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Autore: Ori_Hime    01/07/2020    0 recensioni
Con questa fan fiction voglio raccontare come Roy Mustang e Riza Hawkeye si sono conosciuti, dalla loro adolescenza fino a diventare colonnello e tenente, tenendo conto dell'anime Brotherwood e in parte del manga. A inizio capitolo inserisco pezzi di canzoni che descrivono le scene oppure che parlano di fiamme e cicatrici, simboli di Roy e Riza.
Ecco un piccolo stralcio del primo capitolo, Roy dal punto di vista di Riza: "Notai fin dalla prima volta che varcò la soglia di casa il suo sguardo determinato, deciso e impaziente di apprendere i segreti che solo mio padre conosceva: l'alchimia di fuoco. Era già alto come tutti oggi lo conosciamo, ma non ancora abbastanza muscoloso, mentre il portamento di chi era sicuro di sé, che puntava già in alto, non era stato l'esercito a plasmarlo così, lo era già di natura, come il fascino che esercitava attorno a sé."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amami ora come mai, tanto non lo dirai
È un segreto tra di noi
Tu ed io soltanto
Il fuoco e le fiamme a dire che
Stiamo solo facendo sesso
Tu amami ora come mai, tanto non lo dirò
È un segreto tra di noi
Ma vorrei soltanto tu fossi già sicura
Che stiamo solo vivendo adesso

 

Vivendo adesso – Francesco Renga

 

 

Pov Riza Hawkeye

 

Le ultime ventiquattro ore erano state una serie di emozioni contraddittorie: la mattina mi ero risvegliata con strani ricordi della sera precedente, io che mi spogliavo e intimavo Mustang ad avvicinarsi, mi accarezzava la pelle e avevo provato una sensazione strana, dolce, che mi aveva fatto desiderare di più. Mi ero anche addormentata cullata dal suo tocco, o forse era stato l'alcol? Comunque al risveglio avevo trovato i suoi appunti sparsi tra le coperte e sul pavimento, così presi dei fogli per spostarli e mi scappò l'occhio: il nome “Elizabeth” spiccava in maiuscolo proprio in cima al foglio e subito dopo tanti altri nomi femminili erano scritti come un elenco, anche se Elizabeth continuava a ripetersi, intervallandoli. Altro che appunti! Quell'uomo aveva scritto i nomi delle sue amanti e temetti che mi avesse sedotto e abbandonata lì, essendo ancora nuda. Odiavo essere chiamata Elizabeth, mi ricordava troppo mia madre e la tomba su cui da piccola passavo le giornate in attesa che tornasse da me e preferivo essere chiamata semplicemente “Riza”, come mi chiamavano allora. Quel nome in inchiostro nero sul foglio bianco mi fece rendere conto che ero solamente l'ennesima sua conquista, come tutte le altre donne elencate.

Che mi aspettavo? Che qualche giorno potesse farlo innamorare di me? Che provasse le mie stesse emozioni in mia presenza? Mi sentii una sciocca e provai repulsione per me stessa. Ero stata ingenua e forse mio padre aveva ragione: gli alchimisti di stato erano tutti boriosi. Mi chiesi se se ne fosse andato ora che aveva finalmente raggiunto il suo obiettivo ed era stata solo tutta colpa mia!

Pensavo proprio a questo quando Mustang si presentò alla mia porta, ma, avendolo preso in odio quegli ultimi minuti, gli scaraventai il cuscino in faccia. Mi sentii in colpa quando realizzai che aveva in mano un vassoio con la colazione e lo avevo fatto cadere a terra. -Scusami... Non volevo...- avevo sbagliato a giudicarlo male, aveva cucinato per me ed io che pensavo gli importasse solo di “prendere il suo bottino” e scappare. Volli comunque capire com'ero finita lì e ci fossero tutti quelle carte sparse, vista la confusione del mio stato mentale: lui mi riepilogò la nottata appena trascorsa in modo ammiccante facendomi salire l'ansia... per terminare dicendomi che sotto ero ancora vestita. Sollevai le lenzuola e rividi la mia gonna al suo posto e sospirai. Mi scusai e gli spiegai che avendo trovato fogli con nomi femminili mi ero preoccupata, ma allo stesso tempo non avrei dovuto guardarli, visto che erano suoi.

