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Autore: Sathia    14/08/2009    6 recensioni
"Quando la frattura fra i padri sarà ormai guerra
L'erede unico giungerà"
Ddicata a Hikaru Ryu e a tutte coloro che amano le Harry/Tom.
Genere: Romantico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Voldemort
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente,

sono di corsa quindi mi prendo solo un secondo per ringraziare come sempre le mie piccole schiav... aiutanti e tutti coloro che hanno la forza di aprire e leggere quello che scrivo.

 

Buona lettura

 

 

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Bianca oscurità

Sono una creatura mortale legata dal sangue a una profezia,

sono una contraddizione vivente... esisto per salvare o distruggere?

 

3- Fuggire da sé stessi

Il Signore Oscuro aveva controllato decine di volte, cercando ovunque il rituale indicato nel libro, lasciatogli in pegno dalla giovane. In una settimana aveva rimesso sottosopra tutta la biblioteca Malfoy, ma non lo aveva trovato; solo qualche labile riferimento nei tomi più antichi, nulla di concreto, però.

Avrebbe voluto aspettare, fare altre ricerche, ricontrollare, ma ormai si sentiva come una ragazzina mestruata, aveva terribili sbalzi d'umore e il giorno precedente aveva persino... Salazar... aveva fermato uno dei Mangiamorte, ordinandogli di non far del male ai babbani che avevano catturato in un recente rastrellamento, anzi di... non riusciva a crederci... di liberarli.

Maledizione! Maledizione! Maledizione!

Tra un po' si sarebbe messo a fare ghirlande di fiori e a canticchiare stupide canzonette d'amore.

I suoi poveri nervi erano terribilmente provati dai recenti sconvolgimenti del suo animo. E lui non riusciva a smettere di pensare, che questo era accaduto da quando aveva riacquistato un corpo solido. Che fosse il sangue di Potter il problema? Poteva avergli trasmesso una qualche strana malattia da Grifondoro?

Ed ecco che si ripresentava il suo secondo problema: non poteva attaccare Potter. Aveva controllato e quella maledetta ragazzina aveva detto il vero: un giuramento fatto in presenza di un grifone è vincolante. Infrangerlo porta, come per i voti infrangibili, alla morte. Per la miseria, già si vedeva a dover ordinare ai suoi uomini di lasciare in pace l'Inutile Bamboccio Sopravvissuto.

Nelle sue ricerche aveva anche ricontrollato le altre proprietà caratteristiche dei gatti piumati, riconfermando la sua idea di bestiacce insopportabili e scoprendo che, davanti a loro, non si poteva mentire neanche sull'argomento più banale.

Improvvisamente le parole di Lily gli rimbombarono nella mente -È stato un vero piacere, Lord Voldemort, non mi capita spesso di parlare con dei maghi... o meglio, ho a che fare con dei maghi tutti i giorni, ma questa è la prima volta che scambio due parole con uno che sia ancora vivo-

Un brivido gli corse lungo la schiena come un campanello d'allarme: quella ragazza era la Morte.

Non c'era tempo, ormai aveva appurato che quel maledetto rito non lo avrebbe danneggiato e questo, al momento, gli bastava. Doveva tornare alla villa Riddle e preparare l'incantesimo.

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Un dolore lancinante percorreva tutto il suo corpo, le gambe, le braccia: ogni osso scricchiolava, il cuore iniziò a battergli frenetico nel petto e i polmoni si contrassero dolorosamente alla ricerca di ossigeno.

Come una corrente elettrica, la magia che gli stava bruciando il corpo trovò la strada, raggrumandosi in un unico punto sulla sua schiena... per un istante fu certo che la colonna vertebrale gli si sarebbe spezzata, arsa da quel fuoco che lo stava divorando vivo.

L'urlo fu agghiacciante e disperato, tutti i Mangiamorte che erano stati richiamati alla villa trasalirono e, per la seconda volta in pochi giorni, si trovarono a fare irruzione nella stanza in cui il loro Signore si era rinchiuso. Il primo che entrò fu colpito da un raggio verde in pieno petto. Voldemort, con la bacchetta ancora sollevata, rimase a fissare per qualche istante quel corpo morto. Poi una risatina crudele e gioiosa gli scappò dalle labbra, che pronunciarono solo -Sono guarito-

Alle sue spalle un ragazzo dagli scurissimi capelli era accasciato al suolo, con gli occhi chiusi, e singhiozzava disperatamente, ancora scosso da forti tremiti. Poco più di un bambino e non ancora un uomo, stava cercando di non muovere nessun muscolo per non urlare ancora e stava lì, cercando di ricordare chi fosse.

