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Autore: time_wings    28/06/2020    2 recensioni
[In revisione]
Da… un capitolo:
“Ci siamo trovati sotto un cielo – certo, era simulato, ma questo conta poco – e ti avrei raccontato la storia più bella del mondo, quella che nessuno si prende mai la briga di raccontare perché la tranquillità e la pace forse non fanno la fama. Peccato che, al crescere della gioia, cresceva la più complessa e particolare delle emozioni: la fiducia.
Questa storia è tragica e il mio più grande rimpianto resta quello di averci creduto.
Forse, semplicemente, per noi non c’era speranza."

Questa storia, come molte altre, parla di una grande amicizia, di un amore nascosto, di un fratello abbandonato, di difficili addii. Certe cose nascono alla stazione di un treno, altre finiscono nello stesso posto. Dove ci porteranno? Be', avanti.
O… la storia di come “alla fiera dell'angst per due soldi un malandrino mio padre comprò”.
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Regulus Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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1. Mura

 






Novembre, 1981
 
L’impatto con il pavimento di pietra gli fece inarcare la schiena. Gemette e mormorò un insulto, alzandosi a sedere e poggiando la testa contro altra pietra. Rabbrividì al contatto e si diede una veloce occhiata attorno.
Quel posto era dannatamente umido, le pareti sembravano fatte di carta velina eppure erano infrangibili, stabilissime. Gli spifferi superavano la casacca leggera e si insinuavano fin sotto la pelle, fino a raggiungere le ossa.
Quel posto puzzava da morire. Non riusciva a capire se fosse urina, vomito, muffa o un mix di tutti e tre. Si chiese come avrebbe resistito… be’, per sempre.
Quel posto era Azkaban.
Alzò una mano a sfiorarsi una tempia e quando la ritirò e la esaminò trovò le dita sporche di sangue. Inarcò un sopracciglio e si guardò attorno. La luce gialla del tramonto entrava a striscioline tramite una serie di finestre intagliate nella roccia, infrangendosi brillante sul pavimento.
Sirius la osservò, umettandosi le labbra secche e puntando poi lo sguardo su una catena dagli anelli robusti che riposava alla sua sinistra. Udì un click sinistro, un attimo prima che questa si trascinasse magicamente nella sua direzione. Strisciò con un rumore metallico sulla pietra e gli si arrotolò a una caviglia.
Si ritrasse appena, a contatto col ferro gelato. Espirò tremante e deglutì a fatica, poi alzò le ginocchia al petto e vi ci poggiò i gomiti, lasciando passare le mani nei capelli e schioccando la lingua, amareggiato. Ne udì l’eco.
La gola gli bruciava per il troppo urlare e la testa gli pulsava per la ferita al viso. Sentiva i muscoli indolenziti per l’impatto e per averli sentiti cedere troppo spesso nelle ultime ore.
Era lì da meno di cinque minuti e già sentiva un’unica, dilaniante emozione dibattersi per aggiudicarsi il primo posto: la disperazione. La più totale, disarmante disperazione. Quel luogo ne era intriso, sembrava sussurrargliela direttamente nell’anima.
La testa gli si caricò di informazioni note e dolorose, le associava a tutto ciò che di terribile aveva vissuto nella sua vita.
Era avvenuto tutto in un attimo, negli ultimi tempi. C’erano un sacco di cose che non aveva fatto in tempo a fare e a dire. In realtà, a dirla tutta, c’erano un sacco di cose che non aveva avuto modo di registrare. Iniziò a sudare e il cuore prese a martellargli nel petto con la pesantezza della sua realizzazione: aveva tutto il tempo del mondo per mettersi a pensare e questa era una cosa che non era mai girata in suo favore.
Mai, neanche una volta.
Batté un pugno contro il muro di pietra e represse un gemito di dolore. Gli occhi presero a saettare da un lato all’altro della stanza e comprese in un attimo che quelli erano gli unici metri della sua libertà, che non avrebbe mai più visto altro al mondo che non fossero quelle mura e quelle sbarre e il suo dolore, che non solo avrebbe iniziato a poco a poco a dimenticare i visi delle persone che aveva conosciuto, ma che avrebbe finito per non ricordare più neanche il suo, che se glielo avessero mostrato l’avrebbe preso per un passante.
Si alzò in piedi e lasciò scorrere le dita tra i capelli, frustrato, poi tornò a sedersi e si concentrò.
Chiuse gli occhi e contò i respiri, distese le dita strette da troppo tempo a pugno senza che se ne fosse reso conto. Si concentrò sul suono della risacca, sulle onde che s'infrangevano violente alla base della torre. Pensò al tono gentile ma deciso di James, quando gli diceva di non esplodere e si lasciava sfuggire una battuta sul suo temperamento. Una fitta allo stomaco lo distrasse, al ricordo. Mantenere la calma non aveva nessun senso, lo sapeva benissimo, non avrebbe cambiato le cose e non avrebbe riportato in vita nessuno.
Tuttavia combatté l’istinto di mettersi a urlare, quando pensò al motivo per cui era finito lì, a come nessuno si fosse preso il disturbo di dargli retta, o anche solo una goccia di siero della verità. Sentì il sangue prendere a pulsare nelle vene e lasciò cadere la testa all’indietro con più violenza di quella che avrebbe dovuto esercitare per non farsi male davvero, nell’impatto contro il muro.
Era innocente.
E a saperlo era il solo.
L’ultima persona con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita? Se stesso.
Alzò gli occhi al soffitto e gli fu restituita la solita pietra, una crepa serpeggiava silente tra le increspature.
 
