ancora nella vita.


Il suo primo pensiero andò alla sua ragazza, Natalie Kuruma. Proprio quella sera... avrebbe voluto conoscere i genitori di lei. Avrebbe voluto portare anche i suoi genitori, cosicché si conoscessero. Le avrebbe voluto dare l'anello di fidanzamento. E avrebbe voluto chiederle di sposarlo. Perché lei era la persona con cui avrebbe voluto condividere ogni momento della sua vita.

La stessa vita che sentiva che presto avrebbe abbandonato il suo corpo.

«T-Takagi, ascoltami» Aveva ancora pochi secondi. Era una sensazione stranissima sapere di non avere più tempo da un secondo all'altro. Lui, che si era fatto forte più di tutti per affrontare al meglio i criminali. Ora tutta quella forza gli stava venendo a mancare.


Lo spaventava sapere che non ci sarebbe stato più un dopo? Ne era più dispiaciuto, per tutte quelle persone a cui voleva bene e con cui non avrebbe più potuto parlare.
Non avrebbe più sentito la risata della sua bellissima ragazza dai tratti occidentali.
Non sarebbe più andato a trovare suo padre e sua madre, che avevano fatto tanti sacrifici per lui.
Non avrebbe più mandato nessun messaggio al suo unico amico rimasto dei tempi dell'accademia di polizia.
Non avrebbe più indagato a nessun caso di omicidio con il suo allievo che in quel momento lo stava squadrando disperatamente.


Ma era sicuro che sarebbe diventato un ottimo agente, aveva parecchio talento e sicuramente non gli mancava il giusto intuito e le ottime conoscenze. Sarebbe stato affiancato da qualcun altro al suo posto. Chissà, magari proprio lei. L'aveva notato che il suo allievo si comportava in modo strano ogni volta che la loro collega si avvicinava a loro; Miwako Sato, doveva piacergli davvero molto. Ma lui aveva negato, senza sapere che non era stato per nulla credibile, soprattutto ai suoi occhi che erano abituati a stanare le bugie dei criminali. Non glielo disse ma gliela si leggeva in faccia, la verità.
Già. Era proprio un ottimo ragazzo, sperava il meglio per lui, per questo gli avrebbe affidato le sue ultime parole.

Stringeva in mano l'agendina che aveva recuperato da terra, e anche la causa per cui in quel momento si trovava in quella brutta situazione. La porse, con immenso sforzo, a Takagi, disobbedendo a ciò che il ragazzo gli aveva chiesto di fare, ovvero restare immobile.
«T-Ti affido questa...» Quell'agendina conteneva il tesoro più grande, fino a quel momento, della sua vita, che stava ormai giungendo al termine. L'anello che avrebbe voluto dare a Natalie era ben fermo nel fodero della copertina nera dell'agenda. Il suo cognome, scritto in lettere occidentali, era in rilievo su un lato interno, colorato in oro. Natalie adorava quel cognome, come ogni parte di lui e del suo animo. Avevano sin da subito deciso di chiamarsi a vicenda per nome, proprio per evitare equivoci.

Era arrivata la sua ora. Lasciò andare la presa sull'agenda, che era ormai nelle mani di Takagi. La forza anche solo per tenere il braccio teso gli era venuta a mancare. Guardò ancora una volta il suo collega, guardò per l'ultima volta quel mondo che si apprestava ad abbandonare.


Gli sarebbe piaciuto salutare tutti un'ultima volta. Ma non gli era possibile. Il tempo era scaduto. Chissà cosa gli sarebbe aspettato dopo la morte. Avrebbe sicuramente atteso molti anni per riabbracciare chi stava lasciando su quella terra.

Ma al tempo stesso aveva tre amici da salutare che l'avevano abbandonato qualche anno prima.
I pensieri correvano così veloci. Forse per quel tempo il suo cuore aveva già smesso di battere. Gli impulsi della vita erano giunti al termine. Il respiro si era bloccato. Il corpo era ormai morto. Ma ancora vi era qualche reazione nel suo cervello.
Giusto il tempo di salutare definitivamente ciò che era stata la sua vita.


Addio, Natalie.

Così abbandonò questo mondo, consegnando la sua prova d'amore nei confronti di Natalie, ad uno degli uomini di cui si fidava di più.

   
 
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