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Autore: Lost on Mars    08/07/2020    1 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XXXIII – LILY
 
Il gioco del silenzio
 
«Secondo me dovresti ricominciare a parlare con Kelsey.»
Sono passati due giorni da quando ho involontariamente ascoltato la conversazione tra Kelsey e Lucifera Ackerman fuori dall’aula di Pozioni. Io stavo andando davvero da qualche parte a copiare la mappa astrale, ma non riuscivo a capire delle scritte, dato che quando Kelsey scrive frettolosamente produce degli scarabocchi incomprensibili, quindi sono tornata indietro per chiederle dei chiarimenti.
E ho sentito ogni cosa.
Inutile dire che mi sono arrangiata e ho cercato di interpretare come meglio potevo ciò che c’era scritto accanto alla costellazione del Capricorno. E ho deciso che non ero nessuno, io, per stroncare quella meravigliosa, nuova amicizia… certo, come se quella megera avesse l’amicizia, in mente.
«Io dico che dovresti stare zitto e darmi un altro bacio.» Mi sporgo verso Scorpius, allungandomi un po’ goffamente tra le sue braccia. Lui fa finta di essere scocciato, ma il sorrisetto che gli spunta sulle labbra lo tradisce, e alla fine mi accontenta e mi bacia dolcemente, appoggiando delicatamente la mano sulla mia guancia.
«E comunque dicevo sul serio, a proposito di Kelsey» sussurra, senza allontanarsi. Le nostre fronti si toccano ancora e la sua mano adesso mi accarezza il collo. I miei capelli sono sparpagliati sul suo cuscino e persino da sdraiati sono così bassa rispetto a lui, che i miei piedi arrivano a sfiorargli la gamba poco al di sotto del ginocchio.
«Anch’io» gli dico piano, tenendo gli occhi chiusi. Forse perché ho paura di vedere il disappunto in quelli di Scorpius «Non mi va di parlarne.»
«Ma questa situazione ti fa stare male, lo sai» continua lui, che adesso ha cominciato a giocare con una ciocca dei miei capelli. «E io vorrei che la risolvessi, perché non voglio che tu stia male.»
«Ma io non sto male…» tento di ribattere, anche se so che non sono mai riuscita a nascondergli niente, e di sicuro non ci riuscirò adesso che siamo così vicini da sentire il suono del suo stesso respiro. Ne ho la conferma quando si allontana di qualche centimetro dal mio viso per guardarmi con un sopracciglio sollevato. «È che sono gelosa. Lo ammetto, sono gelosa. Tu non lo saresti? Sta cercando di portarmela via e lei glielo sta lasciando fare.»
«Forse si sta solo comportando come una persona che ha una mostruosa cotta per lei?» continua Scorpius. «Sta facendo di tutto per avvicinarsi, per conoscerla… tu non lo faresti?»
«Io non ne ho avuto bisogno» gli rispondo, sfiorandogli le sopracciglia bionde con le dita. «Ti conoscevo già abbastanza bene.»
Scorpius fa un sorriso meraviglioso, che non riesco a far a meno di osservare rapita. Mi prende la mano, intreccia le dita con le mie e subito si avvicina per baciarmi di nuovo, ma stavolta un po’ più a lungo, lentamente, e durante questi infiniti istanti non esiste altro al mondo che il sapore della sua bocca. Mi dimentico di Kelsey, di Lucinda, della mia gelosia e del fatto che dovrei davvero ricominciare a parlare con lei, ma che c’è qualcosa di fastidioso  che mi blocca.
Quando ci allontaniamo, i suoi occhi si posano sulla vecchia sveglia sul comodino. Le lancette segnano le sei e venti del pomeriggio.
«Tra poco Alec e gli altri ritorneranno» sospira. Annuisco e dopo qualche secondo passato ancora il più vicino possibile a lui, mi tiro su a sedere sul materasso e mi sistemo la gonna, che si è accidentalmente sollevata un po’, e cerco di dare un senso ai miei capelli, raccogliendoli in una coda morbida.
