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Autore: GReina    04/07/2020    2 recensioni
[Jily + accenni di Romione; Timetravel, Maraunders' Era]
Harry, Ron ed Hermione si ritrovano "come per magia" nel 1976 davanti a quattro molto scettici Malandrini e Lily i quali stentano a fidarsi di tre ragazzi sconosciuti che sono riusciti ad aggirare tutte le protezioni di Hogwarts arrivando non visti nella Sala Comune Grifondoro.
Genere: Azione, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Raggiungere il dormitorio per farsi una doccia, dopo quella mezzora di corsa, parve ad Harry ben più difficile del normale. I muscoli dolevano e sebbene aspettando Minus avesse recuperato fiato, bastò qualche scalino perché gli tornasse l’affanno. In Sala Grande trangugiarono la colazione con gran gusto: il succo di zucca gli sembrò la cosa più buona al mondo, stanco e disidratato com’era, e – giusto per continuare bene la giornata – la prima lezione del giorno era la materia che odiava di più: Pozioni.
Sin dal suo primo anno Harry preferiva di gran lunga – il che era tutto dire – le lezioni di Storia della Magia del professor Rüf, piuttosto che stare una o due ore nella stessa stanza del professor Piton. Da subito l’uomo aveva preso di mira Harry; era un uomo molto severo, con lui più che con chiunque altro. L’anno precedente ne aveva scoperto il motivo: James e Piton non erano mai andati d’accordo. Vedendo il ricordo del suo insegnante, Harry non poté che paragonare i due a sé stesso e Draco Malfoy mettendo James, con il cuore a pezzi, nel ruolo del biondo. “Somigli moltissimo a tuo padre” glielo ripetevano di continuo, e adesso era convinto che fosse quello il motivo per cui Piton lo odiava così tanto.
Camminando verso l’aula, Harry non fece che pensare a quel ricordo: a come il padre avesse del tutto gratuitamente umiliato il giovane Severus Piton davanti a un discreto numero di compagni di scuola; alle risate maligne degli spettatori e al disprezzo dipinto sul volto di Lily, accorsa in aiuto del Serpeverde. Come aveva fatto subito dopo aver visto la scena, Harry prese a chiedersi perché la rossa avesse sposato suo padre; perché ogni singolo mago che incontrava decantava le lodi di James Potter dimenticando di menzionare quanto arrogante e gradasso fosse da ragazzo. Aveva speso solo pochi giorni con lui ed era più confuso che mai.
Prima di riuscire a far ordine nei propri pensieri, comunque, Harry venne richiamato da una gomitata di Ron il quale – una volta incrociato lo sguardo dell’amico – gli fece cenno col mento indicando davanti a loro: erano quasi arrivati in classe quando – diretto alla porta – un ragazzo mingherlino, con il naso aquilino, i capelli unti e il colorito pallido posò gli occhi su di loro. Anche senza aver visto il ricordo, il suo futuro professore era più che riconoscibile. Lily, pochi passi davanti ad Harry, si fermò all’istante; Piton indugiò solo un attimo lo sguardo su di lei, lanciò un’occhiata colma d’odio e di ira a James e scomparve oltre la porta. Una mano superò la spalla di Harry e si posò su quella di Lily; la rossa si voltò e James le sorrise, le spalle di sua madre si rilassarono e ricambiò il sorriso, poi si voltò e – a fianco di Remus – entrò in aula.
La stanza, in tanti anni, non era cambiata: un grande tavolo dominava il centro, preceduto e seguito da quattro file di banchi per lato. Piton aveva preso un posto in prima fila insieme ad altri due compagni di Casa; Lily, Remus e Peter erano poco dietro i Serpeverde, mentre James e Sirius si posizionarono nell’ultima fila del lato opposto; ad Harry, Ron ed Hermione non rimase che mettersi nel banco che veniva subito prima quello dei due Malandrini.
