Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: acciosnape    06/07/2020    0 recensioni
Ricordava la figura maschile dal completo scuro, gessato, elegantissimo e probabilmente anche costosissimo seduta al fianco sinistro del letto, dove riposava un giovane Sherlock stremato dai sedativi e le mille domande che si pose e che vennero esaudite non appena la figura si alzò e si presentò.
[ Mystrade ispirata ad un roleplay. ]
INCOMPIUTA - ho deciso di riscriverla, modificandone alcuni pezzi, nome compreso e magarli darle un giusto finale. Spero di ripubblicarla presto!
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

File 14.

“ C'è poco ossigeno in questa stanza, gradirei che ti allontanassi. ”


Il senso di oppressione che lo imprigionava e soffocava da oltre un mese, lo rendeva un pezzo di carne svuotato dell'anima. Il sovrintendente dovette ricordargli che i problemi della vita privata non potevano intaccare quella lavorativa, perché in ballo vi erano altrettante vite. Perché, per gli altri sembrava tutto così semplice? Perché gli altri riuscivano ad andare avanti? Gregory Lestrade vedeva tutto nero e questa volta nemmeno il lavoro riusciva a rattoppare quel senso di vuoto. Era come se lo stessero uccidendo, molto, molto lentamente. Ma come era potuto accadere, come poteva l'affetto per una persona distruggerne lentamente un'altra? Dal canto suo però sapeva che se Mycroft lo avesse visto in quello stato, lo avrebbe rimproverato e non poco, perché preoccuparsi non era mai un vantaggio. Ma la vita, la nuova vita, che si stava costruendo con cura, si stava sgretolando e la cosa peggiore era che non poteva farci niente di niente.
E Mycroft aveva ragione, preoccuparsi non era mai un vantaggio, specialmente se sei soltanto un comune mortale.


*

Ti va una birra questa sera?
J

SMS da John W. — 5.31PM
No, John.
SMS da Greg — 5.47PM
Grazie.
SMS da Greg — 6.00PM


*

Cercando di distrarsi come meglio poté, con la visione dell'ennesima registrazione della partita di calcio del '72, o con il concerto dei Clash ascoltato a volume moderato, si accorse effettivamente di trovare un minimo di conforto, quantomeno psicologico. Con la sigaretta alla bocca e sdraiato sul divano in panciolle, pensò proprio alla parola “conforto”, gli venne in mente Karen, poiché, volente o nolente, lo conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma la tentazione in quel momento era più forte di lui: prese il telefono e cominciò a scrivere un messaggio di testo, che prontamente cancellò subito. Il mattino seguente si prese la giornata, facendo la cosa più stupida che un essere umano potesse fare in quelle circostanze.
Il posto di lavoro di Karen era come lo ricordava: sterile. Non era brutto, era fastidiosamente sterile: pareti bianche – quasi luminose, stile minimal bianco e nero, e una grossa finestra che dava sul Matitino. perfino l'odore era fastidioso. Ricordava ancora i suoi orari, o per lo meno, quelli che voleva fargli credere; si presentò a sorpresa nella hall del palazzo in cui lavorava, mascherando quanto più poté quel dolore che tanto lo attanagliava e non fu facile, ma a giudicare dal sorriso a 32 denti di Karen quando lo vide, non stava cavandosela più così male.
« Greg! A cosa devo la tua visita qui, e il messaggio di ieri sera, poi? »
Già... A cosa dovevi la visita lì, con quella persona? Non era parte del tuo passato ormai?
« Mi chiedevo se ti andasse un drink. Un ultimo drink. »
Karen era stata infida con lui ed i suoi sentimenti, ma era sempre stata sveglia. Il sorriso a 32 denti scomparve lentamente dal suo volto. L'Ispettore... anzi no, Greg quel giorno si trovava lì, perché aveva bisogno di aiuto.
Il drink si trasformò poi in un tè pomeridiano sotto gli occhi della Regina, nell'edizione pomeridiana del notiziario, lì in quel di Harrington Rd.
« Greg? – chiamò Karen, scrollandogli delicatamente il braccio. »
Quello si destò, come se stesse sognando ad occhi aperti: si era imbambolato a guardare il liquido color ambra girare a ritmo del cucchiaino. Guardò Karen e la fissò diversi istanti: era invecchiata un po'. Forse lo stress le aveva procurato quella piccola ruga accanto agli occhi, o forse il troppo lavoro? Si chiese come fosse andata la sua vita, da quando si erano lasciati.
Poi, schiarendosi la voce, si fece serio, abbassando lo sguardo dopo pochi istanti.
« Mi sto vedendo con un'altra persona. »
Non sapeva quale reazione aspettarsi da Karen e si chiese se non avesse confermato l'ovvio. Quando rialzò lo sguardo, vide in lei un'espressione quasi preoccupata. Non ci fu bisogno di confermare chi, né cosa, tanto meno quando, come se Karen se lo aspettasse, o magari, aveva letto qualche tabloid su chi aveva cominciato a frequentare chi.
« Quella persona mette i brividi, Greg, ti ha sempre messo i piedi in testa e ti ha sempre obbligato a - »
« Sta morendo, Karen. Io - »
La voce si spezzò.
Non riuscì a ricordare come, né quando fosse successo, di ritrovarsi a letto tra le braccia di Karen a piangere come fosse un neonato, a stringerla, come se avesse paura di perdere la persona che amava.
Le raccontò tutto, da quando aveva notato i suoi strani atteggiamenti, ai mal di testa, fino al giorno prima, quando era andato a trovarlo in ospedale e a stento riusciva a rivolgergli la parola. Fu un attimo, prima un bacio che parve innocuo, poi un altro che non lo era affatto. Quando si riprese dal torpore sotto le coperte, si accorse di essere solo in casa; tirò però un sospiro di sollievo, quando sotto le coperte si scoprì vestito.
Sulla porta d'ingresso notò un foglietto, con l'inconfondibile grafia di Karen:

