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Autore: sunonthesea    28/06/2020    1 recensioni
Un demone e un angelo decidono di sventare l'Apocalisse.
Ma non è quello che state pensando. Il demone in questione, almeno in questo caso, non è un amante dei Queen né un guidatore di macchine antiquate, ma una giovane che voleva soltanto vivere una vita semplice in una fattoria.
E l'angelo non è proprio il tipo da collezionare libri antichi e bere tè, più da partecipare a risse dietro ai bar e guidare un pandino sgangherato capace di mettere solo musica degli Elio e le Storie Tese.
Il piano, infine, è quello di adottare lo stesso Anticristo, mica fare da balie! È un metodo più sicuro, per risolvere il problema alla radice.
Perché niente potrà andare storto in questo modo, vero?
Vero?
Genere: Comico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata.

Tutte le giornate erano state belle, in realtà. La pioggia non era ancora stata inventata.

Un angelo era sul muro dell’Eden, scrutando il paesaggio desertico con i suoi occhi tersi. Non sembrava molto contento.

Assolutamente no.

Si poteva notare dalle sopracciglia chiare corrucciate, le labbra serrate e i denti stretti. Il silenzio dell’inizio del mondo che gli riempiva le orecchie.

-Bel paesaggio, vero?- il silenzio venne rotto da una voce femminile, il tono di chi voleva essere ammiccante ma che si ritrovava soltanto ad avere una voce entusiasta, curiosa nel suo essere infantile.

A fianco dell’angelo era apparso un altro essere: i capelli lunghi e rossi come il fuoco scendevano sulla sua schiena, l’espressione sorridente era stampata sul suo volto baciato dal sole.

-Passabile- l’angelo pareva non aver molta voglia di parlare, limitandosi a borbottare quell’unica risposta. Aveva fatto casino, aveva fatto un grosso casino, e non aveva voglia di discuterne con terzi.

Poi volse lo sguardo verso l’altro, scrutandolo con sufficienza -sei venuto da me per tentarmi, demonio?-. Non pareva avesse molta voglia di fare amicizia.

L’altro si scosse con fastidio a quelle parole, stringendo i denti e alzando gli occhi al cielo con noia. -Non sembri molto felice- rispose con tono da paternale, per poi sedersi sul bordo e lasciare le lunghe gambe a penzolare dalle mura, la veste rossa come i suoi capelli che fluttuava nel vuoto.

-Perché dovrei esserlo?- si sedette pure l’angelo, rosso e bianco delle vesti ad unirsi a causa della vicinanza –qualcuno ha fatto mangiare la mela proibita agli umani e sono stati sbattuti fuori-.

-Oh- capendo il tono di attacco, il demone alzò le mani –io non sono stato. È stato un collega-.

-Un collega?-

-Sì. È laggiù con uno dei tuoi- con innocenza indicò un punto sempre sulle mura, dove altre due persone erano in piedi.

L’angelo dovette ingoiare della saliva, volendo rimangiarsi le parole che aveva appena pronunciato.

- Pensavo fossi stato...-

- Io? Oh, no. Ho smesso con quella roba delle tentazioni- si esaminò le mani, per poi morsicarne una pellicina –non è roba per me. Ci sono già fin troppi demoni molti più bravi di me a tentare, posso considerarmi abbastanza mediocre-.

-Almeno tu puoi scegliere cosa fare- sbuffò l’altro, dondolandosi.

La liberà non era una cosa molto angelica, e in quel senso i demoni erano decisamente più avanti.

-Perché, tu no?- l’innocenza del demone stava iniziando ad urtare particolarmente l’angelo. Era un demone, dannazione! Come osava ad essere così carino?

-No- rispose sprezzante, per poi sputare giù – devo restare qui così a fare nulla, e se provo a dire qualcosa bam, mi fanno il discorsone e se esagero mi buttano anche fuori come immondizia-. Si rese conto di aver detto qualcosa di non molto carino. -Senza offesa-.

A quelle parole, il demone rispose con un sorriso.

-Comunque mi piacciono i tuoi capelli- per riparare il silenzio imbarazzante che si era creato, l’angelo sfiorò le ciocche dell’altro, passandole tra le sue dita con curiosità. In Paradiso c’era così poco rosso, vederlo era sempre un piacere. -Si abbinano bene con il tuo vestito-.

-Hai ragione- il demone sfiorò la mano dell’angelo solo per prendere quella stessa ciocca, scrutandola con attenzione –ma a me non piacciono più di molto. Li cambierò-.

L’angelo, dal canto suo, sfiorò i suoi capelli biondi come il grano. Troppo lunghi. Troppo angelici. -Penso che lo farò anche io-.

-Ma no, sono così belli!-

-Nah, sono troppo...come posso dire...-

-Brillanti?-

-Appariscenti. Appariscenti è la parola giusta-. Aspettò qualche secondo, passato ad ammirare l’oro tra le sue dita, per poi continuare a parlare. -Mi chiamo Jophiel, tra le altre cose- si presentò tutto d’un fiato, per poi accennare un sorrisetto furbo.

-Abrahel, molto piacere- il demone ricambiò il sorriso, quando il primo tuono squarciò l’aria e le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnare quella terra neonata.

Sarebbe stata una notte buia e tempestosa.

   
 
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