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Autore: Miharu_phos    06/07/2020    0 recensioni
[Goutora/Gouendo]
Quando Austin decide di togliersi la vita, per Axel comincia una lunga discesa verso un abisso colmo di ricordi e sensi di colpa, ma il suo amico d'infanzia Mark riuscirà a farlo sorridere ancora.
•••
[Mini long ambientata dopo la mia raccolta di os “amore a tre” ;
Potrebbe contenere scene forti, se siete troppo sensibili evitate di leggere]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Austin/Toramaru, Axel/Shuuya, Mark/Mamoru
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Amore sono a casa! Mi spieghi perché non rispondi al telefono?!-

 

Axel era appena tornato da lavoro, e come ogni sera si aspettava di essere accolto dall'invitante profumino della cena preparata da Austin.

 

Quella sera però furono i pianti isterici dei due bambini a dargli un benvenuto: il piccolo Bailong scalpitava disperato all'interno del box nel quale Austin lo metteva quando aveva delle faccende da sbrigare, mentre il pianto della piccola Maddie proveniva direttamente dalla camera da letto dei due sposi.

 

Le loro urla riempivano tutta la casa tanto da assordare le orecchie del biondo che strizzando gli occhi per il fastidio si era subito piegato per prendere il maschietto, per poi dirigersi verso la stanza in cui si trovava la culla della femminuccia.

 

-Shh da bravo, adesso c'è papà stai tranquillo piccolino- aveva sussurrato, baciando poi la testolina del bimbo, ed una volta raggiunta la culla si piegò per prendere anche Maddie, stringendoli così entrambi fra le braccia senza alcuna fatica.

 

Si era seduto sul letto e li aveva cullati con amore, attendendo che si calmassero.

 

Erano tutti sudati ed i loro visetti erano quasi diventati viola per il lungo pianto; sembrava come se stessero piangendo da ore, lasciati a se stessi senza alcuna cura.

 

Axel chiamò ancora una volta il nome del marito ma senza ottenere alcuna risposta.

 

Trovava improbabile che Austin fosse uscito, lasciando i piccoli completamente soli; era sempre stato un padre estremamente premuroso, e spesso aveva rimproverato Axel per la sua superficialità nel prendersi cura dei piccoli.

 

Un cattivo presentimento si stava facendo largo nella mente di Axel, ma prima di farsi prendere dall'agitazione decise di cambiare i bambini e dar loro da mangiare, per poi metterli entrambi a nanna nel letto matrimoniale.

 

Era sfinito quando riuscì a finire tutto; si stravaccò sul letto esausto e se non fosse stato per la preoccupazione per Austin avrebbe anche potuto addormentarsi in quel momento, tutto sporco di pappa per bambini e con lo stomaco vuoto.

 

Provò a chiamare il moro al cellulare e cominciò a girare per casa quando lo sentì suonare in cucina; lo prese, trovando notifiche vecchie almeno di dieci ore.

 

Il cuore cominciò a battergli nel petto in modo insopportabile e ricominciò a chiamare a gran voce il nome di Austin, senza ottenere risultati.

 

Quasi come spinto da una strana attrazione allora si incamminò verso il bagno, del quale aveva notato la porta chiusa non appena era ritornato a casa; il corpo di Austin giaceva proprio lì dentro, adagiato nella vasca vuota con due profondi tagli praticati lungo entrambe le braccia.

 

Axel si sentì mancare la forza nelle ginocchia quando riconobbe il viso esangue e pallido del marito, che con la testa appoggiata di lato teneva gli occhi chiusi, mentre un'aria serena e quasi liberatoria gli allietava il volto.

 

Axel chiamò a gran voce il nome del marito mentre già piangeva disperato per il suo gesto. Si precipitò sul suo corpo spinto da una forza sconosciuta e cominciò a scuoterlo con delicatezza, singhiozzando a gran voce il suo nome.

 

-Amore cos'hai f-fatto!- aveva gridato stringendo a se Austin, per poi premere una mano su uno dei polsi, dal quale ormai non usciva quasi più nulla.

 

Si guardò le mani sporche di sangue sentendosi estremamente responsabile per quella tragedia e mentre tremava dal terrore prese il proprio cellulare, invadendolo con il liquido rosso diventato ormai denso.

 

Chiamò l'ambulanza riuscendo a malapena a spiegare cosa fosse accaduto e restò a vegliare sul marito premendo degli asciugamani sulle ferite come gli infermieri gli avevano consigliato di fare durante la telefonata.

 

Axel nell'attesa che pareva interminabile prese in braccio il corpo ormai senza vita del moro e si appoggiò seduto per terra con la schiena contro quella vasca maledetta.

 

Con il viso colmo di lacrime e la voce singhiozzante ripeteva al marito che sarebbe andato tutto bene, lasciando che il suo sangue lo insozzasse dalla testa ai piedi, perfino sul viso che non smetteva di premere contro quello del moro per dargli dei baci caldi e disperati su tutta la faccia, ormai intiepidita dalla morte.

 

Quando l'ambulanza arrivò, gli addetti dovettero buttare giù la porta per poter entrare perché Axel non aveva la forza di alzarsi e lasciare Austin per andare ad aprire; si affrettarono a constatare le condizioni del ragazzo ancor prima di sollevarlo dal corpo del biondo, e a malincuore dovettero annunciare che ormai non ci fosse più niente da fare, perché era passato troppo tempo ed il ragazzo doveva essere morto già da diverse ore.

 

Axel glielo lasciò prendere affinché venisse avvolto nella tipica sacca grigia, per poi essere trasportato dapprima sulla barella e poi a bordo dell'ambulanza.

 

-Vuole venire con noi signore?- aveva domandato una donna appoggiando una mano sulla schiena del biondo, che ormai sconvolto guardava gli infermieri con sguardo vuoto.

 

-I-io ho dei bambini- aveva spiegato loro tremante, e gli addetti avevano annuito comprensivi, lasciando che tornasse in casa.

 

-Allora venga pure appena può- aveva detto dispiaciuta la donna, e Axel aveva annuito debolmente, dirigendosi poi lungo il corridoio di casa quasi come uno zombie, con il corpo ricoperto del sangue di Austin.

 

Crollò per terra a metà strada e si rannicchiò su se stesso ormai privo di forze, cominciando a piangere con ancora più intensità.

 

Aveva tolto la vita alla persona migliore del mondo, era stato lui. Era colpa sua.

   
 
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