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Autore: _Blanca_    27/06/2020    1 recensioni
| Contesto → Pacifist Route | ● | Deviant!Connor + Human!OC ♡ | ● | Reporter/Detective relationship tropes |
Nova Barton è una reporter freelance nella Detroit del 2038. La metropoli sa essere un’arena ostile e Nova si arrangia come può per sbarcare il lunario. Non era certo nei suoi piani finire invischiata nelle indagini di un tenente di polizia perennemente di cattivo umore e del suo improbabile collega: un avanzatissimo modello di androide, programmato per dare la caccia ai cosiddetti devianti. Che Nova lo voglia o meno, anche lei dovrà fare i conti con le conseguenze delle proprie scelte.
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{ 06.20 capitoli revisionati » 1 – 21 }
Genere: Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson, Kara/AX400, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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C.27

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027. MORNINGS ARE FOR COFFEE AND CONTEMPLATION







DATA: 8 NOVEMBRE 2038
ORA: 07:09

RAVENDALE DISTRICT, WADE STREET

La palazzina si sta svegliando: al piano di sotto c’è una TV accesa, qualcuno scende le scale, una porta sbatte. Nova ascolta, e intanto contempla il soffitto della sua camera. La sveglia ha suonato, come ogni mattina, alle cinque e cinquanta ma lei è rimasta a letto, a scivolare dentro e fuori il sonno, tra sogni agitati e una realtà in cui anche respirare è faticoso. Sposta le coperte, poggia i piedi nudi sulla moquette e infila una mano tra i capelli spettinati. Walty. Palmer. Anderson. Malone. È successo tutto veramente?
Quando finalmente trova la forza di separarsi dal materasso, si avvicina alla finestra. Reprime un gemito: ogni centimetro del suo corpo, dalle palpebre alle caviglie, è impastato di un dolore acuto e bruciante, come se avesse passato una settimana tra i Navy Seal. E sbircia tra le lamelle della tenda. Un’alba grigia e ovattata si allunga su Wade Street e un piccolo spazzaneve automatizzato ripulisce l’asfalto davanti al negozio dei Cheng; i cumuli bianchi ai lati della strada sono più alti: ha nevicato tutta la notte.

Quasi un’ora più tardi, è impossibile indovinare che Nova sia reduce da un pianto sotto la doccia. Si muove svelta tra frigorifero e macchina del caffè; indossa un paio di jeans neri e un maglioncino alla marinara; i capelli sono raccolti in una coda alta e una ciocca solitaria cade leggera sullo zigomo in lenta via di guarigione; gli anellini d’acciaio, sapientemente distribuiti tra le dita, battono contro la ceramica bianca e pulita di una mug ancora vuota. Nova ha chiuso il rapporto della polizia nel cassetto della scrivania e ha controllato il telefono soltanto per assicurarsi che non ci fossero messaggi e notifiche importanti. Ma non ci sono news riguardo all’omicidio sulla State Street: la caccia ai devianti dello Zenosyne dev’essere ancora in corso.
I cerali tintinnano nella scodella. Lei li innaffia con il latte rimasto nell’ultimo cartone; poi, toglie la caraffa dalla macchina per il caffè e riempie la mug. Di solito, adora il profumo di caffè appena fatto al mattino e nemmeno il lavoro al John’s Coffee è riuscito a toglierle quella minuscola fonte di felicità. Ma non questa mattina. Questa mattina, Nova fissa le bollicine di latte lungo i bordi della scondella, sente lo stomaco borbottare per la fame e le tempie pulsare per un mal di testa che non se ne è mai davvero andato, e pensa a Walty. Un cadavere martoriato, chiuso in un obitorio.
Inspira. Inghiotte a vuoto. È il suo ultimo giorno libero e ha promesso a sé stessa di trascorrerlo in casa, e di affrontarne ogni minuto con calma, con buon senso, con indulgenza verso sé stessa. Si fa forza, e con i cereali in una mano e il caffè nell’altra, raggiunge il divano. 
La TV è accesa: gli ospiti di un talk show sulla KNC stanno dicendo qualcosa sulla presidente Warren, sul consenso elettorale sceso al trentatré per cento e sul più alto livello di disoccupazione degli ultimi dieci anni. Per Nova è semplice rumore bianco di sottofondo, mentre guarda il cuscino accanto a sé, lo spazio vuoto, e una piccola parte di lei si rammarica che Connor non sia più lì. È un desiderio sciocco ma, in questo momento, non ha la forza di imbrigliarlo nella razionalità; proprio come la notte precedente non è riuscita a sedare il desiderio, e la curiosità, di baciarlo. Già, lei lo ha baciato. Ma perché diavolo le è venuto in mente di baciare un androide, poi? Che cosa si aspettava? Che si trasformasse, per magia, in un uomo?

