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Autore: Daphne_07    03/07/2020    1 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Bando alle maschere e... fuori i sentimenti!

Eccomi qui! E' passato un po' di tempo dall'ultimo aggiornamento, non cruciatemi. Allora, che titolone lungo(non avevo voglia di pensarci troppo, eheh)! Il contenuto di questo capitolo saprà ripagarvi dell'attesa...
Daphne_07


Malfoy si ritirò sotto le coperte. Che bizzarro compleanno... Cioè, era stato normale finché la Granger non vi si era imbucata, portandogli quelle due barrette di liquirizia. Ne sentiva ancora il sapore in bocca... Il suo amico, Blaize Zabini, gli diede uno scrollone.
-Che vuoi? Cercavo di prendere sonno!- gli ringhiò contro: odiava chi interrompeva la sue riflessioni.
-Hai l’aria di uno che pensa a qualcosa di importante. Che c’è?- Zabini amava tormentare il suo amico.
-Ma niente!-                                                                                   
-Eppure mi sembra di sì. E dai, siamo migliori amici, puoi dirmi tutto!-
-Questo è quello che pensi tu- gli rispose Draco, pungente. Zabini aveva visto poche volte quella faccia… una faccia che significa “c’entra la Granger”.
-Sai chi fa questo tipo di frecciatine?- lo punzecchiò Zabini, malizioso -Hermione Granger- L’esplosione di rabbia che seguì quel nome diede a Zabini la prova sperata.
-Ah, c’entra la Granger, vero?-
-Assolutamente no!-
-D’accordo… è strano che ti arrabbi così. Sembra quasi che il tema “Granger” ti stia a cuore- Il ragazzino si allontanò, evitando per poco una raffica di calci.
-Buonanotte, Draco-
-Ma vaffanculo-
 
-Ho vinto!- esultò Hermione, mostrando il palmo aperto agli amici.
-Cosa? No, non è vero!- ribatté Ron, che non aveva ancora capito le regole di “carta, forbici, sasso”.
-Ma sì, invece- ridacchiò Harry, divertito dall’estraneità di Ron ai giochi babbani -Carta batte sasso-
-Tira un sasso dentro un pezzo di carta, scommetto tutti i Galeoni del mondo che lo laceri!- contestò Ron.
-Non è ora di andare a dormire? Sono già le nove- intervenne Madeline, che si era intrufolata al tavolo dei Grifondoro.
-Sì, sarebbe meglio- Hermione giocherellò col pendaglio della sua collanina. Era a forma di clessidra, simile alle rinomate “giratempo” che il Ministero custodiva. Aprì e richiuse il gancetto, in modo da dare un’occupazione alle sue manine instancabili. Fatto sta che, dopo aver tormentato a lungo il suo ciondolo, la collanina le si staccò dal collo. Hermione non se ne accorse, e, ignara delle conseguenze che quel gesto avrebbe comportato, salì nel suo dormitorio. 
Si docciò, si lavò i denti e si infilò sotto le coperte. Una ventina di minuti prima delle 22.00, l’ora del coprifuoco, l’immagine della collanina apparve vivida nella sua mente. La ragazzina sussultò: quel ciondolo era molto importante per lei. Le era stato regalato dai suoi genitori (quelli adottivi) il giorno del suo dodicesimo compleanno (devo ancora decidere che data sarà).
-Ginny- sussurrò.
-Che c’è?- rispose l’altra, rotolandosi tra le coperte.
-Devo andare a prendere una cosa in Sala Grande-
-Vacci domani… ti svegli presto e arrivi lì prima degli altri-
-No… alcuni elfi hanno il vizio di rubacchiare gli oggetti preziosi… domani potrebbe essere già sparita. Vado e torno, ci metto pochissimo- Hermione, cercando di far scricchiolare meno molle possibili, sgusciò fuori dal letto. Il pavimento foderato di moquette attutì i suoi passi, e Hermione, in un minuto di sospiri soffocati, giunse al suo armadio. Si mise le prime due cose che trovò (Vado e torno, non mi vedrà nessuno). Schiuse leggermente la porta, uno spiraglio di debole luce le trapassò il volto. Scese prima in Sala Grande, dove, ormai, restavano solo le coppiette, e poi uscì dal buco del ritratto.