Solo buio; ricordava minuti, giorni e anni di buio... ricordava di aver urlato disperatamente, per così tanto tempo da aver perso la voce e dopo quella, lentamente, anche i ricordi erano sbiaditi: il calore del sole, non era nemmeno sicuro di ricordare il vero colore del sole... era giallo? O bianco? Era davvero caldo? Com'era sentire calore?

Il buio lo circondava ancora, ma ora c'erano delle voci, le sentiva... riusciva ancora a sentire? Sì, tanto bene che ogni sussurro gli si piantava nella testa come un coltello. Doveva aprire gli occhi, doveva assolutamente capire dove fosse.

Ci provò, ma anche nella penombra della stanza c'era troppa luce per i suoi occhi, che furono trapassati da mille spilli. Non era sicuro di essere riuscito a trattenersi dall'urlare... aveva ancora la voce? Ma un attimo dopo, quando qualcosa gli venne buttato addosso, la pelle bruciò e le articolazioni dilaniate scattarono incontrollate, riducendolo a un ammasso uggiolante di dolore.

"Vestiti!"

Aveva sentito bene? Una voce inquietante e sbagliata gli aveva dato l'ordine, se l'aveva dato davvero a lui. Non poteva esserne certo, perché sentiva altre voci e non capiva ciò che dicevano. Provò ancora ad aprire gli occhi, lentamente, e tra le lacrime riuscì a intravedere delle ombre. C'era davvero della luce, non più quell'oscurità immota... gli sembrava di non aver mai visto nulla di così bello.

La testa gli martellava ma non dimentico dell'ordine di poco prima, allungò la mano, trovando la veste che gli era stata gettata addosso, e la infilò alla cieca. Ricordando vagamente che quegli abiti dovevano avere dei bottoni, provò a cercarli, ma sul nero del tessuto non riuscì nemmeno a intravederli e occuparsene usando solo il tatto era impossibile. Non ricordava come si usassero quelle cose.

Infine decise di avvolgersela addosso, chiudendola alla bene e meglio con le mani, cercando al contempo di non farla sfregare sulla schiena. Ora, davanti a lui era tutto immobile e silenzioso. Per un attimo, temette di essere nuovamente sprofondato in quella prigione buia e il panico lo invase. Poi una figura si parò davanti a lui, ne riusciva a intravedere solo poche porzioni dove la veste scura, non avrebbe saputo dire di che colore, si confondeva con l'oscurità della stanza, lasciando spazio alla pelle chiara e malaticcia. Stringendo le palpebre per provare a mettere a fuoco quel viso in alto sopra di lui - ancora non aveva provato ad alzarsi in piedi - riconobbe un nuovo colore. Rosso. Due occhi infuocati lo fissavano attenti.

"Mi capisci?" ancora quella voce che gli sibilava nelle orecchie graffiandole, ma se quell'uomo l'aveva salvato, di certo lui non avrebbe esposto alcuna lamentela.

Non sicuro della sua voce, semplicemente annuì e gli parve di intravedere un moto di soddisfazione nell'altro, che gli pose una nuova domanda, vedendo come stringeva gli occhi che finora non avevano smesso di bruciare e lacrimare "Ci vedi?"

Annuì ancora, mentre ormai la mente vagava e gli spasmi dei muscoli finalmente iniziavano ad acquietarsi.

"Sai chi sei?"

Sì... no.

Entrambe le risposte gli risalirono la coscienza nello stesso istante. Chi era? Non lo ricordava più da così tanto... forse quell'uomo lo sapeva, o magari sperava in un suo indizio. Provò a scavare nei recessi di quel passato, che a malapena sapeva di aver vissuto, e un nome riaffiorò "T.tom Ridd...le" biascicò, con la gola riarsa e le corde vocali distrutte da quegli anni di prigionia e dalle urla di poco prima.

Il Signore Oscuro era al settimo cielo... quella sera avrebbe organizzato un'incursione tra i babbani per festeggiare degnamente. Quel moscerino, era sicuramente Lui. Il fastidio per quel nome schifoso, che sperava di non dover associare mai più a sé stesso, lasciò presto spazio al giubilo per la riuscita del rituale.

Si era sbarazzato del suo cuore umano.

