Titolo(Storia):
I Cento Mo(n)di
Titolo Capitolo:
Galeotta fu la chiave – o la
sbronza o forse il trauma cranico
Prompt: #2 Mi sono infiltrato in
casa tua alle due di
notte perché ero ubriaco e pensavo fossa casa mia!AU
Personaggi: Leo Valdez, Calypso,
Will Solace, Magnus
Chase (da MC&TGOA), TJ (da MC&TGOA) (Citati: Jason
Grace, Lester
Papadopulos, Frank Zhang, Hazel Levesquez, Thalia Grace, Reyna
Arellano, Annabeth
Chase, Percy Jackson).
Paring: Caleo,
perlypso!minor!past (minor: Percabeth,
Frazel)
Rating: Giallo intenso
Warning: Modern!AU,
Beta: Nessuna
Note: Ma
che è sta
cosa? Ah, bo, ma finalmente è una cosa shipposa come si
deve. Allora questa one-shot
rientra nello stesso universo in cui Jason e Leo sono coinquilini e
Calypso è
la loro vicina (Leo spia la cronologia di Calypso, Khione chiede a Leo
di
sposarlo & Jason becca Leo a guardare i porno) questa
è la più ‘posteriore’
temporalmente delle ff.
Per il titolo mi sono rifatta letteralmente al titolo della prima ff
Calypso-Leo.
Visto che questo universo, in questa raccolta, sta prendendo sempre
più piede
sto pensando di creare una raccolta a parte su Leo e Calypso, dove
(ri)pubblicare
queste one-shot e magari altre con altri prompt, fatemi sapere se
questa idea potrebbe
intrigarvi.
Un bacio
RLandH
PS- Vorrei ringraziare fenris e cabin13
per le recensioni <3
Galeotta fu la
chiave – o la sbronza o forse il
trauma cranico
“Mi
raccomando, Leonidas, non
farmene pentire.”
Aveva detto così, Calypso? Si, aveva detto così.
E Leo era stato prontissimo a risponderle che non sarebbe mai successo.
Mai.
Avevano decisamente sopravvalutato la questione. Entrambi.
“Bene, Leo, ora sei come nuovo” aveva detto Will
Solance dandoli una sonora
pacca sulla spalla, aveva un sorriso tranquillo, che però
era sciamato appena
era tornato a fare l’apina laboriosa per il pronto-soccorso.
Avevano ricucito e
bendato la sua testa.
“Mi dispiace” aveva serpeggiato Calypso, seduta
sulla sedia accanto a lui.
“Perché? Sono sotto antidolorifici, sto passando
probabilmente il momento più
bello della mia vita” aveva detto. Ed era anche onesto.
L’ubriachezza era completamente passata, ma almeno da un paio
d’ore, aveva
vomitato via tutto l’alchool, grazie al trauma cranico
più che la sbronza.
“Ed avrò una nuova cicatrice figa” aveva
provato a sdrammatizzare. Calypso però
non sembrava per nulla rincuorata, mentre torturava l’orlo
del suo cappotto,
che non si era ancora tolta, per non rivelare la vestaglia,
giro-chiappa, crema
a fiori, che indossava sotto – e che Leo avrebbe conservato
nelle profondità
del suo cuore.
“Ho parlato con la polizia” aveva detto Calypso,
“Ma credo vorranno parlare
anche con te” aveva aggiunto.
“Chi sa che cosa pensano” aveva valutato Leo,
mentre scivolava via dal lettino
dove Will lo aveva fatto sistemare, una volta, usciti dalla sala
d’aspetto.
“Ah boh, lite domestica credo” aveva borbottato
Calypso, “Nah” aveva risposto
Leo, “Più che io sia uno stalker pazzo
assalitore” aveva aggiunto.
Calypso aveva sollevato un sopracciglio, “Nessuno sano di
mente crederebbe che
uno come me, esca con una come te” aveva spiegato Leo.