Quel giorno, Pozioni sarebbe durata due ore; Harry perse la concentrazione nei primi due minuti: come Ron, il suo sguardo curioso era perennemente attratto da Piton che potevano benissimo osservare in volto oltre i banchi e poi la cattedra del professore. Harry non ci mise molto ad accorgersi che lui e Ron non erano gli unici ad adocchiare il Serpeverde
“Con Mulciber e Nott, come al solito.” sentì sussurrare James
“Ed Avery subito dietro Lily, guarda la sua faccia. Che schifo.” gli sussurrò in risposta Sirius.
Mulciber, Nott ed Avery: Harry conosceva bene quei nomi, erano tutti mangiamorte. L’ultimo guardava sua madre come fosse un pesce andato a male e la cui puzza è ormai impossibile da sopportare. Erano già due anni che Harry era a conoscenza del fatto che il suo insegnante era stato un mangiamorte prima della caduta di Voldemort, ma solo allora parve rendersi conto di tutto quello che probabilmente doveva aver fatto: omicidi, rapimenti, torture… iniziò a chiedersi quando avesse cominciato e perché; iniziò a pensare che vedere una scena estrapolata dal contesto non condannava una persona come James e non ne assolveva un’altra come Piton. Prese a fissare con insistenza il suo futuro insegnante e quelli intorno a lui cercando il pur minimo segno che gli negasse i suoi sospetti: Voldemort era salito al potere durante gli ultimi anni di Hogwarts dei suoi genitori, e non era un mistero che la maggior parte dei suoi seguaci provenisse dalle file dei Serpeverde. Harry si chiedeva se la loro lealtà verso il Signore Oscuro fosse iniziata tra i banchi di scuola, ma non aveva niente che lo aiutasse a capire. L’unica certezza che aveva era che tutti e quattro, un giorno, si sarebbero uniti a Lui. Ma quando?
Con quei pensieri in testa, trascorsero due ore: il professore doveva aver annunciato la fine della lezione, perché tutta la classe prese ad alzarsi, e fu solo grazie a quello che Harry si accorse che per quella giornata avevano finito con Pozioni.
Per raggiungere l’aula di Trasfigurazione, decisero di tagliare passando dal cortile interno del castello. Fu lì che vennero intercettati da Avery e Nott
“E così sei ancora viva, sanguesporco.” sputò il primo in faccia a Lily “Chiamatemi pure utopista, ma ogni estate spero che per quelli come te sia l’ultima!” rise malefico. Harry non ci vide più dalla rabbia, ma suo padre fu più rapido: senza preoccuparsi di estrarre la bacchetta si scaraventò addosso al Serpeverde; caddero entrambi a terra e lì il Potter continuò ad infliggergli colpi sul viso. Fu il caos: Nott estrasse la bacchetta, ma prima che potesse puntarla contro James, Sirius, Remus e Peter avevano estratto le proprie
“È mio!” gridò il suo padrino e iniziarono a duellare
“Sirius!” lo chiamò Lily “James, smettetela! Fermi!” ma questi sembravano aver perso l’udito, allora Lily si avventò sulla spalla di suo padre e lo strattonò “Basta, smettila!” provò ancora con voce spaventata e malferma “James Potter, fermati!” ripeté per l’ennesima volta mentre copiose lacrime le riempivano gli occhi. Fu solo allora che suo padre si arrestò. La guardò con occhi sbarrati, come se stesse uscendo da uno stato di trance; guardò Avery sotto di sé, con il naso imbrattato di sangue e probabilmente rotto; sollevò lo sguardo su Sirius e Nott che continuavano a duellare; si alzò, estrasse la bacchetta e pietrificò Nott, poi guardò Lily ancora in lacrime che – senza dire una parola – gli volse le spalle e scappò via.
***
Senza pensarci due volte scattò e seguì Lily attraverso il cortile e poi sotto i portici e nel corridoio. Stava per rifugiarsi nel bagno delle ragazze quando James riuscì ad afferrarla per il braccio. Lei continuava a piangere e ad evitare il suo sguardo; si divincolava ma con poca convinzione, e nel frattempo il corridoio si svuotava.