Mustang sembrò comprendere il mio turbamento e mi calmò, facendomi sentire a mio agio volendomi coinvolgere nei suoi studi. Il signore stava recuperando punti e decisi che gli avrei preparato per colazione ciò che desiderava: lui insistette perché mi aiutasse, avendo già approfittato della mia ospitalità e glielo consentii. Tornai ad essere gentile e dolce, forse per colpa della torta che stavamo cucinando o forse per come lavoravamo bene assieme, ma anche nel pomeriggio mentre mi spiegava ciò che aveva decifrato dalla mia schiena fu molto carino. Prendeva dalla libreria i libri di mio padre per farmi comprendere meglio attraverso illustrazioni, sebbene le cose più semplici le conoscessi già, rivelandosi appassionato e premuroso.

Quando terminò le sue spiegazioni compresi che aveva ancora bisogno della mia schiena e ricordandomi come avrei ceduto senza ritegno al suo tocco la sera precedente, perciò mi misi nelle condizioni tali da non potermi mettere comoda e lui dovesse toccarmi per non perdere il segno. Ero consapevole del fatto che il signor Mustang fosse un donnaiolo, ma anche i miei sentimenti nei suoi confronti non mi mettevano pace: sarebbe bastato che mi toccasse con più ardore perché mi lasciassi completamente andare tra le sue braccia, pentendomene poi amaramente per essere stata una delle tante sue conquiste. Ne sarebbe poi valsa la pena? Gli chiesi cosa dovesse copiare ancora indicandomelo sulla schiena. Mi misi così alla prova per vedere se uno, avessi potuto fare a meno di spogliarmi da tutti gli indumenti superiori e due, il suo contatto mi avrebbe messo in grave pericolo. Appoggiò la sua mano sulla mia scapola scendendo verso il basso, facendomi rabbrividire. Capii che dovevo star lontana dalle sue mani, ma lui voleva che fossi comoda e trovammo come compromesso sul mettermi in posa sul divano, ma furono minuti interminabili in cui non riuscivo a non pensare ad altro che a lui, al suo lieve tocco... Rimasi tesa anche durante la cena e lo notò, così gli chiesi quando sarebbe finito il suo congedo e cosa dovesse ancora studiare. Dalle sue risposte sembrava rattristarsi pure lui, ma probabilmente era solo per il poco tempo che gli rimaneva per perfezionarsi.

Il giorno seguente passammo tutto il giorno sui suoi appunti, che capii finalmente che i nomi di donne altro non erano essere elementi chimici, (che maniaco...), ma ci riavvicinammo: lui disegnava per terra cerchi alchemici e io commentavo la riuscita dei suoi esperimenti, motivandolo o demotivandolo, a seconda di quanto impegno ci stesse mettendo. Iniziò a capirmi solo dallo sguardo, fino ad intendere perfettamente le mie intenzioni, ancor prima che gliele esponessi. Mi faceva ridere quando li comprendeva e alleggeriva la tensione bisticciare ogni tanto per cose stupide, anche se la sua ricerca non lo era per niente.

-Forse, signore, dovrebbe disegnare i cerchi alchemici sulle sue mani...- suggerii nel pomeriggio, dopo aver passato ore a disegnare senza successo.

-Posso?- gli chiesi tendendo le mie mani verso le sue. Mi ero ripromessa di non avere contatti fisici con lui, ma ormai non mi importava più. Il mio obiettivo era aiutarlo, tutto il resto veniva dopo. Mustang annuì incerto, lasciandosi afferrare le mani. Con l'inchiostro gli disegnai il cerchio e i triangoli al suo interno, cercando di non fargli male. Infine lui batté più volte le mani come in preghiera, ma ancora non succedeva nulla. -Forse devo cambiare gesto...- rifletté ad alta voce, poi ancora pensieroso schioccò le dita, ma nulla. Stava iniziando a piovere e il disegno sulle sue mani stava pian pianino scomparendo così mi venne improvvisamente un'idea e corsi nel capanno degli attrezzi a prendere dei guanti bianchi da giardinaggio e ci infilai della polvere da sparo proveniente dal fucile da caccia: riprodussi gli stessi disegni e glieli porsi. Lui mi guardò con sguardo interrogativo: -Il tuo schiocco con la polvere da sparo sarà come usare un accendino, provi!- Ancora un po' scettico si infilò un guanto, poi schioccò le dita e iniziò a fare scintille. Ci guardammo meravigliati e sorridemmo a trentadue denti: finalmente eravamo riusciti ad ottenere i primi risultati! Non riuscendo a contenere la felicità finimmo per abbracciarci, ma quando notammo i nostri volti troppo vicini ci staccammo. Mi sorprese questa complicità ritrovata, questa alchimia che si stava creando tra di noi. Non volevo perderla e non volevo perderlo.

