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Autore: Itachi95    24/06/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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20. RISVEGLIO
 
Krono e il suo avversario si scrutavano attentamente.
L’aura nera circondava il corpo del Demon Lord e da esso divampava come una fiamma.
In un attimo scomparve, per poi riapparire di fronte all’avversario un istante dopo, i suoi pugni erano avvolti da un’aura nera.
Cominciò a tempestare l’avversario di colpi su ogni centimetro del suo corpo che ad ogni colpo ricevuto scricchiolava, segno che lo strato osseo sottostante era fortemente sollecitato.
«SPIRAL FLAME!!», gridò il demone alzando il braccio.
Il getto di fiamma respinse Krono.
Il demone aprì la mano per afferrare la fiamma, con un rapido movimento allargò il braccio e il getto lo seguì con un movimento ad onda.
“La usa anche come una frusta”.
Il demone gliela lanciò contro e prima che Krono se ne accorse la frusta di fuoco era avvolta intorno al suo collo, bruciandoglielo. Krono venne sbattuto per terra e contro muri di edifici, che si distrussero subito, per diverse volte.
Alla fine, la frusta avvolse tutto il suo corpo.
«E ora brucia».
La frusta divenne sempre più stretta finchè non esplose in un’esplosione di fiamma che avvolse il Demon Lord.
Il demone sorrise, ma il suo sorriso svanì appena vide una sagoma uscire dalle fiamme.
«Fiamme poco calde direi», si scrocchiò le ossa delle mani: «bene ora vediamo di annullare le tue difese».
Allargò le braccia, un’aura nera avvolse le sue mani e tracciò delle lingue di energia oscura. Si getto contro l’avversario, roteando su sé stesso.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!», l’attacco colpì più e più volte il demone, sbattendolo per terra e poi sollevandolo ancora.
Crick. Crack. Crick, crack, crock, craaaack.
Con l’ultimo attacco le lingue nere sbatterono violentemente con forza il demone sul terreno che si crepò sprofondando anche un poco.
Krono si fermò e attese, che il demone si rialzasse.
«Coff, coff… anf non posso crederci il mio strato osseo è in frantumi!».
«Bene», Krono si lanciò verso il nemico, un’aura nera avvolse i suoi artigli.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!».
Travolse il suo avversario che volò in aria mentre diversi tagli si aprirono su tutto il corpo zampillando sangue.
Il demone si schiantò al suolo.
«Bene demone cosa si prova ad essere ferito?».
«Uhuhuh, una sensazione stupenda», disse alzandosi con calma, osservando il sangue che usciva dai tagli come se stesse vedendo qualcosa di nuovo per la prima volta.
«Da quando sono stato evocato su questa terra secoli fa nessuno era mai riuscito a rompere il mio strato osseo perciò era da molto che non venivo ferito. Avevo dimenticato cosa si percepisce quando si prova dolore. E la vista del mio stesso sangue mi manda in estasi!», si leccò un taglio che aveva sul braccio come se volesse assaporare il sapore del suo stesso sangue.
«Magnifico, davvero inebriante».
Era stranamente calmo e pacato, ma nonostante ciò trasmetteva molta inquietudine.
«Allora è questa la tua vera forza Demon Lord?», si mise dritto e strinse i pugni.
«Molto bene, forse riuscirò finalmente a divertirmi dopo tanto tempo. Ti porgo le mie scuse per come ti ho trattato prima e per come ti ho apostrofato», i suoi muscoli si gonfiarono e il suo corpo prese fuoco.
«Il mio nome è Andras, demone dell’inferno col titolo di marchese, dove ero il comandante delle guardie personali del mio signore e capo della sicurezza, ora comincerò a fare sul serio, spero che ti dimostrerai un avversario degno».
«Fatti avanti», si girò verso la donna, «da adesso in poi qui diverrà pericoloso, se ci tieni alla vita dei tuoi figli abbandona immediatamente il villaggio o perlomeno trovati un posto sicuro e aspetti li fino al mattino».
La donna annuì, ancora visibilmente sotto shock e si allontanò subito con i figli.
Andras allargò il suo ghigno e si gettò verso di lui, da dietro il suo collo uscì un osso, lo afferrò e lo tirò fuori dalla sua schiena era lungo e flessibile, scosse il braccio e con un rapido colpo mirò la faccia di Krono che per poco riuscì ad evitarlo procurandosi solo un lieve taglio sulla spalla.
Andras continuò a colpire ma nessun colpo andava a segno.
«Interessante usi la spina dorsale come una frusta, tuttavia se troppo lento con la mia vista superiore sono in grado di percepire la traiettoria del tuo colpo solo guardando i movimenti del tuo braccio».
«Eheh, questo è solo il riscaldamento. Flame!!», la frusta prese fuoco e prima che Krono se ne accorgesse venne colpito in pieno petto dalla frusta, strinse i denti per il dolore ma non cadde.
«Ma che cazzo?», disse mentre si guardava la lacerazione che non perdeva quasi sangue grazie alla carne che era stata in gran parte bruciata, ma che tuttavia faceva molto più male.
«Sorpreso? Devi sapere che tra i demoni ce ne sono moltissimi in grado di usare più di una maledizione, in quanto a quelli che ne sanno usare più d’una in contemporanea invece il numero è molto più basso, se invece parliamo di usare le maledizioni combinate allora si parla di casi più unici che rari e io sono uno di quelli. Dovresti essere orgoglioso, stai per essere ucciso da una rarità».
«L’arroganza di voi demoni mi ha davvero seccato».
Andras sorrise.
«Allora? Sei pronto? Ti ucciderò strappandoti un pezzo di carne alla volta!».
Krono evocò due fucili mitragliatori e riversò contro il nemico una pioggia di colpi.
