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Autore: DanielaE    22/06/2020    1 recensioni
Storia liberamente tratta dal mobile game omonimo Hogwarts Mystery, segue la storia principale, comprese alcune missioni secondarie, quindi attenzione agli spoiler, ovviamente il tutto modificato e ampliato a mio gusto e piacere.
Nel 1984 la nostra protagonista varca per la prima volta le porte della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, smistata a Serpeverde, con nuovi amici e nemici si ritrova l'eredità di suo fratello Jacob a gravarle sulle spalle: egli infatti era stato espulso dalla scuola per aver cercato le misteriose Sale Maledette.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Buonsalve a tutti!!!!!!! Volevo ringraziare chi ha iniziato a leggere questa storia nata un po' per caso, cercavo una fan fiction su Hogwarts Mystery e avendone trovate veramente poche ho ben pensato di scriverla io. Erano anni che non scrivevo una fan fiction, da quando da adolescente mi allenavo con la scrittura, ma devo dire che tornare alle origini non fa sempre male, anzi...
Ad ogni modo grazie a chi è arrivato fin qui, a Farkas per la bellissima recensione (riguardo Piton e Silente ci vuole ancora un po' per delle delucidazioni) e anche ai lettori silenziosi, l'importante è esserci.
Ora Bando alle ciance, vi lascio al capitolo e "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni"

Capitolo 4


~~Tulip Karasu era sicuramente una delle ragazze più strambe di Hogwarts, magrissima e con una lunga chioma rosso fuoco si aggirava per il castello con la divisa sempre in disordine e scarpe, a dire di Andre Engwu, "assolutamente inguardabili e rasenti il disgusto", una delle cose che crucciavano maggiormente il suo compagno di casata era il fatto che le scarpe di Tulip fossero quasi sempre sprovviste di lacci, e non perché non ne fossero dotate, ma perché la ragazza continuava a sfilarli per legare una caccabomba sulla schiena della sua inseparabile rana per sfidare il malcapitato di turno a disattivare l'ordigno prima che esplodesse diffondendo il terribile puzzo per il quale era stata creata; questa situazione avrebbe anche potuto incolpare la corvonero di maltrattamento di animali, se la rana in questione non si fosse divertita più della padrona con quel macabro rito. Tulip era stravagante, folle, assidua frequentatrice del negozio di scherzi di Zonko e veniva considerata "strana" da molti, il suo essere spesso esclusa anche dai suoi stessi compagni di casa l'aveva ferita molto in passato, anche se lei avrebbe sempre negato, ma la verità è che era molto più allegra e sorridente da quando aveva fatto amicizia con Elanor e il suo gruppo di squattrinati amici ed era con un largo sorriso che l'avevano trovata le sue amiche davanti alla porta che conduceva alla torre dei Corvonero. L'idea del pigiama party le era venuto quando le sue compagne di stanza avevano annunciato che avrebbero partecipato ad una piccola e privata festa nella stanza di alcune ragazze del quinto anno, ovviamente non invitando Tulip, che non si era assolutamente scoraggiata, anzi aveva deciso che avrebbe organizzato una festicciola tutta sua, nella sua stanza che per quella sera sarebbe stata tutta a sua disposizione, visto l'assenza delle coinquiline.
«Dimmi che è vero!» disse subito Rowan alla rossa appena la vide «Dimmi che è vero che a Corvonero non c'è la parola d'ordine ma un indovinello da risolvere!»
«Certo che è vero! Credevo che Elanor te lo avesse detto, ad inizio anno era entrata in dormitorio con Skye Parkin»
«Sei entrata a Corvonero?» chiese prontamente Tonks, quasi offesa per essere stata esclusa da una tale malefatta.
«Si, per cercare la scopa, è successo quando Skye credeva che a rubarla fosse stata la Rath» si giustificò Elanor, guardandosi furtivamente intorno, caso mai ci fosse stata la battitrice nei dintorni.
«Ma non abbiamo risolto nessun indovinello. Avevamo minacciato un ragazzino del primo anno per entrare»
«Sembrava più facile» aggiunse un po' imbarazzata. In risposta Tonks esplose in una fragorosa risata che rimbalzò lungo le pareti di pietra del corridoio «Beh! È da serpi!». La serpeverde alzò le spalle, non ebbe nulla da obiettare, dopotutto era la verità.
«Forza, andiamo!» disse Tulip per poi rivolgere l'interesse alla porta scura e senza maniglia o serratura, che in risposta enunciò il suo dilemma: «La mia vita può durare qualche ora, quello che produco mi divora. Sottile sono veloce, grossa sono lenta e il vento molto mi spaventa. Chi sono?»
Tulip aggrottò la fronte, ripetendo sottovoce l'indovinello e rimuginandoci sopra, mentre Elanor pensò a quanto dovevano essere acuti e intelligenti gli appartenenti a quella casa, per riuscire a risolvere un indovinello diverso ogni volta che avevano necessità di entrare nel loro dormitorio.