Quando James percepì Lily calmarsi allentò la presa e fece scivolare la propria mano fino ad incontrare quella di lei. Voleva dirle di tutto, ma non disse nulla. Ad ogni suo singhiozzo, il cuore di James piangeva con lei: nessuno si meritava quelle parole, e sentirle dire alla ragazza che amava per il Potter fu troppo. Neanche si era reso conto di essere saltato addosso ad Avery, neanche si era reso conto che Lily aveva iniziato a piangere. L’unica cosa che avrebbe dovuto fare era abbracciarla, dirle di non stare a sentire certe parole; ebbe l’immane impulso di chiederle scusa: scusa per non aver ignorato le parole di Avery dando ad esse maggior importanza, scusa per non averla stretta tra le proprie braccia ed averle tappato le orecchie, scusa per le parole che aveva dovuto sentire, ma preferì tacere. Cosa avrebbe potuto dire per poterla consolare? Si sentì tremendamente inutile ed inadeguato con tutto il sanguepuro che gli scorreva nelle vene.
Passarono parecchi minuti prima che uno dei due decidesse di fare anche un solo movimento: Lily afferrò la mano di James intrecciata con la sua con quella che aveva libera; gliela fece ruotare e gli guardò le nocche sbucciate
“Ti sei fatto male.” disse con tono appena udibile
“Non è niente.” si affrettò a rincuorarla James, ma lei estrasse la bacchetta, gliela passò sopra e lo guarì “Mi dispiace per quello che hai dovuto sentire.” si decise a dire. Lily sollevò lo sguardo sul suo e sorrise debolmente
“So bene che genere di persona è Avery... non ci do peso.” ma parve accorgersi presto dello sguardo di commiserazione dipinto sul volto di James perché si asciugò velocemente una lacrima e aggiunse “Parole del genere mi fanno effetto, è ovvio. A chi piacerebbe sentirsi augurare la morte? Ma non m’importa di quello che dice Avery, davvero.” James tacque ancora, convinto che Lily non avesse finito. Questa fece una lunga pausa, cosparsa – sebbene in maniera ormai sporadica – di singhiozzi “È solo che sentire tutte quelle cose…” le si incrinò la voce “ero convinta che Severus non le avrebbe mai pensate.” James sospirò: se sin da subito aveva odiato Piton era perché era geloso del rapporto che aveva con Lily, ma non lo aveva mai totalmente disprezzato fino all’anno prima. Già dall’inizio del loro quinto anno Severus Piton era entrato nella lista rossa dei Malandrini, quella dei nomi sospettati di essere troppo vicini alle idee di Voldemort e alla Magia Nera, eppure non era stato neanche quello a far diventare il Serpeverde la persona che James meno tollerava al mondo: lui e Lily erano migliori amici, era chiaro che lei gli piacesse, mentre per Lily lui era come un fratello. James faceva fatica ad ammetterlo a sé stesso, eppure era chiaro che – eccetto la propria famiglia – per Lily Mocciosus fosse la persona più cara al mondo. Per questo sentirla chiamare in quel modo proprio da lui l’aveva inorridito tanto; oltre agli insulti, a Lily era stato sbattuto in faccia il vero volto di Severus Piton: viscido, ipocrita, meschino. Tutto d’un tratto si era ritrovata a dover pesare ogni ricordo che aveva con lui e a chiedersi quale di questi fosse davvero autentico e felice; quello che era stato il suo punto fisso in un mondo a lei del tutto sconosciuto era venuto meno, tramutandosi in qualcosa di sporco e falso.
James l’abbracciò “Mi dispiace così tanto, Lily.” disse stringendola più che poté “Sai quanto io detesti Piton, eppure darei qualsiasi cosa per tornare al nostro quarto anno.” lei ricambiò l’abbraccio aggrappandosi alla tunica di James
“Io no.” rispose, “Non vorrei mai tornare al nostro quarto anno.” rimasero minuti interi in quella posizione, fino quando la rossa non sciolse l’abbraccio; sorrise “Sarà meglio andare a lezione.” anche James accennò un sorriso e, insieme, si diressero verso l’aula di Trasfigurazione.