-Complimenti, signore, ci è riuscito!- tornai ad essere un po' più formale.

-Non ce l'avrei mai fatta senza di te, Riza...- sorridemmo entrambi, anche se un po' imbarazzati.

Mustang provò ancora e ancora, ma la pioggia si fece sempre più forte, così divenne sempre più frustrato non riuscendo più a ottenere nemmeno le scintille iniziali, così compresi: -Signore, la pioggia non è amica del fuoco e ha bagnato i guanti ormai...-

-Hai ragione, dovrò desistere per oggi... Avrò comunque bisogno del suo aiuto per perfezionarmi, se mi concedi del tuo tempo ancora vorrei rivedere il tuo tatuaggio. Non voglio però disturbare ulteriormente...- divenne serio all'improvviso anche lui.

-Non c'è problema signore, sono consapevole dell'importanza degli studi di mio padre e voglio che lei li custodisca come si deve...- gli risposi rimanendo distaccata, contenendo entrambi l'entusiasmo appena provato.

-Grazie, rimango ancora in debito, Riza.- sorrise appena, ma mi sciolse completamente.

-Non c'è alcun debito... Se ora vuole seguirmi, le do un asciugamano...- gli lanciai un'ultima occhiata, prima di rientrare, facendogli segno con la mano di sbrigarsi.

Mustang sfiorò le mie dita lungo le scale per il piano superiore, facendomi arrossire. La mia parte intraprendente si era appena risvegliata, ma entrando in camera da letto, ricominciai ad avere paura: mi guardava ammaliato e sentivo che avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avessi chiesto. Gli allungai una salvietta e poi mi sedetti sul letto, pian pianino mi sbottonai la camicia bagnata e infine mi slacciai il reggiseno, sdraiandomi mostrandogli la schiena. Nel frattempo si era tolto anche lui la camicia ormai fradicia e si era passato l'asciugamano sui capelli bagnati, poi si era seduto accanto a me e guardando i suoi fogli iniziò a percorrere le dita lungo il mio tatuaggio, delineandone tutti i contorni, proprio come avevo desiderato pochi giorni prima. Questa volta non c'era alcol in corpo e cercai di non guardarlo a petto nudo troppo a lungo, anche se era veramente bello, e provai a resistere alle sue carezze, anche se non potei non provare calore, accendendomi come un fuoco dentro ogni volta che mi toccava.

Non saprei dire quanto tempo passò, ma il sole era ormai tramontato da un po' quando Mustang si alzò, nel mio dormiveglia mi ridestai e lo guardai: -Aspetta, resta...- e gli feci segno di mettersi accanto a me. Non volevo se ne andasse già, era l'ultima notte che avrei potuto averlo vicino... Dovette parergli una supplica perché tornò indietro e fece come gli avevo detto: si tolse le scarpe e si stese sulla mia sinistra. Mi sistemò bene le coperte, rimanendo poi con un braccio attorno al mio corpo, stringendomi a sé. Riprese ad accarezzarmi la schiena, mentre io mi godevo il suo profumo, vicina al suo petto, ma lasciando le mie braccia a coprirmi il seno, come ultima barriera. Mustang prese poi a baciarmi il volto, partendo dalla fronte, scendendo verso le mie labbra, bloccandosi per avere il mio consenso per continuare: -Riza, domani riparto...- sussurrò appena. Non importava più se non avessimo avuto futuro, i baci erano un susseguirsi di fiamme che mi bruciavano sempre di più sotto la pelle risvegliando in me piaceri che non avevo mai provato prima e non volevo perdermene nessuno, anche se fosse stato solo per una notte.