Questa è un’altra questione che mi ronza in testa e che non mi lascia pace. La notte del trentun dicembre, io e Scorpius abbiamo deciso di vivere questa nuova cosa tra di noi giorno per giorno. Tutt’oggi, dopo due settimane, non so esattamente cosa siamo, ma mi bastano i suoi sguardi, le sue parole e il fatto che ogni istante passato insieme a lui mi fa bene. Però, questo ha comportato che non ci siamo ancora presi la briga di informare Alec e Kelsey dell’accaduto.
Teoricamente, dovremmo farlo in questi giorni, ma adesso, la faccenda di Kelsey e Lucinda ha tutte le mie attenzioni e non me la sento, nel clima che si è creato, di dire loro una cosa del genere. Per non parlare del fatto che so per certo che sia Albus che James sanno esattamente cos’è successo al Ceppo di Yule e mi preoccupa che nessuno dei due mi abbia ancora fatto domande a riguardo. Finora ho attribuito questa anomalia alla situazione tra mamma e papà che ha risucchiato tutte le nostre energie vitali, durante le vacanze, ma comunque il loro rimane un atteggiamento strano. Possibile che ci siano passati su senza fare scenate di gelosia?
Inoltre, non appena Alec e Kelsey sapranno che gli abbiamo tenuto nascosta una cosa del genere per quattordici, lunghissimi giorni cercheranno di ammazzarci, ma è un rischio che adesso dobbiamo correre.
Una cosa alla volta, Lily. Una cosa alla volta e andrà tutto bene.
Scorpius mi dà un’ultima carezza sul viso, prima di alzarsi e andare a recuperare qualche libro dalla scrivania. In effetti, dovrei dedicarmi anche io allo studio, ma in questi giorni non riesco a concentrarmi su nessuna cosa.
«Secondo te avrò mai un giorno tranquillo?» domando a Scorpius. Così, di getto, senza neanche chiedermi se questa domanda abbia senso o meno. Probabilmente non ce l’ha, perché lui aggrotta la fronte e stringe le labbra con fare confuso.
«Oggi non è una giornata tranquilla?» mi chiede di rimando lui. Sospiro.
«Intendo se finiranno mai tutti i miei problemi…» gli dico, a bassa voce, perché è spaventoso ammettere di avere dei problemi e non avere la minima idea di come risolverli.
«Certo che finiranno» risponde Scorpius. «E in buona parte dipende da te, Lily. Potresti iniziare ricominciando a parlare con Kelsey.»
«Ci devo ancora pensare a quello» brontolo, facendo una smorfia. «Ma devo prima sbollire la rabbia.»
«L’ultima volta che hai dovuto sbollire la rabbia, James ti aveva colorato i capelli di viola e tu gli hai fatto lo sgambetto per tre settimane ogni volta che lo incontravi per i corridoi» mi fa notare Scorpius, e istintivamente sorrido ripensando a quell’episodio: io ero appena al secondo anno e James mi ha fatto passare la più brutta mezz’ora della mia vita, mentre correvo disperata insieme a Kelsey per il castello, a ricerca di un professore che potesse farmi tornare i capelli normali.
Alla fine abbiamo incontrato solo Alec, che è riuscito a farmeli tornare più o meno normali: con più o meno intendo che alcune ciocche all’attaccatura della nuca sono rimaste viola per altri tre giorni, ma Kelsey mi ha assicurato che se li avessi tenuti sempre sciolti, non si sarebbe notato nulla.
Non riesco a rispondere all’osservazione di Scorpius, perché la porta della stanza si spalanca senza nessun preavviso: Alec e Samuel Nott fanno il loro ingresso, fradici e con i pantaloni sporchi di fango fino alle ginocchia.
«Piante. Di. Merda.» È tutto ciò che esce dalla bocca di Alec, che senza nemmeno degnarci di uno sguardo, si dirige verso il bagno e ci si chiude dentro, sbattendo con poca eleganza la porta.
