𝙻𝚘𝚗𝚍𝚛𝚊
𝟸𝟷 𝙶𝚎𝚗𝚗𝚊𝚒𝚘 𝟸𝟶𝟷𝟿
𝟹:𝟶𝟶 𝙰𝙼
Le cifre
sull'orologio digitale mutarono di colpo.
Le
tre del mattino. Ora di Londra.
Anche
quella notte l'aveva trascorsa lavorando, come faceva spesso, uno dei suoi
peggiori difetti. Però aveva appena ultimato le cinque pagine di articolo che
si era imposto di fare. Era tutto perfetto.
Allungò
la mano ad afferrare la tazza di caffè. Il contenuto ormai freddo più simile a
una brodaglia, ma con il giusto dosaggio di caffeina di cui aveva bisogno. Si
passò una mano sugli occhi, poi fra i capelli. Ciocche scure gli ricaddero
sulla fronte, come sbuffi infastiditi.
Oltre
le finestre il quartiere di Shoreditch dormiva. Lo stesso valeva per il suo
coinquilino, a cui aveva subaffittato la stanza che per quasi dieci anni era
stata del suo migliore amico.
Bevve
il caffè. Si stropicciò gli occhi. Salvò il file che avrebbe inviato in
mattinata alla redazione del web magazine per cui lavorava, per poi chiuderlo,
rimanendo a osservare il desktop del pc.
Aprì
un altro file, intenzionato ad andare avanti nella stesura. Anche quello era
per lavoro, in un certo senso. Era per il blog, il suo blog, qualcosa da cui
comunque era in grado di trarre un piccolo ricavato.
Poi
era liberatorio, tantissimo. Almeno lì poteva straparlare di cinema senza
risultare esasperante e trovando qualcuno con cui condividere un'opinione,
scegliendo lui l’argomento, senza che fosse la direzione a farlo al posto suo.
Anche
per questo si mise al lavoro su quella bozza digitale, ignorando l'orario,
ignorando la notte.
Non
aveva sonno e poi, lui, aveva fatto l'alba numerose altre volte.