Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Gaia Bessie    29/06/2020    2 recensioni
Hanno un valore, le promesse infrante?
Draco Malfoy ha cambiato casa, ha cambiato lavoro e, forse, è riuscito a cambiare vita, lasciandosi alle spalle la moglie che l'aveva abbandonato.
Scorpius Malfoy aspetta di partecipare al matrimonio della donna che ama da sempre, ma che non può ricambiarlo. «Perché ti amerei sempre molto di più di quanto tu non riesca a ricambiare» ha spiegato Rose.
[Dal testo]: «Spero che il tutto di Scamander sia abbastanza per te, Rose» disse Scorpius, con un sorriso amaro. «Altrimenti non so come potrai conviverci, con un matrimonio insufficiente».
Terza classificata al contest “Storia di un matrimonio” indetto da mystery_koopa sul Forum di EFP
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scorpius era nato da una promessa infranta.
Un cerchietto d’oro che s’era spaccato a metà, il giorno in cui Asteria Greengrass aveva raccolto in una valigetta da lavoro i suoi vestiti preferiti, due o tre paia di scarpe, i gioielli ereditati dalla madre e quel che le era rimasto dei suoi sogni di ragazzina. Aveva lasciato suo figlio a dormire in un lenzuolino fresco di bucato, non l’aveva nemmeno guardato negli occhi, così diversi dai suoi, mentre sgambettava e mordeva un giochino.
Non l’aveva più vista nessuno, in tutto il Mondo Magico, né Draco Malfoy aveva fatto qualcosa per cercarla, per dirle che la voleva indietro. Disperatamente. E disperatamente s’era trasformato in un fantasma dall’esistenza rotta in due pezzi, sfilacciati e separati a fatica, che bramavano soltanto d’incontrarsi un’ultima volta.
Suo figlio non gli aveva mai domandato, sebbene dentro di sé bramasse un perché o una giustificazione, perché l’avesse semplicemente lasciata andar via. Perché non si fosse frapposto tra sua moglie e la porta, perché non l’avesse afferrata per un braccio mentre si Smaterializzava.
Lo comprese solamente il giorno in cui ha compì ventitré anni, e finalmente Asteria Greengrass tornò a casa, costringendo suo marito a dover fare i conti, una volta e per sempre, con la sua assenza.
Asteria Greengrass-Malfoy tornò a Malfoy Manor un’ultima volta, durante la vigilia del proprio quarantanovesimo anno d’età: nella luce sbiadita di un lunedì mattina, sembrava ancora giovane, ancora bella.
Fu anche il giorno in cui Scorpius si rese finalmente conto che odiare sua madre non aveva senso, ma non poteva nemmeno smettere di farlo. Era stato un «crack» di un osso rotto, una rete di sicurezza verso cui avrebbe potuto lanciarsi, scoprendo solamente a pochi centimetri dal terreno che era sfilacciata e bucata, e il suo era stato solamente l’ennesimo tuffo nel vuoto.
E cosa potresti dire, o fare, se la persona su cui avevi costruito meravigliosi castelli di sogni si dovesse rivelare diversa da ciò che pensavi? Se sua madre non era andata in Amazzonia a cercare i draghi, né aveva sposato un Mago potentissimo di Istanbul, e nemmeno era fuggita per proteggerlo da chissà che terribile profezia.
Un giorno, presa da chissà che grillo che le saltellava in testa, Asteria Greengrass si era lasciata alle spalle il marito che l’amava, suo figlio neonato, i suoi amici, una bella casa, una vita piena di agi. E, il motivo, a Scorpius glielo spiegò suo padre, il giorno in cui Asteria tornò a casa.
«Non tutti siamo bravi a rispettare le promesse» disse  Draco Malfoy, con aria esausta. «Tua madre era… volubile. Non so nemmeno perché la porti ancora».
La fede, un cerchietto spaccato a metà e vistosamente rinsaldato da un incantesimo, annerito dove doveva essersi rotto.
«Era un anello magico» gli spiegò suo padre, mestamente. «Costruito per rompersi se lei… se avesse mai voluto qualcun altro».
Importava davvero che Asteria Greengrass-Malfoy non fosse fuggita per proteggere il figlio, ma per proteggere sé stessa da un matrimonio in cui non credeva più?
«Per quel che valeva, avrebbe potuto cestinarlo» borbottò, Draco, disgustato. «Hanno un valore, le promesse infrante?».
Hanno un valore, le promesse infrante da qualcuno che non vive più?
 