-Non è un po’ tardi?- chiese la Signora Grassa, tormentandosi un brufolo.
-Ci metterò poco!- Hermione discese diverse scale, finché non si ritrovò in un corridoio deserto, spoglio di arazzi e di porte. Diverse finestrelle si susseguivano lungo il muro di pietra, rendendo possibile la vista di un armadio possente, posto alla fine del corridoio. La pallida luna emanava un bagliore vibrante, quasi spettrale, e lanciava ombre grottesche sul grande armadio. La luce filtrava dalle finestrelle, distorcendo la forma degli oggetti. In una sorta di visione spiritica, Hermione decise di retrocedere.
Ma dove diavolo sono finita?, si chiese, sempre più confusa. Dov’era la Sala Grande?
Il ricordo di una scala in movimento le provocò diversi brividi. Le scale avevano cambiato posizione… e lei, di conseguenza, si era ritrovata sul percorso sbagliato. Chissà dov’era adesso… In un tentativo disperato, tastò la tasca del cardigan… niente bacchetta. Niente luce. Affidandosi alla mutabile luna, fece dietrofront.
Tof, tof. Il suo intero corpo si protese verso quel rumore. Tesa come le corde di un violino, Hermione percepì anche i rimbombi più ovattati di quei passi. Avvertì un’ombra che scivolava nel corridoio, non indovinò a chi appartenesse. Da prode guerriera, si preparò a combattere. La misteriosa figura le stava venendo addosso, e Hermione, presa dal panico, reagì d’istinto: allungò una gamba e sferrò un calcio… Forse non fu bene prendere tutte quelle lezioni di karate quando aveva nove anni, perché il colpo risultò più forte del dovuto.
Bestemmie e bestemmie, una voce maschile chiaramente indiavolata. Hermione, pietrificata, non riuscì a muoversi. L’idea di fuggire non la sfiorò nemmeno: c’era da prendersi qualche responsabilità? Hermione l’avrebbe fatto. Intuì che nemmeno il ragazzo aveva una bacchetta, poiché i secondi successivi si persero nel buio. Finalmente, lei si decise a parlare.
-Attento a ciò che fai, sono… armata.-
-Io credo che tu sia armata solo di neuroni morti, brutta testa di cazzo!- Hermione, con un gemito di disappunto, riconobbe la voce.
-TU?!- gli urlò.
-Sì, Granger. Mi stalkeravi o cosa?- ringhiò Malfoy, la voce pregna di rabbia.
-No! Mi dispiace, non pensavo che…-
-Che tirare calci a destra e a manca potesse rinsavire il tuo cervello?- Hermione non poté guardarlo negli occhi, ma indovinò la sua espressione trasudante collera.
-Ora stai bene? Vuoi che ti aiuti?- chiese, riluttante (quel cotton-fioc mi manda sempre ai nervi)
-Ma sei matta? Con cosa mi aiuteresti, con un altro calcio?- Lo sentì rialzarsi in piedi.
-Cosa ci facevi qui a quest’ora?- chiese, scontroso. I loro corpi apparivano come figure indistinte, sfumate, semplici miraggi creati dalla Luna.
-Recuperavo una collanina. E tu?-
-Sono andato a cercare Tiger e Goyle, stasera dovevano aiutarmi ad organizzare uno scherzo- sogghignò, malvagio.
-Cosa?! Pensavo che avessi finito con gli scherzi!- lo rimproverò Hermione.
-Oh, Granger, sei così ingenua! Pensavi davvero che io fossi cambiato? Sono lo stronzo di sempre! Adesso ti svelo l’ABC di ogni studente: infrangi tutte le regole che puoi senza farti notare. Passerai per un Santo senza alcun merito-
-Che sciocchezza!- Hermione si sforzò di adottare un tono biasimevole, ma non ci riuscì: l’immaturità di Malfoy era prodotto di lunghe riflessioni, reazioni calcolate, e nulla dei suoi piani faceva pensare ad una “bambinata”. Forse era il suo portamento glaciale, minaccioso, a renderlo così inquietante e prominente... La sua innata dote di capo punzecchiava l’orgoglio di Hermione, rendendola sempre più aspra.