Scorpius si gira verso Samuel, rivolgendogli uno sguardo perplesso.
«Abbiamo finito quel lavoro di coppia di Erbologia» spiega svogliatamente il suo compagno di stanza, mentre cerca di togliersi le scarpe senza toccarle con le mani. «E fuori c’è il diluvio universale.»
«Capisco» borbotta Scorpius.
«Strano che non lo abbiate fatto insieme» osservo io, rivolta a Scorpius. «Il lavoro di Erbologia.»
«Uhm, diciamo che il professor Paciock non vuole che io e Alec facciamo lavori di coppia insieme. Mai più» risponde Scorpius, stiracchiandosi.
«E come mai?» gli domando.
«Dice che ogni volta che lavoriamo insieme si vede che c’è il tocco di una mano sola. Sia sulla teoria che sulla pratica» mi spiega Scorpius. «E così ha deciso di separarci per sempre e adesso io sono costretto a fare tutti i miei lavori di coppia o con Gerard, o con Dorothea Rosier.»
«Tieniti Gerard» s’intromette Samuel Nott, che è finalmente riuscito a togliersi le scarpe e con un incantesimo le ha fatte volare fino alla porta del bagno: immagino che dopo Alec, tocchi a lui andarsi a dare una ripulita. «La Rosier è pazza. Non sto scherzando.»
Sia a me che a Scorpius viene da ridere, perché effettivamente Dorothea Rosier ha qualche rotella fuori posto, secondo noi: l'anno scorso produceva e vendeva filtri d'amore alle ragazze Serpeverde, non mi sorprenderebbe affatto se quello che Clemence Zabini ha rifilato a mio fratello l'altro giorno glielo avesse procurato proprio lei.
«E adesso, Potter, se non ti dispiace devo togliermi questi vestiti» continua Nott. «So che muori dalla voglia di vedere i miei addominali scolpiti, ma voglio darti l’opportunità di non darlo a vedere e ti invito ad uscire da qui.»
«Ti piacerebbe, Nott» gli rispondo a tono, anche se effettivamente circa due anni fa gli morivo veramente dietro. Alla fine, Samuel assomiglia molto a sua sorella Amelia, però su di lui i tratti duri e affilati del volto lo rendono attraente, non è molto robusto ma nemmeno eccessivamente magro, e gli occhi scurissimi gli danno un non so che di misterioso.
Non è poi così strano che la me tredicenne lo adorasse alla follia, al punto di farsi inseguire e quasi ammazzare da un’acromantula, per inseguirlo nella Foresta.
Senza aggiungere altro, do un innocente bacio sulla guancia a Scorpius – niente che possa suggerire cose strane, anche prima era normale salutarlo così – e gli faccio un sorriso rassicurante, perché so che quello che ha detto Samuel potrebbe avergli dato fastidio, allora mi rinfilo velocemente le scarpe che ho lasciato ai piedi del letto ed esco dalla stanza.
Una volta che richiudo la porta, mi permetto di appoggiarmici con la schiena e rimango qualche secondo da sola in mezzo al corridoio.
Una cosa alla volta, Lily.
 
Il giorno seguente, mi sto dirigendo verso la Sala Grande per andare finalmente a pranzare. Da sola, dato che ancora non sono riuscita a rivolgere la parola a Kelsey e lei sembra che abbia cominciato a ripagarmi con la mia stessa moneta: l’indifferenza. Appena finisce una lezione, si alza e se ne va senza nemmeno guardarmi, e quando le condividiamo con i Corvonero, aspetta Lucifera Ackerman e si intrattiene a parlare con lei per i corridoi.
Insomma, un po’ me lo merito, lo ammetto. Ma non credevo che la cosa avrebbe continuato a darmi sempre più fastidio!
«Lily!» Non faccio nemmeno in tempo a voltarmi che Albus si ritrova al mio fianco, con un pezzo di carta in mano ed il fiatone. «Devo parlarti.»