Greg,
Mi dispiace veramente.


Le dispiaceva. Per cosa? Per la sua situazione? Per aver accettato l'invito? Per aver quasi cornificato l'attuale compagno con... il marito? Perché sì, sulla carta erano ancora sposati.
Gregory prese piena coscienza in sé tutt'a un tratto. Questa volta l'aveva combinata grossa anche lui, aveva appena tradito Mycroft con la sua stessa moglie ed era certo che non appena si fosse ripreso, quello lo sarebbe venuto a sapere in tempi fulminei. Se non prima. Si sentì ancora più stronzo, perché per un attimo aveva pensato di tenerglielo nascosto, comportandosi così come lei, e questo Mycroft non se lo meritava.
Un vecchio saggio disse ai suoi discepoli che non tutte le lacrime erano un male, infatti, dopo aver pianto come un bambino per due ore filate e sfogandosi nemmeno fosse un'adolescente in crisi ormonale, si sentì completamente rinato. In colpa, ma rinato.
Si vestì e con la sigaretta si diresse verso la clinica, e con il permesso che John gli diede tempo addietro, riuscì ad entrare in reparto senza troppi problemi.
“Solo pochi minuti”, disse l'infermiere di turno.
Quando Greg entrò, Mycroft stava dormendo. Prese quindi una sedia in silenzio, mettendosi al fianco del compagno e gli sfiorò le dita delle mani più e più volte, reggendo con l'altra mano la cartella clinica del giorno: scoprì che da lì a breve avrebbe subito un'operazione, poiché stava rispondendo bene alle cure, vi erano scritti anche tutti i rischi che avrebbe potuto correre, della chemio e della radio terapia, in caso ce ne fosse stato bisogno; non sapeva poi così tanto di queste ultime, se non che, lentamente, avrebbero intaccato anche le cellule sane, causando effetti collaterali spiacevoli. Non ci sarebbe stato bisogno della chemioterapia pre-operatoria, e di questo ne era sollevato: Mycroft nella sfortuna, era davvero fortunato.
Gli passò una mano sul viso, dormiente.
« Ehi... – sussurrò, con voce tremante – Mi dispiace tanto... Ho fatto veramente una cosa squallida. »
Si sentì di nuovo uno schifo, come quando lesse le stesse parole di Karen su quel bigliettino, poche ore prima. Andò via mortificato, questa volta però, verso Pall Mall.