“Scusami?” aveva domandato Calypso, sembrava
leggermente offesa ed indignata,
onestamente Leo non capiva perché, pensava si sarebbe
indignata più per l’ipotesi
contraria. “Guardati Raggio di Sole: sei intelligente, bella
e risoluta; io
sono un caso umano” aveva risposto Leo.
Calypso aveva gonfiato le guance, “Ma cosa vai
farneticando” aveva detto
Calypso, ancora più offesa, “Non sei un caso
umano: sei spigliato, divertente e
certamente geniale, Leonidas” aveva stabilito Calypso.
Leo era quasi ammirato.
“Qualsiasi ragazza sarebbe fortunata ad uscire con
te” aveva aggiunto con più
vigore.
Leo aveva riso con un po’ di amarezza, “Qualsiasi
tranne te” aveva detto Leo.
“No
sul serio, puoi ripetere?”
aveva domandato l’agente Chase, era il cugino di Annabeth, le
somigliava
abbastanza, stessi occhi grigi, solo che era una versione
più appuntita e
smunta.
“Ieri sera sono andato alla festa d’Addio di Reyna
e Thalia” aveva ricominciato
Leo, “Hai presente no? Potrebbero piegarti ambedue come un
fuscello” aveva
continuato, ma l’agente Chase aveva annuito.
“Si, Annabeth e Thalia sono amiche tipo da tutta la
vita” aveva risposto l’agente
Chase, mentre al suo fianco, il suo collega ridacchiava, chi sa cosa
c’era di
così divertente in quella scena.
“Bene, abbiamo bevuto tanto” aveva spiegato Leo,
“Dovevo tornare con i miei
coinquilini, ma Lester lo abbiamo perso di vista a metà
serata, è la persona
più sfigata che conosco, quindi giuro, non so dove sia
finito” aveva spiegato
Leo, cercando di ricordare il filo del discorso.
“E Jason neanche …” aveva aggiunto,
aveva fatto una pausa.
Cosa era successo, poi?
Il collega dell’agente Magnus Chase, TJ, aveva voltato il
capo verso Calypso e
le aveva chiesto della festa, “No, io … non sono
stata invitata” aveva risposto
poi, tetra.
Leo le aveva lanciato uno sguardo confuso, era dalla conversazione in
pronto-soccorso che Calypso si era fatta lugubre, “Non
è che esci proprio con
noi” aveva detto evasivo Leo.
Nel senso, lui adorava Calypso, anzi lui l’amava proprio.
Però oltre lui, Jason ed il loro occasionale terzo
coinquilino, non è che lei fosse
divenuta parte integrante del loro ‘gruppo’
– se poi potevano esser definiti
tali – era venuta a qualche festa quando era stato Leo ad
organizzarlo ed era
andata a letto con Percy in una di queste (durante una pausa con
Annabeth).
Leo cercava di ignorare quell’evento.
Calypso gli aveva tirato una gomitata.
“Può andare avanti?” aveva ripreso
l’agente Chase, “Si, be, mi ha riportato a
casa Frank Zang, Koda fratello orso, in macchina. Lui ed Hazel, la sua
morosa,
mi hanno lasciato sotto al portone. Non nel pieno delle mie
facoltà sono riuscito
a tornare al mio piano, solo che ho sbagliato porta, invece
dell’interno
ventisette sono andato nell’interno ventisei” aveva
ripreso Leo.
“Come è entrato?” aveva chiesto TJ,
“Aveva le chiavi” aveva risposto
Calypso. “Si,
ho provato un po’ tutte
quelle del mazzo, casa mia, l’officina, casa di mio padre,
casa di Percy, casa
di Calypso” aveva aggiunto Leo, gratuitamente.
“Una volta mi sono chiusa fuori di casa, così ho
fatto una copia extra per lui,
per evitare di dover chiamare i vigili del fuoco di nuovo”
aveva spiegato
Calypso, frettolosamente, per dover giustificare come una ragazza come
lei
avesse dato le chiavi ad uno come lui, caso mai qualcuno, erroneamente,
pensasse che avessero una relazione e per questo Leo posedesse le
chiavi.