-Una sciocchezza, dici? Una sciocchezza come il finale di “Game of Thrones” o una sciocchezza come le battute di Rita Rudner?- Eh già, Malfoy avrebbe sempre buttato un vacca i suoi ragionamenti.
-Entrambe le cose mi danno i brividi- Hermione, senza saperne il motivo, si ritrovò a ridacchiare. In effetti, la situazione era a dir poco ridicola. Troppo ridicola. A quel nuovo botta e risposta, Hermione non riuscì più a trattenere un sorrisetto. Incastrò la testa fra le mani e cominciò a ridere convulsamente, in modo quasi sguaiato. Lo stress di quella situazione ci mise lo zampino, e, inaspettatamente, portò anche Malfoy alla risata. Hermione ne avvertì il preludio, una specie di singhiozzo divertito, e poi lo sfocio nel riso vero e proprio. La ragazzina spalancò la bocca, sgomenta, e si lasciò guidare dall’impeto della risata. Malfoy sorrideva di rado, e, ancor più di rado, rideva. Tutta la sua agghiacciante cupezza si tramutò in euforia contagiosa, lasciando Hermione (come sempre) piacevolmente sorpresa. Il suo repentino cambio di umore la rese sempre più ilare, liberandola dal precedente rancore.
Minuto dopo minuto, scattò il coprifuoco. I ragazzi non se ne accorsero, presi com’erano. Il primo a rinsavire fu Malfoy. Momentaneamente rimase un po’ impacciato, sconvolto dalla sua stessa mancanza di senno. Lui?! Ridere come un idiota?! Non si capacitava di quell’orrendo spettacolo, assolutamente deleterio per la fama dei Malfoy.
Mentre l’euforia di Hermione andava diminuendo, Malfoy sbiancò. Il coprifuoco… Veloce, la sua abile mente stilò un rapporto degli elementi circostanti. Come se la sua intera vita fosse trascorsa nel buio, Malfoy seppe immediatamente come ambientarsi. Si alzò di scatto e mise una mano sulla bocca di Hermione. La trascinò vicino all’armadio, sperando che le loro ombre riuscissero a mimetizzarsi con quella imponente del mobile. Senza abbandonare la presa sulla sua bocca, indicò l’inizio del corridoio. Hermione individuò un fioco bagliore, che, goffo, si avvicinava a loro. Apparve una gatta grassa e spelacchiata, seguita dal suo immancabile padrone: Gazza.
-Segui l’odore, Ciccina, quei due che abbiamo sentito ridere non potranno essere lontani… Chiederò a Silente di appenderli alle catene nel mio ufficio…- bofonchiò, malvagiamente compiaciuto. Erano in un vicolo cieco, a meno che non decidessero di saltare dalle finestre (Una pazzia, saremo al quinto piano...) Hermione ansimò, terrorizzata. Aveva infranto il coprifuoco, e, ancor peggio, stava andando incontro ad un duro castigo. Che prospettiva mortificante… Malfoy corrugò la fronte, nel tentativo di formulare un piano. Indugiò un attimo sull’armadio, come se quel mobile avesse contenuto la chiave della loro salvezza. Gli occhi di Malfoy si illuminarono, improvvisamente consapevoli di una via di fuga.
-Zitta- sussurrò. Schiacciò il suo corpo contro l’armadio, e, cauto, scivolò fino alle ante. Afferrò una maniglia e la tirò cautamente, sperando che l’ombra dell’armadio non lasciasse trasparire quei movimenti. Hermione si chiese cosa stesse succedendo.
Ecco, sono fregata. Adesso mi beccherò un castigo tremendo… Proprio io che ho la fama di essere perfetta… Mi prenderanno tutti in giro. E poi cosa fa, quel cotton-fioc?