Spalanco gli occhi per un momento, e ad un tratto nella mia mente cominciano a scorrere veloci tutti i possibili scenari che potrebbero presentarsi a seguito di questa sua affermazione: in tutti, Albus mi fa una scenata di gelosia perché ha scoperto, chissà come, di me e Scorpius. Cerco di non dare a vedere il senso di morte imminente che mi sta attanagliando lo stomaco e gli faccio un sorriso affabile.
«Certo, dimmi tutto» rispondo, senza togliermi dalla faccia questo sorriso tiratissimo. Lui deve aver notato che sto fingendo all’ennesima potenza, perché mi guarda con poca convinzione. Tuttavia, molto presto la perplessità scompare dal suo sguardo e vedo ogni pensiero scivolare via dai suoi occhi.
«Novità da James» dice, sventolandomi davanti il pezzo di carta, che suppongo sia una lettera di nostro fratello. Butto fuori una quantità spropositata di aria e sento tutti i miei muscoli rilassarsi, dato che apparentemente Albus è ancora meravigliosamente ignaro di tutto. Ora che ci penso, dovrei provare ad addolcirgli la pillola e tastare il terreno su questo argomento.
«Beh?» gli domando. «Che dice?»
«Pare che quella storia del terapista babbano suggerita da zia Hermione stia… dando dei risultati, ecco» dice velocemente, ma fa delle smorfie strane con il viso.
«Perché non mi sembri convinto della cosa?» gli chiedo.
«Leggi» mi risponde, ovvio, allungandomi la lettera di James. Il foglio è stropicciato, così provo a spiegarlo un po’, con delicatezza, per cercare di leggere la calligrafia minuta di nostro fratello. Leggo velocemente la breve lettera.
«Dice che dopo cena sono rimasti sul divano a parlare» mormoro, sovrappensiero.
«Già. Insomma, secondo me non è un miglioramento vero e proprio, stavano solo parlando, mica altro» comincia subito Albus. «Potevano star parlando di qualsiasi cosa, non necessariamente qualcosa di bello.»
«Ti ricordo che questa estate nemmeno si parlavano» sbuffo, ridandogli la lettera. «E poi, James vive con loro. Di sicuro si accorgerà meglio di noi di questi piccoli cambiamenti, se lui dice che questo è un buon segno, allora sarà così.»
«Tu credi che ci vorrà ancora molto?» mi chiede, abbassando improvvisamente lo sguardo. Quando si tratta dei nostri genitori, Albus è soggetto a repentini cambiamenti d’umore, il che mi fa sempre uno strano effetto, dato che sono abituata a vederlo allegro, spensierato e pronto a combinare qualche guaio per la maggior parte del tempo.
Credo dovremmo tutti giungere a patti con il fatto che non siamo invincibili, né perfetti, e che c’è sempre qualcosa pronta a colpirci nell’unico posto in cui non possiamo predisporre delle difese.
«Non lo so, Al» gli dico sinceramente. «Hanno appena iniziato, però sono certa che le prossime vacanze estive saranno migliori di quelle dell’anno scorso.»
Lui sorride di sbieco. «Giusto.»
Io però non riesco a farlo, e Albus lo nota. Perché è mio fratello e mi conosce da sedici lunghissimi anni, e lui riesce sempre a capire se c’è qualcosa che non va in me, non importa quanto io cerchi di nasconderglielo. Poi può anche sorvolare e non farmi domande, ma non è questo il caso.
«Che hai?» mi chiede dopo qualche secondo, notando la mia espressione non esattamente felice. «È successo qualcosa?»
«No» rispondo immediatamente, provando a scuotere debolmente la testa. Ed è una bugia detta talmente male che non riesco a dare ad Albus nemmeno il tempo per dirmi che non ci crede. «Cioè, sì» sospiro, subito dopo. «Ho litigato con Kelsey.»
«Impossibile.»
«Invece sì.»
«E perché?»
«Perché sono un’idiota!»