The Marriage Plot
 
E anche quando avremmo troppo cose sa cambiare
Tu credimi, credimi, credimi, credimi, credimi sempre
Quando me ne starò fermo mentre hai voglia di ballare
Quando tutto cambia senso e non ha senso più aspettare
Anche quando sarà chiaro che non c'è più niente
Tu credimi, credimi, credimi, credimi, credimi sempre
Perché parlo di te da gennaio a dicembre
(Enrico Nigiotti, L’amore è)
 
 
«Immagino che la storia di tua madre possa averti insegnato qualcosa. Cioè… potresti imparare dai suoi errori, no?».
Il difetto peggiore di Rose Weasley era il suo tentare sempre di trovare una morale, per quanto stupida e insensata potesse essere, all’interno di ogni storia, perfino in quelle che palesemente non la riguardavano. Ma, dopo metà della sua vita impiegata a conoscerla, in ogni sua curiosa piega mentale, Scorpius Malfoy si era rivelato incapace di sorprendersi delle sue stranezze: di certo, e di questo ne era pienamente e totalmente consapevole, non poteva crescere altrimenti, con la famiglia pazza e sconsiderata che si ritrova.
Hermione Granger e Ronald Weasley avevano cresciuto la loro amata primogenita imboccandola con sogni color pastello, frasi filosofiche Babbane, libri di qualunque genere e, soprattutto, amore. E per questo motivo che Scorpius, negli anni, aveva maturato la più sincera convinzione che, se esisteva al mondo qualcuno che potesse vantarsi di conoscere il significato della parola “amore”, quella sarebbe stata sempre e solo un esponente della numerosa famiglia Weasley. E, in particolare, Rose.
Si era stupito, come un bambino, di vederla piangere per una cotta finita male, e sospirare per una che aveva avuto un fugace e provvisorio lieto fine. E si era domandato, le sere in cui non riusciva a dormire, perché lui non riuscisse a provare emozioni così violente, limitandosi a livellare tutti gli avvenimenti che lo travolgevano a lievi increspature nel mare di tranquillità in cui nuotava da anni.
Poi, il giorno in cui era riuscito a confessarle che sua madre era tornata e avevano dovuto seppellirla in fretta e furia, senza nemmeno dirlo a qualcuno che non fosse sua zia, Daphne, che nemmeno si era presentata al funerale, quel giorno, Rose gli aveva fornito la soluzione che stava cercando. Immagino che la storia di tua madre possa averti insegnato qualcosa.
Gli aveva insegnato, la fuga di Asteria Greengrass, che i sentimenti non erano altro che qualcosa di transitorio e inaffidabile. Che lui non avrebbe fatto la fine di suo padre, ad aspettare che un’ombra bussasse alla sua porta.
«Cosa dovrebbe avermi insegnato, di grazia?» chiese Scorpius, scuotendo il capo. «A come spezzare a metà una…» promessa. «Famiglia?».
«No, immagino di no» rispose Rose, dolcemente. «Ma potrebbe averti insegnato qualcosa sull’amore, immagino».
«Sì, certo» osservò lui, sarcastico. «Mi ha insegnato che non amava abbastanza nessuno della nostra famiglia».
«Ma aveva ancora la fede al dito» obiettò Rose, giocherellando pensierosa con la ciliegina immersa nella sua Acquaviola. «Anche se si era rotta, lei ha continuato a indossarla».
«Puoi continuare a considerarti vincolato a una promessa anche se l’hai infranta una volta?» domandò Scorpius, laconicamente. «Sei fin troppo intelligente, per comportarti come una stupida».
O come una che sogna troppo, avrebbe voluto dirle, ma si trattenne. Erano un tabù, per lui, tutti quei sogni che il cervello di Rose produceva, sistematicamente, a ogni ora del giorno e della notte: un effetto collaterale, li considerava, del suo essere cresciuta a pane, amore, fantasie e probabilmente qualche alcolico che suo padre doveva averle somministrato di nascosto.
«Perché devi per forza condannarla?» domandò Rose, accorata. «Cosa ti impedisce di poter pensare che, magari, se lei se n’è andata lo ha fatto per un motivo valido?».
Il sorriso di Scorpius era una lastra di ghiaccio su cui s’infrangevano le sue parole e ogni espressione era una crepa, una frattura, che faceva intuire come, con ogni parola che lei pronunciasse, lui rischiasse sempre di più di crollare sotto il peso delle proprie convinzioni.
«Non sussiste nessuna motivazione, Rose» spiegò Scorpius, con una calma che non prova. «Ho visto mia madre un paio di volte in tutta la mia vita. E non ne ricordo nessuna, quindi…».
Lei sorrise, rassegnata, e scosse il capo facendosi finire sul volto un ciuffo di crespi capelli rossi. Scorpius avrebbe voluto quasi chiederle cosa stesse pensando, mentre un’ombra di insoddisfazione le si dipingeva sul bel volto.
«Quindi è per questo» concluse Rose, masticando finalmente la ciliegina della sua bibita. «Che non puoi stare con me».
«Se è una domanda, io ti ho praticamente supplicata di rimanere con me» rispose Scorpius, con una leggera vena di fastidio nella voce. «Sei tu che insisti per sposare Scamander, Rose. E, se mi permetti, non capisco nemmeno il perché».
«Preferisco amare qualcuno che sa cosa significhi la parola amore, Scorpius» ribatté lei, calma. «Qualcuno che è ancora capace di sognare, che sa ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi, che… che può amarmi quanto io sono capace di amare lui».
«E allora perché non io?».
Avrebbe voluto sembrarle arrabbiato, scontento di quella sua scelta azzardata e controproducente. Ma, tutto quello che riuscì a trasmettere, fu solamente un miscuglio insondabile di rabbia repressa e rancore.
«Perché ti amerei sempre molto di più di quanto tu non riesca a ricambiare» disse Rose, sorridendo dolcemente. «E, per quanto sia sciocco ed egoista, non potrei mai sopportare una cosa del genere».
 