*

Si svegliò con lo squillo del cellulare: era John. Rispose più in fretta che poté.
« Greg? Ho parlato con i dottori. Opereranno Mycroft alle 2 di questo pomeriggio. »
Restò in silenzio alcuni attimi per metabolizzare, prese un gran respiro e poi rispose a John, ringraziandolo. Nello stesso momento, squillò anche il cellulare del lavoro: triplice omicidio in meno di un'ora e mezza, era richiesta la sua presenza, ed anche velocemente.
« Vai, Greg. Qui ci pensiamo io e Sherlock. – rispose John, dall'altro telefono. »
E così fece. Mycroft non se la sarebbe presa troppo, una volta sveglio, anzi, avrebbe così evitato di dargli del frignone trovandolo al suo capezzale, perché in cuor suo sperava che l'operazione sarebbe andata bene. Non era una persona religiosa, se non il minimo indispensabile; non andava in chiesa la domenica, né possedeva simboli legati ad essa, ma quella mattina si appellò comunque a Dio, "fa che vada tutto bene.".
Si premurò di essere lui stesso ad ammanettare Oscar Sanders, pregiudicato quarantottenne reo di aver ammazzato in neppure mezza giornata tre donne e si premurò di interrogarlo fino a quando non confessò: ennesima tempesta emotiva non giustificata. Se avesse potuto, lo avrebbe massacrato di botte, un po' perché se lo meritava e un po' per sfogarsi. Ma non era così che funzionava e dovette aspettare che venisse trasportato in cella a marcire, sperò.
Quando raggiunse la clinica, era ormai notte fonda.
Vide Sherlock nella sala d'attesa del reparto e con lui, i genitori. Era come li ricordava: la madre con un aspetto severo, mentre il padre esattamente l'opposto.
« L'intervento è terminato circa 6 ore fa. È andato tutto bene, ma hanno preferito tenerlo sotto osservazione ancora per qualche ora in terapia intensiva. »
Greg si sedette tremando e tirò un sospiro di sollievo; quasi tutto il peso che aveva sul cuore da mesi a questa parte, sembrò svanire, come le nuvole di fumo della sigaretta che svaniscono una volta aperta la finestra.
Dalla stanza uscì Anthea, che gli disse soltanto di entrare, accennandogli un sorriso. Prese coraggio alzandosi, e lentamente si avvicinò alla porta. Deglutì a fatica al pensiero di vederlo ancora attaccato a tutti quei tubi. E se aveva perso la memoria? No, impossibile, glielo avrebbero detto. Con somma sorpresa però, ciò che lo aspettava era ben diverso da quello che immaginava.
Mycroft era con lo schienale del letto alzato, quasi a sedere, con la testa del tutto fasciata, un paio di flebo e il sondino per l'ossigeno. Era vigile ed attento e scrutò ogni singolo movimento di Gregory, fin quando non si sedette sulla sedia al fianco del letto. Ci fu un silenzio quasi tombale per qualche minuto.
« Dunque, sei in questo edificio da mezz'ora, Gregory. Sono appena uscito da un'operazione importante e tutto ciò che hai da offrirmi è del silenzio. »
« Io – schiarì la voce, abbassando lo sguardo colpevole –... devo dirti una cosa. »
Mycroft ricambiò lo sguardo accigliandosi per un momento e infastidendosi subito dopo: non era ancora padrone delle proprie facoltà, mentali e motorie, e questo lo destabilizzò.
« Mi hai già detto di aver fatto una cosa squallida. Cosa potresti aver mai fatto? Bevuto tutto il mio brandy, o rotto qualche bicchiere di cristallo? »
Gregory fu lieto di sapere che il sarcasmo del compagno era sempre lo stesso, nonostante tutto; inghiottì il rospo che aveva in gola, prendendo un lungo sospiro guardandolo negli occhi.
« Ho risentito Karen. E... siamo stati insieme. »
Non ricevette un'immediata risposta, né uno sguardo, se non dal riflesso del vetro della finestra. Mycroft fece un lieve cenno con la mano in cui aveva la flebo, zittendolo del tutto.
« In quale dei tanti sensi tu intendi, con “stare”? »
L'altro rimase ammutolito per qualche instante, non capendo bene se lo stesse prendendo per i fondelli o meno. Forse l'operazione gli aveva in qualche modo intaccato il cervello. Si sentì subito di aver sganciato quella bomba proprio in quel momento.
« Sei stato davvero così debole? »
Si sentì lo stomaco in fondo ai piedi, ma la buona notizia è che fosse rimasto il Mycroft di sempre. Forse.
« Mi... mi dispiace. Credevo di... perderti.»
« C'è poco ossigeno in questa stanza, Gregory, gradirei che ti allontanassi. »
Si era creata una situazione talmente assurda che Greg non poté fare altro che allontanarsi, ammutolito. Quando riprese pienamente coscienza di sé, era seduto sul divano si casa sua, davanti ad una replica della sua partita preferita dell'Arsenal.

