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Autore: PRISHILLA    06/07/2020    1 recensioni
L'età li separa, e Trunks che è un uomo adulto lo sa bene che è un amore impossibile, un sentimento che non dovrebbe avere ragione di esistere, e i sensi di colpa lo attanagliano al punto da fargli prendere una decisione drastica.
Ma è davvero una colpa amare qualcuno? E' immaturo o folle amare quella amica che senza fatica si è fatta strada nella sua vita e nel suo cuore, creandovi una tana dalla quale farla uscire, scacciarla, era impossibile?
Questa fic è dedicata a tutte le persone che amano qualcuno con enormi differenze di età, o ancora a quelli che non accettano le differenze d'età, sperando che vivendo il contesto dall'interno possiate intenerirvi un pò comprendendo che in amore (quando è sincero) ci sono forze contro cui neanche un potente saiyan può combattere.
(i personaggi ovviamente non sono i miei ma sono grata esistano!!!)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

Non la colpì, lei si scanso ma le sfiorò la testa e quell'impatto fece si che la bandana che le tratteneva i capelli volasse via lasciando che si sciogliessero e svolazzassero al vento.

Si fermò bruscamente quando la vide distrarsi e voltare lo sguardo seguendo il percorso della bandana che volava via sotto di loro. I suoi occhi si erano come impauriti mentre urlava un “oh no!” e si fiondava via, lontana da lui, in direzione di quel pezzo di stoffa blu che forse per lei valva più di quella battaglia.

Trunks rimase fermo a guardarla mentre acchiappava l'oggetto al volo e lo stringeva forte al petto lasciandosi sfuggire un “menomale” dalle labbra che adesso sorridevano serene.

La guardò ancora più intensamente quando suo padre le disse: -Fine dei giochi.- con quella sua voce pacata, e lei si voltava verso di lui accigliata inconsapevole della sciocchezza che aveva appena compiuto.

-Ma che dici, proprio adesso che si è deciso?- gli urlò in faccia, sprudente, senza neanche pensare chi fosse il suo interlocutore.

-Sei fuori mocciosa fattene una ragione.- gli disse lui senza alterarsi troppo per i modi di fare dell'altra.

Lei parve prima indispettita, ma poi si rese conto della sciocchezza che aveva compiuto mentre lui le atterrava davanti.

-Che?!- urlò a se stessa imprecando mentalmente.

Nel recuperare l'oggetto aveva appoggiato i piedi per terra fuori dal ring auto-eliminandosi dai giochi, ponendo fine a quello scontro, con suo grande sollievo.

Aveva in questo modo evitato che fosse lui a decretare le sue sorti, sollevandolo da quel enorme peso che gli gravava sul petto.

Adesso potevano tornare ad essere semplicemente Trunks e Pan.

Come se lo avesse letto nel pensiero lei lo guardò, gli occhi ricolmi di lacrime e il viso contratto in una smorfia di dolore e delusione. Tirava su con il naso mentre diceva: -Non è giusto però.- piagnucolando come una bambina, ma guai a farglielo notare.

Rise di gusto di quella scena, di quella piccola guerriera impavida tornata ad essere solo la sua tenera e capricciosa Pan. Si avvicinò a lei che lo guardò con uno sguardo tristissimo mentre piangeva a dirotto del suo personale fallimento strofinandosi gli occhi per evitare che le lacrime scivolassero sul viso con poco successo.

-Dai Pan, sarà per la prossima volta...- le disse sapendo benissimo che non ci sarebbe mai stata quella “prossima volta” di cui aveva accennato perché lui avrebbe fatto di tutto per evitarlo.

-Trunks!- urlò gettandosi tra le sue braccia com'era solita fare quando piangeva per qualunque cosa, come se la sua vicinanza potesse in qualche modo placare il suo dolore, le sue pene e le sue frustrazioni. -E' tutta colpa tua!- gli urlò contro il petto senza alzare lo sguardo continuando a frignare forte battendogli i pugni contro senza però fargli alcun male, nascondendo il viso al suo sguardo.

Era una scena vista e rivista, consumata quasi negli anni, ma in quel momento tutto sembrava così diverso, amplificata dalla loro lontananza. Lei era diversa, e anche quello che provava per lei era diverso.

L'afferrò per le spalle, scostandola appena da sé mentre lei nascondeva il viso tra le mani lasciandogli intravedere però gli occhi lucidi.

Le sorrise. -Dai su non fare così...- lei levò lo sguardo e lo guardò disperata. Quegli occhi così neri in cui aveva quasi dimenticato quanto facilmente riuscisse a perdersi, come in quel momento quando perse il filo del discorso non ricordando affatto quello che le volesse dire.

Tirava su con il naso arrossato e si mordeva il labbro inferiore per evitare di piangere ancora, e tutto quello che quella visione adesso riusciva a rievocare nella sua mente era quanto fosse dannatamente bella.

Il cuore prese a martellargli fino in gola e le mani iniziarono a sudare. Lei aspettava che lui continuasse, che le dicesse qualcosa, che però non arrivò mai, perché le uniche parole che sarebbe stato in grado di dire erano impossibili da pronunciare.

-E smettila di frignare mocciosa.-

Goten...

Fu grato della sua intromissione che sbloccò quella situazione almeno in parte.

-Non sono una mocciosa!- gli urlò contro lei tra le lacrime.

-Ah no? E allora come mai frigni per una cosa così stupida?- insistette lui facendola arrabbiare.

-Non sono affaracci tuoi Goten!- gli urlò. -E poi tanto non capiresti razza di mezzo saiyan venuto male!- a Trunks venne da ridere della scena. Aveva quasi dimenticato quanto fossero divertenti quei due quando litigavano... cioè sempre.

-Ma come osi?- s'innervosì l'altro sollevando i pugni a mezz'aria. -Io sono più saiyan di quanto tu non lo sarai mai!- le ricordò, ed era vero, in parte.

Sì perché il sangue non mentiva, ma lo spirito neanche, e Pan era un saiyan a tutti gli effetti, forse più di quanto loro non lo sarebbero stati mai.

