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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    14/08/2009    1 recensioni
[Prima fanfic su One Piece!][Metto Spoiler perchè, in pratica, la storia è basata sulle mini-avventure dal CP9 a partire dal n.50 in poi] Kokitsune è (così almeno lei crede) una volpe con strane caratteristiche umane: cammina su due zampe, parla e si comporta come una persona. Riesce a mutare a piacimento il proprio corpo, trasformandosi spesso in una grottesca caricatura volpina dei suoi compagni, l'ex-CP9. Il suo aspetto è dovuto all'ingestione di un Frutto del Diavolo, il Kon Kon modello Novecode(Kyuubi), stranamente non appartenente alla categoria Zoo Zoo. Nonostante appaia sempre allegra e sorridente, il suo passato è segnato da dolore e morte, e un odio profondo verso la razza umana. Solamente Kalifa è riuscita a cambiare quest'ultimo aspetto di Kokitsune. Tuttavia ancora non capisce... Cos'è esattamente l'amicizia? Era sicura di aver già sentito quella parola prima... L'aveva sentita, combattendo contro quei strani pirati e quel ragazzo di gomma... Questa è la storia di una ragazza che ha imparato sorridere anche quando è triste.
Genere: Triste, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ok, siete pregati tutti di non fucilarmi °__°

Scusate se aggiorno solo ora, ma non ho molto tempo per stare al computer e nemmeno per scrivere °__° Però eccomi qui! Spero che il capitolo vi piaccia  =3

 

Jingasa: è un cappello usato da samurai, viaggiatori o gente normale. Per essere indossati i jingasa hanno dei lacci che vanno legati sotto il mento. http://www.kimono-giappone.it/images/prodotti/accessori/hat2.jpg

 

Waraji: sono dei sandali tradizionali fatti di corda di paglia. In passato erano la calzatura standard per le persone comuni in Giappone, oggi invece sono indossati quasi soltanto dai monaci buddisti. Vengono indossati in modo che il piede vada oltre il bordo anteriore del sandalo, così da far sporgere per tre o quattro centimetri le dita.

 

Juzu: chiamato anche ‘rosario buddista’. Ce ne sono di vari tipi, quello di Kokitsune è fatto di perle. I juzu di perle servono per i ‘Mantra Calmanti’. Servono a purificare la mente e eliminare ogni disturbo.   

 

Osho: è un titolo che si usa per i monaci buddisti di alto rango o molto virtuosi.   

 

Heiliges Kreuz: Dal tedesco, ‘Croce Santa’.

 

 

Il mattino dopo, Kokitsune decise di fare un giro in città. Per l’occasione, era tornata in ospedale e  aveva tirato fuori da una valigia alcuni vecchi vestiti che era riuscita a salvare prima di lasciare Enies Lobby: un jingasa, il solito shakujo, dei waraji, il kiseru, il juzu (che portava sempre al collo), nastri di garza bianca e un kimono maschile nero. Questi oggetti erano a lei molto cari, poiché le riportavano alla mente la sua missione più importante, quando ancora era nel CP9… La missione durata ben cinque anni.

Lei era ancora ventiseienne, quando la mandarono insieme Lucci, Kalifa, Kaku e Blueno a Water 7 per trovare i progetti dell’arma Pluton. Kokitsune, sotto le spoglie di monaco buddista, aveva il compito di raccogliere più informazioni possibili in tutta la città, mentre i suoi compagni si infiltravano nella Gallery-La…

 

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Il muso fasciato, così come le zampe, per nascondere gli effetti del Frutto del Diavolo. Il grande jingasa di paglia gli copriva gli occhi, la criniera di capelli castani fuoriusciva da sotto di esso. Spesso si appostava in punti ‘strategici’, ovvero dove sapeva passare molta gente, si inginocchiava e fingeva di meditare, in realtà ben attento a chi passava o parlava. Quando riusciva a scoprire qualcosa di interessante, andava a riferirlo subito ai suoi colleghi alla Gallery-La, dove era conosciuto (come del resto in tutta Water 7) come un vecchio monaco errante.