***
Stava per seguire i suoi genitori quando Remus lo bloccò con una mano sulla spalla. Harry guardò nella sua direzione con aria interrogativa, ma tutto ciò che ottenne fu un diniego con il capo.
La lezione era iniziata da più di mezz’ora quando finalmente James e Lily entrarono in aula. Remus aveva detto alla professoressa McGranitt che Lily si era sentita poco bene e che James non aveva voluto lasciarla sola, quindi non disse nulla riguardo al loro ritardo.
A Trasfigurazione seguirono due ore di pausa nelle quali avrebbero pranzato e riposato per poi passare alle lezioni pomeridiane: un’ora di Erbologia e due di Cura delle Creature Magiche.
Il pranzo venne consumato relativamente in maniera silenziosa: erano tutti di malumore e poco inclini alle chiacchiere. Lily era ancora visibilmente sconvolta, mentre gli altri si trattenevano a stento dall’appiccare il fuoco al tavolo Serpeverde. Di tanto in tanto, gli occhi di sua madre si inumidivano più del normale, James – seduto proprio davanti a lei – non faceva che osservarla con aria preoccupata, ma bastava che i loro sguardi si incrociassero un’istante perché sul volto di lei tornasse un debole sorriso.
Una volta finite le lezioni della giornata non persero tempo: già in Sala Comune, James disse loro di tornare in dormitorio, cambiarsi e seguirlo in un posto adatto dove potersi allenare. Stava per aggiungere qualcosa all’indirizzo di Lily, ma questa lo precedette scuotendo la testa “Mi farà bene.” e sparì su per le scale seguita da Hermione.
 
James li aveva portati in una raduna pochi metri all’interno della Foresta Proibita. Harry la conosceva bene: era dove Sirius aveva rischiato di morire; dove Harry credette di aver visto suo padre. Adesso si trovava veramente lì con lui ed Harry – sebbene fossero passati un paio di giorni, ormai – stentava ancora a crederci.
L’allenamento si fece sin da subito intenso: James volle testare con i propri occhi a che livello il trio d’oro fosse, quindi propose di fare tre duelli separati – contemporaneamente, così non si sarebbe perso tempo – ai quali lui avrebbe assistito.
Si misero in posizione: Remus ed Hermione, Lily e Ron ed infine Harry e Peter. Trovare Minus davanti alla propria bacchetta risvegliò tutto l’odio che il ragazzo provava nei confronti del ratto. In quei giorni aveva fatto di tutto per evitare di pensarci, ma continuare gli risultò impossibile. Era colpa sua se i suoi genitori erano morti; colpa sua se Sirius aveva dovuto scontare dodici anni ad Azkaban e poi scappare dagli auror fino alla sua morte; colpa sua se non aveva mai avuto una vera famiglia, che fossero i Potter o il suo padrino.
Fecero l’inchino e – al segnale di James – Harry attaccò. Gambe molli, testa gonfiata, schiantesimi: Harry rispolverò tutto il proprio repertorio. Peter Minus se la cavava meglio di quanto si aspettasse: schivò ed attaccò a sua volta, in normali circostanze – forse – sarebbe stato un duello interessante, ma l’ira di Harry gli pompava abbastanza adrenalina in corpo da rendere gli attacchi e le difese di Minus totalmente inutili. Erano passati solo tre minuti, anche se intensi, quando Harry riuscì ad immobilizzare il suo avversario usando incarceramus. Il ragazzo quasi se ne rammaricò: aveva tempestato l’altro di incantesimi, gli aveva fatto mangiare la terra più di una volta, ma non un briciolo del suo odio era sparito, anzi, la sua volontà di usarlo come sacco da boxe era solo aumentata. Le corde attorno al ragazzo stavano continuando a stringersi sotto il comando dalla bacchetta di Harry, tanto da arrivare a farlo urlare
“Adesso basta!” venne richiamato da James. L’espressione di suo padre era severa e nascondeva un cenno di preoccupazione; aveva estratto la bacchetta e fissava Harry. Solo allora questi parve rendersi conto di che espressione terrificante doveva avere in volto. Allentò le corde ed abbassò la bacchetta. Anche gli altri scontri erano finiti, ma Harry non seppe mai se per vincita o se attratti dalle urla di Peter. Ron ed Hermione lo guardarono con commiserazione e non dissero nulla, Lily e Remus aiutarono Minus, mentre Sirius e James – dopo aver fatto cenno d’avvicinarsi a Ron ed Hermione – avanzarono verso Harry
***
“Che cosa ti ha preso!?” James attaccò Harry “È solo un allenamento. Lo avevi immobilizzato, perché hai continuato a stringere?” l’altro titubò
“Mi dispiace,” disse, ma a James non parve del tutto sincero “non mi ero reso conto di averlo stretto tanto.”