Andras si tirò fuori dalla schiena un’altra frusta e dopo averla infiammata cominciò a farle roteare attorno a lui: tutti i proiettili vennero deviati.
«Non è sufficiente!», Andras allargò le braccia e con un movimento fluido e rapido le fruste in un attimo colpirono le armi di Krono strappandogliele di mano.
Una volta disarmato non poté far altro se non provare a difendersi dagli attacchi parandogli con i bracciali ma i colpi erano troppo rapidi, ad ogni attacco parato due andavano a segno e grazie alle fiamme, anche se non avrebbe rischiato il dissanguamento, avrebbe di certo rischiato la morte a causa delle troppe ferite e per il dolore.
Esternò le ali e balzò in cielo, evocò due fucili d’assalto e sparò una raffica di bolidi energetici.
Andras rimase in mobile aspettando che gli attacchi furono più vicini e poi con un colpo delle sue fruste taglio a metà tutte le sfere di energia che esplosero un attimo dopo.
Krono spalancò la bocca per lo stupore, non aveva mai visto una cosa simile, tagliare in due un attaccò energetico come se fosse fatto di burro, era semplicemente assurdo.
«Vedi è questo il potere di una rarità che come tale io sono, il potere che deriva dal fatto di usare due maledizioni combinate. Avvolgendo nelle fiamme le mie ossa sono in grado di aumentare considerevolmente la mia capacità di taglio, non solo cose ed esseri viventi ma sono in grado di tagliare anche tutte le forme di energia: magica, demoniaca, angelica, nulla resiste al mio taglio».
Appena terminò di parlare balzò in aria e lanciò la sua frusta verso Krono che non fece in tempo a evitarla. La frusta gli si avvolse attorno al collo, lo sentì ardere e venne trascinato giù. Andras usò anche l’altra frusta, l’avvolse attorno al corpo dell’avversario e cominciò a sballottarlo qua e là, contro edifici che vennero fatti crollare, e contro il suolo.
Krono incassava tutti i colpi impossibilitato ad opporsi, oltre al dolore delle botte si aggiungeva il dolore provocato dalle ustioni e dalle bruciature.
Usò tutta la sua forza d’animo per concentrarsi e raccogliere le energie che gli servivano.
«Aaaaahhh!!», con uno sforzo immenso riuscì a liberarsi e rompere le fruste ossee che lo imprigionavano.
Quando toccò terra le gambe gli cedettero e appoggiò le ginocchia a terra.
«Bene…anf, anf, ora puoi dire addio alle tue fruste».   
«Tu non hai ancora capito la natura del mio potere vero», un altro osso spuntò da dietro il suo collo ed estrasse subito un’altra frusta, crick crack, un altro osso fuoriuscì, accompagnato da un’altra frusta.
Krono era senza parole.
«Ti ho detto che sono in grado di controllare le mie ossa a piacimento, crearle e distruggerle come e quanto voglio. È vero per creare sottopelle un sottile strato osseo di massima durezza mi ci vogliono diversi minuti ma per semplici ossa basta qualche secondo. Flame!», diede una scossa alle fruste che si infiammarono.
«Ricominciamo?».
«E va bene, pensavo che me la sarei cavata semplicemente ma a quanto pare mi sbagliavo», alzò un braccio in alto e l’altro lungo il fianco e cominciò a farli roteare creando delle lingue nere di energia demoniaca.
«Vediamo quali sono le migliori Andras».
Il demone sorrise e si gettò, facendo roteare le fruste verso Krono che a sua volta si mosse in avanti roteando su sé stesso.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!!».
Quando i due furono ormai prossimi, lanciarono il colpo in vanti.
Sbaaaaamm!!
L’impatto fu tremendo, entrambi furono colpiti dall’attacco dell’altro in pieno petto e vennero sbalzati via con grande violenza tanto che l’attacco di Krono si dissolse e Andras lasciò andare le sue fruste.
Finirò entrambi contro due edifici e li attraversarono andando a colpire quelli dietro e sparendo sotto le macerie dei crolli. 
Krono rimase qualche secondo sotto le macerie per riprendere fiato poi si alzò. 
Camminò a passo lento ma deciso verso il punto da dove era stato sbalzato, in fondo vide Andras che stava già venendo verso di lui e appena lo vide sorrise e gli fece segno di farsi avanti.
Krono caricò energia nelle gambe accovacciandosi lievemente e poi scatto verso l’avversario. Andras aspettò che gli fosse vicino poi si abbassò e mise una mano sul terreno.
«FIRE GROUND!!!».
Dal terreno che gli stava davanti uscì un’ondata di fuoco che investì completamente Krono che la prese tutta e quando si fu esaurita Andras inspirò profondamente, Krono era come semi-paralizzato dal colpo appena ricevuto e non fu in grado di reagire prontamente.
«FURIA DEL DEMONE DI FUOCO!!», soffiò fuori dalla bocca un getto di fuoco che fece sparire il corpo del Demon Lord e balzarlo all’indietro.
Krono atterrò a terra qualche metro dopo.
«Anf… anche se cambiate nome la tecnica è sempre la stessa».
Della giacca gli rimaneva solo qualche brandello che cadde a terra nel momento in cui si alzò mentre della maglia rimaneva solo la parte destra fino alla spalla, gli effetti protettivi dei vestiti al fuoco erano durati poco e ormai erano cessati.
Sul suo corpo: braccia, viso, petto e schiena le ferite ma soprattutto le ustioni erano serie, anche con la rigenerazione accelerata ci sarebbe voluto del tempo per rimettersi in forma, inoltre il dolore era immane, tuttavia lui lo sopportava abbastanza bene.
Esternò le ali e si gettò ancora verso l’avversario.