***
 
Draco Malfoy aveva cambiato casa, lasciando al Manor sua madre parecchio turbata e gli Elfi Domestici in fermento, aveva cambiato lavoro, gettando alle ortiche una gloriosa carriera da Medimago per insegnare ai giovani della scuola di Medimagia, e, tutto questo, avrebbe forse permesso di intuire che aveva cambiato anche vita. Sebbene, camminando in cerchio nel suo piccolo salotto nell’appartamento che ha affittato nella Londra Magica, non riusciva a esserne del tutto sicuro.
Cambiare famiglia non gli era stato possibile: Scorpius, sebbene faticasse ad ammetterlo persino con sé stesso, aveva ancora bisogno di un padre. Qualcosa dentro di sé si ribellò, suggerendogli che avrebbe avuto bisogno anche di una madre, ma lui non era mai riuscito completamente a cambiare vita e a risposarsi. E chi avrebbe dovuto sposare, poi?
Di certo non Pansy Parkinson che, se avesse pensato di avere anche soltanto uno straccio di possibilità, avrebbe strangolato Asteria con lo strascico il giorno del matrimonio. Anche Daphne, sua cognata, era fuori discussione, soprattutto da quando aveva iniziato a mostrare i segni di un palese esaurimento nervoso.
Quindi, alla fine della fiera, non aveva cambiato moglie e s’era tenuto lo spettro di quella che lo aveva abbandonato, con un figlio ancora in fasce. E di certo non avrebbe potuto cambiare Scorpius che, anticonformismo e amicizie discutibili escluse, era tutto ciò che gli era rimasto dal suo breve matrimonio.
«Tu pensi che dovrei fare qualcosa?» suo figlio lo guardò, distogliendolo dalle proprie riflessioni. «Per il matrimonio di Rose. Dovrei dirle di non farlo?».
«Ad essere sinceri, Scorpius, io penso che dovresti lasciarla perdere» rispose Draco, ironico. «Non ne viene niente di buono, a mischiarsi con i Weasley. Quella ragazza, poi, ha anche l’aggravante di avere i geni della Granger…».
«Se la persona che ami volesse sposare un altro, tu come ti comporteresti?» domandò Scorpius, infine, nervosamente. «La lasceresti andare?».
Suo padre probabilmente avrebbe voluto dirgli che, no, non bisognerebbe mai lasciare andare la persona che si ama. Che era un’amputazione ingiusta, forzata, e che Scorpius avrebbe dovuto tentare tutto ciò che era in grado di fare per impedire che la Weasley sposi un altro.
Ma non ne ebbe il coraggio. Draco aveva dovuto rinunciare a casa sua, al lavoro che gli aveva permesso di trovare un senso agli anni più tristi della sua vita, e perfino alla sincerità nei confronti del suo unico figlio.
Solamente per non dovergli confessare che lui non aveva fatto assolutamente niente per impedire che Asteria Greengrass uscisse, per sempre, dalle loro vite.
 