In lei erano ormai chiari gli atteggiamenti di Vegeta, e quindi della sua razza d'appartenenza, fiera, impavida, sprudente. Ma soprattutto la voglia di combattere, di superare i suoi limiti, l'impossibilità di tenerla lontana dal campo di battaglia, in cui chiaramente rivedeva Goku.

Lei gli fece una linguaccia e si lanciò ancora tra lei sue braccia quando Goten fece per colpirla dicendole che le avrebbe dato una bella lezione.

D'istinto l'accolse abbracciandola, quasi a volerla davvero proteggere dall'altro che sapeva benissimo non le avrebbe mai potuto fare del male.

E dai suoi atteggiamenti sembrava non fosse trascorso neanche un giorno dall'ultima volta...

-Si facile così... andare a piangere da Trunks ogni volta che sto per picchiarti!- continuò lui mentre lei rideva consapevole del fatto che era vero, che era sempre stato così. Lui l'aveva sempre “protetta” dalle “aggressioni” del ragazzo moro, anche quando era chiaramente colpa di lei. -E tu che te la difendi tanto... siete proprio fatti l'uno per l'altra.- adesso era Goten ad essere imbronciato mentre si voltava dando loro il profilo a braccia conserte e il mento alto.

Trunks a quelle parole trasalì sperando che nessuno notasse il leggero rossore sulle sue gote mentre Pan ancora stretta a lui non pareva volersi muovere di lì, guardando l'altro ridendo come una matta stringendo ancora in una mano la bandana.

-E sono “zio” Goten per te!- le ricordò ancora facendosi grande davanti a lei che però rise più forte se possibile facendolo innervosire ancora.

-Ci passiamo solo tredici anni, per quel che ne sappiamo potresti essermi fratello... altro che zio.- lo canzonò.

Trunks si rese contro che Pan non dava molta importanza al fattore età, avendone una concezione completamente diversa dalla sua.

-Dai ragazzi smettetela.- la voce calma e pacata di Gohan interruppe quella buffa lite. -Pan cara, hai avuto la tua possibilità... te la sei giocata per quel... coso lì.- le disse con uno sguardo stupito e confuso puntando la bandana che aveva ancora stretta tra le dita.

Lei abbassò lo sguardo sull'oggetto e poi alzò lo sguardo su di lui. Era arrossita, lo aveva visto chiaramente, così come aveva notato quanto adesso era più facile guardarla dritta negli occhi con tutti quei centimetri guadagnati in quei due anni in cui non si erano visti affatto.

Le sorrise, dimenticando la bandana, dimenticando Goten e Gohan che erano lì a guardarla mentre aspettavano una qualche risposta, concentrandosi solo su tutta la voglia che aveva trattenuto dentro di rivederla e riabbracciarla.

-Spero solo ne sia valsa la pena.- fece spallucce suo padre non avendo ricevuto alcuna risposta allontanandosi da loro, raggiungendo il gruppo che si avviava verso la casa poco distante.

-Io sono certo che per Pan ne sia valsa la pena...- disse poi Goten malizioso verso sua nipote che prendeva ad arrossire come un peperone agitandosi tra le sue braccia mentre si voltava verso di lui intimandogli di farla finita.

-Non sei divertente Goten!- lo aggredì. -Sei uno stupido!- urlò ancora allontanandosi da loro in tutta fretta senza dare spiegazioni.

La videro poi tornare immediatamente indietro superandoli a testa alta senza dire una parola per recuperare il giubbino che aveva lanciato prima e il fermaglio che rimise in testa stizzita.

Ancora una volta lì superò e si allontanò da loro a passo deciso battendo i piedi per terra nervosamente.

-Che è successo?- domandò Trunks all'amico non capendo a pieno quella reazione guardandola allontanarsi sbigottito.

Goten rise. -Secondo te?- gli domandò come se fosse la cosa più naturale del mondo. -Quella è la tua bandana Trunks...- gli ricordò come se solo quel particolare fosse sufficiente a fare la differenza. Gli diede un paio di pacche sulla schiena e gli fece un occhiolino invitandolo a seguirlo verso casa.

Trunks capì l'antifona.

La canzonavano ancora per quella cotta infantile che aveva per lui? Sicuramente Goten lo faceva.

Ma quella frase lasciata metà gli faceva intendere che forse per lei le cose non erano cambiate, che forse essere stato lontano dai suoi occhi non l'aveva allontanato dal suo cuore.

E allora si spiegava la sua reazione sul campo di battaglia, quella strana voglia di punirlo, di ferirlo, forse come lui aveva fatto con lei. La voglia vendicarsi, di sfogare quel dolore che lui le aveva fatto provare ricordando a se stesso che lo faceva per il suo bene.

S'incupì.

-Che fai Trunks vieni o no?- Goten gli fu subito alle spalle spintonandolo finché non prese a camminare da solo. -Si calmerà da sola vedrai e tornerà a piagnucolare tra le tue braccia alla prima occasione buona.- lo canzonò con quel tono di voce strano, quasi malizioso.

Cosa voleva dirgli con quella frase? Era un'allusione a lei o forse peggio, a lui?

Guardò Goten mentre chiacchierava allegramente sulla via del rientro ascoltando a malapena i suoi discorsi, troppo impegnato a domandarsi se lui avesse capito qualcosa.

Ma non poteva essere.

Se avesse saputo era certo che la sua reazione non sarebbe stata piacevole, come poteva esserlo? Il suo migliore amico innamorato di sua nipote quattordici anni più giovane.

L'avrebbero fatto fuori in appena venti minuti, dopo una misera resistenza, senza lasciargli il modo di spiegare, e senza alcuna pietà.

Scosse il capo rientrando in casa dove suo padre lo accolse accigliato.

-Ti sei comportato come una mammoletta.- gli disse schifato del suo comportamento.

-Lasciami perdere papà.- gli intimò scuro in volto mentre vedeva gli occhi dell'altro sciancarsi per lo stupore di quella risposta.

Non era solito rispondergli male. Lo lasciava parlare, si difendeva come poteva senza mai esagerare, perché anche se come padre era particolare, aveva un gran rispetto di quell'uomo che, nonostante tutto, negli anni aveva dimostrato per loro un amore innaturale per uno della sua razza. Per un principe... qual'era.