“Le sue urla non ti hanno fatto sospettare nulla?” scintille parvero scattare dagli occhi verdi di Harry Dursley al pari di quelle che sfuggivano da quelli nocciola di James
“Mi dispiace.” ripeté ancora, ma con un accenno di astio. James sbuffò bassandosi una mano tra i capelli
“Stai bene, Codaliscia?” si rivolse all’amico che annuì, quindi – titubante – passò oltre e iniziò a dare consigli ai tre misteriosi ragazzi: Hermione stava troppo sulla difensiva, Ron usava sempre gli stessi tre incantesimi ed Harry lasciava la guardia troppo scoperta.
Si allenarono per due ore ruotando le coppie di duellanti. James, tuttavia, per quel giorno evitò di rimettere in coppia Harry e Peter: l’amico, ora, guardava al nuovo ragazzo con timore e il Potter temeva che questo potesse impedirgli di concentrarsi sul proprio allenamento.
Conclusero quando la luce del giorno era quasi del tutto sparita: fu Remus a fargliene rendere conto
“Abbiamo combattuto anche più del dovuto. Dobbiamo ancora fare i compiti e poi allenarci nell’occlumanzia.” James annuì e presero a dirigersi verso il castello.
Il Potter era abbastanza soddisfatto di quello che erano riusciti a fare quel giorno: Peter – che tra loro era quello con più difficoltà – migliorava a vista d’occhio; Lily pareva essersi ripresa dalle parole rivoltele da Avery e combattere con persone con le quali non aveva mai duellato prima aveva divertito James che amava mettersi alla prova.
Facendo i compiti, si resero presto conto che Hermione era molto simile a Remus: entrambi non diedero tregua al gruppo fin quando non ebbero finito tutti i compiti assegnati quel giorno.
***
Per una volta, ad Harry non dispiacque affatto che Hermione insistesse tanto per finire temi assegnati per la settimana successiva. Subito dopo aver finito i compiti, infatti, avrebbero fatto qualche sessione di occlumanzia ed Harry era del tutto terrorizzato. Studiandola con Piton, Harry era arrivato ad odiare la materia, ma a spaventarlo era piuttosto l’idea che i Malandrini scoprissero la verità. Dal canto suo, il mago era abbastanza certo di poter tenere fuori chiunque provasse a leggere la sua mente, ma i suoi amici non avevano fatto il suo stesso tipo di allenamento. Hermione riusciva ad applicarsi magnificamente in ogni nuova materia affrontasse ed i suoi ricordi riguardavano soprattutto il mondo babbano, ma Ron?
“Si è fatto tardi.” stava nel frattempo dicendo suo padre “Direi di fare giusto venti minuti di occlumanzia e poi andare a letto. Domani mattina ci sono le selezioni di Quidditch.” Harry non sapeva come uscirne: qualsiasi cosa gli venisse in mente sembrava sospetta e avrebbe convinto ancora di più i Malandrini a leggere le loro menti, per fortuna fu Remus a toglierli dai pasticci
“A Lily e Peter serve allenamento. Ricordo che avevano qualche difficoltà l’anno scorso, e qualcosa mi dice che non hanno avuto modo di tenersi in esercizio durante l’estate.” guardò con un cenno di rimprovero Minus. A quel punto Harry avrebbe voluto suggerire di affidare a Ron il compito di aiutare Peter, ma – anche in quel caso – sarebbe stato sospetto. In più, ne era certo, suo padre più degli altri sospettava di Harry tanto che non faticava a credere che il Potter non aspettasse altro che questo momento per provare a leggergli la mente
“Posso aiutare io Peter.” si affettò a dire Hermione; tutti spostarono gli occhi su di lei: il tono che aveva usato aveva messo in allerta tutti, ma Harry aveva capito
“Lasciamolo fare a Ron.” disse infatti suo padre “Sirius, tu prova a leggere la mente di Hermione, Remus di Lily e io di Harry.”
