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Autore: BellaLuna    05/07/2020    1 recensioni
[ Skam Italia ] [ Edoardo POV ] [ Incantava ]
Natale 2019. Edoardo ritorna dall'America portandosi dietro un segreto doloroso e una promessa stretta sotto la pioggia battente quando era solo un bambino. Una promessa che ha a che fare con New York e che non può rivelare a Eleonora. Grazie a un bizzarro gioco del destino (altrimenti conosciuto come Filippo Sava), stavolta a tenerlo a distanza dai fantasmi del suo passato ci penserà il neonato gruppo musicale dei "Contrabbandieri di Porri" o di "Luchini", questo particolare non è ancora stato deciso.
[Questa storia partecipa alla Challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul Forum di EFP e alla "Seasons Die One After Another Challenge Edition!" indetta da Laila_Dahl sul forum di EFP. Inoltre, il Capitolo Quattro si è classificato Sesto al Contest "A Christmas Novel" indetto da Pampa313 sul forum di EFP.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edoardo Incanti, Eleonora Sava, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Due

§

Cicatrici
(13- Things you said through your teeth)
 
 



<< Come sono andate le prove? >> chiede loro Ele quando li vede riemergere dalla scala che porta al seminterrato, ricevendo in cambio cinque risposte diverse da cinque voci diverse.
<< Sono andate...>>
<< Lascia stare, guarda... >>
<< Stiamo lavorando sul sound...>>
<< Ma che sound, Luchì? >>
<< Il sound de mi nonna...>>
Ele li osserva tutti con aria confusa e divertita al tempo stesso, cercando il suo sguardo per chiedergli una risposta decente, prima di voltarsi verso gli altri che hanno già iniziato a raccattare i loro giubbotti per andare a casa, e salutarli con il suo consueto sorriso d’incoraggiamento tutto denti e poca convinzione.
I ragazzi recuperano la loro roba e vanno via, lasciandoli soli alle 19 di un pomeriggio invernale che prevede nubi e temporali all’orizzonte.
Una volta andati, Edo sente la mano di Ele stringersi nella sua, le sue dita delicate e fredde insinuarsi fra le sue che fino a qualche minuto prima erano tornate a sfiorare le corde della vecchia Nyx.
Edo gliela stringe forte, ma poi un ricordo inizia a farsi spazio nella sua mente, il ricordo della sua ultima notte passata a New York City, e allora si ritrova a lasciar andare la presa e a nascondere le mani dentro le tasche dei jeans, quasi scottato.
La guarda negli occhi solo un istante, notando il pizzico di delusione che le oscura lo sguardo, e per non farla preoccupare prova ad accennare un sorriso mentre le dice: << Vado in cucina a vedere che cosa posso prepararti per cena.>>
Ele annuisce e Edo può sentire i suoi occhi addosso mentre va via, mentre va via e non può fare a meno di pensare al secondo motivo per cui a sedici anni aveva deciso di lasciar perdere per sempre la musica e la chitarra. E il secondo motivo si chiama Miki.
Miki era stata allieva di sua madre, un altro prodigio musicale capace di trasformare anche la sonata più deprimente in un tripudio di bellezza ritmica. Sapeva suonare il violino con una forza e una grazia innata capace di trascinarti all’interno di un mondo fatto di soli colori e suoni e bellezza, ed Edo spera davvero che, al contrario di lui, ovunque è adesso e ovunque sarà un domani, Miki possa non smettere mai.
E Miki è anche la prima ragazza che Edo abbia mai davvero amato, il celebre primo amore di ogni adolescente, che durante i suoi primi anni di liceo era riuscita a conquistarlo con i suoi capelli neri sempre in disordine, i grandi occhi azzurri, le piccole lentiggini che le danzavano sul viso e un carattere solare ed estroverso che era completamente l’opposto del suo.
Miki era riuscita a riportare il sole nella sua vita in un periodo in cui Edo pensava che fosse giusto rassegnarsi alla solitudine e al fatto che non avrebbe più avuto una famiglia e, di conseguenza, qualcuno che potesse amarlo incondizionatamente per il disastro che era.