***
 
Sirius sospirò annoiato, seguendo con lo sguardo una venatura del legno del soffitto. Poi roteò gli occhi e li puntò sui tre ragazzi seduti non troppo lontano da lui.
“Mi sto annoiando a morte,” annunciò, come se verbalizzarlo lo potesse aiutare a renderlo un problema comune.
James alzò gli occhi su di lui, lasciando momentaneamente Peter al suo destino. “Potresti studiare anche tu,” propose. Una luce ironica, però, gli illuminava gli occhi. Non passò molto prima che la ritrovasse riflessa in quelli di Sirius, che sbuffò divertito, mentre un sorriso gli si formava sulle labbra.
L’intesa, tra loro, era stata fulminante.
“Certo, come no.”
“E allora che vorresti fare?” Remus alzò gli occhi dal suo libro, uno sguardo stanco gli oscurava le iridi altrimenti brillanti. Sirius lo guardò e inclinò la testa di lato, alzando gli occhi al soffitto per riflettere. Una parte di lui non faceva che chiedersi perché sembrasse sempre così esausto.
“Non lo so, qualunque cosa, non c’è nulla da fare qui?”
Peter scrollò le spalle. “Io sto finendo di scrivere il mio…”
“Intendo qualcosa di interessante, Peter,” tagliò corto Sirius, cercando aiuto nello sguardo di James.
Peter notò l’occhiata che si scambiarono e prese parola timidamente, interrompendo il contatto con il suono della sua voce. “Potremmo, ehm, studiare la pozione di domani e sbagliarla,” propose lui, che aveva davvero bisogno di finire di scrivere il suo elaborato, ma non voleva distruggere le aspettative del suo nuovo amico. L’idea doveva sembrargli un buon compromesso, “per divertirci,” aggiunse poi, quando Sirius alzò un sopracciglio, scettico.
“Per divertirci?”
James lasciò scivolare disinvolto un braccio sopra le spalle di Peter. “Sai che non è una cattiva idea?” iniziò, l’ombra di un sorriso gli alzava già furba gli angoli della bocca. Sirius unì confuso le sopracciglia, ma James non gli diede tempo di fare domande. “Potremmo lasciar scivolare per sbaglio una zanna di serpente in più nel calderone di qualche Serpeverde,” accennò e lo sguardo di Sirius si illuminò. Peter guardò James con la più sincera ammirazione negli occhi e Remus, invece, si decise solamente ad abbassare e chiudere il suo libro una volta per tutte, ammonendoli con lo sguardo, ma senza crederci troppo.
Sirius non si lasciò intimidire, anzi pensò che fosse il momento giusto per esternare il suo entusiasmo, per trascinarlo via da quel sonno costante che rifilava a tutti anche da sveglio. “Che dici? Ci dai una mano?” domandò, invitandolo con un cenno del capo ad avvicinarsi al libro di pozioni che James aveva aperto davanti a loro.