Il ragazzo non aveva la minima idea di quale fosse il livello di legilimens di suo padre, per cui – piuttosto che tentare di tenere chiusa la porta – decise di fargli visitare solo le stanze che voleva: pensò ai Dusley, al loro odio verso la magia e a qualsiasi altra cosa che convincesse James che decisamente Harry non era cresciuto in un ambiente magico. Il Potter alzò la bacchetta e Harry si preparò
Legilimens.” il primo ricordo che fece vedere a suo padre fu lui a scuola, quando – inseguito da Dudley e i suoi sgherri – Harry si ritrovò sul tetto della scuola; passò a ricordare i continui castighi ogni volta che gli capitava di fare una magia involontaria come quella; al sottoscala, le divise dipinte con la vernice e le grate alla finestra; pensò anche alla zia Marge, gonfiata dopo aver insultato sua madre. Fu allora che Harry si rese conto di starsi avvicinando troppo a nomi e cose che James non avrebbe dovuto vedere, quindi tornò a ricordi che includevano lo zio Vernon: i rimproveri e le manate che riceveva ogni volta che “usava la parola con la M” e di quando – diretti allo zoo – Harry fece il grande errore di raccontare alla famiglia il proprio sogno con le moto volanti e di come lo zio si fosse infuriato per quella piccola sciocchezza. Le moto volanti, inevitabilmente, portarono alla mente di Harry anche altri ricordi, ricordi che il mago provò a schiacciare e nascondere più a sé stesso che a James. Quest’ultimo, percependo la resistenza di Harry e sommandola agli atteggiamenti sospetti del ragazzo, insistette e forzò perché il ricordo si manifestasse. Harry tentò ancora di bloccarlo, ma il solo pensiero l’aveva reso triste e stanco così, senza che potesse impedirlo, si ritrovò nell’Ufficio Misteri a combattere contro i mangiamorte: vide Sirius combattere al suo fianco e sorridergli fiero per un bel colpo andato a segno, e poi vide quello stesso sorriso congelarsi mentre il corpo del suo padrino veniva colpito da fascio di luce verde; sentì il sé stesso di qualche mese prima urlare disperato sorretto a stento da Lupin mentre lui si agitava impazzito e prima ancora che il corpo di Sirius potesse sparire nell’arco delle voci, James aveva interrotto il contatto.
Harry, si accorse, aveva il fiato corto ed il viso coperto da una sottilissima patina di sudore; non poté impedirsi di guardare Sirius, concentrato ancora a leggere la mente di Hermione, e deglutì. James sembrava a disagio
“Scusa.” gli disse “Immagino non sia piacevole da ricordare.”
“Grazie per aver interrotto l’incantesimo.” si ritrovò a dire, l’altro annuì comprensivo per poi lasciare che il silenzio invadesse la Sala Comune fino a che gli altri non ebbero finito.
Ron smise di leggere la mente di Minus per primo, poi finì Remus con Lily ed infine Sirius con Hermione. Harry lanciò un rapido sguardo all’amica che annuì impercettibilmente. A quel punto – Harry ne era sicuro – i Malandrini si sarebbero voluti consultare a vicenda per dirsi cosa avevano visto nelle menti dei nuovi arrivati. Erano giorni che Harry avrebbe voluto parlare con Ron ed Hermione da solo, e quella era l’occasione perfetta. Iniziò a pensare ad una scusa affinché potessero separarsi, anche che fosse banale dal momento che era certo che tutti – avendo il medesimo obiettivo – sarebbero stati d’accordo.