Ma non poteva mettersi in mezzo tra lui e la sua Pan. Tra lui e quei sentimenti che stava cercando di reprimere così disperatamente e che a causa sua aveva rischiato esplodessero come fuochi d'artificio sul ring.

-Tu quello lo chiami combattere?- insistette lui non percependo l'invito del figlio a chiudere lì il discorso.

Si ritrovò a stringere i pugni lungo i fianchi. Prese un respiro per calmare i nervi che danzavano a fior di pelle. -Non sono affari che ti riguardano papà.- un ringhio sommesso sussurrato a denti stretti mentre gli occhi si facevano due fessure impenetrabili.

-Sei un debole Trunks!- gli urlò lui imperterrito.

-Non sono un debole!- gli urlò contro sollevando un pugno aggressivo avvertendo la sua aura incrementare in un picco improvviso. Se solo fosse stato debole avrebbe ceduto anni prima a quei sentimenti impuri che gli impregnavano l'anima, ma lui era stato forte, aveva avuto la forza di allontanarsi da lei. Di lasciarle vivere la sua vita senza mettersi in mezzo. Di sparire chiudendosi in una sorta di isolamento, un mutismo che lo aveva in parte cambiato, rendendolo più duro, più forte.

No, non era un debole!

-Però è vero che hai combattuto come una femminuccia.- la voce della piccola di casa Son lo distolse da quella discussione con suo padre che stava prendendo una brutta piega.

Il suo livello energetico tornò normale.

-Non volevo farti male senza un vero motivo.- le spiegò semplicemente.

-Io il motivo lo avevo.- gli disse lei incrociando le braccia al petto. -E tu avevi la mia approvazione.- gli ricordò.

-Ma l'hai detto anche tu che se avessi combattuto come si deve saresti finita al tappeto in un batter d'occhio.- le ricordò lui questa volta sorridendo sornione.

Pan si accigliò e s'infiammò com'era facile per lei fare. -Non ho mai detto in un batter d'occhio!- gli rispose inferocita. -A lungo andare magari...- continuò con fare serio chiudendo gli occhi e voltando il viso di lato facendolo sorridere, rilassando ogni muscolo nel suo corpo fino ad un attimo prima teso. -Ma ti avrei di certo dato filo da torcere.- aggiunse facendogli una breve linguaccia.

Le portò una mano a scompigliarle i capelli. -Si come no...- le disse per poi allontanarsi da lei e dallo sguardo di suo padre che era rimasto fisso su di lui per tutto il tempo.

Udì vagamente le proteste di Pan a quel gesto mentre gli ricordava che non era più una bambina e che non poteva continuare a scompigliarle l'acconciatura ogni volta che lo avesse voluto.

Ridacchiando la lasciò lì.

Adesso si sentiva stanco mentre si dirigeva verso il bagno in camera sua per farsi una doccia e eliminare di dosso ogni traccia di quelle emozioni che assieme al sudore e al suo odore si erano come appiccicate addosso in modo così vivido che aveva paura potessero essere fiutate da quei saiyan riuniti allegramente di sotto.

Era già un miracolo non si accorgessero di battiti del suo cuore che acceleravano come impazziti quando lei lo sfiorava.


 


 


 


 

Quando scese la tavolata era stata imbandita all'esterno sulla grande balconata dove il sole iniziava il suo declino a pomeriggio inoltrato.

Si guardò intorno non vedendo Goten, Pan e Bra.

-Si stanno lavando.- le spiegò sua madre. E lui annuì sorridendole dolcemente. Vide suo padre seduto su una sedia ad un tavolino isolato ombreggiato da un ombrellone aperto che dava sul giardino sottostante.

Lo guardava ancora.

Distolse lo sguardo mentre chiedeva a sua madre di tagliargli i capelli.

Lo aveva sempre fatto lei, fin da bambino, e quel taglio non solo gli piaceva ma gli stava anche piuttosto bene. Era comodo e pratico.

Si isolarono recandosi in uno dei bagni del piano terra.

La lasciò fare mente si lasciava cullare da quei movimenti aggraziati, dalla sua presenza rinvigorente ed energica, carica d'amore, quello che provava per lui, che da buon saiyan riusciva a percepire attraverso la sua debole aura.

-Trunks cos'hai?- gli domandò piano.

Erano soli, in una stanza appartata dove aprirle il suo cuore sarebbe stato facile. Ma non poteva farlo... neanche con lei.

-Niente.- le sorrise, con uno dei sorrisi più falsi del pianeta.

-Non me la conti giusta.- gli rispose storcendo le labbra. -E' troppo tempo che non parli più con me.- aveva una vocina malinconica che gli mise tristezza, ma non poteva farlo, lei era sua madre e di certe cose non poteva discuterne con lei.

-Sto bene mamma... di che ti preoccupi?- sorrise ancora cercando di sembrarle sincero.

Lei lasciò cadere il discorso riprendendo a tagliare come nulla fosse.

-Era da un po' che non vedevi Pan...-

Quella frase uscita dal nulla lo fece tremare, si sistemò meglio sulla sedia per non darlo a vedere. -Già.- le rispose tentando la voce più neutra che gli riuscì.

-E' cresciuta.- continuò lei come a voler fare conversazione.

-Ho notato.-

-E' piuttosto carina...- gli disse e lui questa volta non le rispose. -Non trovi?- insistette.

Trunks si domandava cosa avesse in mente con quello che gli stava sembrando un interrogatorio. Cosa voleva sentirsi dire? Che era bella? Si lo era... era dannatamente bella maledizione a tutti loro!

-Si è carina.- le rispose dandosi una calmata. Stava reagendo da stupido, sua madre non gli stava dicendo nulla di assurdo o di insinuante, stava solo facendo conversazione e lui doveva smetterla con quell'atteggiamento da coda di paglia che aveva assunto da quella mattina!

-Ho notato che è ancora molto affezionata a te... anche se siete stati lontani per tanto tempo quello che vi ha legati allora è ancora forte adesso.-


Aveva colpito nel segno. Aveva assolutamente ragione.

Bulma passò sul davanti prendendo a tagliare le ciocche sulla fronte e allora lui chiuse prontamente gli occhi.