Remus sospirò e si alzò dalla poltrona della Sala Comune, un sorriso accennato gli incurvava le labbra, ma una paura che Sirius non riuscì bene a identificare gli lampeggiava calma negli occhi. Scelse di abbassare lo sguardo e non badarci troppo.
“Forse, se aggiungiamo cinque lumache invece che quattro, esplode,” propose James, pizzicandosi il ponte del naso in riflessione.
Sirius scrollò le spalle e ci pensò su. “Non credi che se ne accorgerebbero prima che si sciolgano? E poi potrebbe prendere un altro colore, nessuno la userebbe,” considerò, prima che una nuova proposta gli accendesse lo sguardo. “Potremmo rubare tutti gli aculei di porcospino!”
James alzò gli occhi su di lui, scuotendo la testa e ridacchiando. “E dove ce li mettiamo, scusami?”
Sirius assottigliò gli occhi, ricambiando il principio di sorriso sul viso di James in una maniera che non lasciava presagire nulla di buono. “Oh, io avrei qualche idea.”
James sbuffò divertito e disgustato insieme, in una mezza risata, e Sirius lo seguì a ruota, mentre Peter continuava a leggere senza sosta e, anche, senza capire una sola parola.
“Ehm,” Remus si schiarì la gola, vagamente a disagio, quando tre paia d’occhi si concentrarono su di lui, “una zanna di serpente in più, in effetti, cambia le cose.”
“È quello che dicevo!” esultò James, ricevendo una gomitata leggera nelle costole da parte di Sirius, in un aggressivo invito a lasciar proseguire Remus.
Il ragazzo annuì con un sorriso obliquo che finalmente raggiunse gli occhi. “Se ne mettiamo sette, una volta tritate sarà impossibile trovare l’errore.”
“Però se ne mettono sempre quattro misurini,” commentò Peter.
“Ma la concentrazione è diversa. È questo che fa la differenza e dal colore non si nota.”
Peter, James e Sirius sgranarono gli occhi e li puntarono sconvolti su Remus, che si sistemò a disagio sulla sedia. “Voglio dire, sono abbastanza piccole, si possono far levitare sui calderoni dei Serpeverde e...” Remus scrollò le spalle, “invece che eliminare i brufoli li ingrossa e li fa esplodere… credo.”
Peter grugnì disgustato, ma gli sguardi di James e Sirius rimasero assolutamente strabiliati. Sembravano guidati dallo stesso telecomando, quando si alzarono all’unisono e si posizionarono ai due lati di Remus, in un silenzio quasi terrificante, stringendolo tra loro e mettendolo visibilmente a disagio.
“Remus Lupin,” iniziò James, un sorriso compiaciuto serpeggiò veloce sulle sue labbra.
“Tu sei un genio,” concluse per lui Sirius.
Remus soppresse una risata e se li scrollò di dosso. “Me ne pento immediatamente. Non voglio dare il via a un’associazione a delinquere,” scherzò, alzandosi e alzando le mani a dimostrare la sua innocenza.
“Mi piace come suona,” commentò Sirius e Peter rise.
Remus grugnì frustrato, ma finì per fare lo stesso.
 