“Bene, direi che possiamo anche andare a letto.” James fu il primo a parlare, forse fingendo uno sbadiglio
“Voi rimanete qui a far allenare Ron.” disse nello stesso momento in cui Harry diceva
“Noi rimaniamo qui ad aiutare Ron.” seguirono alcuni secondi di silenzio che ruppe Harry schiarendosi la voce “Sì, ci pensiamo noi a farlo allenare.” lui e suo padre si scambiarono il medesimo sguardo sospettoso, poi i Malandrini si alzarono diretti al dormitorio seguiti da Lily che aveva farfugliato qualcosa riguardo a un tema che non trovava e che forse aveva dimenticato nella loro stanza.
***
Non appena la porta del dormitorio si fu chiusa alle loro spalle, James chiese a Sirius cosa fosse riuscito a vedere nella mente di Hermione; nello stesso momento, nella Sala Comune, Harry chiedeva alla sua amica la medesima cosa
“Niente di che.” risposero entrambi
“Mi sono concentrata sui miei ricordi babbani. Gli unici ricordi ambientati nel mondo magico erano a Diagon Alley con voi, ma non c’è niente che mi possa collegare ad Hogwarts.”
“È decisamente una natababbana.” stava nel frattempo dicendo Sirius “Ho visto le sue magie involontarie e la confusione dei suoi genitori. Ho visto anche lei e la sua famiglia alla Gringott per scambiare monete babbane per le nostre.”
“Che ci dici di Harry, invece?” chiese Remus all’indirizzo di James
“Ha avuto un’infanzia tremenda. Non ha mai usato il termine mamma o papà, ma non mi stupisce. Ogni volta che veniva nominata la magia la sua famiglia andava fuori di testa.”
“A te invece com’è andata?” aveva chiesto Ron ad Harry
“Anch’io ho cercato di pensare solo ai Dursley…” fece una pausa “poi però ho pensato anche alla morte di Sirius.”
“L’unico ricordo in cui era con altri maghi risaliva a poco tempo fa, credo. Stava combattendo contro dei mangiamorte in un posto che non avevo mai visto prima.” continuò a raccontare James mentre Ron ed Hermione tacevano in attesa che fosse Harry a continuare
“Ovviamente è impossibile che mio padre abbia riconosciuto Sirius e in ogni caso ha subito interrotto il contatto, dopo quella scena.”
“Ho visto un uomo morire ed Harry che urlava disperato…” James fece una pausa “aveva fatto resistenza per non farmi vedere il ricordo, quindi l’ho forzato credendolo sospetto. Poi ho capito che semplicemente non voleva ricordare. A quel punto ho spezzato l’incantesimo.”
Una volta appurato che l’avevano scampata, Harry cambiò discorso “Non abbiamo molto tempo: mia madre potrebbe scendere per andare al dormitorio delle ragazze e se non saliamo tra poco si insospettiranno.” spiegò “Abbiamo due problemi.” gli altri annuirono
“Non possiamo cavarcela con così poco ogni volta.” disse Ron “Non ho mai veramente studiato occlumanzia e a differenza vostra non ho ricordi babbani.”
“Silente sembra sapere qualcosa.” disse Hermione, “Mi stupirebbe il contrario.” aggiunse, “Potremmo chiedere aiuto a lui.” gli amici annuirono concordi
“E poi c’è il problema della Mappa.” fece notare Harry
Nel dormitorio, invece, fu James a palesare i problemi dei Malandrini: guardò fugacemente in direzione di Lily: lei non sapeva di tutte le missioni che gli venivano affidate da Silente per conto dell’Ordine, ma non potevano pensare di nascondersi dal trio e dalla rossa “Dovremmo trovare un modo per continuare le nostre indagini senza che Harry, Ron ed Hermione se ne accorgano.” disse alla fine. Seguì, come era ovvio, una domanda di Lily; James guardò il resto del gruppo e – quando ebbe la certezza che tutti fossero d’accordo – le raccontò tutto quello che ancora non sapeva.
“È troppo pericoloso lasciare che tengano la Mappa.” stava continuando Harry in Sala Comune “Basterebbe che leggano i nostri nomi per rovinare tutto.”