Albus spalanca subito gli occhi verdi, evidentemente sconcertato dalla mia ultima affermazione. In effetti, mi sento parecchio sorpresa anch’io, perché non credo di aver mai ammesso ad alta voce una cosa del genere. Però, a pensarci bene sono stata veramente stupida: me la sono presa per una cosa non poi tanto grave, ho smesso di parlarle per ripicca e ora lei sta facendo lo stesso. E non riesco nemmeno a darle torto, perché è esattamente quello che avrei fatto io, al suo posto.
«Qualsiasi cosa sia, chiedile scusa, no?»
«Facile a dirsi!» esclamo. «Poi parli proprio tu… moriresti pur di chiedere scusa a qualcuno.»
«Anche questo è vero, ma se si tratta dei miei amici lo faccio» ribatte lui.
«E con Bellamy?» gli chiedo, incrociando le braccia al petto. Mi ricordo subito di quella sera, quando la McGranitt ci ha messo tutti in punizione perché Meghan Goyle ha deciso di tirarmi del purè in faccia, e mentre pulivamo la Sala Grande Albus mi ha confessato di aver combinato un casino epocale.
«Ho risolto con lui, gli abbiamo detto tutta la verità» dice Albus. «Anzi, credo che tra lui e la tua… amica, Cassiopea Stewart, ci sia qualcosa.»
«È amica di Dominique, non mia» preciso.
«Questo per dirti, che se si tratta degli amici, puoi anche provare a sfidare il tuo orgoglio, no?»
Non faccio in tempo a rispondere, e forse è meglio così, perché mi sento avvolgere le spalle da qualcuno. Alec.
«Ti stavo cercando» esordisce a voce alta. «Devi venire con me.»
Albus nel frattempo ci guarda a metà tra la confusione e il fastidio. Alec, come Scorpius, non gli sta troppo simpatico, ma la loro non è tanto una rivalità personale, bensì sportiva. Non per questo meno pericolosa.
«D’accordo, arrivo» gli dico velocemente, poi torno a rivolgermi a mio fratello. «Grazie, Al.»
 
«Si può sapere dove stiamo andando?»
Sto seguendo Alec per il castello da cinque minuti, e ancora non mi ha detto cosa sta succedendo, né dove siamo diretti. Lui continua ad ignorare tutte le mie domande, liquidandomi sempre con un “è una cosa urgente” e talvolta con un “abbiamo bisogno del tuo aiuto.”
Questa cosa mi puzza e non mi convince per niente. Tutta la faccenda comincia ad insospettirmi quando mi accorgo che siamo al secondo piano, nei pressi del bagno di Mirtilla Malcontenta. Deve essere successo qualcosa di irreparabile, se si sono rintanati in questo bagno. E poi, a chi, precisamente, serve il mio aiuto? A lui e  Scorpius? Se si tratta di qualche pozione, Scorpius è decisamente più bravo di me e perfettamente in grado di evitare esplosioni e altre conseguenze disastrose.
«Eccoci qua» dice finalmente Alec. Come temevo, siamo davanti la porta del bagno di Mirtilla.
«Beh?» chiedo io. «Che cosa dovrei fare?»
«Devi entrare» mi dice Alec.
«Perché?»
«Ehm… perché… Mirtilla ha… diciamo che una ragazza per farmi un dispetto ha preso un oggetto a cui tengo molto e lo ha nascosto qui, ma Mirtilla non vuole farmi entrare perché è il bagno delle ragazze e ha detto che sei l’unica persona che vuole vedere in questo momento.»
Sollevo un sopracciglio, guardo Alec inclinando la testa e poi gli scoppio a ridere in faccia.
«Sei pessimo» gli dico, tra le risate. «Non potevi inventarti bugia peggiore!»
Alec sospira sconsolato e poi mi guarda. I suoi occhi azzurri si sono fatti incredibilmente grandi e le sue labbra si incurvano verso il basso.
«Oh, beh» sospiro. «La questione deve essere particolarmente grave se stai facendo la faccia da cucciolo con me.»
