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Autore: Stillintoyou    03/07/2020    0 recensioni
{PRIMA di leggere questa storia, leggi: Mystic Messenger - Binary Story.}
Questa storia è uno dei seguiti disponibili di Binary Story.
La route di Jumin Han.... l'uomo ricco della RFA, e gattaro dichiarato.
Cosa si cela dietro i suoi occhi grigi?
E come la prenderà Haruka?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 707, Jumin Han, MC, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Lo ammetto, rimasi per un bel po' di tempo a chiedermi se andare o meno con lui. Una buona parte di me, era davvero terribilmente tentata di prendere la sua mano e andare lontano.

Quel ragazzo doveva essere un demone tentatore, per riuscire ad abbindolare in quel modo il mio cervello.

La tentazione di vivere eternamente felice, non era una cosa così negativa ai miei occhi. Anche se... forse, la mia parte razionale, riuscii a ragionare abbastanza bene e abbastanza a lungo da capire che una cosa del genere era totalmente impossibile. Vivere per sempre felice, senza provare nemmeno una sensazione negativa? Era fuori discussione.

‹‹ Lo vedo nei tuoi occhi, Anju ›› disse lui, quando ritrassi la mano che, senza nemmeno accorgermi, avevo teso nella sua direzione, pronta ad afferrare la sua ‹‹ sei come me. Hai sofferto parecchio. ›› chiusi gli occhi. No, non ero quel genere di persona così facile da abbindolare.

‹‹ Chi sei? ›› chiesi, ingenuamente oltretutto. Era ovvio che non mi avrebbe mai detto la sua identità.

Infatti, sollevò gli occhi verso il soffitto ‹‹ non posso dirtelo. Ma, se vieni con me, ti prometto che te lo dirò ››

‹‹ Io... ›› mi morsi il labbro, e diedi uno sguardo rapido in direzione della porta.

Seven... aveva detto che sarebbe arrivato a momenti, no?

Però avevo bloccato quella fottuta porta.

Guardai di nuovo l'hacker, poi raccolsi il coraggio a due mani e corsi verso la porta. Ovviamente, scattò verso di me.

Con un gesto rapido della mano, sbloccai la porta e levai il passante, nello stesso momento in cui l'hacker mi afferrò il polso, provocandomi una fitta tremenda a questo.

L'aveva storto, ma probabilmente non l'aveva fatto nemmeno volontariamente.

Pochi attimi dopo, mi spinse contro il muro accanto alla porta. Con una mano, bloccò uno dei miei polsi, mentre l'altra la porto contro il mio collo. Non strinse forte, ma aveva tutta l'aria di uno che non si sarebbe posto molti problemi a farlo ‹‹ senti, ragazzina ›› sbottò, assottigliando lo sguardo. I suoi occhi, così vicini ai miei, da quel verde smeraldo incantevole, si trasformarono in acido, pronto a sciogliermi se solo avessi provato ad opporre resistenza ‹‹ non ho voglia di giocare a rincorrere il “bianconiglio”››

‹‹ Io non verrò con te! ›› risposi, digrignando i denti.

Lui rise, e nonostante la maschera, mi sembrò la risata più sadica e rumorosa del mondo ‹‹ scusa, ma non hai altra scelta. Volevo comportarmi in modo carino, come la prima volta, ma questo punto non mi dai altra scelta che portarti via di forza. ››

‹‹ Eh?! ›› provai a spingerlo via con tutta la forza che avevo in corpo, ma lui non si mosse di un centimetro. Inoltre, il polso faceva così tanto male da non permettermi di provare più forte.

E più provavo ad opporre resistenza, più la mano del ragazzo si stringeva.

‹‹ Io ti ho portato qui. Io ti ho fatto incontrare la RFA... e quindi io ti posso portare via ››

‹‹ E allora perché diavolo mi hai portata qui?! ›› digrignai i denti, poi per un attimo l'aria sembrò mancarmi. Solo in quel momento l'hacker allentò un po' la presa.

‹‹ Non ti è dato saperlo ›› disse, semplicemente ‹‹ ora, se non ti dispiace... ›› lasciò la presa e s'inginocchiò, afferrandomi la vita.

Capii subito le sue intenzioni, e quindi, velocemente, lo spinsi via e lui barcollò, senza cadere, ed io ne approfittai per balzare di lato per allontanarmi,

Rischiai di cadere come una deficiente. Fortunatamente, per una volta, il mio equilibrio si presentò, evitandomi una facciata in piena regola.

‹‹ … Sei fottutamente insopportabile, e sto cominciando a perdere la pazienza. ›› sbottò lui ‹‹ e credimi, tu non vuoi vedermi arrabbiato ›› la sua voce sembrava il ringhio di un animale. Mi stavo cacciando in un terribile guaio, ma non gli avrei permesso di portarmi via dall'appartamento.

Corsi verso la cucina ed aprii velocemente il cassetto delle posate.

Tirai fuori il coltello più lungo che mi balzò all'occhio e mi girai nella direzione dell'hacker, che, intanto, si avvicinava con un passo lento. Come se stesse giocando alla preda ed il predatore.

Era ovvio chi fosse chi, in quella situazione.