***
 
Rose Weasley, contrariamente a quel clima di fantasia e immaginazione che si rincorrevano sotto la sua testolina rossa, non aveva mai sognato il giorno del proprio matrimonio. Non s’era mai persa, da ragazzina, a domandarsi che abito avrebbe indossato, se sarebbe stato bianco o rosso fuoco, o se avrebbe pianto nel lasciare la mano di suo padre per prendere quella del proprio futuro marito. Non aveva nemmeno mai riflettuto abbastanza, quando Lorcan le aveva messo finalmente l’anello di fidanzamento al dito, su che bouquet le sarebbe piaciuto avere, o su chi delle sue cugine avrebbe potuto vestire i panni della damigella.
E anche in quel momento, quando alla data della cerimonia non mancavano altro che una manciata di giorni, Rose non riusciva a focalizzarsi sulle cose che avrebbe dovuto fare, e persino pensare, affinché la cerimonia riuscisse bene. Così, aveva delegato con estrema soddisfazione l’organizzazione al temibile duo, come James le aveva prontamente soprannominate, costituito da sua madre e Dominique.
Se qualcuno glielo avesse domandato, Rose non avrebbe saputo dire nemmeno di che forma sarebbe stato il suo vestito, o chi erano gli invitati. E se ne erano resi conto tutti, chi più e chi meno, che non stava mettendo il giusto entusiasmo in quello che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita. Ma come si fa a definire un giorno il più bello, se poi potresti pentirtene, se poi avrai altri termini di paragone, se. Se non ne sei sicura nemmeno tu.
«Rosie, tesoro».
Hermione Granger si era riscoperta una madre dolce, e premurosa, quando finalmente i suoi figli sono cresciuti, liberandosi delle vesti di infanti umorali e capricciosi, e probabilmente il matrimonio della sua primogenita le rendeva facile riscoprirsi anche come nonna, in un futuro chissà quanto lontano.
«Se pensi che sia presto» mormorò, sfogliando pensierosa un libro. «Nessuno ti obbliga, o penserebbe che sia sbagliato, se tu…».
Se ami ancora un altro, avrebbe voluto dirle, ma avrebbe significato sferrare un fendente a tutte le convinzioni che Rose si era costruita, negli ultimi tre anni, da quando si era convinta a dire addio per sempre a Scorpius Malfoy.
«E me lo chiedi la sera dell’addio al nubilato?» domandò Rose, sorridendole dolcemente. «Anche se non fossi convinta, mamma, non farei mai del male a Lorcan in questo modo».
«Rosie, non ti sei minimamente interessata né a Lorcan né al matrimonio» le fece notare Hermione. «Non sai nemmeno di che colore saranno i nostri abiti, né quello delle tue cugine e…».
«E che addobbi avete scelto, chi saranno le damigelle» continuò la ragazza, sbuffando. «E nemmeno mi interessa, mamma. Un matrimonio prescinde dalla scenografia, non credi?».
Hermione non riuscì a trovare alcuna ragione per contraddirla ma qualcosa, dentro di sé, le suggeriva che sua figlia, di quel matrimonio, non ne era poi così sicura.
«E poi» osservò Rose, sorridendo. «Sono sicura che Dom avrà scelto abiti pastello per tutte, probabilmente qualche terribile azzurro carta da zucchero».
«Rosie» la richiamò sua madre, come per continuare il discorso. «Io penso che tu…».
«Andrà bene, mamma» la interruppe nuovamente lei, sfiorandole la mano con la propria. «Te lo prometto».
«Puoi farmi tutte le promesse che vuoi» osservò Hermione, calma. «Ma io sono tua madre. E so perfettamente che, al tuo addio al nubilato, hai invitato anche Scorpius Malfoy».
 
***
 
Scorpius Malfoy aveva sempre odiato due cose, nell’arco della propria vita: le feste e i funerali. E, di entrambi, ne aveva sperimentati pochi, sebbene in un numero sufficiente a permettergli di asserire che li odiasse.
Così, quando in una settimana si era trovato a partecipare a un matrimonio e anche a un funerale, era giunto alla conclusione che il fato dovesse averlo preso di mira. Seppellire sua madre non era stato traumatico come aveva preventivato, sebbene con lei se ne fossero andati tutti quei sogni che, da bambino, aveva costruito sulla figura esile di Asteria Greengrass.
Sua zia, Daphne, gli era parsa ancora più delusa di lui: aveva salutato sua sorella con tiepida rassegnazione, rimproverandola con lo sguardo. Probabilmente, s’era immaginata un succulento scandalo da scrivere per la Gazzetta del Profeta, dove lavorava, o comunque qualche spiegazione che potesse ridurre in pezzi quel che rimaneva del cuore di Draco Malfoy. Se mai gli fosse stato spezzato dalla moglie.
Perché il padre di Scorpius, per tutta la funzione, era rimasto fermo come una statua di sale, senza accennare a una qualunque espressione. Non aveva proferito verbo, ghiacciando con il silenzio i parenti della sua defunta moglie, che s’ostinavano a porgergli le condoglianze.
Quando Scorpius era riuscito a raccogliere il coraggio per chiedergli cosa non andasse, perché non avesse versato nemmeno una lacrima o semplicemente non si fosse semplicemente messo a urlare contro il corpo immobile di Asteria Greengrass, Draco Malfoy si era limitato a guardarlo negli occhi. Era stanco, ma non sembrava arrabbiato: era come se la morte della moglie gli avesse donato un breve momento di pace, che poneva una fine alla frenesia con cui s’era sbarazzato di ogni cosa che potesse essere collegabile a lei.
E Scorpius, alla vigilia del matrimonio della donna che amava da quand’era adolescente, si era domandato se anche lui, quando Lorcan Scamader avrebbe messo la fede al dito di Rose, avrebbe avuto dipinta addosso la medesima rassegnazione. Per tutta la sua vita, chi conosceva entrambi i suoi genitori non aveva fatto altro che dirgli che era il ritratto fedele di sua madre, con gli stessi tratti delicati, il naso piccolo, la bocca sottile che s’apriva come uno scrigno che celava perle minuscole. Solamente gli occhi erano quelli dei Malfoy, perfino i capelli erano di un biondo diverso, simile a quello di sua zia Daphne.
A ventitré anni d’età, era possibile che Scorpius avesse finalmente trovato il modo di scoprirsi identico a suo padre?
Probabilmente, suo padre non ci avrebbe nemmeno messo piede, all’addio al nubilato della donna che amava. Avrebbe mandato un regalo, probabilmente costoso, e un asettico biglietto di congratulazioni che probabilmente sarebbe finito nel cestino, senza nemmeno essere letto.
Seduto su un divanetto color crema di un bar della Londra Magica, Scorpius si chiedeva se non sarebbe stato mille volte meglio, un biglietto e la sua firma, al posto di vedere Rose circondata da una corona di persone, tutte disgustosamente sorridenti.
Due ragazze bionde, Dominique e sua sorella, stavano bisticciando riguardo il colore degli abiti da damigella, scelti dal temibile duo: un delicato azzurro color carta da zucchero, qualunque cosa quella locuzione potesse significare. Rose non stava nemmeno prestando attenzione, ma continuava a giocherellare con un braccialetto che lui non le aveva mai visto addosso, probabilmente un regalo di nozze in anticipo.
Scorpius era semplicemente disgustato da quel clima di felicità, in grado di rendere l’aria della stanza soffocante. Anche Rose, però, sembrava quasi a disagio, di fronte all’attenzione di amiche e cugine. Pensò distrattamente che, se solamente gli avesse mandato un segnale, allora, avrebbe potuto semplicemente portarla via da lì.
Poi, lei lo guardò e lui, dimenticandosi dei suoi stessi pensieri, rimase come pietrificato.
 
