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Autore: Longriffiths    09/07/2020    2 recensioni
Ogni capitolo è leggibile a sé.
Raccolta di Flashfics.
Tutti i capitoli di questa raccolta saranno collegati alla raccolta di OS con lo stesso titolo, ed il numero corrispondente, in cui le trame riportate qui vengono sviluppate più nel dettaglio.
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#1- Nemo propheta in patria; Nessuno è profeta nella sua patria. ⇝ {Crowley, Aziraphale, Gabriele.}
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#2- Nec sine te, nec tecum vivere possum. Non posso vivere né con te né senza di te. ⇝ {Aziraphale.}
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#3- Oderint dum metuant. Mi odino pure, purché mi temano. ⇝ {Lord Belzebù.}
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#4- Vivere est cogitare. Vivere è pensare. ⇝ {Anathema Device.}
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#5- Vivamus dum licet esse bene. Viviamo bene finché ci è concesso. ⇝ {Adam Young.}
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#6- Memento mori. Ricorda che devi morire. ⇝ {I quattro Cavalieri.}
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-’Anathema, vieni a giocare con noi!’-
Bambole da vestire, pettinare, truccare.
Non era nelle sue corde potersi permettere di perdere del tempo in quei giochini, forse molto stupidi. Dare voce a qualcosa di inanimato e fingere che possano amarsi tra loro. Lei aveva altro a cui pensare. Lei doveva dare oltre che voce, vita a delle profezie contorte, concetti nascosti da strani enigmi.
-’Non posso. Devo studiare!’-
Le amichette del parco della scuola, neanche ci provavano più a convincerla. E lei non le guardava, nascondendo la testa tra le pagine.
Quanto avrebbe voluto essere una bambina di cinque anni normale.


-’Anathema, hai visto la tv ieri sera?’-
L’undicenne corrucciò la fronte.
Il suo paese era meraviglioso, ma pieno zeppo di programmi spazzatura. Le sue coetanee non conoscevano neanche i nomi di tutti gli Stati, ma delle decine di attori abbronzati e finti come i reality in cui apparivano, sapevano tutto.
Si rifiutava già di bruciarsi il cervello davanti a uno schermo.
Era suo dovere, lo sapeva, conservare quell’organo. Un suo prezioso amico, grande fonte.
Le sarebbe servito averne cura, perché solo facendolo funzionare correttamente il mondo aveva una speranza di restare intatto in futuro.
-’Ho avuto delle cose da fare.’-

-’Anathema, usciamo?’-

La quindicenne forzò un sorriso, scuotendo le onde brune al ritmo del rifiuto. Era facile declinare le amiche abituate alle sue priorità ormai, ma quando si presentava un ragazzino, specie di cui era cotta, era complicato non desiderare di avere un’altra vita, di essere un’altra persona, nonostante avesse tutto. Una famiglia, una casa, una bella vita.
Vita che Agnes aveva deciso di farle sprecare su un libro.
Pianse abbracciandosi le ginocchia seduta in terra quella sera, e posò il suo mezzo di contatto visivo col mondo sull’eredità che aveva da coltivare. La lanciò via, e uscì dalla finestra.

-’Anathema, non andartene!’-
Certo non aveva avuto tempo né per sognare né per avere il principe azzurro, o qualcuno che l'amasse, sarebbero comunque tutti morti l’anno seguente, indolore nella migliore delle ipotesi.
Quindi era stato un vantaggio non avere quasi nessun essere umano a cui affezionarsi, oltre che i testi che adesso, a vent’anni, amava da impazzire. L’avevano resa intelligente, acculturata, arguta.
Lei aveva più risposte che domande, e l’idea di poter essere una specie di salvatrice le rendeva il travaglio più lieto.
La sua esistenza era racchiusa in quel libro, aveva uno scopo.
E adesso doveva andare a Tadfield.


-’Anie, se ti dicessi che voglio vivere con te, ci verresti?’-
Da tempo ormai si era resa conto che se il dovere era svolto bene, il piacere era molto più che appagante, e annullava tutti i sacrifici fatti.
Se si scampava alla morte certa, non esistevano doveri né regole, solo la possibilità di scegliere.
Basta profezie.
Basta desiderare le cose.
Basta dover cercare tra righe scritte secoli prima una risposta giusta.
Era il momento di lasciar parlare il cuore.
-’Sì.’-
Newton sorrise, perché sentiva di avere un posto nel mondo.
Anathema sorrise, perché era finalmente ora di godersi il suo.
   
 
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