«Non impari, vero? FIRE GROUND!!!», ma Krono non rallentò e si gettò nel mare di fuoco.
Andras vide la sua ombra che non rallentava e quando gli sbucò di fronte fu sorpreso: il corpo di Krono era avvolto nelle sue ali.
Quando le distese Krono aveva il pugno avvolto nell’aura nera.
«PUGNO DIABOLICO!!!», prese Andras in pieno volto, tuttavia resto in piedi e riuscì ad allungare il dito indice davanti alla sua faccia.
Bang!!
Krono era riuscito ad evitare la falange di un soffio procurandosi uno sfregio nel lato destro della testa, Andras allora fece uscire uno osso dal palmo della mano che prese subito fuoco e Krono evocò il fucile No Limit, perfetto per quella posizione così ravvicinata, ma il demone delle ossa più rapido.
Con un fendente gli lacerò il fianco, fece per tirare indietro il braccio per assestare un affondo ma il colpo di Krono arrivò prima e poi un altro e un altro ancora.
Andras fu spostato in dietro di un paio di metri ma non demorse, allora Krono evocò il Blade per parare con la lama l’osso nemico e assestare una stoccata, a sua volta, nel petto dell’avversario che inclinandosi indietro e spostandosi appena riuscì ad evitare ce la lama venisse a contatto con il suo corpo.
Andras sorrise: «mancato».
Krono gli sorrise di rimando, con uno scatto ruotò l’impugnatura dell’arma, solo quando fu troppo tardi Andras capì cosa stesse succedendo.
Bang! Un colpo in pieno petto.
Bang! Un altro diretto verso la testa ma la lama ossea infuocata di Andras lo tagliò in due.
Krono fece un balzo all’indietro il Blade sparì ed evocò uno dei suoi assi nella manica, il Javelin.
“Mi resta solo una munizione, pensavo di usarla contro il loro padrone ma mi inventerò qualcos’altro”.
Mise il volto sulla visiera e prese la mira. Il bip ripetuto che avvertì significava che il bersaglio era stato agganciato, premette il grilletto e fece fuoco.
Il missile venne sparato contro il bersaglio che alzò la guardia ma a metà strada un’altra carica si accese e il missile salì in cielo, da dietro il missile spuntò Krono.
Questa volta fu Andras ad essere preso in contro tempo, ricevette una scarica di pugni senza riuscire a pararne o schivarne alcuno ma all’ultimo riuscì a bloccare un pugno in un groviglio di ossa che gli uscì dal petto.
«Ti sei dimenticato che potevo usare le costole per bloccarti?».
Alzò il braccio per tagliare in due l’avversario.
«Veramente ci speravo», un’aura nera avvolse la sua mano, così facendo riuscì a spezzare le ossa e a liberarsi, schivando la lama per un soffio.
Mentre lo guardava allontanarsi Andras si accorse di un sibilo che si faceva sempre più forte, alzò lo sguardo e vide il missile che puntava su di lui, ormai gli era troppo vicino per essere schivato.
«Fregato», disse Krono trionfante.
«Tu credi», fu la risposta.
Il demone alzò il braccio e con un fendente tagliò in due il missile, i due pezzi si separarono e mentre cadevano ai suoi alti esplosero.
Krono sgranò gli occhi per lo sconcerto.
«Credevi di riuscire a colpirmi con quello? Ti ho detto che sono in grado di tagliare qualunque cosa con la mia lama avvolta dalle fiamme, anche l’energia, un semplice missile non è nulla».
«SPIRAL FLAME!!», la frusta di fuoco avvolse la caviglia del Demon Lord trascinandolo verso il nemico.
Zasssh!
Krono si guardo il fianco destro, vide l’osseo conficcato quasi completamente nelle sue carni tanto che quasi il palmo del demone lo taccava.
«FLAME!».
La fiamma attorno all’osso crebbe.
Krono lanciò un grido di dolore.
«Cosa si prova ad avere le budella che vanno a fuoco?».
Le gambe di Krono stavano per cedere, Andras estrasse l’osso e fu a quel punto che riprese vigore, si attaccò a demone, lo abbracciò afferrandosi il polso con l’altra mano per non mollarlo.
«Tu dannato! Quanto ancora vuoi continuare!».
Esternò le ali e balzò in cielo, salì sempre più in alto e più velocemente.
«Fermati!», gridava Andras.
Ad un certo punto compì un giro circolare a trecentosessanta gradi, si ritrovarono entrambi a testa in giù e puntarono in picchiata verso il terreno.
Andras faceva il possibile per divincolarsi ma le sue braccia erano bloccate.
«Buon viaggio», quando furono a pochi metro da terra lasciò andare la presa, stesse le ali e le irrigidì più che poteva per bloccarsi mentre il demone fu sparato verso il terreno.
L’impatto fu violentissimo, Andras sparì in un cratere di povere e terra.
Krono atterrò a terra, sapeva che il nemico era ancora vivo, uno come lui non crepa per così poco ma almeno sperava di averlo danneggiato.
Dopo poco però Andras riemesse dalla polvere, era pieno di lividi e tagli, aveva uno sguardo duro e arrabbiato.
«Brutto bastato, brutto idiota, questo non dovevi farlo», si strappo il cappuccio di dosso e allagò leggermente le braccia.
«Ti ucciderò strappandoti le carni un pezzo alla volta!».
Da tutto il suo corpo, dai piedi alla testa cominciarono ad uscire degli spuntoni di ossa.
Krono si tirò su in piedi e si allontanò per sicurezza.
Andras si caricò facendo forza sulle gambe e poi si lanciò in avanti, iniziando a ruotare velocemente su sé stesso.
«MAXIMUM CYCLONE!!».
