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Autore: Miharu_phos    06/07/2020    0 recensioni
[Goutora/Gouendo]
Quando Austin decide di togliersi la vita, per Axel comincia una lunga discesa verso un abisso colmo di ricordi e sensi di colpa, ma il suo amico d'infanzia Mark riuscirà a farlo sorridere ancora.
•••
[Mini long ambientata dopo la mia raccolta di os “amore a tre” ;
Potrebbe contenere scene forti, se siete troppo sensibili evitate di leggere]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Austin/Toramaru, Axel/Shuuya, Mark/Mamoru
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erano passati ormai circa sei giorni da quando era stato celebrato il funerale di Austin, proprio al centro dello stadio comunale della città, quello in cui il ragazzo aveva giocato per anni assieme ai suoi compagni di squadra.

 

Axel da giorni non faceva che ricevere visite e telefonate, così ad un certo punto aveva deciso di spegnere il cellulare e sbarrare la porta, in modo che potessero finalmente lasciarlo completamente solo con il suo dolore.

 

I suoi bambini erano l'unico ricordo vivo che gli rimaneva di Austin, così si era dedicato completamente a loro, essendo consapevole della dipendenza dei due piccoli dall'unico padre rimasto.

 

I genitori di entrambi i ragazzi avevano provato più volte ad offrirgli aiuto, proponendosi loro stessi per prendersi cura dei bambini così che il biondo potesse riposare e rimettersi in sesto, ma lui si era rifiutato, volendo al più presto ritornare all'intimità della sua casa e della sua famiglia, anche se di quest'ultima ormai restava ben poco.

 

Sembrava che tutto d'un tratto l'intero mondo si fosse ricordato di lui; per anni lui e Austin erano stati soli, discriminati a causa della loro unione, e magicamente soltanto quando il moro aveva compiuto quel gesto estremo tutti attorno a loro avevano cominciato ad avvicinarsi ai resti della loro famiglia, mettendo su comportamenti di pura circostanza.

 

E sentire dalle loro bocche quanto tutto ciò dispiacesse loro lo disgustava; entrambi non avevano potuto vedere i propri genitori per anni, e di certo Axel non avrebbe sentito il bisogno di vederli proprio nel momento in cui non sarebbero serviti assolutamente a niente.

 

E poi, cosa avrebbe mai potuto dir loro? Che suo marito aveva deciso di togliersi la vita perché lui lo aveva tradito?

 

Austin non si era mai lamentato di quel tradimento, no, lo aveva accettato, così come aveva accettato poi di riavere Axel al suo fianco una volta che il ragazzo aveva fatto la sua scelta.

 

E lui non era mai riuscito a farsi perdonare fino in fondo, se il moro era arrivato fino al punto di mettere fine alla propria vita in quella maniera.

 

Axel ci aveva provato davvero, aveva compreso bene il proprio errore, sapeva quanto male avesse procurato al povero ragazzo nel lasciarlo completamente solo per interminabili giorni, a prendersi cura dei bambini senza la mano di nessuno, esattamente come lui si ritrovava a dover fare da quasi una settimana.

 

Si era pentito dei propri errori e aveva donato tutto se stesso al marito, sperando di riuscire a rimediare in qualche modo alla grande ferita che aveva inferto nel suo cuore da sempre troppo grande e sensibile.

 

Il moro non aveva tirato in ballo quello che c'era stato con Mark e Axel neanche una volta; lo aveva perdonato, glielo aveva detto tante volte e Axel ci aveva creduto.

 

Austin era sempre stato onesto, ed in fondo non era mai stato arrabbiato con il biondo, perché ogni scelta dell'uomo che amava lui la imputava ad un proprio errore, ad una propria mancanza; se Axel aveva sentito il bisogno di andare da Mark, nella mente del moro non era stata una cattiveria che il marito gli aveva inflitto, ma solo una conseguenza della sua inadeguatezza a stare al suo fianco.

 

Austin si era sempre sentito inferiore, immeritevole dell'amore dell'uomo che aveva avuto la fortuna di sposare, e questa sua convinzione lo aveva portato ad accettare passivamente ogni decisione che Axel prendeva, anche se andava a proprio discapito.