Sirius tamburellava con un piede sul rialzo in legno dello sgabello e gli occhi correvano veloci in ogni direzione come se fosse stato continuamente sul punto di scoppiare. James gli rifilò una leggera gomitata nel costato. “Così ci farai scoprire,” gli sussurrò, dando una rapida occhiata in giro e assicurandosi che nessuno avesse notato la sua agitazione.
“Avete ancora intenzione di farlo?” Remus si avvicinò reggendo delle fiale. Mantenne la voce bassa, sfruttando la confusione generale che c’era sempre prima di una lezione.
Sirius che James si voltarono verso di lui, un ghigno a testa e un’energia che, sommata, avrebbe garantito elettricità a una famiglia per settimane. “Sei impaziente, per caso?”
“N-no, chiedevo solo.” Remus aggrottò la fronte e scosse la testa.
I due aspiranti criminali si scambiarono uno sguardo d'intesa. “Già,” James sorrise e osservò il professore raccogliere utensili e ingredienti da un armadietto, “non c’è pericolo, staʼ tranquillo, mi assicuravo solo che lui non ci facesse scoprire,” indicò Sirius con un cenno del capo. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sorrise. Remus ricambiò, alzando timidamente gli angoli della bocca, poi abbassò lo sguardo e tornò al suo calderone.
“La pozione Scacciabrufoli,” iniziò il professor Lumacorno a voce alta, per farsi sentire il più chiaramente possibile, “è ottima per iniziare, sapete, potrebbe, ehm,” esitò, osservando i suoi alunni come a disagio, “tornarvi utile in questo periodo della vostra vita.” La classe rise e lui scandagliò con attenzione i suoi alunni. “Spero abbiate dato un’occhiata alla ricetta negli scorsi giorni.”
“Può dirlo forte,” Sirius ridacchiò, inclinandosi verso James per assicurarsi che fosse lʼunico a sentirlo.
“Non dovrebbe provocare grandi danni, ma ho preferito farvi trovare gli ingredienti alla vostra postazione. Con le prime lezioni avreste dovuto imparare a trattarli.”
“Ce le hai?” sussurrò James e Sirius annuì, mostrandogli una manciata di zanne di serpente in più che aveva avvolto in un panno scuro.
Dopo qualche minuto i ragazzi erano già al lavoro e il professor Lumacorno andava di postazione in postazione ad accertarsi che tutto andasse per il meglio e per guidare i suoi alunni in caso di problemi.
“Secondo me è il momento,” considerò Sirius, versando le sue zanne di serpente nel mortaio e osservando James iniziare a pestarle.
“Sì, be’, potremmo…” James fece levitare un po’ delle zanne in più e si preparò a indirizzarle nei calderoni dei Serpeverde più vicini.
“Come procede, ragazzi?” Il professor Lumacorno sembrò materializzarsi alle loro spalle. Sorrise caldamente, guardando curioso il lavoro appena iniziato. Forse in modo così curioso da non rendersi conto delle loro malefatte. I ragazzi riuscirono miracolosamente a non cadere dai loro sgabelli per lo spavento e Sirius prese a sfogliare velocemente il libro di pozioni per nascondere le poche zanne di serpente in più.
“Benissimo, professore,” Sirius sfoggiò uno dei suoi sorrisi più sicuri e la cosa sembrò attirare tutta l’attenzione del professore su di lui. Si sporse appena verso il composto che i suoi alunni avevano versato nel calderone bollente giusto qualche minuto prima. James aveva totale via libera.
Un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto dell’uomo, che alzò un sopracciglio impressionato.“Oh, ha un colore perfetto, signori…”
“Black,” rispose Sirius con sicurezza e un sorriso disinvolto gli strisciò sulle labbra.
“Potter,” si aggiunse James, voltandosi verso il professore e, nello stesso istante, lasciando cadere un paio di zanne di serpente nei calderoni vicini, con un guizzo veloce della sua bacchetta.
“Bene, sono lieto di fare la vostra…”
“Ehm, professore…” un ragazzo dai capelli scuri e a spazzola attirò la sua attenzione prima che potesse concludere la frase, “questo fumo non era descritto nel…”
Gli occhi del professor Lumacorno crebbero di parecchi centimetri. “Oh, no, no, allontanatevi!”
Ma prima che il ragazzo potesse fare alcunché, si levò una serie di grida dalle postazioni vicine. Delle strane bolle troppo simili a brufoli deformi si formarono sui volti dei Serpeverde e presero a esplodere, liberando un liquido giallognolo, che fece storcere il naso ai più deboli di stomaco.
James e Sirius, invece, si scambiarono una veloce occhiata incredula, prima di scoppiare a ridere. Il resto dei Grifondoro era nettamente diviso tra risate e versi di disgusto, fatta eccezione per una ragazza dai capelli rossi, che corse in direzione di un amico, colpito dallo scherzo.
“Ehi, Bellatrix, mi piace il tuo nuovo stile,” gridò Sirius, dall’altra parte della stanza. La visione del volto della cugina, distorto al limite del possibile dalla rabbia e dalla vergogna, che puntò gli occhi scuri su di lui, per poco non gli fece venir voglia di rotolarsi a terra dalle risate.
Scoccò una veloce occhiata in direzione di Remus, le iridi illuminate dall’esaltazione, e il ragazzo non poté che ricambiare con un sorriso veloce, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo, per nascondere la soddisfazione.
“Mantenete la calma!” il professor Lumacorno si stava sgolando, mentre correva da un lato all’altro della classe per sedare gli animi dei ragazzi e preparare un blando antidoto… Era evidente che non stesse seguendo il suo stesso ordine. “Mantenete la… E va bene, per oggi è tutto, chi non è stato colpito dal fumo della pozione si rechi ordinatamente fuori dalla classe.”
E, con quelle parole, la loro quinta lezione di pozioni si concluse con successo.
 