Era un attacco molto veloce Krono cercò di essere il più rapido possibile per spostarsi ma venne preso sulla coscia sinistra, quando riappoggio il piede a terra una fitta acuta di dolore gli arrivò direttamente al cervello come una scossa, non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra.
Si portò una mano sulla ferita e si sorprese si non trovare il contatto con la carne lì dove se lo aspettava ma un po’ dopo, era sconcertato.
“Che tecnica spaventosa, più che lacerare la carne sembrava che la divori”.
Gli costò uno sforzo immane ma riuscì a rimettersi in piedi, si voltò e vide Andras accovacciato sopra un cumolo di macerie che lo fissava.
«Perché non ne hai approfittato per attaccarmi?».
«Te l’ho detto, ti ucciderò strappandoti le carni un pezzo alla volta, la tua sarà una morte lenta e straziante, se ti prendessi in pieno moriresti subito, senza quasi soffrire e questo non voglio che accada».
«Buono a sapersi. Allora che aspetti, fatti sotto».
«MAXIMUM CYCLONE!!», Andras balzò in avanti e iniziò a roteare, Krono riuscì ancora una volta a schivarlo ma venne comunque preso alla spalla destra. Nonostante fosse stato solo un colpo di striscio il danno era grave, fece appena in tempo a voltarsi che si trovò l’avversario già addosso e subì ancora un danno al fianco. Si dovette sforzare per non cadere in ginocchio.
“I suoi attacchi sono troppo rapidi, se non fosse per la mia vista potenziata sarei già morto”.
Ma dopo aver visto lo sguardo trionfante di Andras cominciò a provare una forte preoccupazione.
“E se fosse merito suo e non mio? In fondo ha detto di volermi uccidere lentamente».
«Allora Demon Lord, cosa si prova?!».
«Beh, devo dire che sentirsi strappare la carne un pezzo alla volta è un’esperienza atroce. Comunque ti farò pentire di non avermi voluto finire in fretta».
«Bwahahah!! Si certo!».
Lanciò un altro attacco.
Krono evocò due fucili mitragliatori, sparò una raffica di colpi sull’avversario ma i colpi vennero in gran parte deviati o neutralizzati dalle ossa. All’ultimo secondo con un balzo in alto riuscì a schivare l’attacco, fece sparire i due fucili e ne evocò altri due, non mitragliatori stavolta e due bazooka che si posizionarono sulle sue spalle.
Sparò con tutto quello che aveva una raffica di bolidi ma Andras riuscì a schivare tutti i colpi senza nemmeno dover interrompere l’attacco compiendo movimenti irregolari ma fluidi.
Krono rimase senza parole.
Andras atterrò sopra un edificio.
È inutile il mio controllo è assoluto, la mia velocità è insuperabile, la mia difesa è solida, il mio attacco devastante e la mia tecnica è perfetta. Non hai speranze».
Krono fece sparire tutte le armi.
«Ti sei rassegnato? Bene, allora muori! MAXIMUM CYCLONE!!».
Balzò in avanti verso il nemico ma Krono non si mosse, aspettò che fosse il più vicino possibile e all’ultimo evocò il suo asso nella manica: il Death Striker.
Concentrò una gran quantità di energia nell’arma, la bocca di quest’ultima si spalancò e l’energia di concentrò nella sfera dentro di essa.
«MACROBOLIDE!!!».
Sparò il colpo. Ormai Andras era troppo vicino per schivarlo.
“Sei finito”.
«FLAME!!».
Ad un tratto il corpo di Andras prese fuoco.
Krono guardò con stupore e impotenza il suo attacco andare contro il bersaglio e un attimo dopo scindersi in tanti piccoli pezzi che andarono a finire su tutto ciò che era lì intorno distruggendolo con delle piccole esplosioni.
La situazione si era ribaltata.
Ormai Andras era troppo vicino per essere schivato.
“È la fine? Morirò così”.
Ad un tratto fu come se una voce dalle profondità del suo animo lanciò un grido che lo risvegliò da quello stato di torpore e rassegnamento.
Posizionò il braccio col Death Striker davanti a lui per difendersi.
Al momento dell’impatto non riuscì ad opporsi, fu inizialmente trascinato indietro e poi iniziò anche lui a roteare a causa del movimento della tecnica, sentiva la sua arma andare in pezzi sempre di più, le gambe e l’esterno delle braccia come se venissero mangiate da tanti minuscoli insetti e nel frattempo andassero a fuoco.
Infine, Andras fermò il colpo, ma lui non si fermò continuò a venire sbalzato indietro, finì contro dei muri, distruggendoli finchè non si fermò. Quando fu fermo, immobile, non seppe per quanti metri avesse voltato, era circondato dai pezzi della sua arma, distrutti, mentre il suo braccio, così come il resto del suo corpo erano in condizioni critiche.
Si guardò intorno, era circondato ai lati e dietro da muri di case, doveva essere finito in un cortile interno, nella parte del villaggio che per il momento era stata risparmiata dalla loro lotta, a giudicare dagli edifici ancora integri.
Mentre si rialzava avvertì un rumore alle sue spalle.
Quando di voltò vide la stessa donna che aveva visto prima con i suoi due bambini guardarlo con uno sguardo terrorizzato.
“Allora si erano nascosti qui. Con tutti i punti in cui potevo finire sono caduto proprio qua”.
«Bene bene, guarda chi si rivede, la donna con i suoi cuccioli. Se non sbaglio mi avevi fatto capire che non avresti permesso che io gli facessi del male in alcun modo!».
Andras se ne stava appollaiato sul tetto di una casa ad osservargli.
“No”.
«Vediamo se manterrai la parola».
«Aspetta Andras! Loro non c’entrano nulla la faccenda è tra noi due!».
