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Autore: ChrisAndreini    09/07/2020    2 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Semestre primaverile

 

 

Domenica 24 Febbraio 

Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di lavoro a tempo quasi pieno, per Max, dato che il giorno successivo avrebbe ricominciato i corsi, ma sebbene fosse ancora ora di pranzo, era già parecchio memorabile.

La memorabilità era dovuta al fatto che assisteva al primo vero ufficiale appuntamento (a quanto ne sapeva lui) di Clover con Diego, e sembrava stare andando piuttosto bene.

Il motivo per cui assisteva non era perché invischiato nei piani di Amabelle o uno stalker per hobby, ma l’appuntamento era al Corona, e ovviamente lui era di turno.

-Tutto bene ragazzi, vi porto qualcos’altro?- chiese avvicinandosi al tavolo spinto da curiosità e professionalità.

…ma principalmente curiosità.

-Siamo a posto, Max. Al massimo puoi portarci il conto? Ci andiamo a fare una passeggiata- gli chiese Clover, con uno sguardo che voleva dire “Lo so che mi stai spiando da tutto il pranzo. Dammi il conto e fammi scappare perché inizi ad essere irritante, e già è difficile sopportare Amabelle al tavolo accanto che ci guarda ininterrottamente dall’inizio dell’appuntamento”.

Max era un genio nel leggere gli sguardi di Clover, bisognava dirlo.

Uno dei vantaggi di essere il suo migliore amico dai primi anni di liceo.

-Porto subito il conto- si affrettò ad accontentarla scusandosi con il sguardo per la sua involontaria invadenza.

Insieme a Clover e Diego, anche il trio Amabelle, Norman e Petra abbandonò il proprio tavolo in tutta fretta, senza neanche provare a nascondere lo stalking.

-Sono adorabili- commentò Sonja, raggiungendolo ai tavoli appena lasciati liberi per aiutarlo a pulire.

-La coppia o il trio?- chiese Max, che trovava adorabili entrambi.

Sonja ridacchiò.

-Mi riferivo principalmente alla coppia, ma anche il trio. Non sembravano per niente a disagio nonostante fosse il loro primo appuntamento- commentò poi. 

Max si trovava d’accordo.

-Conoscendo Clover non mi stupisce. O meglio, mi stupisco che sia andata ad un appuntamento, ma non che sia filato liscio. Non si imbarazza per nulla- si spiegò, divertito. 

-Mi sembrano una bella coppia, comunque. Molto equilibrati- ammise poi Sonja, con un sorrisino.

Max sorrise a sua volta -Già, lo penso anche io. Diego è proprio un bravo ragazzo- commentò.

E da quel che Max sapeva di Clover, era rarissimo che l’amica uscisse con dei bravi ragazzi. Il fatto che Diego non lo sembrasse dall’aspetto probabilmente aveva contribuito all’inizio della tresca, e Max sperava davvero, con tutto il cuore, che funzionasse. Perché Clover meritava molto meglio di uno come Dick.

-Beata lei- aggiunse poi, senza riuscire a trattenersi.

-Perché?- indagò Sonja, piegando la testa curiosa.

-Io ho completamente dimenticato cosa significhi andare ad un appuntamento- ammise Max, in tono cospiratore, e controllando che Amabelle non fosse nelle vicinanze per suggerire di combinarne uno tra di loro.

Per fortuna, o purtroppo, Amabelle era troppo impegnata con la coppia del giorno.

-Davvero? È perché non trovi la ragazza giusta o…?- chiese di nuovo Sonja, pulendo il più lentamente possibile per prolungare la conversazione.

-Il problema non è solo trovare la persona giusta, ma non ho il tempo materiale- Max sospirò, e lanciò una timida occhiata verso la collega -E poi non so bene come approcciarmi- ammise poi, in un sussurro.

Sonja si girò a guardarlo, e i loro sguardi si incrociarono. Erano diventati grandissimi amici in quei pochi mesi di lavoro. E ultimamente passavano ogni giorno a stretto contatto.

Max non negava di essere interessato a lei, e di volere davvero chiederle di uscire e vedersi fuori dal Corona.

Ma temeva di sembrare inopportuno. Se solo fosse stato in grado di riconoscere un interesse negli occhi della ragazza davanti a lui…

-Beh… se c’è qualcuno che ti piace… dovresti chiederlo e basta- provò a suggerirgli lei, con sguardo indecifrabile, ma guance leggermente rosse.