    «Non sono un deviante, Nova. Sono una macchina, e niente altro.»

Nova aggrotta la fronte e trattiene un sospiro. Tutto quel parlare di fallimenti e sostituzioni sembrava preoccuparlo, sì, ma ieri notte lei era stravolta e forse ha visto più di quanto ci fosse in realtà. Non dubita, invece, del pragmatismo della Cyberlife; né ha problemi a credere che siano pronti a cambiare Connor con un modello più funzionale. Lo rinchiuderanno in uno dei loro laboratori, gli tireranno fuori tutto, come con un animale da vivisezionare: biocomponenti, dati, informazioni. E butteranno i resti in una delle discariche fuori città.

    «È la procedura.»

Che si fotta la procedura, e tutta la Cyberlife, conclude Nova, buttando giù un sorso di caffè.
In TV, il dibattito è stato interrotto da un servizio: immagini di repertorio della presidente Warren si alternano a riprese di proteste in strada: New York, Boston, Dallas, Chicago. Cortei di uomini e donne, ragionevolmente infuriati, che agitano cartelli. ‘...a pesare sul consenso elettorale della Presidente è anche l'indagine in corso in merito a presunti legami tra il suo governo e la Cyberlife’ sta dicendo la voce di un reporter. ‘Warren è accusata di aver ottenuto, durante la campagna elettorale dello scorso anno, informazioni compromettenti riguardo ai propri oppositori grazie alle tecnologie diffuse dalla multinazionale. A questo proposito, si fanno sempre più pressanti e numerose anche le accuse, rivolte da esperti del settore direttamente alla Cyberlife, di utilizzare gli androidi in commercio per registrare le conversazioni private dei cittadini e vendere le informazioni ricavate ai loro partner commerciali. E ricordiamo che, secondo le ultime stime, gli androidi sul territorio nazionale sono circa 120 milioni...’[1]
Nova ruota la mug tra le mani, sovrappensiero.

    «Walton ha mollato il lavoro. Diceva che tentare di forzare i sistemi di sicurezza dei quei laboratori è impossibile.»

Laboratori. Malone ha parlato di laboratori. Voleva forse che Walty trovasse informazioni proprio sulle attività nei laboratori della Cyberlife? Ha senso, riflette Nova. In questo momento, i malfunzionamenti degli androidi sono il tallone di Achille della Cyberlife. E, improvvisamente, immagina una possibilità che la sera precedente non ha considerato neppure per un attimo. Immagina anche che il tenente Anderson l’accuserebbe di lavorare di nuovo di fantasia, ma Anderson non è qui a dissuaderla, questa volta.