-Mi è sempre piaciuta Pan.- Trunks sospirò domandandosi perché non la facesse finita con quel discorso e non passasse ad altro come era solita fare. Era geniale il modo in cui spaziava nelle conversazioni. In quel momento invece il suo unico pensiero era... -Pan è in gamba... e ha un non so ché che mi ricorda tuo padre e Goku.- rise mentre lui prendeva a roteare gli occhi.

-Si... mi ha dato la stessa impressione.- dovette convenire con lei. Era inutile non risponderle, tanto aveva capito che avrebbe continuato.

-Sai Trunks...- gli disse mettendo le mani sui fianchi guardando in alto come a voler rievocare qualcosa. -Credo che abbia ancora una cotta per te.-

Arrossì, così vistosamente da non poterlo nascondere, e quando sua madre lo vide, perché non aveva via di fuga in quel momento, ridacchiò sommessamente di lui dicendogli che era proprio un ragazzo timido.

-Ad ogni modo se è davvero così non credo la cosa le passerà molto in fretta, dovrai rassegnarti al fatto che la piccola Pan ti amerà per sempre almeno un po'.- concluse portando le mani giunte al lato del viso con uno strano sguardo trasognante.

-Ma finiscila mamma.- la rimproverò. -E riprendi a tagliare per favore.- sperò davvero che la smettesse.

La vide come imbronciarsi per aver interrotto i suoi sogni ad occhi aperti e riprendere il lavoro.

Quello che gli aveva detto intanto si era insinuato nella sua mente e gli aveva anche dato una sorta di piacere perché anche lui sarebbe sempre stato innamorato di lei... e ne era certo, non solo un po'.

-Lo sai che quando vuoi io sono qui.- gli ricordò tagliando l'ultima ciocca che cadde per terra. -Fatto.- disse soddisfatta di se stessa lasciandolo poi solo non prima di avergli fatto un occhiolino.

Le era grato, ma questo non voleva dire che potesse dirle tutto. C'erano cose che non voleva che nessuno sapesse. Come il fatto di provare quei sentimenti sconfinati per quella ragazza che all'epoca aveva solo quattordici anni mentre lui ne aveva già ventotto.

Ammetterlo sarebbe stato imbarazzante, degradante, ripugnante per molti.

No, non poteva parlargliene.

Ripulì il bagno dai suoi capelli e tornò fuori.

La luce del sole adesso era più calda e rilassante.

-Trunks!- lo richiamò Goten.

Lo guardò stranito.

-Ma quelle sono le mie robe...- constatò.

-Ovvio... cos'altro avrei dovuto mettere?- domandò senza esitazione. -Quelle di tua madre?- continuò mentre l'immagine gli dava i brividi. -Comunque dobbiamo andare a fare un po' di shopping... il tuo armadio è noioso.- gli fece notare puntando il pantalone nero largo e la maglia a mezze maniche verde militare che aveva indossato e poi puntando quelle che indossava lui.

Trunks si guardò come d'istinto, sorridendo appena all'amico dopo aver notato che forse non aveva tutti i torti mentre sfoggiava un bermuda verde militare e una canottiera nera.

-Quella andata peggio sarei io.- si voltò per guardare Pan.

Arrossì leggermente quando la vide. Lei sembrava assolutamente a disagio, ma secondo lui era deliziosa.

Era rossa in viso e si stringeva nelle spalle non sentendosi a proprio agio con quel vestitino a salopette in jeans verde acido e la maglietta bianca con lo scollo a barca con balze in pizzo, tono su tono, sotto.

-Sei carina.- gli disse lui vedendola distogliere lo sguardo, ridendo di quell'atteggiamento.

-Era la cosa meno provocante o... imbarazzante... che sono riuscita ad estrapolare dall'armadio di Bra.- disse con un tono ammonitore verso l'amica che non era per nulla d'accordo. -I suoi pantaloni non mi entrano.- aggiunse poi imbronciandosi all'idea di essere tanto più bassa di tutto il resto della compagnia.

-Non ti succede niente cara se ogni tanto indossi qualche bel vestito.- la rimbeccò sua madre mentre portava le pietanze in tavola.

Dall'espressione di Pan, non pareva per nulla d'accordo con lei. -Mi sento ridicola.- disse poi andando verso il tavolo imbandito. -Come si combatte con questa roba indosso... adesso capisco perché i movimenti di Bra sono lenti e scostanti... è impossibile tirare un calcio assestato quando sei rinchiuso in una sorta di gabbia...-

-Ehi! A chi hai chiamato lenta?- le domandò una Bra offesa.

Pan si voltò verso l'amica. -A te.- le rispose sorridendo del fatto che presto lei avrebbe reagito e avrebbero preso a bisticciare su quelle sciocchezze, come infatti poi fecero mentre si vedeva chiaramente che si stavano divertendo a punzecchiarsi.

Trunks si sedette e in men che non si dica Goten gli fu affianco sorridendo allegro. Voltandosi dall'altra parte vide che Pan aveva preso posto accanto a lui come aveva fatto suo zio.

Gli sorrideva e lui ricambio.

Era più che naturale. Era così da sempre. Lei sedeva sempre accanto a lui quando mangiavano, un'abitudine, quella come altre, presa nello spazio.

-Allora come va?- gli domandò lei d'un tratto timidamente.

-Direi bene, nulla di nuovo in realtà da quando ci siamo visti l'ultima volta.- e riflettendoci era proprio così. Il sorriso di Pan però si fece più triste, ma non scomparve mai dal suo viso. -E a te come va?- le domandò poi. -Spezzato il cuore a più di qualche ragazzo in questi anni?- si morse la lingua afferrando un bicchiere d'acqua e bevendolo con finta tranquillità come a voler dare la sensazione che quella domanda fosse stata gettata lì a casaccio.

Ma la realtà era diversa. Voleva sapere, aveva bisogno di sapere se qualcuno avesse preso il suo posto nel suo cuore o se come aveva detto Goten, non c'era stato nessuno.

Attese impaziente la risposta di lei che arrivò quando scosse il capo negando quella possibilità. Trunks tirò senza rendersene conto un sospiro di sollievo. -No nessun ragazzo.- confermò. -Non mi va di perdere il mio tempo con i terresti.- la sentì ammettere lasciandolo un pochino di stucco.