 

Kokitsune: -Allora… Cosa fanno oggi i miei cari amici?-

 

Diceva lui, imitando una voce anziana, quando passava a trovare Kalifa (segretaria) e Iceburg. Quando poteva, quest’ultimo gli offriva qualcosa da mangiare, poiché si era sparsa la voce che Kokitsune fosse anche molto povero. Ma ogni volta il falso monaco prendeva il cibo e non lo mangiava, perché per farlo avrebbe dovuto togliersi le bende dal muso e non poteva rischiare di mandare a monte la missione.

 

Iceburg: -Gentile Kokitsune Osho, mi faccia un favore. Se vede un ragazzo con un cappello di paglia in compagnia di altri strani tipi, li porti da me. Sono dei pirati che mi hanno portato la loro nave per ripararla, ma non c’è niente da fare… E vorrei dirglielo di persona-

 

Alla parola ‘pirati’ Kokitsune soffocò un ringhio. Ma annuì in approvazione. Poi si avvicinò a Kalifa, abbassò la voce e le chiese…

 

Kokitsune: -Tu li conosci i pirati di cui sta parlando?-

Kalifa: -Certo. Sono abbastanza famosi, non abbasserei la guardia. Stai attenta, segui le loro mosse se possibile, e niente gesti avventati!-

Kokitsune: -Tranquilla Kalifa, tranquilla… Parli come se non sapessi controllarmi-

 

Sussurrò lui, alzandosi appena il cappello: gli occhi di solito senza iridi ora le avevano, rosse e lampeggianti come fari nella notte. Si affrettò a nasconderli e si avviò per la sua strada mormorando fra sé un mantra.

 

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Si vestì e uscì. L’aria esterna era decisamente più gradevole di quella dell’ospedale.

Kokitsune si augurò che a nessuno venisse in mente di indicarla, perché i suoi compagni l’avrebbero sicuramente riconosciuta e trascinata a forza da dove era partita… O partito. Guardandosi circospetta intorno, si inginocchiò e si accostò a un muro, davanti a sé un piattino per raccoglier l’elemosina. I soldi raccolti sarebbero andati spesi per le cure di Lucci. Perchè lui ne aveva più bisogno di lei, perché era colpa sua se era stata picchiata in quel modo. Perché era convinta che i suoi genitori avessero avuto pietà…

 

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Il portone si aprì, e nella stanza dove in quel momento si trovavano Spandam, Jyabura e il suo gruppo fecero la loro comparsa Lucci, Kokitsune, Kalifa, Kaku, Blueno e i loro ostaggi, Nico Robin e Franky.

 

Spandam: -Sono felice che finalmente siate tornati… E con gli ostaggi-

 

Kokitsune, che con una mano stringeva il suo shakujo e con l’altra teneva ben saldo il braccio di Robin, sospinse la donna appena dietro la sua schiena, come se non volesse farla avvicinare al suo capo…

 

Spandam: -Cutty Flam, e l’unica sopravvissuta di quella terra di diavoli… Nico Robin, la ragazza demone!-

 

Kokitsune: -Non… Non si rivolga a lei così-

 

Il capo sgranò gli occhi, i suoi compagni la guardarono in silenzio, Kalifa tuttavia non sembrava sorpresa. La Volpe sapeva come ci si potesse sentire a venire chiamati ‘demone’…

 

Spandam: -Tu… Che cosa hai detto?!-

Kalifa: -Niente, capo. Deve aver sentito male, dato che è sempre impegnato a molestarmi-

Spandam: -… Kalifa, per te la mia stessa esistenza è una molestia!!! Comunque…-

 

Delle poltroncine erano disposte a semicerchio nella stanza. Kalifa fece mollare delicatamente la presa della compagna dal braccio della prigioniera e la fece sedere vicino a sé in una delle poltrone. Gli altri fecero lo stesso.

