Ricordati di me. 

<< Se dovesse succedere, ripensa a questo momento: custodiscilo come fosse il tuo ricordo più bello. >>

<< Non succederà, te lo prometto. >>

<< Ron, sono stanca… >> aveva chiuso gli occhi, liberando le lacrime che teneva incastrate tra le ciglia, gocce di diamante che portavano via un po' della sua memoria. << Promettimi che ti ricorderai di me. >>

E lui, con le sue dita strette nelle proprie, sentì il bisogno di urlare, di incastrarle nella testa quelle promesse e quegli attimi di vita che Hermione dimenticava ogni volta che chiudeva gli occhi. << Herm? Hermione, miseriaccia, svegliati. >>

<< Signor Weasley, vada a riposare. >> la maginfermiera si era fermata sulla soglia della porta, la voce dolce che si era intrufolata con rispetto in quel momento di lucidità che sua moglie non avrebbe ricordato e che lui non avrebbe mai dimenticato. 

<< Ho bisogno di restare qui. >>

<< Non preferirebbe ricordare sua moglie com'era prima? >>

<< Io non voglio il suo ricordo. Voglio il suo ritorno. >>*

Hermione non era più tornata e nei giorni che erano seguiti, Ron perdeva frammenti di speranza allo stesso modo in cui lei perdeva briciole di ricordi. Ad ogni battito di ciglia, fino a quando lei aveva smesso. 

Così, Ron era rientrato a casa. 

I capelli sugli occhi, le mani strette a pugno, in quel cumulo di pareti e cuscini che sembrava non gli appartenesse più. 

La immaginò seduta sul divano, i denti a mordicchiare le unghie perché non riusciva a ricordare quale fosse il colore preferito di suo marito. << Il verde. >> le aveva detto con un sorriso triste sul viso. << Per adesso, perché sai cambio preferenze almeno una volta alla settimana. >>

Aveva nascosto dietro le iridi i graffi di quella paura, la consapevolezza che la malattia stava consumando la memoria della donna che amava, con cui aveva condiviso i ricordi di una vita intera. 

Hermione aveva sorriso, una domanda sospesa tra le labbra. << E il tuo cibo preferito? >>

<< Ieri amavo il pollo. Oggi credo che il mio cibo preferito sia la tua bocca. >> così si era avvicinato a lei e l'aveva sfiorata appena un attimo prima che lei lo allontanasse. 

Gli occhi spenti, persi in un angolo di mondo in cui non era con lui, in cui non erano insieme. << Dove sono? >>

<< Sei a casa, Hermione. >>

<< E lei che ci fa in casa mia? Io non la conosco, se ne vada. >>

Quando lei si era inginocchiata sul pavimento, Ron l'aveva seguita in quel cedere di gambe e tremolio di ossa e l'aveva stretta a sé. << Ti prego, Hermione. Ricordati di me, torna qui. >>

Spense i riflessi di quel ricordo e tornò a sedersi nello stesso punto in cui l'aveva persa per la prima volta, tra il divano in similpelle e il vaso bianco in cui avevano piantato la Kenzia** che Hermione amava tanto.

Due bottiglie di Whisky vuote e una richiesta ad un cielo che non riusciva a vedere. << Torna qui, ricordati di me. Ricordati di noi. >>

[498 parole.] 

Angolo Autrice:

Eccomi qui, questa volta con una flash. 

Non mi sono posta il problema di ambientare la storia in un momento preciso della loro vita, ma credo sia giusto collocare questo episodio oltre i "19 anni dopo" : l'Alzheimer è una brutta malattia che colpisce soprattutto le persone in età presenile e, anche se di Rose e Hugo non compaiono nemmeno i nomi, ho immaginato una Hermione un po' più in là con gli anni e un Ron che diventa un po' egoista nel momento in cui dà peso soltanto al suo dolore. 

*  << Io non voglio il suo ricordo. Voglio il suo ritorno. >> è una bellissima frase tratta (e leggermente modificata) da "Ti scatterò una foto", una bellissima canzone di Tiziano Ferro;

**  la Kenzia, invece, è una meravigliosa pianta che fa parte della famiglia delle palme. 

Beh, spero che questa flash vi sia piaciuta.