***
 
«Pensavo mi avresti chiesto di ballare» Rose gli si avvicinò, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Mi sarebbe piaciuto».
«Forse ti sei dimenticata che detesto ballare» rispose Scorpius, secco. «E, comunque, non spetta a me farti ballare. Non più».
Lei si guardò la mano, dove l’anello di fidanzamento, un timido opale lattescente, sembrava brillare come un diamante.
«Un anello per allontanarti per sempre, quindi?» domandò, calma. «Non pensavo fossi uno che dà valore alle promesse altrui».
«La storia di mia madre, come hai detto tu, potrebbe avermi insegnato qualcosa» rispose Scorpius, con un sorriso amaro. «Mi ha insegnato il valore di una promessa».
Lei scosse il capo, nascondendo il viso tra i capelli: se non l’avesse avuta davanti, calma e posata come sempre, Scorpius avrebbe potuto pensare che Rose avesse solamente voglia di farsi un bel pianto. Ma come avrebbe potuto, piangere su un sogno che a malapena era sbocciato, probabilmente l’ennesima stupida fantasia con cui i suoi genitori l’avevano cresciuta.
«Pensavo ti insegnasse qualcosa di più importante» commentò Rose. «Come il perdono, per esempio. Tuo padre l’ama abbastanza per perdonarla, no?».
«Mio padre ha cambiato vita, pur di non dovere avere nulla a che fare con lei» rispose lui, freddo. «E tutto questo è successo perché lei non lo amava abbastanza».
Rose sorrise ma, per un attimo, una smorfia le sfigurò il bel viso. «Mi sembra familiare» commentò. «Amare è facile, Scorpius, ed è per questo che… si può avere paura di amare troppo».
«Tu non hai paura di amare troppo» rispose lui, atono. «Hai paura che io non ti ami abbastanza, è diverso».
Lei abbassò lo sguardo, tormentando l’anello di fidanzamento. «E non avrei ragione, ad avere paura?» domandò, così piano da temere che lui non l’avesse sentita. «A pensare che la nostra relazione sarebbe impari, che tu… potresti amarmi abbastanza?».
«Avresti potuto credermi, e basta, quando ti ho detto che il tuo abbastanza era tutto quello che avevo da dare» mormorò Scorpius, chinando il capo. «Che ti ho dato tutto quello che avevo, anche se era un semplice abbastanza, per te».
Lei, in quell’istante, parve perdere l’equilibrio, perché barcollò sopra i tacchi e dovette appoggiarsi al muro. Lo guardò negli occhi, per scoprire che aveva perso anche le parole.
«Spero che il tutto di Scamander sia abbastanza per te, Rose» disse Scorpius, con un sorriso amaro. «Altrimenti non so come potrai conviverci, con un matrimonio insufficiente».
 