Forse poteva tentare… poteva farlo. Non era difficile.

Era Denny quello che si faceva mille problemi, non lui.

Su Max, dillo e basta!

-Sonja…- iniziò a proporre, ma venne interrotto da Roelke.

-Allora, ragazzi! Quanto ci vuole a pulire due tavoli? Se avete tanta voglia di chiacchierare perché non andate ad un appuntamento vero?- li riprese, con tono malizioso verso la fine, imbarazzando Max oltre ogni misura.

-Tante!- si lamentò Sonja, prendendo tutti i piatti, arrossendo vistosamente, e iniziando a discutere con la zia in tedesco stretto.

Max iniziò a chiedersi se non sarebbe stato meglio imparare tedesco invece che francese come seconda lingua.

Non ricordava assolutamente nulla neanche di francese, ma forse a quest’ora sarebbe riuscito a distinguere qualche parola oltre i semplici “da”, “nein” e “tante”.

E chissà, magari sarebbe anche arrivato a chiederle “vuoi uscire con me?” nella sua lingua, cosa che avrebbe potuto dargli qualche punto in più.

Decise di mettere da parte tali pensieri e continuò a lavorare. Sarebbe stata una lunga giornata, e magari avrebbe avuto altre occasioni per chiedere a Sonja di uscire con lui.

 

L’appuntamento di Clover e Diego era durato meno di quanto Amabelle avrebbe voluto, ma si era concluso con un bacio nascosto alla stazione degli autobus, ed era più di quanto Amabelle si sarebbe aspettata a questo punto dell’anno.

Subito dopo la separazione dei due, Petra e Norman stavano quasi per fare altrettanto, ma la rossa li aveva prontamente fermati e aveva proposto una riunione generale per fare il punto della situazione di Febbraio e prepararsi a Marzo, mese di grandi colpi di scena, almeno secondo il suo programma.

-Amabelle, dobbiamo proprio riunirci oggi? Siamo stati a spiare Diego e Clover tutto il tempo. Pensavo di lavorare alla tesi questo pomeriggio- provò ad obiettare Norman, sapendo già quale sarebbe stata la risposta.

-Domani iniziate le lezioni, quindi oggi è d’obbligo!- insistette Amabelle, decisa.

-Sbaglio o anche tu domani inizi le lezioni?- le ricordò Petra, già arresa alla riunione.

-Sì, ma dettagli. Comunque dove facciamo la riunione? Casa mia è troppo lontana. Camera tua, Norman?- Amabelle tagliò corto, e si rivolse all’amico.

-Il mio compagno di stanza è tornato e si sta sistemando. Oggi la camera è off-limits- alzò le spalle lui, rompendo le sue speranze.

Due teste si girarono verso Petra, che, impegnata a mandare un messaggio a Mirren, non se ne accorse per dieci secondi buoni.

Resasi conto che all’improvviso c’era il silenzio, alzò la testa confusa, e incrociò gli sguardi carichi di aspettativa dei due.

Ci mise poco a capire.

-No!- obiettò subito, indietreggiando di un passo come a mettere distanza tra sé è l’idea di Amabelle.

-Eddai! Dobbiamo variare. Non possiamo sempre fare riunioni in camera mia. Stiamo stretti. Invece casa tua è enorme e c’è Fallon! Non vedo Fallon da una vita!- Amabelle iniziò a fare gli occhi da cucciolo, ma Petra non aveva proprio voglia di ospitare una riunione dei matchmakers in quel momento.

-Bonnie è in casa. E Mirren e Felix oggi avevano non so che sessione di studio congiunto, quindi la casa è piena- Petra provò a tirarsi indietro, ma si rese conto troppo tardi di aver fatto un errore fatale.

-COOOOSA?! Felix e Mirren stanno insieme e tu non mi hai detto nulla?! Mi deludi, Tray cara. Dobbiamo assolutamente andare in casa tua e spiarli!- Amabelle sorrise ad occhi chiusi e batté le mani, per poi prendere gli amici per le braccia e iniziare a trascinarli verso l’autobus per portarli da Petra.

Petra avrebbe potuto obiettare, magari sarebbe anche riuscita a farla desistere, ma sospirò e si lasciò trascinare, sperando con tutto il cuore di non disturbare troppo il fratello.