«La candela!» annunciò Tulip a gran voce «Sei una candela!» non finì di parlare che la porta si spalancò permettendo alla ragazza e alle sue amiche di entrare e ammirare l'eleganza che regnava in quella casa dove l'intelletto dominava.
«Per fortuna il Cappello non mi ha smistata a Corvonero, credo che avrei finito con il dormire sempre sul pavimento del corridoio!» Tonks si sentì in dovere di esprimere il suo personale parere e, anche se nessuno commentò, ebbero tutte lo stesso esatto pensiero, ovviamente ad esclusione di Tulip, che invece avanzò tranquilla e sorridente.
Elanor aveva avuto già modo di ammirare quella sala comune, anche se la volta precedente l'ansia di essere scoperta non le aveva permesso a pieno di godere di quella vista: appena entrati si restava colpiti dalla maestosità della statua raffigurante Priscilla Corvonero, per poi restare incantati dalle immense vetrate ad arco e dalle numerose scaffalature ricolme di libri che circondavano interamente la stanza, fino a raggiungere la cupola con il suo spettacolare cielo stellato che si specchiava sulla moquette blu notte. La sala era decisamente più popolata rispetto all'ultima volta, decine di ragazzi e ragazze sostavano a chiacchierare sui divani o giocavano a scacchi magici, qualcuno si voltò incuriosito dallo strano gruppetto, molti si voltarono a salutare incuriositi Penny, quella ragazza conosceva veramente tutti. Rowan era rimasta praticamente imbambolata nel mezzo della stanza, aveva sempre desiderato entrare nella sala comune dei corvonero, mentre Tonks e Tulip iniziarono subito a coonfabulare con un ragazzo particolarmente tarchiato dall'aria sveglia ma intenzioni pessime, visto che stava facendo rovistare alle ragazze in una scatola colorata con una Z stampata sopra, Elanor distolse lo sguardo come era solito fare quando quelle due avevano lo sguardo complice e un sorriso sornione dipinto sul viso, ma in quel caso sarebbero stato meglio continuare ad osservare le sue amiche tentare di farsi espellere piuttosto che assistere alla scena che si aprì davanti ai suoi occhi: Talbott Winger era accanto alla scalinata che portava sicuramente ai dormitori, indossava il pantalone di una tuta e una maglietta a mezza manica grigia, al collo penzolava una collana con una piuma bianca, era a piedi scalzi e con i capelli leggermente scompigliati, era praticamente una visione, soprattutto perché sorrideva, non un sorriso appena accennato come aveva visto lei stessa altre volte, ma un vero sorriso, di quelli pieni, di quelli che non riserviamo a chiunque, ma solo a chi teniamo veramente e quel qualcuno era... Penny Haywood. In quel momento i pensieri di Elanor si affollarono di emozioni contrastanti: fu prima assalita dalla voglia di andare via e rinchiudersi nella sua stanza, giù nelle profondità dei sotterranei, la seconda fu una rabbia incontrollata nei confronti di quella che era una delle sue migliori amiche e in ultimo, dopo un profondo respiro, la certezza di essere una persona spregevole per aver anche solo pensato di far del male a Penny. In quel momento si accorse che Talbott la stava guardando «Ciao Elanor!»
«Ciao Talbott» lui la stava osservando, in silenzio, doveva sembrargli ridicola, per quale assurdo motivo aveva indossato la felpa serpeverde con i pantaloncini del pigiama con gli unicorni cicciottelli?! Persino Rowan le aveva chiesto se era sicura di indossare quelle cose. Stupida! Stupida! Stupida che non era altro! Osservò Penny con i suoi lunghi e sempre perfetti capelli biondi e la camicia da notte rosa confetto abbinata alla vestaglia leggera che indossava come una farfalla indossa le sue colorate e spettacolari ali. Stupida! Stupida! Stupida che non era altro!
Non disse nulla mentre si incamminavano verso la stanza di Tulip. Prima di varcare la soglia della porta, Elanor aveva capito di avere una terribile cotta per il giovane corvonero dagli occhi rossi; non sapeva cosa esattamente significava, non aveva mai provato sentimenti del genere prima d'ora, ma se erano vere tutte le cose che le avevano raccontato, allora decisamente si era presa una bella cotta. Merlino, come era potuto succedere?! Elencò mentalmente tutti i sintomi: le farfalle nello stomaco... c'erano e si davano anche piuttosto da fare quando lui era vicino, aumento del battito cardiaco... c'era e probabilmente il cuore prima o poi sarebbe schizzato fuori dal petto se lui si fosse nuovamente avvicinato a lei come nel pomeriggio, imbambolarsi senza sapere cosa dire... oh! Fatto, fatto e rifatto, anche pochi minuti prima.
Lei, Rowan, Penny, Tonks e Tulip presero posto sui letti nella stanza e lei prese nervosamente a torturarsi la lunga treccia platino, mentre Penny si sistemava sempre leggera come una farfalla e con i capelli biondi e lucidi che svolazzavano sulle sue spalle, Elanor pensò che avrebbe sicuramente dovuto imparare un incantesimo di memoria per porre rimedio a quel disastro o comunque doveva pur esserci una pozione adeguata per togliersi dalla testa qualcuno, perché lei di sicuro non poteva competere con la tassorosso.