*

Sei un completo idiota, te ne rendi conto, sì?

SMS da Mycroft – 4.45AM

Il suono del messaggio lo fece trasalire: non stava dormendo, era in dormiveglia. Si stupì non poco a leggere il nome di Mycroft sullo schermo del proprio telefono, ed era quasi sollevato anche se si trattava di un messaggio d'insulti.
Adesso muoviti e vieni qui immediatamente.
SMS da Mycroft – 4.46AM
L'ossigeno non era poco in stanza?
SMS da Gregory – 4.50AM

Non farmi perdere la pazienza.
SMS da Mycroft – 4.50AM
La paura della morte era finalmente cessata, o per lo meno, affievolita, in compenso adesso c'era la paura di Mycroft. Karen su una cosa aveva ragione: quando Mycroft s'incazzava, faceva veramente paura.
Si vestì, lentamente, come se stesse andando verso il patibolo, ed effettivamente un po' lo era. Qualche giorno fa la situazione era inversa: era il destino di Mycroft ad essere incerto, ora quello di Greg. Sapeva comunque di meritarselo, gli aveva pestato i piedi, calpestato la fiducia, e nessuno può permettersi di farlo al Governo Britannico.
Il reparto di Mycroft era completamente vuoto, reo il fatto che fossero le 5 del mattino. Si avvicinò alla porta della stanza e non fece in tempo ad appoggiare la mano sulla maniglia che sentì immediatamente la voce di Mycroft.
« Entra. »
E così fece. Era nella medesima posizione in cui lo aveva lasciato l'ultima volta, solo con qualche benda in meno sulla testa: questa volta aveva solo un cerotto a coprirgli la cicatrice fresca. Greg rimase sulla porta, e prendendo coraggio proferì parola.
« Posso fare qualcosa? »
« Puoi avvicinarti, Gregory, non sono contagioso, per Dio. » asserì severo.
Gregory infine entrò, prese la solita sedia, mettendosi al solito posto, Mycroft ancora risolto verso la finestra. L'alba stava già sorgendo.
Ci furono minuti interminabili di silenzio, in cui si sentiva soltanto l'Ispettore muoversi sulla sedia e deglutire, fin quando non prese parola.
« Sono stato un completo coglione. Mi dispiace. Perdonami. » sbottò.
Mycroft non rispose, continuando a guardare l'alba.
« Scusa, mi dispiace... »
L'altro finalmente diede cenni di vita, sbuffando.
« Finiscila di chiedere scusa. Mi hai deluso, Gregory. »
« Sono – »
« Fammi finire. Sei stato debole, ed emotivamente instabile, non va bene. Se fossi morto, cosa avresti fatto? Se questo significa renderti così, Gregory, è meglio se esci adesso e per sempre. Non ho bisogno di persone fiacche. »
Gregory tacque, non sapendo cosa rispondere.
Era vero, era stato debole e lui non lo era di natura, era sempre stato attivo, aveva sempre preso di petto tutte le notizie terribili che gli si erano presentate in vita sua, solo che questa volta era... diverso, questa situazione lo aveva preso in contropiede ed era stato mesi a piangersi addosso. Si vergognò, perché non si riconobbe più nemmeno lui, nelle ultime settimane, fino a quando non lo chiamò John, informandolo dell'operazione e solo allora riprese a respirare.
« Ho perso la ragione. »
Disse soltanto, guardando Mycroft in faccia, senza però essere ricambiato. Dopo altri interminabili minuti, Mycroft schiarì la voce.
« Io stavo per perdere la vita. Forse siamo pari, Gregory. Ma non voglio che accada mai più. Sii forte, qualunque cosa accada. E non scusarti più, sei fastidioso. » Dal canto suo Greg rimase in silenzio, limitandosi soltanto ad appoggiare la mano accanto a quella di Mycroft e dopo mesi, lentamente si sfiorarono.


Nota: ...non so bene cosa dire per questo ritardo lungo quasi un lusto! Purtroppo avevo perso la voglia di fare qualunque cosa inerente a Sherlock, così ho un po' abbandonato tutto, fino a quando non mi ètornata la voglia di scrivere su questi due, so, here I am again! La mia tecnica di scrittura è terribilmente arrugginita e spero di migliorare di nuovo! Ah, tengo a precisare che questa fan fiction non tiene conto degli avvenimenti della terza e quarta serie! :)

~Luna

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: acciosnape