“Quindi è entrato nell’appartamento
sbagliato” aveva valutato TJ, “Si, ho fatto
un casino pazzesco e Calypso si è preoccupata fosse un
balordo” aveva risposto
Leo, “E gli ho spaccato la lampada in testa” aveva
rivelato la ragazza, cotta
di imbarazzo.
“Vuole sporgere denuncia?” aveva chiesto ancora
Magnus Chase, a disagio, “No!”
aveva risposto schietta Calypso, “Come ho detto prima anche
al suo capo” aveva
aggiunto.
“Si, Leif è un po’ duro
d’orecchi” aveva scherzato TJ, “Ci
obbliga a chiederlo
di nuovo” si era giustificato l’agente Chase,
“Lei?” aveva chiesto poi a Leo,
“No?”
aveva replicato lui.
“Perfetto firmate e passa la paura” aveva aggiunto
Magnus Chase, rianimato, “Così
possiamo andare a mangiare dei falafel” aveva sogghignato,
allungando verso di
loro il verbale che TJ aveva scritto[1].
“Sono le sette del mattino” aveva valutato Calypso,
“Non esiste un orario in
cui non vadano bene” aveva replicato Magnus. Inoppugnabile.
“Erano
stati i falafel migliori
del mondo” aveva esclamato Leo, “Anche se
preferisco del kebab” aveva ammesso
onesto.
Erano ormai le dieci del mattino, l’antidolorifico aveva
cominciato a scemare e
Leo voleva solo andare a dormire, invece era con Calypso, quel sabato
mattina,
sulle scale antincendio del suo appartamento – si
raggiungevano dalla porta del
bagno dell’interno ventisette.
Quando erano rientrati quatti, Leo aveva sentito il ronfare mai troppo
caotico
di Jason nel suo letto, di rimando di Lester nessuna notizia.
“Non mangio mai roba di cui non sono sicura al duecento per
cento da dove
provengano, però devo ammettere che si, l’agente
Chase, sa il fatto suo” aveva
ridacchiato. Indossava ancora la camicetta da notte a fiori, con sopra
il cappottino.
“Devo proprio andare a dormire” aveva valutato Leo,
rovesciando la testa all’indietro,
per toccare con il capo il muro alle sue spalle.
Aveva superato le ventiquattro ore sveglio. Ore adrenaliniche, ma
sempre più di
ventiquattro.
“Scusa per il vaso” aveva detto Calypso, alzandosi
in piedi, indossava un paio
di ballerine nere lucide, le stavano bene anche se Drew Tanaka diceva
che
quelle scarpe non stavano bene a nessuno.
“Mi dispiace di essere entrato per sbaglio in casa tua,
raggio di sole” aveva
scherzato Leo, “Alla fine sono riuscito a fartene
pentire” aveva borbottato
lui, “Deve essere una specie di talento il mio”
aveva aggiunto.
Calypso lo aveva guardato, si era genuflessa di nuovo, per essere alla
stessa
altezza, aveva posato una mano sulla sua guancia, “Potrei non
essere sempre
stata gentile, all’inizio della nostra conoscenza,
Leo” aveva cominciato a
parlare.
Non lo chiamava mai in quella maniera, sempre Leonidas o Valdez.
“Ma sei un ragazzo brillante, vivace e pieno
d’amore” aveva ripreso la ragazza,
“E non capisco cosa uno come te, possa trovare in una persona
così … così me,
in una come me” aveva aggiunto.
“Non ha molto senso” aveva provato Leo,
“Forse sono ancora ottobrata
dall’antidolorifico”
aveva provato, ma ogni cosa si era acquietata quando Calypso lo aveva
baciato.
[1]
Non ho
idea di come funzionino le cose, ho solo immaginato visto la bizzare
dinamica
che la polizia sia stata chiamata, comunque anche il verbale
è stata una
formalità e scritto a mano, perché: TRAMA.