/ \  \ /


Appena il taxi ha imboccato John Street, la prima cosa di cui Nova si è accorta, tenendo d’occhio il percorso su display di comando, è di essere tornata dalle parti di Winder Street e del Gold Theater: a mezzo miglia di distanza, per l’esattezza.
Ma lei è scesa su inizio di Erskin Street dove quelle che un decennio prima erano graziose casette dalle tinte pastello si sono ridotte, nei casi migliori, ad alloggi per chi non può permettersi di meglio; e in quelli peggiori, a stamberghe con le grondaie a penzoloni, le finestre sfondate e cartelli con la scritta VENDESI che spuntano delle erbacce.
Nova si ferma sul marciapiede, davanti al numero 281. Una recinzione in rete la separa da un misero ritaglio di praticello. Quella stretta casa, d’un giallo sbiadito, con la tettoia sbilenca e lo scheletro di un dondolo sul portico, le ha sempre fatto pensare alla cabina nel bosco di The Evil Dead. Fu il primissimo commento con cui se ne uscì, quando vide dove abitava Walty. E Walty rise di gusto e apprezzò; anni prima, era stato proprio lui a convincerla a vedere quel film dagli effetti speciali comicamente datati. Il fatto che entrambi abitassero in case degne di una pellicola horror era diventata una battuta ricorrente. Scherzavano sul fatto che, prima o poi, sarebbero crepati in quella mezza fogna di città, proprio come in horror, e scommettevano su cui ci avrebbe rimesso le penne per prima. Nova puntava tutto su sé stessa. «Le bionde sono sempre le prime a tirare le cuoia» gli diceva sempre.
Nova scaccia violentemente il ricordo, mentre si accanisce contro il basso cancello, bloccato dalla neve ammucchiata dall’altro lato. Attraversa il minuscolo giardino e sale sul portico. Suona il campanello: uno stridio asmatico, piacevole come una forchetta su un piatto. Dall’altra parte della strada, un cane abbaia furioso contro un’automobile risale pigramente Erskin Street; da una finestra, una donna, furiosa anche lei, strilla al cane di stare zitto.
Nova sta per suonare di nuovo il campanello, quando da dietro la porta arriva una voce: è maschile, e per niente di buon umore. A nessuno piace ricevere visite alle nove del mattino.
«Chi è?»
«Polizia.»
Il suono secco di un chiavistello, lo scatto di una serratura e due occhi, neri come quelli di un roditore, spiano Nova dallo spiraglio tra la porta e lo stipite.
«Tu non sei della polizia» esordisce Paszek, coinquilino di Walty dallo scorso luglio. Ha tre anni meno di Nova ed è magro come lo era Walty, a parte il principio di tondo ventre da birra e divano che spinge sotto la maglietta color cachi. Lui e Nova si sono incontrati una mezza dozzina di volte e parlati anche meno; a lei non è mai piaciuto granché: le ha subito dato l’impressione di essere un caotico adolescente infilato nel corpo di un maschio adulto.
«Sei l’amica di Walton. La giornalista.»
«Sì, scusa» risponde Nova, con calma. «Non volevo pensassi che fossi qui per un altro motivo.»
Paszek non sembra seguire il filo del discorso. Si passa una mano lungo la calotta rasata. Stringe le labbra. «Senti, io non so come dirtelo, ma—»
«So cosa successo.»
Paszek strofina un’altra volta la testa. «Un gran bello schifo.»
«Senti, Tobias... Tobias, giusto? Posso chiederti un favore?»
«Ehi... ehi, ascolta, non prenderla sul personale, ma io con i giornalisti non ci voglio avere niente a che fare, okay?»
«No, te l’ho detto: non sono qui come giornalista.»
«Ah... mmh… okay.»
«Posso vedere la camera da letto di Zach?»
Silenzio. Paszek guarda Nova come se lei gli avesse appena proposto di unirsi a una setta di necrofili.
«Ma che problemi hai?» soffia.
Nova fa appello alla pazienza. «Per favore, è importante.»
«Pervertita del cazzo...»
«I computer, Tobias. Devo controllare i computer.»
L’espressione di Paszek passa dal sommo disgusto al sospetto.
«Non ci sono più, quelli.»
«Che vuol dire?»
«Che non ci sono più» ripete Paszek. «Li ha presi la polizia.»
«Quando?»
«Ieri pomeriggio.»
«Perché?»
«Che ne so, non faccio domande alla polizia!»
«Ma non ti hanno detto niente? Nessuna spiegazione?»
Paszek sospira e si stropiccia per la terza volta la testa. «Sono venuti la mattina per dirmi che cazzo era successo, e poi si sono ripresentanti qualche ora dopo. Hanno portato via due computer, i datapad e pure quello stronzo di androide che avevamo per casa.»
«Perché hanno preso l’androide domestico?»
«Ma che cazzo ne so! Era di Walton. Io gli ho detto di tenerselo. Se non l’avessero portato via loro, l’avrei smontato io con le mie mani, pezzo per pezzo. Non voglio mai più avere uno di quei cosi intorno.»
Nova fissa la faccia nervosa e immusonita di Paszek.
«Chi erano gli agenti?»
«E secondo te mi sono segnato nome e cognome?»
La testa di Nova macina domande. La polizia è interessata ai computer personali di Walty: perché? Hanno scoperto la sua attività di hacker? Come? Non può essere stato Malone a vuotare il sacco: è già nei casini. Forse qualcun altro, in redazione, sapeva e ha parlato? È possibile. Però, se la polizia ha sequestrato i computer ieri pomeriggio, perché ieri sera né Anderson né Connor le hanno accennato alla cosa? Hanno omesso di proposito?
La porta sbatte.
Nova sussulta.
Poi, impreca tra i denti e si attacca al campanello.
«Paszek, apri! Dobbiamo parlare!»
«Sparisci o chiamo la polizia!»










[1] Questo passaggio è basato su due articoli che è possibile leggere nel gioco: President Warren: A Woman in Trouble e Is Your Android Spying on You?

NOTE.
Bene, dopo il fluff, torniamo momentaneamente a concentrarci sull’indagine. E a proposito di indagini, il titolo di questo capitolo è pescato dalla prima stagione di una serie famosa: l’avete riconosciuta? È Stranger Things.
Sempre grazie a tutti voi che continuate a passare di qui, e grazie per sopportare con pazienza le attese tra un aggiornamento e l’altro. Ci si legge la prossima settimana, con il prossimo capitolo! ♥
   
 
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