Per fortuna, Amabelle si limitò a salutarli, controllare cosa stessero facendo, e spiarli dalle scale per qualche minuto, prima di stufarsi e dirigersi in camera di Petra, dove lei e Norman si erano sistemati e stavano parlando di un corso che entrambi avevano frequentato.

-Siete noiosi!- obiettò la rossa, appena entrata, buttandosi poi sul letto a faccia in giù.

-Non macchiarmi il cuscino di trucco! L’ultima volta ci ho messo un secolo a lavarlo- Petra la prese per le spalle e la sollevò leggermente, per evitare di sporcare il letto.

Amabelle capì l’antifona e si sedette a gambe incrociate, guardando poi i due complici con un ghigno furbetto.

-Mirren e Felix stanno studiando. Mirren la scuola guida e Felix la tesi che non finirà mai. Sarei tentata di rinchiuderli nello studio, ma c’è Fallon con loro e spero che venga qui- Amabelle illustrò la situazione, poi iniziò ad armeggiare nella sua borsetta.

-Non ci sperare troppo. Quando c’è Felix, Fallon non si stacca da lui e Mirren, soprattutto dopo la strigliata di Bonnie alla cena- osservò Petra, stravaccandosi sulla poltrona della camera.

Effettivamente quella era una sistemazione molto più comoda della minuscola camera da letto di Amabelle.

-Non me lo ricordare. È stato un momento gelido… oh, ecco qui!- Amabelle tirò fuori un piccolo ma cicciotto foglio che era stato piegato così tanto su sé stesso che rischiava di esplodere.

Iniziò poi a dispiegarlo come in un cartone animato, mostrando una copia in “piccolo” dell’enorme calendario che aveva in camera.

-Allora, vediamo un po’…- iniziò poi a studiarlo, e arrivò alla parte che le interessava, ignorando le occhiate sconvolte che Norman e Petra si stavano lanciando tra di loro.

Ormai non avrebbero più dovuto stupirsi, ma con Amabelle ci si stupiva sempre, era più forte di loro.

-Bene bene bene, ecco Febbraio e Marzo. Iniziamo dal punto della situazione…- Amabelle controllò gli appunti, ma a Petra e Norman non serviva un calendario per ricordare i progressi.

-Beh, si può dire che Diego e Clover sono sulla buona strada- osservò Petra, alzando le spalle.

-E che Mathi e Denny per adesso sono buoni amici- continuò Norman, con lo stesso movimento.

-E Max ha regalato un sacco di rose a Sonja per San Valentino!- aggiunse poi Amabelle, orgogliosa.

Okay, questa era nuova per gli altri due.

-Cosa? Quando?- chiese Norman, sorpreso.

-E come lo hai saputo? Eravamo in montagna, a San Valentino- osservò Petra, stupita.

-Eh eh… ho occhi e orecchie ovunque- sogghignò Amabelle, enigmatica.

-È stata Roelke, vero?- provò a supporre Norman.

-O hai origliato una conversazione tra Max e Clover- tirò ad indovinare Petra.

-…Conversazione tra Max e Clover- ammise Amabelle.

-Sì!- esultò Petra.

-Ho finto di andare al bagno durante la serata film, mentre Denny era al telefono con Mathi, e li ho spiati. Se si vogliono sapere segreti di Clover e Max bisogna farli parlare tra loro- spiegò Amabelle, pratica.

-Posso chiederti perché non ti è mai venuta la fantasia di accoppiare loro due?- chiese Norman, che si faceva questa domanda da quando Amabelle aveva iniziato le sue mosse accoppiatrici.

Sia Amabelle che Petra fecero un’espressione abbastanza disgustata.

-Ma no! Loro sono come fratelli- provò a spiegare Amabelle.

-E Mirren e Felix, allora?- insistette Norman.

-Mirren e Felix si amano- rispose Amabelle ovvia.

-…non so, non capisco il tuo punto di vista- Norman era sempre più confuso.

Petra decise di intervenire.

-All’inizio, quando Max ci ha presentato Clover, Amabelle pensava potessero essere una buona coppia, ma ha cambiato idea quasi subito. Amabelle lo chiama il “grado di shippabilità”, o “amorometro”. Max e Clover non hanno mai mostrato neanche il minimo interesse l’uno verso l’altro. Felix e Mirren, per Amabelle almeno, hanno avuto momenti dove, per Amabelle eh, era chiaro, ad Amabelle, che si guardassero o parlassero come più che semplici amici- spiegò Petra, sottolineando con enfasi che parlava solo ed esclusivamente per l’amica.