Miki era riuscita a scacciare via quei pensieri con la sua allegria, la sua voglia di vivere e con quel suo eterno e quasi irritante ottimismo.
All’epoca, gli era sembrato che nulla potesse mai fermarla, che nulla potesse mai spegnere il suo buon umore, e il giorno in cui aveva capito che era stato proprio lui a rubarle il sorriso che tanto amava, era stato anche il giorno in cui Edo aveva deciso che era giusto lasciarla andare. Che l’aveva trascinata con sé troppo affondo, e che Miki non meritava niente di tutto questo. Non meritava un ragazzo rotto dentro, con un fratello psicopatico al seguito e un castello di specchi scheggiati a circondarlo.
Il ghiaccio che la morte di sua madre aveva insinuato dentro di lui avrebbe finito per spezzare anche lei, e così Edo l’aveva lasciata e Miki era andata via portandosi frammenti del suo cuore infranto dentro le sue lacrime.
“E’ meglio così...”, le aveva detto, a denti stretti, stringendo tanto forte i pugni dentro le tasche della giacca di pelle in cui li aveva nascosti, da sentire le unghie conficcarsi nella carne e lacerarla “Non mi scrivere più, Miki. Non mi cercare...”
Andrea aveva riso, gli aveva fatto leggere i messaggi che si erano scambiati a sua insaputa, gli aveva mostrato le foto che le aveva scattato di nascosto quando lei veniva a casa a trovarlo e si metteva a suonare il violino in soggiorno.
Se Edo non l’aveva massacrato di botte e lasciato a morire pestato in camera sua quel giorno, era stato solo per via della promessa che aveva stretto con Yuri (quando Yuri ancora si preoccupava per lui) e del fatto che non aveva nessuna intenzione di deluderlo, di certo non per Andrea.
Così, aveva lasciato andare Miki e aveva giurato a se stesso che non avrebbe più amato nessuno, perché, semplicemente, per tipi come lui non ne valeva la pena.
Ginevra aveva solo avvalorato la sua tesi, solo che poi Eleonora era arrivata a scombussolargli tutti i piani.
Amare Ele è facile, lei è una sorta di fata buona della natura, che profuma sempre di dolci fiori selvatici e irradia buoni sentimenti, e dolcezza, fiori e buoni sentimenti è tutto ciò di cui Edo sente ora di aver bisogno. Una nuova primavera, finalmente, dopo tutti quegli anni passati ad aspettarla sepolto nel gelo del suo castello di ghiaccio.
Sa che, come Miki, un giorno anche Ele capirà e andrà via. Capirà che lui non la merita affatto, che non può essere il principe azzurro di nessuna storia, ma solo un cavaliere dannato, perseguitato dall’oscurità e dal ricordo della morte.
Per ora, Edo cerca semplicemente di non pensarci e prova a godersi i dolci frutti che la sua bella primavera porta con sé: affetto, tenerezza e serenità.
Edo tira fuori la roba dal frigo, mentre sente Ele alle sue spalle chiedergli cosa ha intenzione di prepararle quella sera, e prova a non pensare a quelle cicatrici marchiate a fuoco che ha dentro e che mai riusciranno a guarire.
“Non esiste una cura per quelli come noi. Ci porteremo questa cosa addosso per sempre, dentro la carne, dentro le ossa”, erano state le spietate parole di suo padre, una delle ultime brillanti lezioni che gli aveva lasciato prima di sparire e di diventare solo un altro fantasma della casa. Solo un altro spettro con cui fare i conti di notte.
 
 
 

FINE#2
 
  
  

N/A: in questo capitolo si scopre chi è uno dei personaggi che Edo aveva accennato nei suoi ricordi in quello precedente, ossia il personaggio di Miki.
Nel mio personalissimo headcanon, Miki è la ragazza per cui Edo dice di avercela a morte con suo fratello Andrea, nell’episodio otto della terza stagione. E per ora non aggiungo altro, perché su questo argomento ho intenzione di scrivere un capitolo a parte.
Inoltre, questo è anche il primo capitolo in cui inserisco ufficialmente Eleonora, la quale sarà molto più presente nei prossimi capitoli, così come tutti gli altri personaggi :)
Il Prompt che ho usato questa volta è il numero 13 (things you said through your teeth).
Come sempre, vi esorto a lasciare una recensione in base al vostro gradimento personale.
Alla prossima,
BellaLuna
  
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