Hermione assottigliò gli occhi, nel tentativo di distinguere le figure circostanti. Gazza avanzava, sempre più veloce… Forse si era accorto di qualcosa… E Malfoy stava estraendo un oggetto dall’armadio, simile ad un ramo affusolato.
Malfoy premette il bastone al suo petto, e poi, furtivo, tornò da Hermione. La ragazzina sgranò gli occhi, più sconvolta dagli obbiettivi di Malfoy che dallo stesso manico di scopa.
-C’è qualcuno lì?- chiese Gazza, la voce maligna e gracchiante.
Hermione scosse la testa: non voleva assolutamente volare! Malfoy aprì una delle finestre, quella emise un roco cigolio. Salì sul davanzale, porgendo una mano a Hermione. In tal modo, volando via, avrebbero infranto il doppio delle regole, rischiando l’espulsione… Ma, se non si fossero fatti scoprire, c’era la possibilità che evitassero anche il più semplice dei castighi… Gazza si fermò un attimo, elaborando l’immagine che aveva appena recepito: due ragazzi vicini alla finestra. Un manico di scopa. Cominciò a correre nella loro direzione, agitando le braccia. Malfoy, stanco di attendere Hermione, l’afferrò per il polso e la trascinò sul davanzale. Saltarono insieme sulla scopa.
Malfoy scalciò contro il muro del castello, pronto a partire. La scopa obbedì.
I capelli dei giovani si agitavano, scossi dal vento. I loro abiti si diedero ad una concitata danza di soffi e scossoni, mentre ai ragazzini balenavano in testa i pensieri più disconnessi. Hermione si ripeteva “Oddio, oddio”. Malfoy, invece, era concentrato su temi molto più articolati.
Non capisco. Ho sempre desiderato di fuggire da Hogwarts, in piena notte, e di tornare solo al mattino… e adesso con me c’è anche la Granger. Sarà destino?
Decine e decine di Lumirmilli, piccole bestioline con grandi ali fluorescenti, svolazzavano sul Lago Nero, illuminandone la superficie piatta e scura. Simili a schegge luminose, i Lumirmilli sfrecciavano da un capo all’altro del Lago, creando rapide scie sfavillanti. Quasi senza accorgersene, Malfoy mandò in picchiata la scopa. Hermione, terrea, serrò gli occhi, lasciando però scoperto un piccolo spiraglio: anche lei era curiosa, dopotutto. Dopo i primi secondi, Hermione si costrinse a guardarsi intorno. Si ritrovò a sorridere, estasiata. Scesero ancora in picchiata, poi, lentamente, Malfoy raddrizzò la scopa.
Volavano a pochi centimetri dalla superficie del Lago, e Hermione sporse cautamente un dito. Fendette la superficie uniforme dell’acqua, creandovi una morbida scia.
Malfoy puntò la scopa verso l’alto e sfrecciò su, sempre più su, sino alle cime dei pini.
-È meraviglioso!- gridò lei, incantata.
La vista di Draco stava poco a poco aprendosi: assuefatto da emozioni e rapporti fittizi, non riconosceva più la bellezza. In una sorta di accettazione incondizionata della realtà, il ragazzo si era arreso ad amicizie facili e routine bieche, non distinguendo più la patetica finzione a cui gli altri lo sottoponevano. Cieco, non percepiva più disgusto per quell’orrido teatrino. Hermione gli aveva aperto gli occhi. Indulgente, dolce e provvidenziale, notava ogni anfratto di cielo. Perché lei vedeva. Rideva. Gli scuoteva la spalla, insistente, nel materno tentativo di trascinarlo nel suo mondo. Le boccucce di Pansy, l’alterigia di sua madre, l’ossequio di Goyle, era tutto una disgustosa finzione. Malfoy capì di detestare quel mondo di convenevoli, di personaggi, di persone nascoste dietro una maschera. Perché Pansy era una lucciola, ma non voleva darlo a vedere. Perché sua madre era debole, ma non voleva darlo a vedere. Perché Goyle era timido, ma non voleva darlo a vedere. Malfoy, privo della maschera, iniziò a riconoscere quelle degli altri. Hermione l’aveva salvato da una vita avvilente, triste e solitaria, fatta di compromessi e di personaggi. Perché lei era Hermione. Perché lei era l’unica. Malfoy virò in direzione del castello, abbandonando quel mondo di luci palpitanti. Infondo, non potevano restare fuori tutta la notte.