Come risposta gliele afferrai per completare il bacio che lui sembrava voleva iniziare e gli presi il viso tra le mani per avvicinarlo, accarezzandogli i capelli neri. Anche lui allora mi strinse, ancor più forte di prima, quasi lasciandomi i segni delle dita sulla mia schiena. Ormai il mio corpo era letteralmente in mani sue, così volevo avere anch'io il controllo sul suo, così tra un bacio e l'altro gli accarezzai i pettorali e poi gli addominali. Appena si staccava dalle mie labbra sentivo già la sua mancanza e io gliele riprendevo, non potendo respirare senza il suo fiato e quando arrivai a slacciargli i suoi pantaloni dovette separarsi un attimo da me per toglierseli completamente e lo aiutai scostandoglieli, toccandogli lievemente i boxer, ma lui mi riportò sotto di sé.

Lo strinsi forte a me, poi Mustang si mise a cavalcioni e passò le sue mani lungo il mio petto e il mio ventre, fino a farmi venire la pelle d'oca. Poi mi riscaldò con una serie di baci umidi, arrivando ai miei fianchi che liberò dalla gonna, riprendendo a baciarci con sempre più fame e voglia di conoscersi. Infine si infilò tra le mie gambe, accarezzandomi dolcemente e guardandomi fisso entrò in me. Si mosse cautamente, dandomi il tempo di riprendermi dal suo atto, e poi prendendo ritmo afferrandomi per i glutei, cercando anch'io di assecondarlo, muovendo i fianchi e graffiandogli la schiena tenendolo stretto. Quando sentì di raggiungere l'apice del piacere, si tolse velocemente e sparì per un po' avvolgendosi una coperta attorno alle gambe. Rimasi ad attenderlo pensando di non esser stata all'altezza delle sue aspettative, in fondo per me era la prima volta e non ne sapevo tanto... Quando riapparve si ributtò su di me, abbracciandomi e ribaciandomi dolcemente, visibilmente stanco. Mi addormentai cullata dal battito del suo cuore, appoggiata al suo petto mentre lui mi stringeva la mano. Il mattino seguente era già sparito, le sue carte erano scomparse e così tutto ciò che poteva ricondurre a lui. Ritrovai solo in un tavolino all'ingresso un mazzolino di nontiscordardime e un foglio che diceva “Iodio Litio Ossigeno Vanadio Helio Ittrio Ossigeno Uranium” e in basso ancora il nome “Elizabeth”.

 

Note:

Grazie a Elinacrisant per aver aggiunto alle preferite la mia storia! Mi ha resa molto felice sapendo che la mia storia piace a qualcuno e l'ha messa addirittura in quella sezione! Spero di non deluderti!

Ho scelto questa canzone di Renga per questo capitolo perché quando l'ho riascoltata mentre scrivevo questa storia non potevo ricondurla al momento in cui i nostri protagonisti fanno l'amore: è una cosa che rimarrà tra di loro, senza mai raccontarla a nessuno, un dolce segreto che terranno stretto per il resto della loro vita. Ero molto combattuta se descrivere questo tipo di scena perché il loro rapporto è così bello nella storia originale che non mi andava inizialmente di “rovinarlo” mettendoci qualcosa di fisico tra loro, ma alla fine ho pensato “perché no? Qui in fondo sono giovani e almeno una gioia la dovrebbero ricevere!” e dopo aver chiesto consigli ad amici (che ringrazio!) e aver letto un sacco di Headcanon su internet ho deciso di descrivere questa scena. Spero vi sia piaciuta!

Per quanto riguarda il nome “Elizabeth” ho immaginato fosse realmente il nome di battesimo di Riza perché i giapponesi le L le pronunciano R e le S diventano Z... Di conseguenza il suo nome sarebbe Lisa e per esteso Elizabeth. Mi sono inventata che anche la madre si chiamasse così, motivo per cui Riza non volesse essere chiamata come lei, in fondo non si sa nulla di lei, almeno le ho dato un nome...

Spero continuerete a leggere, i prossimi capitoli saranno un po' più lunghi e concentrati di avvenimenti, ho voluto rendere questi già pubblicati da entrambi i punti di vista ogni momento e più brevi per evidenziare il loro trascorsi in gioventù, ma nei prossimi ci sarà uno stacco temporale notevole ed episodi ben conosciuti, per quello li ho approfonditi ma non mi ci son soffermata troppo come in quelli scorsi. Manterrò comunque i tre capitoli con i diversi POV.

Alla prossima settimana!

Un abbraccio,

Ori_Hime

 

PS: vi aspetto su Fairy Floss per una fan art adatta al capitolo!

  
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