-Ma come?-

-Non mi fraintendere. Io amo la Terra ma...- si accigliò un attimo. -Io sono un saiyan, ho una forza immensa e quando i ragazzi terrestri lo scoprono corrono via come impauriti.- disse tristemente aprendo le braccia per rinforzare il concetto. Il rancore era palpabile.

-A me non succede.- Bra sedendosi al suo fianco si era introdotta nel discorso.

Pan la guardò di sottecchi con sguardo furbo. -Ma chi sa perché...- e risero insieme della consapevole mancanza di forza di Bra.

In realtà nessuno credeva alla storia della sua debolezza, più semplicemente non si era mai sforzata di farla uscire fuori la sua forza, ma tutti sapevano che doveva essere lì dentro da qualche parte...

Ad ogni modo Pan aveva ragione. Trunks annuì capendo perfettamente quello che stava spiegandogli.

-E' diverso per voi...- continuò. -Se uscite con una terrestre a lei può solo fare piacere avere un ragazzo tanto forte al suo fianco... le ragazze si sentono protette.- aggiunse e a Trunks parve che la cosa valesse in qualche modo anche per lei. Era quello che Pan cercava? Un uomo che potesse proteggerla? Impossibile, lei odiava essere protetta... -Mentre per me non è così... io non posso sperare di trovare un uomo sulla terra in grado di proteggermi... al massimo è il contrario... e la cosa non mi piace affatto.- disse imbronciandosi e guardando altrove.

-Ma tu odi essere protetta dagli altri...- le ricordò lui non riuscendo a pensare a quella eventualità.

Pan arrossì lievemente. -Si è vero...- balbettò. -Ma non era quello che intendevo...- aggiunse imbarazzata incapace di trovare le parole giuste per spiegarsi. -Quello che intendo è che... un uomo deve essere più forte della sua donna perché... vedi lui in questo modo le da un senso di.. non proprio protezione...-

-La fa sentire più donna.- fu Bulma a venirle incontro per aiutarla a finire quel discorso. -Noi donne vogliamo sentirci inerme tra le braccia del nostro uomo.- disse guardando suo marito con passione e ardore battendo più volte le ciglia.

Vegeta prese parola dopo sua moglie per tentare di evitare di guardarla e arrossire di quei suoi atteggiamenti spudorati in pubblico. -Le donne saiyan in genere cercano uomini in grado di batterle sul campo di battaglia perché altrimenti...-

-Perdono di virilità ai miei occhi...- finì Pan la frase per lui, come se le loro menti avessero elaborato al stessa frase, o meglio come se quel concetto fosse assolutamente naturale dentro di lei. -E non mi attirano su nessun altro fronte poi... soprattutto non mi ecc...- si fermò lasciando il discordo a metà quando parve rendersi conto che stava parlando con qualcun altro e non con se stessa nell'intimità della sua mente, prese quindi a sorridergli imbarazzata.

Trunks non seppe mai cosa avesse voluto dire, ma ne aveva un'idea e capì il suo imbarazzo sentendosi a disagio lui stesso con quel discorso in quel contesto.

Pan non era più una bambina, ormai gli ormoni giocavano il loro ruolo perfettamente e a lei piacevano i ragazzi, e a quanto pareva le piacevano forti e virili...

La descrizione in qualche modo gli ricordò se stesso.

-Chi si accontenta gode.- le ricordò Goten scansandolo per guardarla.

-No, non nel mio caso...- gli rispose sporgendosi anche lei per guardare suo zio. -E come potrei?- domandò facendo spallucce mentre con la mente pareva perdersi in chi sa quali pensieri. -Non li sentirei neanche...- poi la vide trasalire e si domandò a cosa diamine stesse pensando per fare quelle facce. -Rischierei di ucciderli piuttosto.- pensò più rivolta a se stessa che a loro.

Goten prese a ridere forte. -Buona questa.- disse poi facendo un occhiolino a Pan che prese a ridere con lui.

Trunks rimase un attimo attonito.

Quello a cui aveva appena assistito era un discorso a doppio senso malizioso?

Guardò i due ridere di gusto e capì che, sì, era un'allusione!

Da quando scherzavano così apertamente su certe cose?

Si convinse che in quei due anni le cose dovevano essere decisamente cambiate. Anche il rapporto tra Pan e Goten, arrivando a scherzare su discorsi che riguardavano il sesso senza il minimo segno di pudore o di vergogna, lì davanti a orecchie indiscrete.

Non immaginava cosa succedeva quando erano soli...

Goten aveva finito col coinvolgerla con il suo modo di fare leggero?

Guardò la sua piccola al suo fianco.

La vide accavallare una gamba sull'altra mentre la gonna si sollevava un po' lasciando parte della coscia scoperta, nuda alla sua vista, ai suoi occhi, che non riuscivano a staccarsi da quell'immagine che gli diede un forte senso di calore.

Ancora quei movimenti sensuali di cui probabilmente lei non era neanche consapevole, ma che non potevano sfuggire a lui.

Se non gli avesse appena confermato che non aveva avuto nessun ragazzo avrebbe avuto paura che qualcuno l'avesse già avuta.

Il fiato gli si mozzò in gola e il solo pensiero bastò a mandarlo in bestia. Non poteva, non voleva accettarlo! Eppure era stato lui a decidere di non lasciarsi corrompere da quei sentimenti. Era qualcosa che doveva mettere in conto! Era stato lui a spingerla tra le braccia di altri uomini pensando che fosse solamente la cosa più giusta da fare!

-Mi sei mancato Trunks.- gli disse poi d'un tratto, e ancora una volta tutta quella frustrazione andò scemando, sfumando fino al punto in cui scomparve del tutto lasciando il posto solo al quel calore che adesso passò nel petto e da lì gli divampò per tutto il corpo.

Le sorrise. -Anche tu.- ammise senza riuscire ad impedirselo. Ma era solo la verità.

La sua Pan di un altro...

Impossibile.