 

Spandam: -… Ho delle cose che vorrei mostrarvi, ma prima i prigionieri… Cutty Flam, sei stato davvero bravo, a sopravvivere otto anni fa… E tu, Nico Robin, il pericolo pubblico che tutto il mondo stava cercando, la cosiddetta ‘speranza del mondo intero’!!!-

 

Ma Kokitsune non stava ascoltando quello che il suo capo diceva, o meglio, urlava. Guardava quella donna, Nico Robin, domandandosi se avesse avuto un passato simile al suo… Magari non era poi così cattiva, ma i suoi pensieri vennero interrotti quando “l’uomo in mutande” come lo definiva lei, morse con violenza la testa di Spandam. Nascose una risatina con una zampa, alle sue richieste d’aiuto. Nessuno dei suoi compagni sembrava intenzionato a reagire, compresa lei.

In seguito, grazie all’intervento di Kumadori (che con una bella bastonata liberò il suo capo dal potente morso di Franky), la riunione continuò.

Ma lei, Kokitsune, non riuscì più a controllarsi: Spandam aveva appena tirato un violento pugno alla donna dai capelli neri, facendola cadere a terra. Si era fatta male, aveva cominciato a sanguinare dal viso, e ora il suo capo la prendeva a calci. Lei ricordava fin troppo bene questo dolore…

 

Kokitsune: -SHIGAN! HEILIGES KREUZ!-

 

Lo shakujo stretto nella zampa, gli occhi spalancati, rossi: gli conficcò la punta del bastone in una spalla, volutamente mancando il suo bersaglio originale, il cuore. Lei non aveva mai avuto il coraggio per uccidere… Quella era una delle cose che invidiava a Lucci…

 

Kalifa: -MA… KOKITSUNE, SCIOCCA!-

 

L’ex-segretaria si era alzata, Lucci sembrava indifferente, ma per un attimo la volpe scorse un suo sorriso alla vista del sangue di Spandam. Poi le arrivò un ceffone in pieno viso, da parte della bionda e, subito dopo, un calcio nello stomaco da parte del suo capo. Lei non riusciva più a respirare per il dolore, ma nessuna lacrima le usciva dagli occhi, nessun lamento.

 

Spandam: -IDIOTA! COSA CREDEVI DI FARE?! DA CHE PARTE STAI?!-

 

Lei non reagì. Sentì lo sguardo dei suoi compagni addosso, ma anche quello della donna mora e dell’uomo con i capelli azzurri.

 

Spandam: -MI VOLEVI UCCIDERE, VERO?! BEH, TI E’ ANDATA MALE!-

Kokitsune: -…-

 

La volpe si alzò. Era coperta di lividi, la guancia dove era stata schiaffeggiata era violacea, gli occhi neri per i calci ricevuti alla testa, il sangue le usciva dal naso e dalla bocca…

 

Kokitsune: -… Anche se è una nemica… Non hai diritto… Di trattarla così. TU non hai mantenuto una promessa, e lei giustamente si è opposta…-

 

Si prese una breve pausa per respirare e ingoiare il sangue che le grondava dalla bocca, cadendo sul pavimento…

 

Kokitsune: -… Non ti permetterò di farle del male… Come avete fatto a me… Voi del Governo…-

 

Kokitsune si tolse la cravatta dal collo e sbottonò il suo tailleur: non provava vergogna, lei, perché quello era il simbolo della sua sottomissione al Governo… Una grossa cicatrice rosata, come quella che Lucci aveva sulla schiena, le si estendeva sul petto e sul ventre. Il primo cerchio della croce era visibile già dopo che si era levata la cravatta, il cerchio centrale era appena sotto il seno, i cerchi laterali erano poco più sopra dei fianchi, e il cerchio inferiore sulla pancia. A differenza della cicatrice del suo compagno, la sua era la copia carbone della croce sulla bandiera del Governo…

 

Kokitsune: -… Questa me l’avete fatta voi… E lo sa lei, il perché? Per riconoscermi, in caso fossi voluta scappare, dalle altre volpi, dalle altre persone, per identificarmi come vostra marionetta, al vostro servizio! Mi avete impresso a fuoco questo ‘marchio’… E ricordo ancora chi fu a farmelo! Fu tuo…-

 

Un altro ceffone la fece zittire. Kalifa le stava rimettendo i vestiti addosso. La volpe decise che era meglio tornarsene al suo posto senza fare tante storie. Era già tanto che Spandam non l’avesse minacciata con la pena di morte.

  
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