Per un momento, si chiese se poteva addestrare quella pallida imitazione e renderlo un buon soldato ma lo sguardo meravigliato e spaurito su quella faccia, che un tempo gli apparteneva, gli fece cambiare idea. Lui sicuramente non aveva mai fatto nulla del genere. Ricordò che cos'era quel ragazzino: materiale di scarto, i sentimenti che lo stavano contaminando e uccidendo venivano da Tom. Da quel viso e da quel nome che non gli appartenevano, che erano deboli e che odiava profondamente.

Doveva ucciderlo. O forse non sarebbe stato saggio farlo: non sapeva cosa poteva capitargli rivolgendo la bacchetta contro quel giovane. Non poteva rischiare, avrebbe forse potuto rinchiuderlo da qualche parte o donarlo a qualche servo, ma come impedire che lo uccidessero, o peggio che scoprissero la sua identità?

Ancora a terra Tom cercava di ricordare, ripercorrendo i monotoni anni in cui non aveva visto altro che nero, solo qualche stralcio brevissimo qua e là: un colore, una voce. Sempre per pochissimi istanti, poi uno stralcio più lungo degli altri. Due occhi verdissimi che lo fissavano pieni d'odio e paura, capelli rossi scompigliati. Chi era? Una donna. Una preghiera fatta di parole che non ricordava, ma che sapevano delle lacrime di quella ragazza. Aveva provato ad aiutarla, a dirle di andare via, ma lei non gli aveva dato ascolto e lui non era riuscito a resistere. Lei l'aveva rimandato nel suo tugurio senza luce, chiudendolo dentro con un incantesimo e non c'era stato più modo di uscirne per molti altri anni.

All'improvviso gli balenò nella testa l'immagine di quel mostro. L'aveva visto. Calvo, con la pelle cianotica e due tagli al posto del naso, la lingua biforcuta e gli occhi rossi come il sangue che versava continuamente. Era davanti a lui... in uno specchio.

Un conato di vomito lo assalì, ma vi badò appena; quando fu passato e poté staccare le mani da terra, le portò subito sul volto, tra i capelli... per fortuna, quella era la sua faccia, quella di Tom. Riportò lentamente lo sguardo sul suo interlocutore di poco prima e finalmente lo riconobbe. Era lui, il mostro "Lord.d Voldem..ort" balbettò mentre già i suoi occhi correvano a cercare una via di fuga.

Non la trovò... l'unica uscita era assiepata di Mangiamorte e le finestre non erano un'opzione praticabile senza sapere a che piano si trovavano, oltre ad essere troppo lontane.

Non importava, doveva tentare, non poteva permettere che lo imprigionasse nuovamente o quella donna di cui non ricordava il nome sarebbe morta invano.

Era già pronto a scattare quando una voce lo fermò, un sibilo basso e quasi impercettibile alle sue spalle "È stato lui a liberarti, di certo non cercherà di catturarti di nuovo".

Con la coda dell'occhio Tom individuò il bagliore argenteo di un movimento vicino a una colonna. Voldemort era tornato alla sua seduta, cercando di trovare una soluzione per non rischiare che qualcuno scoprisse l'identità del giovane. I Mangiamorte avevano smesso di fissarlo, concentrandosi sul loro Signore appena questi si era allontanato. Forse poteva azzardarsi a chiedere aiuto alla voce nascosta tra le ombre. Poi, improvvisamente, Voldemort diede ordine a due dei suoi di portare via il cadavere dell'uomo ucciso poco prima e Tom si rese conto con angoscia che non capiva una parola di quello che si dicevano.

E capì.

Non ricordava la lingua umana... quello nascosto tra le ombre era un serpente.

"Io posso farti uscire, ma devi fidarti" disse la serpe alle sue spalle "Devi ripetere le parole dell'incantesimo che ti dirò"

Poteva davvero fidarsi? Forse no, ma non c'era scelta. Annuì sperando che l'animale capisse cosa quel gesto voleva dire e, quando quello iniziò a dirgli come concentrare la magia per richiamare... beh, qualunque cosa volesse fargli richiamare, eseguì scrupolosamente le sue direttive.

Era tremendamente faticoso, non usava la magia chissà da quanto e il suo fisico non era proprio al pieno delle forze, ma sapeva perfettamente che non avrebbe avuto una seconda occasione. Se avesse sbagliato, sarebbe molto probabilmente morto.

