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Autore: fenice64    07/07/2020    17 recensioni
Avendo fatto parlare Oscar in un altro brano, questa volta ho voluto dare la possibilità ad André di esternare quello che da sempre prova per Oscar e facendo compiere a quest’ultima un passo verso quella felicità completa che avrebbero potuto davvero afferrare. Un what if? senza pretese per chiudere il cerchio dei loro reciproci sentimenti e a noi per consentirci di sognare un poco. A voi la lettura e se vorrete un commento.
P.S.:Racconto riveduto e corretto nella forma per rendere più fluida la lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il ritratto alla fine era stato portato a compimento.

Il pittore, molto orgoglioso dell’opera condotta a termine lo aveva portato a Palazzo Jarjayes dove era stata trovata la collocazione migliore affinché si potesse ammirarne tutto lo splendore.

Il Generale e Madame Marguerite volevano che avesse il posto d’onore nel grande salone a piano terra dove le immense vetrate che davano sul giardino fiorito producevano, insieme alla luce del sole, strani giochi di ombre e di luci che, riflettendosi sulla tela, facevano apparire il soggetto ritratto ogni volta diverso.

Oscar, tornata a palazzo dopo la fine del servizio giornaliero a Parigi, era nella grande sala in compagnia dei genitori, i quali erano intenti ad elogiare il lavoro del ritrattista; egli definiva l’opera “il suo lavoro migliore”, poiché gli sembrava di essere riuscito, con le pennellate sulla tela, a catturare l’essenza vera e profonda del soggetto ritratto.

Inoltre per esaltare queste caratteristiche l’autore aveva deciso di abbellire il quadro con una cornice in legno dorato.

Oscar ascoltava, ma non proferiva parola, i suoi occhi erano in cerca di una persona e una soltanto: Andrè. Dove era Andrè in quel momento? Cosa stava facendo che lo teneva lontano dal poter esprimere, come sempre faceva, il suo parere a lei indispensabile? Aveva chiesto a Nanny, senza dare nell’occhio, dove fosse suo nipote e avendo ricevuto come risposta che si trovava in giardino a sbrigare alcune faccende, si era nuovamente ritirata insieme ai suoi genitori per terminare la chiacchierata con il pittore.

Nel frattempo la nonna era andata a chiamare André in modo che potesse godere anche lui della bellezza del ritratto.

-Cosa ne pensi André del ritratto della nostra Oscar? – chiese la nonna mentre lo ammirava estasiata. –Non trovi che sia davvero bello?-

-E’ veramente bello nonna, hai ragione, talmente bello che mi mancano le parole per descriverlo adeguatamente – rispose suo nipote.

La nonna disse che doveva andare a vedere se i signori avessero bisogno di qualcosa e lo lasciò da solo nella sala ad ammirare il quadro.

André sovrappensiero e conscio di essere ormai solo nella grande sala espresse, dopo un profondo sospiro, il pensiero che si era formato nella mente mentre ammirava la sua Oscar.

-Se solo Oscar potessi vederti con i miei occhi, se solo riuscissi a comprendere che quello che amo di te è non solo la bellezza esteriore ma soprattutto quella interiore. Non ho bisogno di un quadro che ti rappresenti. Guardandoti, anche se il mio sguardo è offuscato, posso vedere i tuoi capelli che hanno il colore del grano maturo in estate e vorrei poterli accarezzare per tastarne la morbidezza. Se allungo una mano mi pare di poter sfiorare il tuo volto e sentire sotto le mie dita la tua pelle vellutata con quel vago sentore di rose che sempre ti circonda. Ma se ti osservo più in profondità, in quei tuoi occhi blu del colore del cielo terso, riesco a vedere e leggere nella tua anima così tormentata, alla quale vorrei poter dare un attimo di pace e godere anche io, per una volta, della tua dolcezza quando sei soltanto la Oscar che solo io conosco, la Oscar che ha dato solo a me il privilegio di viverle a fianco in maniera così totale da rendere tutto ciò che stava intorno superfluo, poiché tu da sempre sei diventata il mio tutto. Tu sei il mio amore da non so più quanto tempo, ma non te lo posso dire poiché tu non lo accetti, quasi fosse una debolezza amare. Invece ci vuole una buona dose di coraggio a vivere con un cuore straziato, spezzato a metà, ma che comunque non riesce e non potrebbe mai starti lontano. Se solo potessi credere alle mie parole - .

Mentre Andrè era completamente perso nei suoi pensieri, un’ombra sottile e furtiva era apparsa sulla soglia del salone e aveva in parte percepito le parole che André aveva pronunciato, sicuro di essere solo.

Nel sentire quella accorata dichiarazione il cuore aveva fatto un balzo nel petto e l’ombra di un sorriso era apparsa sulle sue labbra.

Andrè la amava ancora e forse non era troppo tardi per dirgli che contraccambiava. Avrebbe voluto dire tante cose delle quali si era accorta ormai da tempo, ma il coraggio di ammettere che anche lei aveva bisogno di amare e di sentirsi amata, avevano sempre frenato la sua voglia di aprirsi, anche se si trattava di André, il quale non avrebbe aspettato altro che quello da parte sua.

La vita che avevano vissuto insieme fianco a fianco aveva assunto un mondo di significati e lei li aveva scoperti cullando la sofferenza che aveva sentito nascere dentro di lei. Per come era stata cresciuta aveva il recondito timore di non essere capace di donare la felicità ad un’altra persona, anche se lui era la persona migliore che Dio avesse messo sulla sua strada. Lui aveva assunto le sembianze dell’amore, in lui si manifestavano tutti gli aspetti migliori che questo sentimento rappresentava: lui era un uomo unico, il solo a comprendere la sua vera essenza, l’unico ad amarla per come era e non per come voleva che fosse, il solo e l’unico ad averla amata da sempre soffrendo in silenzio l’indifferenza che dimostrava. In lei avevano sempre convissuto due personalità, quella del comandante, algido e rigido nei comportamenti che non poteva far trasparire la debolezza di cui alcune volte era stata preda e quello della donna che aveva la necessità di sentire l’intero suo essere accarezzato da mani delicate che avrebbero compreso i suoi timori e ne avrebbero avuto cura, affinché le tensioni potessero sciogliersi.

Mentre era anche lei intenta in questi pensieri, lentamente aveva preso ad avvicinarsi silenziosamente ad Andrè che rimaneva di spalle non udendo i suoi passi. Quello che Andrè però percepì fu la mano sinistra di Oscar appoggiarsi delicatamente sulla sua spalla e l’altra correre a stringere le dita della sua mano che, come in un incastro perfetto, si intrecciarono alle sue.

Le uniche parole che uscirono dalla bocca di Oscar guardando André dritto negli occhi furono:

-Anche io André, anche io….. Non puoi sapere quanto ti amo -.

Sul volto di Andrè comparve un sorriso muto che aveva in sé la voce di mille parole che conoscevano solo i loro cuori e che ora avrebbero potuto davvero sentirsi uniti come in una sola anima.

 

   
 
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