Ero un'idiota, forse, perché non ero certamente pratica dell'uso del coltello nell'autodifesa, e con il polso dolente – il polso destro, oltretutto – non era un'ottima idea. Avrebbe potuto rigirarmi il coltello contro come se niente fosse.

‹‹ Seriamente, Anju? ›› la sua risata ironica, ora, si era mischiata ad una più nervosa. Sembrava una risata uscita direttamente dall'inferno ‹‹ avresti il coraggio di accoltellarmi? ››

‹‹ Smettila di dire il mio nome come se fossi una tua amica! ›› mossi il coltello, puntandoglielo contro. Era ancora lontano, ma onestamente, dato il suo comportamento ambiguo, aveva tutta l'aria di chi se ne stesse totalmente infischiando di quella minaccia ‹‹ e dimmi, ora, cosa vuoi da me?! Perché continuavi a mandarmi messaggi? ››

scrollò le spalle, portandosi poi una mano dietro la testa ‹‹ non ti risponderò, anche puntandomi quel coso addosso. Sembri una bambina. Guardati! ›› rise, e con pochi passi mi raggiunse. Prese la mano con la quale tenevo il coltello e se lo puntò dritto contro il petto ‹‹ tremi come una foglia. Sei spaventata, vero? ›› il tono di voce si fece basso, ed il suo sguardo si dipinse di una sfumatura quasi di pazzia. Mi stava lanciando una sfida silenziosa. Portò la mano libera sul piano da cucina alle mie spalle, così da avermi in trappola, mentre premeva la mano col coltello contro il proprio petto. Voleva uccidersi con la mia mano? Macchiarmi di un omicidio involontario?

Sgranai gli occhi, guardando i suoi come per chiedergli pietà. Sì, era piombato in casa. Sì, tutto quello che mi era successo, era per colpa sua. Quella situazione era colpa sua. Eppure... non era comunque mia intenzione ucciderlo. Quella non poteva essere nemmeno considerata autodifesa.

‹‹ Smettila... smettila! ›› cercai di ritrarre il coltello, ma la sua stretta era salda.

‹‹ Che c'è? Prima mi punti un coltello contro, e poi fai l'innocente? Hai paura, adesso? ›› ridacchiò, come se quella situazione fosse effettivamente divertente ‹‹ non vuoi più uccidermi? ››

‹‹ Non volevo ucc– ››

‹‹ Sistema di sicurezza attivato ›› la voce. La voce del sistema di sicurezza. Poi, la porta d'ingresso si spalancò, ed in quell'attimo di confusione che si creò nell'hacker, approfittai per spingerlo via e lanciare il coltello nel lavandino.

‹‹ Luciel! ›› gridai, notando la faccia preoccupata del ragazzo. Non riuscii a correre nella sua direzione, dato che l'hacker mi riafferrò per un braccio, tirandomi verso di sé.
‹‹ A-ah, no. Ricordi che cosa ti ho detto? ›› disse lui, sussurrando vicino al mio orecchio, mentre con una mano mi stringeva la vita, e con l'altra mi tappava la bocca ‹‹ riguardo le persone che ti mentono. Anju... tu, ora, verrai con me ››

‹‹ Mi dispiace interromperti, ma... ›› lo sguardo di Luciel divenne qualcosa di... vitreo. Spento. L'espressione marmorea, che cercava di camuffare con un sorriso nervoso, veniva fortemente tradita dal pallore per l'ansia. Camminò lentamente nella nostra direzione, alzando le mani in segno di resa.

‹‹ Come al solito, provi a rovinare le cose, vero? ››

‹‹ Tu devi essere l'hacker, giusto? Mi dispiace, ma Anju non andrà da nessuna parte. Ed in ogni caso... sappi che questo posto tra poc – ››

‹‹ Presenza estranea rilevata. Comincia il conto alla rovescia. 10... 9... ››

L'hacker allentò la presa, ma emise un verso piuttosto infastidito.

‹‹ Il conto alla rovescia? ›› domandai, non appena la sua mano scivolò giù dal mio viso. Ma allora... era vero... la bomba...

‹‹ 8.... 7.... ››

‹‹ Merda... non c'è tempo... merda! ›› sibilò l'hacker, spingendomi in avanti.

‹‹ Anju! ›› mi chiamò Luciel, porgendomi la mano. Mi sentivo fortemente presa in giro. C'era una bomba in quel fottuto edificio e nessuno mi aveva detto nulla... nemmeno Luciel. Uno di quelli di cui mi fidavo di più. Lo guardai in modo titubante, e per un attimo ripresi seriamente in considerazione l'idea di seguire l'hacker.

‹‹ 6... 5... ››

Ma lui cominciò a correre verso la finestra. Sembrava veramente poco convinto della cosa.

Forse, la presenza di Luciel gli aveva messo una sorta di pressione in più.

‹‹ Ti conviene andartene, se non vuoi saltare in aria! ››

‹‹ Chiudi quella cazzo di bocca, traditore. Ti assicuro che un giorno sarai tu quello a saltare in aria... Luciel, no? È così che ti fai chiamare ora? ›› rise, prima di saltare e prendere al volo la corda ‹‹ e tu... ›› rivolse lo sguardo verso di me ‹‹ ci rivedremo. Te lo giuro. ››

  
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