Il Lord, troppo preso dai suoi pensieri, non si accorse di cosa Tom stesse facendo, non lo vide issarsi in ginocchio e poggiarsi le mani sulle gambe con i palmi rivolti verso l'alto, non lo vide chiudere gli occhi e concentrarsi, non vide i suoi occhi riaprirsi poco dopo o le iridi scarlatte che vi si trovavano, semplicemente non vide e non sentì la magia di quel ragazzo liberarsi perché era identica alla sua.

Fu Bellatrix ad accorgersi per prima di cosa stesse accadendo e a richiamare l'attenzione di tutti, ma ormai era tardi. L'incantesimo era iniziato. Tom fissava il vuoto davanti a sé, come ascoltando una voce silenziosa e, eseguendone gli ordini, iniziò a sibilare una lenta litania, o un giuramento, cercando di non farne sentire le parole al suo nemico.

Voldemort riuscì ad ascoltare solo l'ultima parte "Io, ultimo erede di Salazar Serpeverde, chiedo di poter ricevere la bacchetta del mio antenato, giurando di non rivolgerla mai contro l'altro erede, mio opposto e mio pari..."

Il Signore Oscuro si sarebbe messo a ridere per la stupidità di quel ragazzino. L'avrebbe sicuramente fatto se una bacchetta non fosse comparsa davvero, se Tom non l'avesse afferrata rivolgendola contro di lui per richiamare il libro che Lily gli aveva lasciato per compiere il rituale e se, una volta preso, Riddle non fosse scomparso nel nulla, come risucchiato nel vortice di una passaporta.

Era accaduto tutto in pochi istanti e ora nel salone rimanevano solo i Mangiamorte, che quasi non respiravano, nel tentativo di rimpicciolirsi e sparire con la sola forza di volontà, sentendo la furia gelida che proveniva dal loro padrone.

Per un momento tutti si chiesero sbigottiti cosa fosse successo, ma ogni pensiero passò in secondo piano quando il primo di loro fu colpito da una Cruciatus.

 

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NOTE:

Volevo solo dare una piccola spiegazione sui dialoghi:

-parlato normale-

"parlato serpentese"

In questo capitolo Voldemort e Tom parlano sempre in Serpentese, ma i dialoghi, pur essendo scritti tra virgloette, passano al corsivo solo dal momento in cui Tom si rende conto usarlo.

 

 

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COMMENTI:

Kira90: Il povero Voldy nei primi capitoli se l'è vista brutta... ma ora è "guarito". Grazie... ho pensato molto al nome per lei - che in pratica diventa anche un po' la protagonita - le mie fic sono quasi sempre poggiate su tre piedi... o meglio tre personaggi base (2 originali e 1 mio) con cui gioco e smonto interamente la storia dall'inizio per ricostruirla come dico io... alla faccia della Row muhahahah. E Leila non solo è il mio personaggio, non solo è una gamba del tre piedi, non solo da un senso a tutto ciò che sto facendo... ma ha dato lei il titolo a questa fic... e io la adoro, è come se fosse la mia bambina (brutta cosa visto che è orfana... ^^"). Ma non disperare, lei non è precisamente cattiva... e dopo questo capitolo credo si sia capito. Hai scritto un romanzo? Pubblicato? Di che parla? Dove lo trovo? Me curiosa... baci Sathia

DJKIKA: Grazie dei complimenti. Anche Voldy pensa che Leila sia la morte... ma la mia Beta insiste a dire che io non scriverei mai niente di così semplice, che sono molto più pazza di così e che solo per il fatto che sto dando indizi tanto evidenti in tal senso vuol dire che sto cercando di sviarvi... chi avrà ragione? ^___^. Poverò Voldy davvero... ma adesso è guarito, anche se i suoi Mangiamorte ora mi vogliono fare tutti la pelle... ç___ç. Questo credo davvero che sia un super capitolo anche se è arrivato un po' in ritardo... ma mi perdoni perchè è un capitolo figo, vero? Sì-sì, italianissimo... boh, credo che stia a Roma... ma è anche gayssimo... pat-pat, consol... lo so... è sempre così che finisce con certi bocconcini... per questo rinascerò uomo... sìììììì!!! Consolati pensando che anche Daniel piange con noi... perchè non lo aveva per le mani sul set... ^^". Lo so non è una gran consolazione... ma non possiamo fare di più. Baci cara e a presto...

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Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi stiate facendo un'idea di quanti casini avranno i poveri personaggi che sto sfuttando ^__^. Se qualcuno volesse lasciare un commentino mi farebbe molto contenta... giuro che vi risponderò appena possibile.

-No commento, no party-

 

A presto (si spera sempre),

Sathia

 

 

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