Ingoiò il vuoto mentre ricordava tutte quelle notti trascorse a guardarla in silenzio dormire. Mentre lei infilandosi nel suo letto si accoccolava contro di lui dicendogli che aveva bisogno di calore umano.

E sapeva che stava sbagliando, che lei aveva una preferenza per lui e lo faceva solo per stargli accanto, ma non riusciva ad allontanarla, a costo di alimentare le sue speranze.

Una volta così vicina, nel momento in cui si sentiva più vulnerabile, non poteva fare altro che cingerla con un braccio e lasciare che si addormentasse su di lui.

Quante notti insonne...

Quante notti guardandola dormire così serenamente accanto a lui aveva desiderato tenerla stretta per sempre? Quante volte si era detto che se anche le cose fossero rimaste così per lui andava bene? Perché tutto quello che voleva era che lei gli fosse vicina.

Quante notti aveva guardato la pelle candida della sua spalla desiderando immensamente di farla sua, di morderla lasciandole i segni dei suoi denti nella carne, quel segno di riconoscimento, quel marchio indelebile che l'avrebbe segnata come sua per sempre agli occhi di tutti, impedendo a qualunque altro di avvicinarlesi.

Quell'azione sconsiderata che faceva parte della sua essenza di saiyan, quell'istinto che nasceva dai meandri più bassi della sua persona.

Un po' come quella voglia inconscia che Pan aveva di trovare un uomo in grado di “domarla”, lui aveva quel bisogno infimo di marcare il suo territorio “domando” quella che sarebbe stata la sua donna per sempre.

La voglia di farla sua per sempre...

Erano saiyan fin nel midollo e la cosa non poteva essere elusa o modificata, ma solo accettata.

Ma non lo aveva mai fatto. Non avrebbe potuto.

Ogni giorno si torturava pensando a quanto fosse caduto in basso, a quando fosse deplorevole per lui sentire quei bisogni, quelle necessità, quelle pulsioni per una ragazzina, quella che era poco più che una bambina.

Ma non era riuscito ad impedirselo.

Ricordò di quella volta in cui Goku gli aveva parlato prendendolo in disparte.

-Trunks dovresti dirglielo sai.-gli disse lasciandolo di stucco.

Sentendosi colto in flagrante tutto quello che volle fare fu sprofondare da qualche parte. Ma Goku non era in collera con lui, non lo aveva giudicato affatto. Pareva quasi accettare la cosa con una certa gioia.

-Non posso...-gli aveva risposto senza esitazione.-E' una bambina... cosa penserebbero gli altri?-gli domandò, ma forse quella domanda era rivolta più a se stesso. Era lui che marciva nei suoi sensi di colpa.

-Non è una bambina e lo sai bene Trunks. E poi crescerà no? E la differenza si noterà appena.-

Ogni volta che ricordava quel discorso una morsa gli attanagliava lo stomaco. Goku era l'unico che avrebbe capito quella storia impossibile. Forse perché di tutti era il più ingenuo, il più folle, il più libero, il più aperto al mondo.

Quando era scomparso con lui erano sfumate la sua decisione e la sua forza d'animo.

-Trunks ci sei?- gli domandò Pan vedendolo fissarla come inebetito.

Trasalì annuendo per poi ridere forte e lasciar cadere al cosa.

Quando finalmente fu dato loro il permesso iniziarono a mangiare.

D'istinto era Pan a servirlo, riempendogli il piatto di tutte le pietanze che più gli piacevano. Come facesse a ricordare così bene i suoi gusti per lui era un mistero. Ma era così e la lasciò fare lasciandosi viziare un po' da lei che pareva godere delle attenzioni che gli riservava.

Sapeva che gli altri di tanto in tanto puntavano i loro sguardi indagatori su di loro. Ma sapeva anche che non la vedeva da due lunghissimi anni e che probabilmente non l'avrebbe più rivista per un pezzo.

Voleva imprimersi nella mente ogni singolo momento, ogni dettaglio di lei che potesse fargli compagnia negli anni a venire, quando tutto ciò che gli sarebbe rimasto sarebbe stato un ricordo.

Come se il mondo intorno a loro non esistesse più iniziarono a parlare dei vecchi tempi, della navicella, della missione, delle sfere, di suo nonno Goku che mancava immensamente ad entrambi.

Risero di cose che potevano capire solo loro due, ricordarono cose che appartenevano a loro e che gli altri non potevano capire né sottrarre loro.

-Quando divenisti una bambola ebbi così tanta paura di non rivederti più che...- iniziò scuotendo poi il capo per dimenticare certi orrori.

-E' acqua passata, sono ancora viva e vegeta.- gli disse sorridendogli allegra. -Io invece volevo ammazzarti ogni volta in cui dicevi di voler tornare sulla terra a scaricami per quello lì.- gli ricordò accigliata puntando con il capo suo zio.

Lui rise scusandosi ricordandole che poi però aveva cambiato idea.

In realtà voleva riportarla indietro perché aveva capito benissimo che stare un anno a stretto contatto con lei gli avrebbe mandato in brodo di giuggiole il cervello. E infatti fu così.

Ma in quell'occasione fu debole, si disse di approfittare di quei momenti che non sarebbero mai più tornati e di godere della sua presenza prima di ritornare alla dura realtà.

La cosa però gli era sfuggita di mano quando, una volta tornati, tutti i suoi pensieri restarono ancorati alla sua piccola che adesso accanto a lui mangiava felice.

Trunks afferrò i tramezzini e iniziò a tagliarne via i bordi porgendoglieli, mettendoli nel suo piatto. Lei sorrise di quel gesto che per loro era naturale.

Lo faceva sempre quando erano sulla navicella, così come lei gli sbucciava la frutta. Cosa che vide stava facendo proprio in quel momento.

Piccoli gesti naturali, spontanei, frutto di azioni meccaniche che nonostante il trascorrere degli anni non li avevano lasciati.

Lo sguardo degli altri era sbigottito.

Si sentirono osservati quando sollevarono le teste dai piatti ritrovandosi avvolti nel silenzio.

-Da quando Trunks mangia la frutta da sbucciare?- domandò Bulma con un'espressione attonita sul viso.