 

Solo quando aveva visto il proprio marito privo di vita l'uomo aveva pienamente compreso cosa gli avesse fatto; non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per tutto ciò, non sarebbe mai riuscito a mettere a tacere il senso di colpa dalle dimensioni impossibili da quantificare che gli gravava sulle spalle.

 

Solo allora lui aveva capito di aver annullato quel ragazzo, di averlo privato di ogni forza di vivere, perché gli aveva dimostrato, nonostante avesse sposato lui, di non amarlo davvero.

 

Axel piangeva, stringendo a se i bimbi addormentati nel suo lettone. Pensava ad Austin, agli angoscianti pensieri che la sua povera mente aveva dovuto sopportare mentre lui dormiva con Mark e professava il proprio amore a lui.

 

Era accaduto meno di un anno prima, eppure sembravano passati solo pochi giorni; mesi interi, settimane, minuti di pura e martellante angoscia avevano scavato nel cervello di Austin ricordandogli la propria inettitudine al fianco di un uomo che decisamente non credeva di meritare.

 

Axel aveva cercato ovunque in casa; gli sembrava incredibile che prima di farlo, lui non avesse pensato di lasciare almeno un biglietto.

 

Ma infondo questo era esattamente qualcosa che ci si poteva aspettare da Austin: silenzioso, educato, timoroso di disturbare persino con il respiro.

 

Non voleva che Axel si sentisse responsabile; non gli avrebbe mai lasciato un biglietto, non avrebbe mai spiegato le vere ragioni.

 

Le vere ragioni le custodiva nel suo cuore e non le diceva a nessuno, perché erano una vergogna.

 

E se mai qualcuno avesse scoperto che la sua morte era stata progettata come un gesto d'amore e liberazione nei confronti di Axel, al biondo tutto ciò avrebbe chiaramente rovinato la vita.

 

Aveva deciso di proteggerlo e restare dalla sua parte fino alla fine; non pretendeva di essere amato, ma solo di stargli affianco, ed Axel non era riuscito ad accontentarlo neanche in questa misera richiesta.

 

Due bambini nati dall'infelicità e dati in pasto ad una vita insulsa, una vita destinata ad essere condivisa con l'assassino del loro padre. 

 

Lui non meritava neanche loro, Axel lo sapeva, non meritava niente della perfezione che quelle due creature e Austin rappresentavano, eppure ancora una volta era egoista, e se li teneva stretti al petto come unico ripiego, così come un ripiego lo era stato Austin quando Jude e Mark non lo avevano voluto.

 

Era un ipocrita, ma temeva la solitudine, e così pur sapendo di minare la felicità di Maddie e Bailong lui aveva deciso di tenerseli con se, sperando così di lenire il proprio dolore ed in qualche modo rimediare al vergognoso errore commesso nei confronti del ragazzo migliore che lui avesse mai conosciuto.

 

Sapeva perfettamente che non ci sarebbe mai riuscito però.

 

 

 

Mark suonò il campanello di casa Blaze, impaziente di sapere come stesse l'amico.

 

Non rispondeva al telefono da almeno due giorni, ed il castano non era riuscito a tenere a bada la propria preoccupazione, così non ci aveva pensato due volte a precipitarsi direttamente da lui.

 

Certo, se il biondo avesse aperto subito però, di sicuro si sarebbe preoccupato meno, ed avrebbe anche evitato di mettersi ad urlare come un forsennato dietro la porta blindata della lussuosa villa.

 

Axel si era svegliato di soprassalto, provocando il risveglio anche del piccolo Bailong che subito aveva cercato le braccia del padre per essere rassicurato.

 

Il ragazzo lo aveva preso in braccio e dato che proprio non riusciva a sopportare il fracasso oltre la porta di casa, era andato ad aprire tenendo il bimbo stretto sul petto, mentre questi aveva subito cominciato a giocare con i lunghi capelli del biondo.

 

-Mark...?-

 

-Che fine avevi fatto?! Insomma Axel mi hai fatto preoccupare, non rispondevi al telefono ed io...-

 

Axel sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare in quel momento: mandare via il castano esattamente come aveva fatto con tutte le altre persone che avevano cercato di andare a trovarlo.

 

Ma chissà perché non lo fece, ed anzi, lo lasciò persino entrare.

 

   
 
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