***
 
«Per Salazar, Draco! Cosa ti costa, rifarti una vita? Non dovresti nemmeno impegnarti più di tanto».
Daphne Greengrass, nonostante i cinquantuno anni, era ancora una bella donna: i capelli, sebbene mantenuti biondo grano da un incantesimo, erano ancora folti e lucenti, gli occhi non s’erano appannati, oscurando il verde chiaro dell’iride. Somigliava parecchio alla sorella minore, così tanto che Draco faticava a guardarla in volto, intravedendo il sorriso che era stato di sua moglie.
«Nemmeno tu dovresti impegnarti molto, per farti gli affari tuoi» commentò lui, stancamente. «Non sento l’esigenza di risposarmi… a differenza tua».
Daphne incassò il colpo, senza trattenere un piccolo ghigno, ricordando il suo burrascoso divorzio da Theodore Nott, per un uomo di vent’anni più giovane di lei.
«Solo gli stupidi hanno paura di cambiare vita» osservò, placidamente. «Io non ho avuto paura. Tu ne hai?».
Draco sbuffò, esasperato. «Io ho cambiato vita» rispose. «Ma non mi sono trovato una moglie dell’età di mio figlio, se era questo che intendevi».
«Sei ancora innamorato del tuo passato, era questo che intendevo» commentò Daphne, scrollando le spalle. «Basta davvero, cambiare casa e lavoro, per dire di aver cambiato pagina?».
«A me basta» commentò lui, atono. «Non l’ho nemmeno cercata, tua sorella, quando ha voluto andarsene. Se non è cambiare vita, questo, allora non so cosa sia».
Daphne sorrise, mostrandogli l’esistenza di alcune piccole rughe che non aveva mai notato prima: il tempo era passato anche per lei, s’accorse con orrore, alla luce del sole iniziava a mostrare segni di una stanchezza che sua cognata non aveva mai avuto. Draco non si era mai posto realmente il problema ma, presumibilmente, la scomparsa di Asteria aveva turbato anche Daphne. Sua moglie s’era gettata in pasto al niente, senza una lettera, senza un preavviso e aveva lasciato tutti quelli che l’amavano, lui e Daphne, ad attenderla. Come lui, sua cognata era delusa e amareggiata, sebbene non lo lasciasse trasparire.
«Non riesci a perdonarle il fatto che non ti amasse quanto tu l’amavi» commentò Daphne, stancamente. «Che è il motivo per cui non riesci a lasciarla andare».
Draco si accorse con orrore che entrambi avevano dipinto sul volto la medesima delusione: se lui aveva perso sua moglie, Daphne aveva perso la sua unica sorella. Asteria, scomparendo dalla circolazione, aveva ferito più persone di quanto Draco non avesse preventivato: si era persa l’infanzia di suo figlio, la sua adolescenza, la nascita dei suoi nipoti, la morte della madre. Aveva rinunciato a così tante cose che, per un momento, Draco provò solamente pena nei confronti di sua moglie.
«Non riesco a perdonarle l’essere sparita senza dare spiegazioni» disse, infine. «Pensavo fosse fuggita con qualcun altro, ma…».
Ma indossava ancora la fede, una promessa infranta che le aveva graffiato l’anulare ma, nonostante il fastidio, lei aveva continuato a tenerla al dito. Le aveva lasciato una cicatrice biancastra, dove l’oro saldato malamente era rimasto affilato e pungente, ma Asteria Greengrass non era riuscita a liberarsi di quel che rimaneva del proprio matrimonio.
«Lo so» convenne Daphne, placidamente. «Nemmeno io riesco a perdonarglielo».
 
***
 
Scorpius avrebbe giurato, a chiunque avesse trovato il coraggio necessario per chiederglielo e venire Schiantato subito dopo, che non avrebbe trovato la forza necessaria per partecipare al matrimonio di Rose: per alzarsi dal letto la mattina presto, di un qualunque sabato mattina, e indossare lo smoking. L’ultima volta che aveva vestito quel completo era stata per il funerale di sua madre e, per questo motivo, era anche l’abbigliamento perfetto per la cerimonia nuziale della donna che amava.
Invece, sorprendentemente, la forza l’aveva trovata. Dopo una notte dolorosamente insonne, Scorpius aveva dovuto fare i conti con la realtà e con il fatto che Rose desiderava che, nel suo gran giorno, lui fosse lì. Con questo pensiero, si era alzato e vestito ma, mentre abbottonava la camicia bianca, le mani gli tremavano.
Suo padre, nonostante avesse perso un tempo infinito per vestirsi e pettinarsi, l’aveva atteso in cucina per la colazione: da quando aveva cambiato casa, Draco Malfoy aveva scoperto che cucinare non era un hobby così plebeo come aveva sempre pensato e, sebbene ci fosse voluto parecchio tempo affinché smettesse di carbonizzare ogni alimento, alla fine aveva guadagnato una discreta abilità nel fare dolci. Così, quando Scorpius aveva preso posto su uno sgabello bianco, suo padre gli aveva passato una fetta di carrot cake che, sorprendentemente, non presentava alcun segno di ustione.
«Mangia qualcosa» commentò Draco, tagliando una generosa porzione di torta per sé. «Oppure sverrai in chiesa e rovinerai il matrimonio a tutti. Anche se sarebbe un bene, immagino».
«Ormai Rose ha fatto la propria scelta» rispose Scorpius, addentando prudentemente il dolce. «È tardi per cambiare le cose».
«I Weasley sono noti per la totale assenza di buon gusto» replicò suo padre. «E la Granger peggio di loro, basti guardare quale Weasley ha scelto di sposare».
Scorpius rise, piano, tormentando con la forchetta la propria fetta di torta. «Avrei dovuto convincerla che l’amo abbastanza» osservò. «Ma puoi davvero convincere qualcuno di una cosa del genere?».
«Smettila di togliere il frosting dalla torta, o dovrò affatturarti» sibilò suo padre. «E, comunque, sei sempre in tempo: presentati alla cerimonia urlando “io mi oppongo” o qualcosa del genere».
«Ti sei dato ai romanzetti rosa, papà?» domandò Scorpius, fingendosi disgustato. «Non farei mai niente per rendermi così ridicolo. E, comunque, ormai è tardi, il matrimonio è tra poche ore».
Draco lo guardò e, per una manciata di secondi, suo figlio si convinse che non avrebbe detto niente, e tornò a giocherellare con la propria porzione di torta. Ma, sorprendentemente, la mano di suo padre gli sfiorò leggermente il braccio, facendogli sollevare lo sguardo, sorpreso.
«Non è troppo tardi» borbottò Draco Malfoy, con fare burbero. «Per dirle che la ami abbastanza».
Poi, gli lasciò cadere sul palmo qualcosa. Abbassando lo sguardo, Scorpius si accorse che era la fede nuziale di sua madre: suo padre l’aveva fatta riparare. Sembrava che non si fosse mai rotta a metà.
 