I due accostarono accanto ad un muro. La finestra della Sala Comune dei Grifondoro oscillava, carezzata dal vento. Hermione poggiò un piede sul davanzale, e poi, facendovi affidamento, ci spostò tutto il suo peso. Ancorandosi ad un’anta, sgusciò dentro la Sala, ringraziando il Cielo che tutto fosse andato liscio. Non aveva recuperato la collanina, ma… era stata memore di emozioni molto più intense. Puntò gli occhi su Malfoy, che, sicuro delle sue abilità, fluttuava sulla scopa.
-‘Notte…- lo salutò lei, un po’ impacciata. Non sapeva cosa dire. “Grazie…?” No.
-‘Notte- Malfoy girò la scopa, pratico, e scese fino al primo piano. Da lì in poi fu tutta una corsa ai sotterranei. 
 
I giorni seguenti furono alquanto bizzarri. I due ragazzi convennero in silenzio che era meglio non discorrere dell’accaduto, e così, vincolati al loro muto patto, finirono per scambiarsi solo occhiatine complici. Come biasimarli, come sospingerli verso un rapporto più aperto? Se si fossero anche solo salutati, ogni studente avrebbe cominciato a parlare di loro. Senza Tu-Sai-Chi, non si correva alcun rischio materiale a trascorrere tempo con una Mezzosangue… Restavano però i pregiudizi, i pettegolezzi, gli infimi aloni che avvolgevano tutti gli studenti più prevenuti. Per non parlare dello shock. Perché mai simpatizzare con la ragazza che hai deriso, schernito e offeso per tre anni (anche se senza rancore, i due non avevano mai smesso di punzecchiarsi)?
Mentre Hermione si lasciava trascinare nella pacata routine, Malfoy tentava forsennatamente di ritrovare la quiete. Era incredibilmente strano… Ogni volta che incrociava la Granger, provava una fitta allo stomaco. Ma non di quelle che ti rendono più pesante… Se lei lo guardava negli occhi, subito Malfoy li riabbassava. Pudore? Imbarazzo? Desiderio di preservare la sua reputazione? Non riusciva a spiegarselo. Sprofondato in un vuoto di domande e di reazioni immotivate, Malfoy iniziò a preoccuparsi seriamente. Non aveva mai provato quelle sensazioni, quindi era impossibilitato ad identificarle…
Hermione ridacchiò dalla parte opposta del corridoio, e lui avvertì il desiderio di… di… DI… DI!? Si voltò di scatto, disgustato. Gli parve che il pavimento lo stesse risucchiando. Forse sarebbe stato meglio così, preferiva scomparire che fronteggiare quella scomoda realtà.
 
Ci riflesse a lungo. Quella verità non poteva essere ignorata, e, in quanto parte consistente dei suoi pensieri, nemmeno evitata. Bisognava affrontarla. Infondo, bastava mantenere il segreto…
In quello stesso momento, Mitchell gli passò accanto. Aveva lo sguardo perso su Hermione, tanto che Malfoy avvertì un formicolio alle dita. Gli si avvicinò, e poi, con aria minacciosamente affabile, gli passò un braccio intorno alla spalla. Affrettò l’andatura, in modo da allontanarsi il più possibile. -Che c’è?- domandò Mitchell, intimorito.
-A te piace la Granger, vero?- chiese Malfoy, sospettoso.
-Sì...- ammise l’altro, arrossendo. Malfoy si erse in tutta la sua intimidatorietà, come se stesse per enunciare un verdetto. Puntò i suoi occhi in quelli di Mitchell, e poi, torvo, gli lanciò uno sguardo raggelante.