«Infatti io attaccherò te, se non vuoi morire ti basterà schivare il colpo».
«Ti prego non lo fare!!».
«MAXIMUM CYCLONE!!», il demone balzò in avanti iniziando a roteare, «FLAME!!» e poi prese fuoco.
Krono fece per spostarsi ma si bloccò immediatamente, digrignò i denti per la rabbia.
«Maledizione!!».
“Il Javelin non ha più munizioni, è inservibile e il Death Striker è a pezzi, con cosa cazzo lo colpisco”?!
Non aveva tempo da perdere in pensieri inutili.
Distese le braccia in avanti.
«Aaaaahh!!».
Cominciò ad evocare più armi possibili: fucili, pistole, mitragliatori, bazooka, lanciarazzi, armi ability e non, le evocava su tutto il suo corpo e quando lo spazio fu quasi esaurito le evocò sopra le armi che aveva appena materializzato.
Quando ebbe finito il suo corpo si era tramutato in un cumulo di armi, solo un occhio era rimasto scoperto, per vedere.
Andras si stava avvicinando e per un attimo fu come se il tempo tutt’intorno a lui si fermasse. Aveva il cuore che batteva all’impazzata nel petto, sembrava che gli stesse per uscire da un momento all’altro, il dolore che provava alle gambe, alle braccia e in tutto il corpo aveva già da un po’ superato il limite di sopportazione e la vista gli si era persino offuscata.
“Non ho mai controllato così tante armi in contemporanea, dovrò usare l’energia demoniaca per farle funzionare anche senza premere direttamente i grilletti”.
«Anf anf anf anf».
Respirava affannosamente, era troppo agitato.
“Ci riuscirò”?
Ad un tratto gli arrivò alle orecchie un pianto e dei singhiozzii.
«Sigh sob… mamma ho paura», fece il bambino, mentre la bambina piangeva.
«Non preoccupatevi bambini la mamma è qui, non ci accadrà nulla, ve lo prometto».
La calma con cui la donna cercava di tranquillizzare i suoi figli lo sorprese e gli riportò alla mente ricordi ormai sepolti nella sua mente.
Di quando da piccolo in seguito ad un brutto sogno o a una brutta esperienza correva da sua madre e lei lo consolava sempre con qualche frase o gesto d’affetto che lo faceva sentire amato e al sicuro.
Si accorse che la sua frequenza cardiaca si era notevolmente ridotta.
I gesti di quella donna e i suoi ricordi lo avevano incredibilmente calmato, ora era di nuovo sereno.
Il tempo riprese a scorrere, Andras ormai era sempre più vicino.
“Ci devo riuscire”.
Pensò con decisione.
«Non ti permetterò di torcere nemmeno un capello a queste persone!!».
«Morite umaniii!!!».
Un’ondata di energia scaturì dal corpo di Krono e lui la convoglio tutta nelle armi, fino all’ultima briciola.
«ARSENALI DA GUERRA! ...DEVASTAZIONE!!!».
In un attimo tutte le armi che aveva addosso iniziarono a sparare, i primi colpi che arrivarono sul demone vennero tagliarti, anche i secondi e nel frattempo il demone si era avvicinato, ma dopo qualcosa colpì il bersaglio.
Gli attacchi erano troppi, neanche l’elevata rotazione di Andras era sufficiente a neutralizzarli tutti.
«Ghaaaaaaaaa!!», Andras venne sbattuto a forza sul terreno dai colpi e il suo attaccò si interruppe.
Fu allora che Krono, con uno sforzo immenso e anche spinto dalla vista dell’avversario in difficoltà, intensificò l’attaccò.
Il corpo di Andras e le sue grida di dolore vennero coperti dai lampi e dal rumore degli attacchi lanciati dal Demon Lord.
Krono continuava ad attaccare, mirando sempre nello stesso punto in cui aveva visto sparire Andras, il rumore era assordante, fiamme, scintille, lampi ed esplosioni si propagarono in tutte le direzioni.
Era uno spettacolo infernale.
Quando la scarica si fu esaurita si alzò un gran polverone.
Krono restava immobile, mentre le armi cominciavano a sparire una ad una dal suo corpo, quando anche l’ultima fu scomparsa se ne rimase fermo immobile per quasi un minuto con le braccia ancora protese in avanti.
Il suo corpo portava i segni del duro scontro appena conclusosi: i vestiti strappanti o scomparsi, gravi ustioni su gran parte del corpo, sfregi, lividi e lacerazioni sanguinanti.
Abbassò le braccia e un’aura nera lo avvolse, riassunse il suo aspetto umano, ma si accorse subito che non si sentiva per niente meglio. Ogni volta che terminava una battaglia era tornava nella sua forma umana aveva sempre provato un po’ si sollievo dato dal lieve miglioramento delle sue condizioni fisiche, ma stavolta non fu così.
Abbassò lo sguardo, vide delle chiazze di sangue allargarsi sopra i suoi vestiti e il dolore delle ustioni non era migliorato per niente.
“Se sono in queste condizioni nonostante sia tornato umano vuol dire che dovevo essere ridotto davvero male. Meglio che mi muova, se non mi sbrigo almeno a fasciarmi i tagli rischio il dissanguamento”.
Nel frattempo, notò che il polverone si era quasi completamente dissolto, di fronte a lui si estendeva uno scenario di devastazione, case ed edifici erano stati spazzati via e il terreno era distrutto, una voragine si estendeva là dove Andras era stato colpito dalla scarica di colpi e di sicuro quel poco che rimaneva del suo corpo doveva trovarsi in fondo a quella voragine.
Si voltò per controllare lo stato delle persone che aveva protetto, si bloccò quando vide gli sguardi della donna e dei suoi figli ma non ne rimase sorpreso.