“È stato spettacolare,” commentò Sirius, varcando la soglia della Sala Comune dei Grifondoro e allargando le braccia con soddisfazione. James annuì ridacchiando. “Hai visto la faccia di Bellatrix?” continuò, voltandosi verso l’amico, mentre un sorriso vagamente più affilato sostituiva quello divertito di qualche attimo prima. “Impagabile.”
“E l’hai visto quel tizio, Wilkes?” ribatté James, ridendo. “Sembrava voler staccare la testa a qualcuno!”
Sirius annuì. “Be’, prima che gli esplodesse la faccia!” scherzò, poi, scoppiando a ridere. Peter, poco più dietro, lo imitò. “È stato un piacere fare affari con lei, signor Potter,” Sirius gli scosse forte una mano e fece un grande inchino. James alzò gli occhi al cielo.
“Molto aristocratico da parte tua.”
Sirius fece un verso a metà tra un grugnito e una risata e gli diede una leggera spinta, facendogli perdere appena l’equilibrio. Remus, poco più dietro, si concesse la prima risata da quando si era unito distaccatamente al gruppo, dopo la sera precedente. Perché così gli piaceva definire lʼaccaduto. 
Certo, non gli era mai dispiaciuta la loro compagnia, un poʼ si riteneva uno… stretto conoscente dei tre ragazzi, solo che preferiva di gran lunga quei veloci momenti di gentilezza e cortesia, nulla che instaurasse relazioni più profonde. In più, non gli serviva altra carne da bruciare al tempio della delusione: l’amicizia o i legami non rientravano nelle sue possibilità.
A dire il vero, neanche nelle sue aspettative.
Non che non avesse sognato ad occhi aperti, una volta o due, di farsi qualche amico a Hogwarts, o che non si fosse addormentato, qualche sera prima di salire su quel treno, lasciandosi cullare dall’irrealizzabile idea di stringere una qualche tipo di intesa con un coetaneo.
Era solo una questione di curiosità, non certo di illusioni o addirittura di speranze.
“E tu,” Sirius si voltò, puntando gli occhi chiarissimi in quelli di Remus, quasi come se avesse potuto leggere i suoi pensieri. 
Il ragazzo sgranò gli occhi e si indicò. “Io?”
Sirius annuì. “Fatti venire qualche altra grande idea per il prossimo scherzo, visto che James è totalmente inutile.”
“Ehi!”
“Qualche altra idea?” Remus sollevò un sopracciglio.
“Dobbiamo fondare o no un’associazione a delinquere?”
Remus sgranò gli occhi e lasciò vagare lo sguardo su James e Peter. “Hai creato un mostro, stammi a sentire,” scherzò James, guidando gli altri verso il dormitorio dei ragazzi del primo anno.
“È una bella espressione,” considerò Sirius, mentre gli altri grugnivano in dissenso, trascinandolo di sopra. “È davvero una bella espressione.”
 