-Da sempre- le rispose Pan facendo spallucce alla donna. -Se qualcuno la sbuccia per lui.- rise canzonandolo, dandogli delle gomitate nel fianco, mentre lui prendeva a sentire l'imbarazzo crescere.

Pan sapeva cose di lui che neanche la sua famiglia sapeva. Quello che non sapeva lei però era che lui non aveva più mangiato la frutta da sbucciare non perché si scocciasse o altro, ma perché gli ricordava troppo quei momenti, e il sapore che aveva quella frutta era immensamente più buono, più dolce.

Sorrise a sua madre annuendo mentre lei prendeva a sorridergli con un'espressione furba sul viso. -Così nello spazio ti schiavizzava eh?- domandò Bulma alla ragazza con fare malizioso.

-Lui e anche il nonno...- rispose Pan convinta.

-Ma che dici?!- l'ammonì sentendosi tirato in causa. -Non ero forse io quello che ti preparava il caffè la mattina e che ti toglieva le croste dal pane?- le ricordò guardandola truce indicando i tramezzini nel suo piatto.

Lei si limitò a sollevare lo sguardo su di lui facendogli una linguaccia prendendo poi a mangiare proprio quel tramezzino che lui le aveva porto prima.

Trunks incrociò le braccia al petto. -Sei proprio impossibile.- l'ammonì sospirando. -Voglio dell'altra frutta per questa fesseria che sei riuscita a dire.- la minacciò e Pan divertita prese a pulirgliene dell'altra mentre gli ricordava che comunque era vero che loro due la schiavizzavano.

Certo, come no, con quel caratteraccio lei si lasciava schiavizzare...

-Trunks vuoi del succo d'uva?- gli domandò Gohan dalla parte opposta del tavolo ma prima ancora che potesse rispondergli intervenne ancora Pan.

-Non papà, aranciata per Trunks.- lo corresse e il padre le passò l'altra brocca.

Lui intanto la guardava come stranito. Non stava facendo nulla di strano o di inconsueto, non per loro, ma tutte quelle attenzioni che aveva per lui non facevano che indebolirlo, mandandolo in confusione.

La gente continuava a domandargli se volesse questa e quell'altra cosa, ma lui non riusciva ad aprir bocca perché lei lo anticipava sempre senza rendersene conto, dicendo loro che questo non gli piaceva o che quello lo aveva già mangiato ed era meglio non esagerasse perché poteva stare male, come in passato era successo.

Tutto quello che diceva era corretto, frutto delle loro esperienze passate, di quei ricordi che a quanto pareva non l'avevano mai abbandonata.

Inutile dire che fu una delle cene più belle e più imbarazzanti della sua vita. Soprattutto quando Videl chiese a sua figlia se non fosse il caso di lasciar parlare Trunks per se stesso senza intervenire ogni volta.

Ma Pan si limitò a ridere della cosa rendendosi conto solo allora del suo atteggiamento. Era fatta così, era dominante, non era possibile sottometterla. Doveva avere sempre la situazione sotto controllo.

E poi andava a raccontargli che voleva un uomo più forte di lei che la domasse...

Rise al pensiero.


 


 


 


 

Dopo quella bella cena ci fu un attimo di tregua in cui tutti spaparanzati sulla balconata si godevano l'aria fresca primaverile e chiacchieravano allegramente dei vecchi tempi.

Anche loro, i “ragazzi”, gruppo a cui ancora credeva di appartenere nonostante i suoi trentatré anni suonati, erano riuniti seduti in un angolo per terra, con le spalle alla ringhiera che dava sul giardino, che digerivano chiacchierando del più e del meno.

Sua sorella e Goten erano in realtà quelli che chiacchieravano di più, Marron si limitava a prendere parte alle discussioni con sorrisetti e qualche frase lasciata lì per caso e lui...

Con la schiena e la testa appoggiati alla ringhiera di pietra guardava lei che lontana da lui si avvicinava a suo padre per molestarlo ancora.

Sorrise vedendola. Non si era ancora arresa.

Rise guardandola poi di sottecchi in quel abitino che, nonostante le stesse divinamente, non le rendeva giustizia. Semplicemente “non era Pan”. Si muoveva goffamente ed era ancora visibilmente a disagio mentre con una mano e poi con l'altra di tanto in tanto afferrava un lembo tirandolo giù nel vano tentativo di allungarlo e coprirsi un po' di più.

-Che tipino.- gli disse Goten seguendo il suo sguardo.

-Non dirlo a me.- gli rispose arrossendo lievemente quando Goten ridacchiò.

-Non so come tu faccia.- gli disse poi prima di tornare a chiacchierare con le ragazze facendo lo sbruffone e atteggiandosi in modo da essere il centro dell'attenzione.

Intanto lui si domandava cosa avesse voluto dirgli con quella frase. Lo stomaco gli aveva fatto una giravolta completa nell'udire quelle parole a cui non riusciva a dare una spiegazione.

Pan intanto si era animata. Apriva e chiudeva le braccia esasperata e piagnucolava contro suo padre non sapendo che lui era totalmente immune a quegli atteggiamenti e non poteva convincerlo a fare qualcosa con due moine o con piagnistei.

A meno che la persona in questione non fosse stata Bra.

Rise di lei, e anche di lui che continuava ad allontanarsi ma veniva riacciuffato e nonostante le urlasse contro non riusciva a togliersela dai piedi.

Vide suo padre guardarlo truce e sempre ridendo fece spallucce.

No, a questo giro non lo avrebbe aiutato. Lo aveva fatto innervosire prima e non aveva nessuna intenzione di toglierlo dai pasticci. Se la doveva cavare da solo.

Gli augurò mentalmente buona fortuna.

Vide Gohan andare a soccorrerlo un attimo dopo e s'imbronciò. -Tuo fratello ci toglie tutto il gusto così.- disse all'amico che si era voltato per osservare la scena.

-Si, è davvero pesante... tra lui e mamma non saprei chi scegliere.- aggiunse. -Povera nipote mia.- disse guardando in su sbuffando per poi prendere a ridere di quello che vedevano in lontananza.