Sconcerto, paura, incredulità ecco cosa dicevano quegli sguardi, in fondo ai loro occhi lui non doveva essere molto diverso dal demone che aveva ucciso.
«Tranquilli, non dovete aver paura, ora me ne vado», riuscì a dire con un filo di voce.
Si voltò per allontanarsi ma dopo qualche passò la vista gli si oscurò e cadde a terra svenuto, l’ultima cosa che vide dopo che toccò il terreno, fu la donna che si alzava e si allontanava con i suoi bambini.
 
La primavera era forse la sua stagione preferita, le giornate si allungavamo, le temperature erano miti, non c’era il gelo invernale né il caldo torrido o peggio quello umido estivo. La natura rinasceva e ciò gli riportava alla memoria quelle scampagnate che faceva trai monti da bambino con i suoi genitori e i suoi nonni.
Il loro era un villaggio in una valle tra le montagne quindi erano soliti, un giorno a fine settimana salire in quota, con l’entusiasmo tipico dei bambini lui correva e giocava a più non posso, poi all’ora di pranzo si abbuffava con le squisite focacce farcite che sua nonna e sua madre gli avevano preparato, e alla fine stanco sia per il troppo movimento che per il troppo cibo ingerito si buttava su un prato sotto il caldo sole del primo pomeriggio e schiacciava dei pisolini interminabili.
Proprio come ora.
Era disteso su un prato il sole caldo gli scaldava la pelle dandogli quella sensazione di calma e sonnolenza che gli piaceva particolarmente. C’era pace e tranquillità attorno a lui l’unico rumore che si sentiva era il fruscio dei rami, mossi dal vento, di qualche albero lì intorno.
Ad un tratto sentì una voce chiamarlo, si tirò su e vide Mirajane poco distante da lui.
«Si può sapere che stai facendo? Ti stiamo aspettando tutti!».
«Mi devo essere appisolato, si sta così bene qui».
«Dormirai dopo pranzo, tirati e andiamo ci sono delle persone che si stanno spazientendo, il master vuole che ci siamo tutti prima di iniziare il pic-nic».
Fece come gli era stato detto, si alzò e la seguì.
Più in lontananza vide la gilda al completo, casinista come al solito: c’era chi ballava, chi si azzuffava, chi chiacchierava e chi beveva. Non c’erano solo i membri di Fairy Tail ma anche membri di altre gilde come Sabertooth e Lamia scale, tra gli invitati c’erano anche Rio e i suoi genitori. Suo padre parlava con Rio col suo solito tono formale e solenne, sguardo deciso e petto in fuori.
Da piccolo gli aveva ripetuto più volte il modo in cui doveva porsi con gli altri, doveva dare l’idea di una persona forte e sicura di sé, solo così gli altri lo avrebbero rispettato e se fosse stato necessario, seguito. 
Sua madre invece se ne stava semi-abbracciata al marito con la testa appoggiata sulla sua spalla, tutta la fierezza che il marito ostentava veniva macchiata da quella manifestazione di affetto.
Sorrise.
Mentre suo padre non amava scambiare effusioni e altre manifestazioni d’affetto in pubblico, dato che non voleva dare quel tipo d’immagine di sé, sua madre invece fin da giovane aveva sempre voluto mostrare a tutti il loro amore, ciò era spesso stato fonte di discussioni tra i due. Nonostante le divergenze su alcune cose sapeva che l’amore tra i due era molto forte, si conoscevano fin da bambini, erano cresciuti insieme, non erano solo marito e moglie, ma anche amici e complici.
Raramente si vedevano coppie così unite e lui aveva sempre sperato di trovare una ragazza che cui avere anche solo una parte di quello che avevano i suoi.
Si fermò a guardare quello che aveva davanti.
Persone felici che si divertivano, in pace e senza nessuna preoccupazione o avversità che li minacciava.
Mirajane si voltò e gli tese la mano.
«Dai andiamo. Ci stanno aspettando».
Fece per allungare la mano ma un brivido lungo la schiena lo bloccò.
Si girò indietro e con sorpresa non vide il prato che aveva appena superato e gli alberi, non vide nulla solo nero, un immenso, gelido e infinito banco di tenebra.
Si rigirò, Mirajane era ancora lì così come tutti gli altri dietro di lei, la luce emanava un tepore invitante e una grande sensazione di pace, a differenza della tenebra che emanava solo gelo e sofferenza.
Allungò la mano verso quella della ragazza, la afferrò e gliela posò.
«Mi dispiace, ma la mia missione non è ancora finita, c’è ancora un demone in agguato, che attende nell’ombra, è più crudele e molto più forte di chiunque io abbia già affrontato, forse non sono l’unico che può affrontarlo, ma devo essere io a sconfiggerlo, mi ha tolto troppe cose importanti e troppe brave persone sono morte a causa sua, la deve pagare».
Mirajane lo guardava con tristezza.
«Quando avrò completato la mia missione, mi potrò finalmente rilassare come si deve… e spero per te che per allora sarai ancora single».
La ragazza sgranò gli occhi.
Scoppio a ridere, poi si voltò e corse gettandosi nelle tenebre, facendosi avvolgere dal gelo e l’oscurità. Continuò a correre nel buio senza sapere dove stava andando finchè ad un tratto un flash bianco non lo abbaiò.
Aprì gli occhi svegliandosi di scatto ma appena si fu tirato su una forte fitta alla testa lo fece crollare nuovamente sul cuscino.
«Finalmente ti sei svegliato», disse una voce maschile alla sua destra.
Girò appena di lato la testa per vedere chi aveva parlato.
Seduto su una sedia accanto al letto c’era un uomo, avrà avuto una trentina d’anni, lo guardava con sguardo calmo. Notò subito che non aveva la mano sinistra.