Remus si lasciò cadere stanco sul letto, staccando un morso dalla sua barretta di cioccolato e riavvolgendo poi la carta stagnola per conservarla.
James, Peter e Sirius erano possibilmente da qualche parte a prepararsi per andare a dormire. Quelli erano i momenti più stressanti della giornata. Remus indossava il pigiama nell’arco di un minuto e si sistemava sempre già a letto, terrorizzato all’idea che i ragazzi potessero tornare e vederlo senza maglietta.
Quel morso di cioccolata se l’era meritato.
Espirò pesantemente e scivolò sul letto fino a sdraiarsi, osservando gli altri tre letti vuoti e preparandosi a fingere di dormire per il loro ritorno. Sperava addirittura di non dover fingere affatto, ma non ci contava.
Le immagini della giornata appena trascorsa gli passavano sotto le palpebre continuamente, ripetendosi una volta esaurite e costringendolo a ripercorrere più e più volte le scene che aveva definito senza ombra di dubbio salienti.
Una strana irrequietezza lo assaliva non appena pensava alla sensazione nuova che gli si era espansa nel petto quando gli sguardi fieri dei suoi compagni si erano posati su di lui, dopo lo scherzo a lezione di pozioni. Somigliava vagamente all’orgoglio, ma era molto più pressante e decisamente meno… individuale.
C’era anche un po’ di senso di colpa a fargli compagnia, perché non riusciva a smettere di pensare che non solo si stava concedendo di provare simpatia per qualcuno, ma aveva anche in qualche modo causato problemi. Insomma, sapeva di dover essere grato al professor Silente per avere anche solo concesso a uno come lui di frequentare la scuola come un normale ragazzino, ma, nonostante tutte le misure che la sua mente amava prendere contro la sua felicità, Remus sentiva anche l’impellente e soprattutto irresistibile bisogno di sentirsi normale, anzi di concedersi un po’ di divertimento. Una parte di lui sbottava di tanto in tanto, insorgeva furente, reclamando il suo diritto a smettere di piangersi addosso e cogliere l’occasione di farsi degli amici, prima che legassero troppo per accoglierlo tra loro.
“È cioccolata?”
Remus per poco non schizzò via dal letto quando udì la voce di James a pochi metri da lui. Non l’aveva proprio sentito arrivare, così immerso nei suoi pensieri.
“Ehm, sì,” riuscì a pronunciare, dopo qualche secondo di confusione. Notò gli occhi del ragazzo raddoppiare di volume. “Ne vuoi un po’?” ridacchiò, tendendogli la barretta con una mano e osservandolo pensarci su.
James non ci mise molto a scrollare le spalle e annuire, accettando il cioccolato e staccandone un pezzo con le dita, poi si sedette ai piedi del letto di Remus. Se lo cacciò in bocca dopo averlo esaminato con un cipiglio concentrato e alzò lo sguardo su di lui, sollevando le sopracciglia. “Non sa di Cioccorana,” considerò infine, dando il verdetto finale, “E neanche di…”
Remus rise. “È babbana,” spiegò, studiando la reazione di James.
Lui sgranò gli occhi e, se possibile, la esaminò con ancora più interesse. “È buonissima!” commentò infine, con lo sguardo di uno che la sapeva lunga sul cioccolato.
Remus osservò divertito staccarne un altro pezzo, ma un’ombra triste gli aveva già oscurato gli occhi. Era semplicemente irresistibile, la tentazione di stringere legami e creare dei ricordi. Non sapeva esattamente se fosse stato un istinto animale di viaggiare in branco, la necessità umana di non rimanere solo o un misto di entrambi, ma inspirò pesantemente e l’idea di James che assaggiava cioccolata babbana davanti ai suoi occhi non gli sembrò più così divertente.
“Sai,” iniziò James, riponendo la barretta sul comodino del compagno e alzandosi per dirigersi verso il suo letto. Si voltò all’improvviso, però, e puntò uno sguardo glaciale e stranamente serio in quello di Remus. Gli occhi scuri quasi lampeggiavano. “Non so cosa ti faccia tanta paura, ma secondo me dovresti lasciarti andare,” sentenziò poi, scrollando le spalle come se gli avesse proposto di fare la cosa più facile del mondo, un mezzo sorriso gli alzava solo un angolo della bocca. Remus pensò che non sembrasse affatto un ragazzino di undici anni, in quel momento. “Io te lo dico.” concluse, riponendo gli occhiali sul comodino. Il suo tono sembrava alludere a qualcosa di più profondo, qualcosa che Remus doveva essersi lasciato sfuggire nei modi di fare e che James aveva captato.
Prima che potesse ribattere, il suo compagno si lasciò cadere con un salto sul letto e, muovendo veloce la bacchetta, chiuse le tende rosse attorno a lui in un’eloquente buonanotte.
 