Trunks invece sorrise di lui. Nonostante bisticciassero sempre era certo che il legame che li univa fosse davvero forte. infondo erano cresciuti come fratelli, come aveva detto Pan prima, tredici anni di differenza non erano un gran che in questo senso, anche lui e Bra se ne passavano quindici, eppure il loro rapporto non era male, anche se non andavano d'accordo perché troppo diversi.

Ma si volevano bene, come loro.

-Che ne diresti di andare a salvare la tua bella donzella.- gli sussurrò quasi in un orecchio.

Trunks si voltò di scatto verso di lui guardandolo accigliato, incuriosito dall'atteggiamento che aveva avuto per tutta la giornata.

-Perché io? Vacci tu no? E' tua nipote.- tentò di salvare la faccia.

-Ma è tra le tue braccia che corre quando decide di piagnucolare per qualcosa.- gli fece notare sornione sollevando le sopracciglia mentre lo fissava sorridendo furbo.

-Solo perché sono l'unico che non la giudica, non le fa le paternali, e non la prende in giro... come invece fa qualcun altro.- gli rispose con lo stesso atteggiamento.

-E muoviti.- gli rispose invece l'altro dandogli una spinta che ebbe l'effetto di spostarlo di pochi millimetri. -Tanto lo so che stai morendo dalla voglia di alzarti e andare lì a difenderla.- gli disse convinto.

-E cosa te lo farebbe pensare?- lo rimbeccò.

Goten gli sorrise maligno mentre lo puntava. -Quel tic alla gamba.- Trunks guardò in basso trovando la sua gamba che si agitava freneticamente come impazzita. La fermò. -Non ha smesso di tremare da quando Gohan le si è avvicinato.-

-Ma va...- lo mandò a quel paese ignorando la palese verità della cosa, delle sue azioni inconsce. Era davvero così facile da leggere?

-Non puoi farne a meno Trunks... vai e falla finita.- insistette lui.

Trunks si alzò. -Vado, ma non per quello che credi tu.- fermò l'amico dal dire qualunque cosa gli fosse venuta in mente. -Vado solo per smettere di sentire le tue idiozie.- si allontanò mentre Goten rideva di lui, il tempo di fare qualche passo che però fu richiamato dalla sua voce.

-Ehi Trunks.- gli aveva detto. -Mi ha chiamato un'amica, dice di essere interessata ad uscire con te... posso dirle che...-

-Dille che sono impegnato.- gli rispose senza pensare. Si morse la lingua quando voltandosi trovò il trio sorridente e sghignazzante alle sue spalle. -Nel senso che ho da fare...- si corresse immediatamente, ma non mancò di notare lo sguardo che gli stavano lanciando gli altri. Che stupidi, pensò tra sé. Ma più stupido lui che si lasciava coinvolgere in certi scherzetti di cattivo gusto. -Andate a quel paese.- disse voltandosi e riprendendo la sua camminata verso di lei, che rossa in viso lottava contro un gruppo di adulti inferociti. -Ma che succede qui?- domandò intrufolandosi tra la folla.

-Oh Trunks.- Pan gli fu addosso, proprio come aveva detto Goten, e aguzzando l'udito gli parve di poterlo sentire sghignazzare come un idiota.

-Non una parola!- urlò inferocito mentre gli altri lo guardavano come fosse impazzito, soprattutto Pan. -No, non dicevo a te.- ridacchio imbarazzato portandosi una mano dietro al nuca.

Intanto il trio aveva preso a ridere forte attirando l'attenzione dei presenti su di loro.

-Ma che hanno tanto da ridere?- domandò Krillin che non si era lasciato coinvolgere dalla faida famigliare.

-Non so ma se Goten mette un dito su Marron glielo spezzo.- disse C-18 guardandolo truce.

-Trunks...- Pan attirò ancora la sua attenzione mentre con le mani sul suo petto lo guardava implorante. -Convincilo tu ti prego.-

-Cosa ti fa pensare che io abbia questo genere di ascendente su mio padre?- le domandò sincero. -Hai sbagliato figlio... dovresti correre dalla tua amichetta dai capelli blu per convincere Vegeta a fare qualcosa.- le spiegò facendole un occhiolino.

-Ma come osi?- gli domandò suo padre.

-E' solo la verità.- Bulma gli diede man forte.

-Pan ma che combini?- le domandò afferrandola per i gomiti sorridendole dolcemente.

-Pan finiscila di dar fastidio a Vegeta... questa è la volta buona che Bulma non ci invita più.- le fece notare accigliato rimproverandola suo padre.

-Ma Pan non ha bisogno di un invito per venire... lei lo sa bene che qui è sempre ben accetta.- Trunks guardò sua madre che guardava la piccola Pan sorridendole con quel sorriso che gli era tanto famigliare. Era lo stesso che riservava a lui... -Lei è di casa.- la vide sollevare lo sguardo facendogli un occhiolino mentre lui sussultava.

-Grazie Bulma.- le rispose Pan senza scostarsi da lui.

Trunks prese un bel respiro. -Papà...- lo chiamò, piano, con una voce quasi tremante, non perché avesse paura di lui, ma piuttosto perché aveva paura di ciò che stava per dirgli. Vegeta lo guardò attendendo di sentire qualcosa che forse sapeva stava arrivando. Trunks abbassò lo sguardo ancora un attimo incrociando i suoi occhi scuri che parevano implorarlo. Come poteva negarle qualcosa? Non ci era mai riuscito, e quella non sarebbe stata di certo la volta buona. Sospirò. -Accetta.- un soffio appena udibile, ma che arrivò chiaro e tondo alle orecchie di lui, e a quelle di tutti i presenti.




Ciao a tutti!!! ^^

Eccomi ancora qui, ho trovato due minuti e sono riuscita a pubblicarvi il secondo capitolo (anche se a fatica!!!). Quindi per chi di voi è arrivato fin qui, e ha apprezzato il primo, spero apprezzi anche il secondo!
Un grazie a tutti quelli che hanno letto anche non essendo fan delle Pan/Trunks, e sono felice se siate arrivati fin qui, vuol dire che avete apprezzato, quindi sono contenta. ^^
Scusate se non mi dilungo ma non ho molto tempo vado di fretta!! XD
Grazie a tutti voi che leggete, un bacione e commentate mi raccomando non siate timidi!!! ^.^

  
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