«Quindi cosa si fa ad un pigiama party?» chiese Tonks con la sua voce squillante. Tulip parve pensarci su «In realtà non lo so, ma era un'idea carina!» sorrise.
La voce soave della Regina delle Falene (no! Non doveva pensare quelle cose!) si librò nell'aria: «Di solito ci si sistema i capelli, ci si trucca, soprattutto si chiacchiera!» Ci mancava solo che la biondina perfettina si sistemasse i capelli e si truccasse... (Merlino lo aveva rifatto! No, no, cattiva Elanor, cattiva!).
«Confidenze... bene! Mi piace... credo. Inizio io!» annunciò Tonks, che sembrava più che altro in attesa di fare qualcosa, qualunque cosa fosse andava bene, anche spettegolare.
«Vi piace qualcuno?»
«Qualcuno, nel senso di un ragazzo? Un ragazzo che ci piace come un ragazzo può piacere ad una ragazza e... » incespicò Rowan.
«Si Rowan, precisamente un ragazzo!» asserì la tassorosso.
«Oh!» la risposta di Rowan accompagnata dal consueto pulire degli occhiali fece nuovamente calare il silenzio.
«Io nessuno! Voglio dire, non mi piace nessuno e nella vita non voglio nessuno, un uomo mi rallenterebbe solo!» Tonks sembrava sicura delle sue parole. Tulip ed Elanor restarono in silenzio, la prima pareva riflettere su chi potesse essere pazzo quanto lei da suscitare il suo interesse, la seconda perché pensava alla formula per una corretta maledizione senza perdono, possibilmente fatale, da scagliare su se stessa.
«Barnaby Lee è un bel ragazzo, anche simpatico e amante degli animali ma, diciamo che non è molto... corvonero!» rifletté la rossa.
«Preferisci un ragazzo della tua stessa casa?» dolce, ingenua Rowan.
«Intelligente, preferisce un ragazzo intelligente!» schietta, diretta Tonks.
«Ultimamente, però... un certo serpeverde sembra guardarti spesso!» arguta, impicciona Tonks.
«Neanche ci rivolgiamo la parola!»
«Dovreste!» asserì Tulip, guardandola severa, ma fortunatamente la sua attenzione si incentrò subito su Penny, che era rimasta silenziosa e pensierosa. «Qualcuno sembra rimuginare su qualcosa... o qualcuno.»
«No! Beh... forse» Penny arrossì, mentre Elanor desiderò di sprofondare dalla torre di corvonero fin nei sotterranei, magari anche un po' più giù.
«Questo gioco è noioso!» meravigliosa Tonks!
«Potremmo giocare al gioco della Bacchetta!» maledetta Tonks!
«Ma quello non si gioca con i ragazzi?» meravigliosa Rowan!
«Dove li troviamo?» maledetta Rowan.
«Erano nella sala comune!» maledetta Penny.
«Vado a chiamarli!» maledetta Tulip! Maledette tutte!
La corvonero si precipitò giù nella sua sala comune, mentre le ragazze ridacchiavano fra loro. Quasi tutte. «Le finestre non sono come quelle nel nostro dormitorio, vero?» chiese Elanor sottovoce a Rowan. «A serpeverde non abbiamo finestre, sono solo vetrate, non si possono aprire o verremmo inondati dal lago nero...»
«Lo so! Queste invece si aprono, giusto?»
«Si, perché?»
«Buttarmi di sotto sembra una prospettiva allettante!» ma forse quella era una visione particolarmente tragica, forse i ragazzi erano andati tutti già a dormire. Neanche il tempo di formulare quel pensiero che Tulip spalancò la porta seguita da Andre, due ragazzi di cui non ricordava il nome e... Talbott. Impossibile, era assolutamente impossibile che lui avesse accettato di fare una cosa del genere.
«Pensavamo di fare il gioco della Bacchetta!» Tonks pensò subito a delucidarli.
«Pessima idea!» ecco, lei e Talbott viaggiavano sulla stessa linea di pensiero, se solo lui si fosse accorto che... insomma che lei era... una ragazza, perché di sicuro non lo aveva neanche notato, tanto doveva essere il poco interesse che aveva per lei.
«Oramai il danno è fatto amico!» dichiarò Andre mentre si accomodava sul pavimento seguito dagli altri, compreso Talbott che però lo guardò probabilmente  cercando di ricordare quando fossero diventati amici lui e il moro.
«Pronti?» Tulip mise la sua bacchetta nel mezzo del cerchio che avevano creato e toccato due volte il legnetto lo lasciò andare, questo iniziò a vorticare veloce, sprigionando scintille argentate tutte intorno, fino a quando perse velocità fermandosi dritto davanti ad Elanor. Lei impallidì pensando che quella sera Merlino doveva avercela proprio con lei. La rossa rifece lo steso rito precedente e quando la bacchetta rallentò la serpeverde pensò che forse anche Morgana ce l'aveva con lei e proprio non ebbe il coraggio di alzare la testa e guardare quegli occhi.
   
 
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