***
 
La morte sa di sale.
A dire il vero non lo so per esperienza diretta, ma mi ci sono avvicinato spesso e so con certezza che ha quel sapore. Me lo aspetto, lo vedo arrivare. Credevo fosse colpa delle lacrime, ma non ho sentito la morte ogni volta che ne ho versate, è un sapore più aspro, non saprei spiegarlo.
Qualcuno dice che la morte puzzi di gomma. Non mi è mai capitato di sentirne l’odore, a essere sinceri, però forse puzza più di pioggia, di panni bagnati intrisi di fango. Forse ho solo visitato troppe bare.
Che sotto le mani sembri sabbia è praticamente una certezza. Hai presente quella sensazione infinita di soddisfazione, quando hai corso tanto verso una meta precisa e finalmente afferri il tuo trofeo? La morte sa di quella decadenza amara, della vittoria che ti si scioglie così, tra le mani. Che come sabbia ti passa tra le dita e ti ritrovi all’improvviso con niente in mano dopo un’immensa fatica. Non so se sia ironico, in un certo senso, ma è proprio dopo aver vinto che, tempo qualche attimo, e ho conosciuto quella sabbia. La morte ha certamente questa consistenza sfuggente. Ci metterei la mano sul fuoco.
Che la morte abbia l’aspetto di una signora con la falce non direi affatto. Forse un uomo, alto ma incurvato, forse solo il volto del tuo carnefice, forse una luce o una nube di gas. Forse è solo un velo. Di una cosa sono certo: la vedi arrivare.
Se c’è una percezione che proprio non le sono riuscito a dare direi che è il suo suono, sarebbe bello se cantasse, non c’è dubbio, ma renderebbe tutto più nostalgico, aumenterebbe il nodo che ho in petto. E poi non spiegherebbe la serenità sui volti di chi muore. Forse urla e basta, forse ti fa arrabbiare perché tu non ti accorga che sta succedendo, forse ha il suono di un incantesimo, forse di uno sparo.
So che vorresti non pensare a tutto questo, te lo dovresti lasciare alle spalle, ma ci sono tante cose che non sai e che nessuno ha mai conosciuto così a fondo per poterne parlare.
Questa è una bella storia, una bella storia che è finita male.
 
Una sola cosa, però, mi sento di dirti:
Io non ho rimpianti.






 
Note corte stavolta:
Ehilà, vi do finalmente il benvenuto in questa roba assurda che sarà questa storia, questo è finalmente il vero inizio.
Piccola precisazione: Bellatrix, a dire il vero, dovrebbe essere nata nel '50, ma questa era una delle piccolissime modifiche di cui vi parlavo. Avevo davvero bisogno di un familiare ben noto di Sirius che non fosse Regulus a scuola e Narcissa dura troppo poco, quindi, ecco, SORPRESA!
Benissimo, abbiamo fondato questa assurda associazione a delinquere senza nome e, per adesso, con un solo scherzo sulla fedina penale. Ovviamente è ambientato più o meno all'inizio del loro primo anno e su questa scelta non posso davvero esprimermi più di così perché COSE. Comunque eccovi Remus Lupin, le turbe e il cioccolato, starter pack, insomma.
Ah, una cosa che non potevo permettermi di dire nelle scorse note perché erano più lunghe della vita di James (ops): in questa storia Peter verrà trattato bene. Ora mi farò odiare da tutti, ma trovo che sia un personaggio davvero interessante e con cui si possono fare varie cose carine, quindi, finché è innocente, non gli farò in nessun modo pesare i suoi futuri delitti.
Questo è tutto, beccatevi questo momento Remus e James perché io li adoro, ma è difficile dar loro lo spazio che meritano <3
Ci vediamo domenica prossima con questo delirio, yuppie!
Grazie davvero a tutti per aver letto!
Adieu,

El.

   
   
 
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