***
 
Rose aveva scelto di sposarsi in quella che, per tutta la sua vita, aveva considerato la sua seconda casa: per l’occasione, i nonni Weasley avevano tirato a lucido la Tana, rendendola quasi irriconoscibile. Affacciandosi nel giardino addobbato con graziosi bouquet di rose bianche, Scorpius non riuscì a scorgere la ragazza, che probabilmente ancora non si era liberata dalle grinfie di sua cugina Dominique, la quale si era autoproclamata addetta al trucco.
I parenti di Rose erano già seduti, immobili sotto lo sguardo minaccioso di nonna Molly, costretti in eleganti smoking e, le ragazze, in deliziosi abiti color azzurro carta da zucchero. Hermione Granger e suo marito Ron parlottavano in un angolo e, quando lei si accorse della sua presenza, gli sorrise dolcemente, quasi come se lo compatisse per la scelta di presenziare alla cerimonia.
Anche Luna Lovegood, infagottata in un buffo abito color girasole, gli sorrise, sebbene nemmeno lo conoscesse, e la vide borbottare qualcosa al marito. Sebbene parlasse a velocità disumana, Scorpius colse le parole il figlio di Malfoy.
Quando vide Lorcan Scamander, in uno smoking dello stesso colore dell’abito della mano, ebbe la tentazione di Smaterializzarsi e tornare a casa sua, per nascondersi sotto le coperte. Ma, se lo avesse fatto, probabilmente avrebbe passato tutto il resto della sua vita a pentirsene: l’anello di sua madre, che sembrava bruciare come un cerchio di fuoco nella tasca dei pantaloni, pulsava quasi al contatto con le sue dita. Forse, la storia di Asteria Greengrass gli aveva insegnato qualcosa per davvero.
Gli altri invitati iniziarono a sedersi, segno che la sposa era pronta a percorrere la navata, aggrappata al braccio del padre. Scorpius si lasciò sfuggire un sospiro, mentre si accomodava nelle retrovie, accanto a qualche compagno di scuola di cui a malapena ricordava il nome.
Guardandosi attorno, si rese conto che la madre dello sposo non aveva mai distolto lo sguardo da lui, quasi come se avesse visto qualcosa che gli s’agitava attorno, un fantasma forse, che ne guidava le azioni. Luna Scamander inclinò la testa, curiosa, e nel suo sorriso Scorpius vi lesse consapevolezza, forse persino un pizzico di rassegnazione.
Non si accorse che Rose stava percorrendo quei pochi metri che la separavano da Lorcan, finché non ne incrociò lo sguardo. Vi intravide incertezza, per un instante soltanto, perché poi lei si voltò verso il padre, mettendo su un sorriso forzato.
Da quel momento, il tempo si raggrumò in una massa indistinta, dove le parole erano solamente un’accozzaglia di suoni senza significato. Tutta l’attenzione di Scorpius era coagulata attorno a Rose, che s’agitava nel vestito bianco, a disagio.
Poi, nel momento esatto in cui venne posta la fatidica domanda, se qualcuno voleva opporsi, si alzò in piedi, calamitandosi addosso gli sguardi turbati di una miriade di teste rosse.
«Io ho qualcosa da dire» disse, con sicurezza. «Rose. Non è niente che tu non abbia mai detto prima, lo so, ma devi credermi».
Lo disse con una tale urgenza da farle spalancare gli occhi, disorientata: Rose si voltò verso di lui, con urgenza, e si dovette costringere a non muovere qualche passo per raggiungerlo.
«Hai detto che il problema, fra me e te, era che non ti avrei mai amata abbastanza» continuò Scorpius. «Io… ci ho provato, ma non so quanto sia, questo abbastanza».
Lei era del medesimo colore del proprio abito e, se solamente Scorpius avesse prestato maggiore attenzione, si sarebbe accorto che le tremavano le mani.
«Ma so che ti amo, Rose» continuò. «Da quando ci siamo seduti accanto, dopo lo Smistamento. E… forse non sarà abbastanza, per te. Ma, credimi, è tutto ciò che ho».
Si mise una mano in tasca, mentre una parte di sé registrava che Rose, seppur silenziosamente, era scossa da singhiozzi. Suo padre, incapace di proferir parola, le carezzava il capo e lo guardava, incredulo.
«Mi hai detto che la storia di mia madre mi avrebbe insegnato qualcosa, ed è stato così» disse Scorpius, dolcemente. «Mi ha insegnato che, anche se gli altri potranno credere che hai mollato tutto, in realtà se ami davvero qualcuno, lo porterai sempre con te, in un modo o in un altro».
«Scorpius» disse Rose, infine, con voce tremante. «Perché me lo stai dicendo, io… è tardi, non credi?».
«Io non credo» rispose lui, con un sorriso. «Ti perdoneranno tutti, se non prenderai una decisione che, invece, tu non potresti perdonarti».
«Io…» ormai la ragazza piangeva a dirotto, sulla spalla di suo padre. «Non posso, io non…».
Scorpius scosse il capo, senza scomporsi, e tirò qualcosa nella sua direzione: Rose, che aveva fatto il portiere nelle partite di Quidditch, lo prese al volo.
«Io non credo» ripeté lui. «Io credo che adesso ti scuserai con i tuoi amici e i tuoi parenti. E poi verrai via con me».
Lei guardò l’oggetto che aveva in mano. Era una fede nuziale. Guardando con attenzione, si rese conto che doveva essere stata aggiustata, aveva una lieve crepa che avrebbe potuto spaccarla a metà. Ma rimaneva tutta d’un pezzo, come se si rifiutasse di spezzarsi.
 