«Entra e basta, per favore» mi dice. «Non ti fidi di me?»
«Neanche un po’.»
«D’accordo, allora entrerò da solo, e se Mirtilla comincerà ad impazzire, sarà tutta colpa tua» mi dice, mutando velocemente espressione: adesso ha messo il broncio. Io non dico niente e mi faccio da parte, in modo che lui possa entrare nel bagno.
Alec allora fa un passo avanti, apre con esitazione la porta e poi si addentra. Passano alcuni secondi, nessun rumore sospetto. Mi sporgo un po’ per controllare cosa stia succedendo, e in quel momento la mano di Alec mi afferra con forza un braccio e mi trascina nel bagno. Con un movimento altrettanto rapido, mi ritrovo quasi addosso ad un lavandino, alzo la testa e vedo che Alec si sta defilando.
Il secondo dopo, la grande porta si chiude. A chiave.
Mi prendo alcuni istanti per realizzare che Alec mi ha appena rinchiusa nel bagno di Mirtilla Malcontenta per chissà quale ragione apparente. Ho voglia di gridare dalla rabbia, ma mi impongo di rimanere calma e tiro fuori la mia bacchetta.
«Alohomora» sibilo, puntandola verso la porta.
Ed è in questo momento, che mi accorgo di non essere sola.
«Quell’incantesimo non funziona.» È la voce di Kelsey. Mi giro di scatto e la vedo  appoggiata ad una delle porte dei gabinetti. È calma e non sembra infastidita dalla mia presenza. «L’ho provato cinque o sei volte prima di arrendermi.»
«E tu che ci fai qui?» le domando schiettamente, e forse anche con un po’ di durezza nella voce.
«La stessa cosa che ci fai tu» sospira, per nulla alterata. «Alec mi ha chiusa qui dentro.»
Dovevo immaginarlo: Scorpius ieri deve avergli raccontato di tutto quello che sta succedendo tra me e Kelsey e Alec, che non ha un briciolo di tolleranza verso queste situazioni, ha ben pensato di risolvere il tutto in maniera diplomatica: consentendoci, cioè, di ammazzarci a vicenda nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
«Tipico di Alec» borbotto tra i denti.
Rimaniamo in silenzio per un po’,  forse un minuto, mentre io sto mettendo in moto il cervello per trovare un modo per uscire da questo bagno senza sfondare nessuna porta o finestra. Kelsey cammina avanti e indietro e il rumore dei suoi passi riecheggia fastidiosamente tra le pareti. Tuttavia, non è lo sbattere del tacco delle sue scarpe sul pavimento che mi impedisce di pensare, bensì un lamento che proviene dritto da uno dei gabinetti alle nostre spalle.
Mirtilla.
«Persino la morte è così ingiusta con me!» piagnucola, per poi rivelarsi finalmente ai nostri occhi. Si siede su un lavabo, sul suo volto evanescente e argenteo sgorgano lacrime luccicanti. Io e Kelsey la guardiamo in silenzio, anche lei ci guarda per un po’ e poi incrocia le braccia al petto, imbronciandosi. «Non mi chiedete nemmeno cosa è successo! Siete insensibili!»
«Cos’è successo, Mirtilla?» le domanda passivamente Kelsey, dopo un sonoro sospiro.
«Oggi ho scoperto che Sir Nicholas non mi ha invitato al suo complemorte, lo scorso ottobre!» dice, per poi scoppiare di nuovo in lacrime. «D-dicono che assieme a me si annoiano, credo di essere stata l'unica a non essere stata invitata!»
«E tu come lo sai?» le chiedo io, cercando di mostrarmi interessata alla faccenda.
«Me l’ha detto la vedova di Doncaster!»
«Chi?» le chiedo di nuovo, quasi sovrappensiero.
«La famosa vedova di Doncaster» ribatte Kelsey, scherzosa. «Come fai a non conoscerla?»