Notando il suo sguardo al suo moncherino l’uomo fece subito per tranquillizzarlo: «ah, non ti devi preoccupare questo risale a molti anni fa, da piccolo sono stato così stupido da andare a giocare nella falegnameria di mio padre e lì a causa di un incidente ho perso la mano, l’attacco del demone non c’entra nulla con questo».
«Sei riuscito a metterti in salvo?».
«Veramente non ero qui. Io e mio padre eravamo andati in città per lavoro, siamo tornati solo qualche giorno fa, sai siamo falegnami molto bravi, i nostri prodotti in zona sono abbastanza richiesti».
«Da quanto sono qui? E… chi è che mi ha curato?», chiese guadandosi le bende e la flebo attaccata al suo braccio.
«Sei in questo stato da una settimana. È stata mia moglie, la donna con i due bambini che hai slavato. Lei è il medico del villaggio, sei stato proprio fortunato, da quanto mi ha detto eri ridotto veramente molto male, se non ti avesse prestato subito delle cure saresti morto, anche se c’è mancato poco. Il giorno dopo hai rischiato molto, il tuo cuore ha anche smesso di battere per qualche secondo, ti ha rianimato all’ultimo. Ha detto che è stato come se all’ultimo istante tu ti sia aggrappato con le unghie e con i denti alla vita».
Krono ripesò al suo sogno, al momento in cui aveva voltato le spalle a Mirajane ed era corso verso l’oscurità.
«Suppongo sia andata così. Grazie per avermi salvato».
«Non c’è bisogno che ci ringrazi, era il minimo considerando quello che hai fatto. Mia moglie mi ha raccontato tutto di quello che è accaduto», si alzò in piedi e si inchinò, «grazie per aver protetto il nostro villaggio e salvato la mia famiglia, ti dobbiamo molto».
«Aspetti a ringraziarmi, se sapesse la verità dubito che vorrebbe ancora farlo».
«Quale verità?».
«Il demone che via ha attaccato stava cercando me, il motivo per cui vi ha portato orrore e distruzione sono io, voleva solo farmi uscire allo scoperto».
«Comunque tu hai combattuto per noi, sei una brava person…».
«No! Non dica quella parola, lei non mi conosce non sa chi sono, ho fatto cose orribili e provato piacere nel farle, e anche se quelle non erano belle persone non meritavano tutto quello. Ho troppo sangue sulle mani», fece una pausa per riprendere fiato.
«Quando fai quelle cose diventi quelle cose e non si può tornare indietro, non si può dimenticare. Quindi non dica che sono una brava persona, io sono un mostro non molto diverso da quello che ho combattuto».
L’uomo stette in silenzio qualche secondo poi riprese a parlare guardandolo dritto negli occhi.
«Sai, io sono padre di due bambini, un maschietto di sette anni e una femminuccia di tre e sono sposato con la donna che amo. Quando sono tornato e ho visto il villaggio in quelle condizioni, distrutto con i corpi delle persone che conoscevo che venivano raccolti pezzo per pezzo stavo quasi per morire, ma… quando ho sentito la voce di mia figlia chiamarmi, mi sono voltato e gli ho visti lì tutti e tre, sani e salvi, felici di vedermi mi sono sentito mancare, non ho nemmeno avuto la forza di corrergli incontro le gambe hanno ceduto, ho solo potuto guardare i miei figli corrermi incontro, abbracciargli con tutta la forza che avevo e piangere dalla felicità mentre sentivo dirmi che mi volevano bene. La mia famiglia è viva, come loro altri sono salvi, certo alcuni purtroppo non ce l’hanno fatta ma i morti sarebbero potuti essere di più se non fosse stato per te».
«Ho distrutto metà del villaggio».
«Lo ricostruiremo, ma siamo vivi e questo è tutto merito tuo».
Scosse la testa.
«No, no basta, voi non sapete nulla su di me».
«Hai ragione io non ti conosco, ecco perché posso giudicare solo quello che ho visto e che mi è stato raccontato. Tu non avevi alcun obbligo verso di noi, avresti potuto fregartene e andare per la tua strada ma non l’hai fatto. Mia moglie mi ha raccontato come si è svolta la battaglia in più di un’occasione il demone ha cercato di attaccarli ma tu ti sei sempre frapposto. In quell’ultimo attacco nonostante tu fossi già gravemente ferito non ti sei spostato hai dato tutto quello che avevi rischiando la tua stessa vita per difenderli. Ecco perché dico che sei una brava persona, se fossi veramente il mostro che sostieni di essere li avresti lasciati lì a morire ma non l’hai fatto e di questo ti sono grato».
Krono provò a dire qualcosa ma non ci riuscì.
«Le persone possono fare degli errori ma il fatto di averli riconosciuti è un passo in avanti, ora spetta a te, il senso di colpa ti può dannare l’anima fino a spezzarti, o, puoi perdonare te stesso per gli sbagli del passato e andare avanti, cercando di rimediare, la scelta è tua».
Krono sospirò.
«Di recente una persona a me cara mi ha detto qualcosa di simile».
Ad un tratto un bambino comparve sulla soglia.
«Mamma!! Si è svegliato presto vieni!».
Subito dopo una donna comparve sulla soglia, seguita da una bambina piccola.
I tre erano gli stessi che aveva salvato la sera del combattimento con Andras.
La bambina corse subito verso il letto dove era disteso.
«Ciao! Signor demone buono! Come stai?», gli chiese con un ampio sorriso.
“Signor demone buono”?
«Su Liz, il ragazzo si è appena svegliato», la ammonì l’uomo.
«Dai caro gli ha solo chiesto come sta», la donna si avvicinò per controllare la flebo.