***
 
Draco Malfoy alzò lo sguardo dal forno, unica invenzione Babbana di cui riconosceva l’utilità, quando sentì lo schiocco della Smaterializzazione.
«Sei tornato giusto in tempo per il pranzo» commentò, senza distogliere lo sguardo. «Ho appena infornato una quiche ai funghi».
«Questa tua nuova ossessione mi preoccupa» rispose Scorpius. «Non eri tu quello che sosteneva che è un compito da Elfi, cucinare?».
«Si tratta solamente dell’ennesimo campo in cui posso sfoggiare la mia naturale superiorità» osservò Draco. «Allora, il matrimonio? Non ti sarai mica commosso?».
«No» rispose Rose, ridendo. «Mi sono commossa io».
Draco si voltò, sorpreso, e il viso gli si distorse in una smorfia. «A quanto pare mi toccherà imparentarmi con i Weasley per davvero» commentò. «Ma non pensare che porterò torte ai tuoi genitori, sono sicuro che la Granger oserebbe dire di cucinare meglio di me».
«Non credo, mamma è una frana con le pentole» disse la ragazza. «Ma potremmo invitarla per una fetta di torta?».
«Certo che no» rispose Draco, con fare schifato. «Ma puoi portargliene tu una, così si sentirà umiliata dalla mia bravura. Ne preparo una ora… a due piani dovrebbe bastare».
Tutti risero, tranne Draco, che aveva già fatto planare sul tavolo farina, uova e zucchero. Distrattamente, guardò la nuova coppia: sulla mano di Rose brillava la fede nuziale di sua moglie.
 
***
 
Scorpius non pensava che, un giorno, sarebbe riuscito a perdonare sua madre: sebbene nessuno possa spiegarli perché Asteria Greengrass-Malfoy, un giorno, avesse deciso di abbandonare casa sua, un marito che l’amava da matti, un figlio neonato. Ma il suo anello riparato malamente con un incantesimo sembrava urlare che anche lei, forse nel suo modo insufficiente, doveva avere amato Draco Malfoy.
Eppure, il giorno in cui suo padre gli aveva velatamente suggerito di mandare a monte un matrimonio non suo, Scorpius aveva capito che, sì, odiare sua madre non aveva senso. E poteva finalmente smettere di farlo.
Scorpius era rinato a ventitré anni, da una promessa saldata da un incantesimo e che riposava sulla mano di Rose Weasley.
 
I sneak in and see your friends
And her snotty little family, all dressed in pastel
(...)
Wearing a gown shaped like a pastry
This is surely not what you thought it would be
I lose myself in a daydream
Where I stand and say
Don't say yes, run away now
I'll meet you when you're out
(Taylor Swift, Speak now)

 
Buonasera a chi è arrivato alla fine di questa storia.
Per prima cosa, prima di passare alle doverose spiegazioni, vorrei ringraziare l'organizzatore del contest, mystery_koopa per lo spunto molto interessante, dato che raramente mi stacco dal mio genere prediletto (l'Angt), per scrivere qualcosa con un lieto fine. Il cambio di prospettiva è stato interessante, e chissà che non si ripeta.
Per quanto riguarda la storia, escluse le citazioni a inizio e fine storia, il titolo è ripreso dall'omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides, tradotto in italiano come "La trama del matrimonio" (sebbene il termine "trama" annulli il significato di "plot", secondo me).
Per il resto, spero che questa storia vi sia piaciuta, nonostante non sia molto nelle mie corde.

Gaia
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Gaia Bessie