All’inizio faccio un mezzo sorriso, poi una risata mi risale lungo la gola e io la libero, senza riuscire a controllarla. Inizio a ridere senza nemmeno un motivo e non riesco a fermarmi. Kelsey dapprima mi guarda con perplessità, ma dopo un po’ inizia a ridere anche lei.
«Cosa avete da ridere?» sbraita nel frattempo Mirtilla. Dovremmo sembrarle dei veri mostri senza cuore in questo momento, ma non riusciamo a fermare le nostre risate.
Solo dopo un minuto ritorniamo in silenzio.
«Scusaci, Mirtillla» boccheggio, mentre mi chiedo come ho fatto a finire seduta per terra. Mi tengo le mani sulla pancia, i muscoli hanno cominciato dolermi un po’ per le troppe risate.
«Aveva proprio ragione Pix, quando diceva che voi studenti vi prendete sempre gioco di me!» strilla ancora, e poi sparisce infilandosi in uno dei lavandini, da cui pochi secondi dopo comincia ad uscire una disgustosa melma marrone.
E in questo momento, il silenzio ha un suono nuovo, diverso, più dolce: non pesa più come prima, e non riesco nemmeno a fare caso alla puzza che comincia a salire dal lavabo. È solo quando Kelsey si avvicina a me e mi tende la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi, che devo ammettere a malincuore che la poca delicatezza di Alec a volte funziona.
Non so dove, trovo il coraggio di guardarla in faccia, e nella mia testa riecheggiano in modo assordante, come delle campane, le parole di mio fratello: quando si tratta degli amici, si può mettere da parte l’orgoglio.
«Mi dispiace» le dico, sinceramente, costringendomi a non abbassare lo sguardo sul pavimento. «Sono gelosa, non posso farci nulla. Ma se per te è importante coltivare la tua amicizia con Lucif… Lucinda, cercherò di non dare di matto quando ci sarà anche lei nei paraggi.»
Non è stato facile dire queste parole, ma la strana sensazione di imbarazzo e inadeguatezza che mi risaliva su per lo stomaco mentre le pronunciavo sparisce all’istante non appena vedo le labbra di Kelsey allargarsi in un sorriso allegro.
«Grazie» sussurra, poi mi ritrovo il viso immerso nei suoi capelli biondi che hanno lo stesso profumo di mela verde che avevano cinque anni fa, quando abbiamo dormito insieme nello stesso letto per la prima volta, perché lei aveva paura dell’ombra minacciosa della Piovra Gigante che, ogni tanto, sovrastava le nostre finestre nei sotterranei.
 

Ciao a tutti! Perdonatemi per il ritardo, oltre agli esami si è aggiunto anche il fatto che ho scritto questo capitolo con uno spirito del tutto opposto al messaggio che volevo far trapelare, però ormai avevo deciso che le cose dovevano andare in questo modo e quindi mi sono data da fare. Spero ne sia uscito comunque qualcosa di carino T_T
Ebbene, Kelsey e Alec non ne sanno ancora niente di Scorpius e Lily, e dato il momento di tesione del tutto particolare degli utilmi due capitoli, non era ancora il caso. Ma adesso che tutto si è risolto, il momento arriverà a breve, promesso. Anche Albus è ancora ignaro, ma anche lui lo scoprirà molto presto, ho già ansia perché voglio renderlo esilarante xD
La prossima volta provo ad aggiornare un pochino prima, ho solo un'esame tra poco e poi sessione finita, ergo più tempo libero in cui posso dedicarmi, tra le varie cose, anche a questa storia, che onestamente non so a quanti capitoli arriverà xD non mi era mai capitato, giuro, di far durare una storia più di 30-35 capitoli, ma immagino che ci sia sempre una prima volta!
Come sempre, vi ringrazio per seguirmi, vi ringrazio per i bellissimi commenti che lasciate: ogni volta che li leggo sorrido come una scema davanti allo schermo. ♥
Un bacione a tutti, alla prossima!
Mars
   
 
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