«Te la sei vista davvero brutta, sono riuscita a rianimarti in extremis ma dopo allora le tue condizioni sono rapidamente migliorate, si vede che non sei una persona qualunque, hai una capacità di recupero sorprendente».
«Si è una mia qualità. Grazie per avermi curato».
«Era il minimo dopo quello che tu hai fatto per noi. Grazie per averci difeso».
La donna e la bambina tornarono dal bambino e dall’uomo che affiancò la moglie con i figli che li stavano davanti.
«Non ti ho ancora chiesto come ti chiami, ragazzo», gli chiese l’uomo.
«Mi chiamo Krono».
«Bene Krono, io sono Michael, lei è mia moglie Violet e i miei figli: Matt e Liz. Guarda queste sono le vite che hai salvato e io ti ringrazio dal profondo del cuore per questo», detto questo tutti e quattro fecero un lieve inchino.
Krono, imbarazzato da quel comportamento non riuscì a dire niente.
«Signor demone ci può mostrare la sua trasformazione?», gli chiese il bambino.
«Anch’io voglio giocare col signor demone buono!», fece la bambina.
«Ora basta bambini il ragazzo è molto stanco e deve riposarsi, non lo capite. Tu dottoressa perché non provi a spiegare ai tuoi figli cos’è la riabilitazione».
«Ah! Adesso sarebbero i miei figli! Però quando li porti con te in quella falegnameria polverosa, in mezzo a seghe, pialle e mole per guardarti lavorare non accetti di sentire il mio parere».
«Devono apprendere il mio lavoro se un giorno vorranno succedermi. Matt si occuperà di lavorare il legno e Liz andrà in giro per la nazione a venderlo. Saremo conosciuti in tutto il regno con le nostre creazioni».
«Non credi che sia troppo presto per pensare a certe cose, sono ancora dei bambini!».
«Ma loro hanno detto che va bene così!».
«Ma che ne sai che tra qualche anno non cambieranno idea!».
«E come so che questo non avverrà?».
«Comunque non voglio che li porti con te, vuoi che i tuoi figli perdano una mano come il padre?».
«Ah! Quindi ora sarebbero i miei figli».
Krono li guardava discutere, vedendo un accenno di sorriso sui loro volti mentre i bambini li guardavano ridendo.
“Che famiglia felice. Quei due mi ricordano qualcuno. Un padre esigenze e una madre più permissiva. Lui non ha la mano sinistra e lei porta il nome di un fiore”.
L’immagine di quella famigliola lo fece quasi commuovere, strizzò forte gli occhi e si girò dall’altra parte coprendosi il viso col dorso della mano.
“Si dice che nel mondo per ognuno di noi ci siano due persone simili o quasi identiche. Non ho mai creduto a queste cose, ma ora voglio farlo, voglio poter credere di essere riuscito a proteggerli almeno questa volta”.
 
«Sicuro di non voler fermarti ancora qualche giorno? Va bene che hai una buona capacità di recupero ma hai ripreso conoscenza sol due giorni fa», lo avvertì Violet.
«Ti ringrazio ma va bene così, sono già stato troppo tempo qua, non vorrei che qualche altro demone vi attaccasse a causa mia».
«Dove hai intenzione di andare adesso?», gli chiese Michael.
«Voglio partire per un viaggio, devo incrementare le mie conoscenze riguardo il mio nemico a trovare anche nuovi metodi di allenamento. Facendo determinate cose ho ottenuto una grande forza ma non diventerò più forte facendo le stesse cose».
Si inchinò: «grazie ancora per la vostra ospitalità».
«Era il minimo che potevamo fare, ma non vuoi almeno prendere su qualcosa, almeno un altro cambio di vestiti, anche se ti ho lavato quelli che avevi, sono messi abbastanza male».
«Grazie ma ho lasciato la mia roba nel bosco prima di precipitarmi qui, ho già tutto quello che mi serve», si voltò e si avviò verso la strada.
Alzò il braccio per salutarli.
«Addio! Non mi dimenticherò di voi!».
«Nemmeno noi di te ragazzo!».
«Ciao! Signor Demone buono! Ciao!».
Krono camminava a passo svelto mentre il sole del primo mattino lo illuminava.
Aveva fretta, doveva fare molte cose e non sapeva quando quel famigerato padrone sarebbe comparso, e doveva assolutamente diventare più forte, molto più forte.
Lo aspettavano tempi duri, ma lui non ne era intimorito, provava una strana consapevolezza, nuove sensazioni si erano accese dentro di lui, avrebbe sconfitto l’ultimo demone, la causa dello sterminio dei devil slayer e del suo villaggio.
A tutti i costi.
 
 
Note dell’autore
Rieccomi!
Finalmente sono tornato a pubblicare in settimana e spero di continuare così fino alla fine (ma purtroppo non sono in grado di prometterlo).
Allora, con questi due capitoli Krono ha capito che non potrà mai rinunciare completamente alla sua oscurità, l’unica cosa che potrà fare sarà quella di tenerla sempre sotto controllo. Inizialmente il personaggio di Andras non era previsto, Krono sarebbe rimasto da solo nel bosco a confrontarsi con sé stesso e con la sua oscurità interiore (il demone a forma di fiamma), ma alla fine era risultato un capitolo troppo corto e in cui non facevo altro che ripetermi, quindi ho deciso di introdurre il demone e l’attacco al villaggio per poter descrivere meglio il conflitto interiore del personaggio.
Dal prossimo capitolo ci sarà un salto temporale e il ritorno a Fairy Tail. Come interagirà e come si confronterà Krono con la gilda?
Col prossimo capitolo entriamo nella fase finale della storia.
Ormai siamo agli sgoccioli ragazzi!    
A sabato!
   
 
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