-Questo vuol dire…- prese a camminare, lentamente, con aria incurante -che siamo rivali-
 
Malfoy abbandonò la scena, incurante dell’espressione di Mitchell. In un turbine di domande divergenti, quest’ultimo non riuscì nemmeno a schiudere le labbra. Era pietrificato.
Malfoy saettò nella Sala Comune dei Serpeverde, dove un annoiato Blaize Zabini leggiucchiava la sua rivista di Quiddich.
-Blaize!- esclamò, ancora indeciso su come formulare le frasi. Doveva dirglielo, o la sua “coscienza” ne avrebbe risentito.
Blaize l’avrebbe preso in giro? No. Uno, perché era il suo migliore amico. Due, perché lui stesso aveva scherzato su quell’insolita coppia.
-Che c’è?- chiese lui, famelico di informazioni. Non aveva mai visto Malfoy tanto agitato.
-Allora… è una storia lunga- cominciò lui, goffo. Si accasciò su una sedia, la testa in subbuglio. Com’era stato possibile? Perché proprio lei? Non era affatto scontato, ma… i più maliziosi potevano prevederlo. Chiunque si affezionerebbe ad una ragazza del genere, soprattutto se quella ragazza ha cambiato in meglio la tua vita.
-Parla, sono tutt’orecchie- Blaize si inclinò nella sua direzione, in modo da sottolineare quel concetto.
-Allora… Sai che io sono Purosangue…- esordì, la gola asciutta.
-Sì-
-E sai che tipi sono i miei genitori…-
-Sì-
-E sai che non accetterebbero mai alcuni comportamenti…-
-Sì-
-E sai che non lo farebbero nemmeno gli studenti-
-Vai al punto!- lo incitò Zabini, avido. Malfoy tentennò, insicuro. Per quanto si sforzasse, le parole non volevano prendere vita.
-Mi piace la Granger- Semplice, diretto e… sconvolgente. Zabini sgranò gli occhi, completamente destabilizzato. Ansimò, incapace di manifestare pensieri più articolati.
-Stai scherzando…-
-Affatto- Il sorrisino incerto di Zabini crollò -Oh… beh…- boccheggiò.
-Ti prego, giurami che non lo dirai a nessuno!- lo implorò Malfoy, che mai era stato più ansioso.
-Ma figurati, non sono razzista e approvo alla grande! E poi sai che ti dico? Meglio così. Meglio la Granger che Millicent Bulstrode. Sono convinto che più lei ti rifuggirà, più tu la vorrai: gli uomini sono spinti a desiderare l’inarrivabile, e tu, Draco, con mille corteggiatrici che ti sbavano dietro, ne sei un fulgido esempio. Non fartela scappare, bello. Non sei l’unico a desiderarla- Malfoy assunse un’espressione corrucciata.
-Lo so-
-C’è Charles Mitchell, per esempio, e forse Paciock, o Weasley- elencò Zabini. Malfoy scosse la testa, con aria saccente.
-Gli ultimi due non mi preoccupano affatto. Non sono né belli, né intelligenti, né competitivi. Ti dirò, Mitchell mi spaventa un tantino. Oltre all’avvenenza, quel tipo non molla facilmente… Sarebbe capace di diventare un cervellone, pur di ottenere quello che vuole-
-Già. Ho saputo che la Granger l’ha rifiutato- Malfoy ghignò -ma che lui non si è arreso. È stato respinto per la sua patetica superficialità, e adesso ce la sta mettendo tutta pur di prendere buoni voti. È perseverante…- ammise Zabini -Entrambi la volete per lo stesso motivo. Stanchi della banalità altrui, vi siete concentrati su una ragazza dai valori più alti. Mitchell la vuole per appagarsi, tu la vuoi perché siete simili (te l’avevo detto!). Il punto è che tu ha una cosa che lui non ha: una qualche attrattiva-

E alla fine ci sono arrivata. In realtà, volevo concludere con "Questo vuol dire che siamo rivali", ma sapete, il capitolo era troppo corto e quindi...
Contenti? Ci abbiamo messo 10, lunghissimi capitoli, ma alla fine Malfoy ha chiarito i suoi sentimenti. Alla prossima!
   
 
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