Capitolo 1
Lui è vivo.
12 anni.
Erano passati esattamente 12 anni dalla Battaglia di Hogwarts e Diana Queen era più irrequieta che mai.
Ogni anno, il giorno dell’anniversario, Diana riviveva ricordi che avrebbe volentieri dimenticato e la collana che si ostinava a portare al collo era un riferimento costante a quei momenti, ma lei non se ne sarebbe mai separata per nulla al mondo.
Si trovava nel suo appartamento a Londra; era una magizoologa, si occupava in particolare di maltrattamenti verso ogni specie animale magica e della salvaguardia di quelle a rischio di estinzione. Era una ragazza come tante altre, con capelli tinti di rosso, occhi scuri, occhiali da vista neri e qualche kg in più che la facevano sempre sentire inadeguata quando si trovava in mezzo a tante persone; stava bene da sola, ma al tempo stesso amava la compagnia dei suoi amici, che apprezzavano la sua schietta sincerità e ironia.
Si preparò un tè e si sedette su di una sedia presente sul balconcino; erano circa le 21, aveva passato una giornata terribile, provando in tutti i modi a concentrarsi sul lavoro, ma senza successo. Istintivamente smise di bere il suo tè e si toccò la collana, formata da una corta catenella e un pendente contenente un liquido argenteo, che sembrò scaldarsi dolcemente sotto il suo tocco: sangue, grida, incantesimi e poi un abbraccio, un bacio, uno sguardo e più nulla.
Il verso del suo kneazle, Artemisia, la risvegliò bruscamente da quei pensieri.
“Dimmi tutto, che c’è?”
Artemisia le si strusciò sulle gambe; l’aveva adottata 2 anni prima dopo averla trovata in fin di vita durante una perlustrazione e da allora erano diventate inseparabili.
“Ah ecco, provo a stare da sola per qualche minuto e già ti senti abbandonata?” disse Diana con tono divertito.
La coccolò con una mano, mentre con l’altra finì di bere il suo tè.
Con la tazza vuota, tornò dentro casa e non riuscì ad arrivare al lavandino che una luce fortissima si sprigionò dalla collana; la tazza cadde a terra rompendosi in mille pezzi, Artemisia soffiò spaventata e Diana cercò di coprire quella luce con le mani, ma non ci riuscì. Dopo qualche secondo la luce sparì.
In 12 anni non era mai successa una cosa simile; i ricordi contenuti nel pendente erano sempre rimasti inerti, cosa significava quella luce?
Niente. Non significava niente. Il proprietario di quei ricordi era morto. Probabilmente era una reazione dettata dalle sue emozioni, forse i ricordi, pur non essendo suoi, avevano reagito al suo stato d’animo. Tutto qua.
Diana stava ancora cercando di riprendersi dall’accaduto, quando un gufo si presentò alla sua finestra: aveva una lettera tra le zampe e si riconosceva anche a distanza lo stemma della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
“Cos’è, uno scherzo? Ma che avete tutti stasera?” disse guardando irritata il gufo.
Prese bruscamente la lettera e si sedette al tavolo per leggerla:
“Buonasera signorina Queen,
so che l’ora è tarda e che sicuramente sarà rimasta sorpresa nel ricevere questa lettera, ma mi sono sentita in dovere di farlo.
Lui è vivo.
Non voleva che le dessi questa notizia, perché le sue condizioni non sono delle migliori, ma non potevo tacere ancora.
Mi scuso per non averle mai detto niente in proposito in tutti questi anni, ma avevo fatto una promessa e, seppur contrariata, l’ho mantenuta.
Venga ad Hogwarts il prima possibile. Le spiegherò tutto e spero accetterà le mie scuse.
 
Minerva McGranitt”
 
Diana rimase in silenzio per interi minuti, incredula; dopodiché scoppiò in un lungo pianto.