“E come dovremmo fare a prenderla? La tengono sempre al sicuro o nascosta nel dormitorio.” intervenne Ron “Se sparisse noi saremmo i primi sospettati.” tacquero tutti e tre, poi – ancora Ron – rizzò la schiena e spalancò gli occhi “Ma certo! Harry, hai detto che Fred e George hanno trovato la Mappa nell’ufficio di Gazza, giusto?” l’amico capì dove voleva andare a parare
“Dobbiamo far sì che Gazza la sequestri.”
“Ma come?” chiese Hermione mentre, al piano di sopra, Lily riepilogava
“Quindi fatemi capire bene: Silente è il capo di un Ordine segreto di cui voi fate parte.”
“Ufficiosamente.” puntualizzò Remus
“Ma praticamente ufficialmente.” lo corresse Sirius
“E Silente vi ha detto di spiare i Serpeverde per conto dell’Ordine.” annuirono
“Be’,” iniziò James “non solo i Serpeverde. Abbiamo qualche sospetto anche all’interno delle altre Case. Studenti che praticano incantesimi strani, che lasciano i propri dormitori a notte fonda o che frequentano persone losche.” il volto di Lily si scurì
“Immagino che Severus sia nella lista…” James non rispose, ma lo fece Remus
“crea strane pozioni, Lily; si esercita in strani incantesimi oscuri e sta sempre in compagnia di Avery, Mulciber e Nott. Il loro gruppo è quello che teniamo più d’occhio.” la rossa annuì mentre nella Sala Comune Harry rompeva il silenzio che aveva seguito la domanda di Hermione
“Lupin e Sirius ci hanno sempre raccontato che a scuola si mettevano continuamente nei guai, giusto? Basterà sapere quando e dove faranno il prossimo scherzo, assicurarsi che abbiano la Mappa e denunciarli a Gazza.”
“Certo,” rispose sarcastico Ron “e se Gazza pensasse bene di accennare che siamo stati noi a tradirli sarà un gioco da ragazzi trovare una scusa.”
“Usiamo Sir Cadogan.” propose Hermione “Potremmo dire a lui l’ora e il luogo del misfatto e convincerlo che sarà ricoperto di gloria se andrà da Gazza. Sicuramente se ne prenderà tutto il merito.”
“E nel frattempo?” chiese Ron “Aspettiamo senza far nulla? Potrebbero consultare la Mappa in qualsiasi momento.” ma non ebbero il tempo di pensare anche a quel dettaglio: Lily stava scendendo le scale. Sembrava perplessa e non fece caso al loro chiacchiericcio fin quando non fu a pochi passi di distanza da loro; sorrise poco convinta
“Eccolo.” disse sollevando un pezzo di pergamena che Harry non faticava ad immaginare immacolato “Finalmente ho trovato il mio tema.”
“Be’, noi abbiamo appena finito di far esercitare Ron.” sorrise Hermione mentre si alzava
“A domani, ragazzi.” e sparirono insieme su per le scale.
“Tu come stai?” chiese il rosso al suo migliore amico mentre salivano a loro volta le scale “Non abbiamo avuto modo di chiedertelo.” Harry ci mise qualche secondo a capire
“Poter conoscere i miei genitori è fantastico! Rivedere Sirius…” fece una pausa “non avrei mai sognato di poter avere un’occasione simile.” disse “Ma stare con Minus, sapere di non poter dire nulla sul futuro…” sospirò “non riesco a pensare a niente di più difficile.”
All’interno del dormitorio avevano appena stabilito di lasciare ad Harry, Ron ed Hermione più autonomia. Era un rischio, ma non potevano fare altrimenti. In questo modo avrebbero potuto continuare i loro affari in santa pace. Inoltre – decisero – a rotazione avrebbero fatto dei turni per tenerli occupati mentre gli altri controllavano la Mappa ed usavano il Mantello dell’Invisibilità per andare ad origliare i loro sospettati. Finito di dire questo, la porta si aprì ed Harry e Ron fecero il loro ingresso.
   
 
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