-Ho un dono che mi consente di capire quando due persone provano attrazione l’una verso l’altra. E so quando una coppia può funzionare anche in base alla personalità. Clover e Max non funzionavano per nessuna delle due cose. Non erano attratti l’uno dall’altra, e non sono fatti per stare insieme. A Max serve una persona più pacata e semplice, e a Clover serve sì un bravo ragazzo, ma con una vena di follia e ribellione. Ergo, Sonja e Diego- Amabelle concluse la spiegazione prendendo i finti occhiali rosa dalla borsa e mettendoseli sul naso.

-Oh… detto così sembra che tu sia molto più professionale di quanto in realtà non sia- ammise Norman, guadagnandosi un cuscino in faccia lanciato dalla non poi tanto professionale ragazza.

-Beh, comunque, una coppia su quattro è sistemata. I piani per Marzo includono sistemare Felix e Mirren e avvicinare Sonja e Max. Ho già qualche piano- Amabelle cambiò argomento e sollevò il calendario per indicare i punti salienti.

-E Mathi e Denny?- chiese Norman, confuso.

-Loro hanno il mese libero. Abbiamo tempo dopotutto, e adesso inizia il semestre primaverile. Lo studio rallenta un po’ i piani- spiegò Amabelle.

-E ad Aprile c’è il NMC&G- aggiunse Petra.

-Il cosa?- chiese Norman.

-New Malfair Comics and Games- risposero insieme Amabelle e Petra.

-Vi dico già che me ne tiro fuori- borbottò Norman.

-Vedremo. Per ora siamo ancora a Marzo. E i piani sono per la Ferren e la Sonjax- tagliò corto Amabelle passando alle cose serie.

-Spero che almeno il mio compleanno mi lascerai tranquillo- Norman controllò preoccupato il 25 Marzo, che però leggeva un incomprensibile “Bonus” che non si riuscì a spiegare.

-Quel giorno sarà in mano al fato. Lascerò l’effetto Norman libero di sfogarsi creando una giornata assurda e meravigliosa completamente fuori da ogni logica fisica del mondo reale- spiegò Amabelle con foga.

Norman decise di non farsi troppe domande.

-Nel dettaglio cosa hai programmato?- Petra tornò al discorso principale.

-La Ferren diventerà canon l’8 Marzo, come ho stabilito- Amabelle indicò la data sul calendario con sguardo deciso.

-Ovvero il compleanno di Felix, giusto?- indovinò Norman, che non era certo di ricordare tutti i compleanni del gruppo, ma quello di Felix era più semplice dato che era il suo stesso mese.

-Esatto! Ci assicureremo che Mirren e Felix si confrontino sui loro sentimenti senza che il loro orgoglio li freni, e ho il piano perfetto!- Amabelle batté le mani entusiasta.

-Mentre per quanto riguarda Sonja e Max…- 

 

Sonja e Max erano in procinto di chiudere il negozio, ma un imprevisto inatteso stava ritardando parecchio la chiusura.

-Dovremmo dirlo a Kodie, lui è molto bravo nelle riparazioni meccaniche- stava suggerendo Sonja, piegata verso Max con degli strumenti pronti a passargli.

Il jukebox, pezzo vintage a cui Roelke era particolarmente affezionata, era stato vittima di un assalto da parte di un avventore ubriaco e collerico, e non smetteva più di suonare, per quanto Max e Sonja avessero provato a spegnerlo.

Alternava una canzone dietro l’altra a volume massimo e all’inizio era stato un problema di poco conto, ma ora che dovevano chiudere, non potevano permettersi di lasciare la musica tutta la notte.

-Voglio almeno provarci, non è la prima volta che lo fa, e di solito basta un po’ di pressione e… ahi!- inavvertitamente, Max si prese una piccola scossa, e si affrettò a ritirare le mani leggermente dolorante.

-Krass! Stai bene?- Sonja gli prese la mano per controllare i danni, facendolo istantaneamente arrossire e preoccupandola ulteriormente.

-Sì, non preoccuparti. Forse è meglio aspettare Kodie in effetti- Max decise di alzarsi e inviare un messaggio al proprietario, che per fortuna abitava alla porta accanto.

-Posso aspettarlo io, e poi chiudere con lui, dovresti andare a casa, Max- gli propose Sonja, alzandosi a sua volta e sistemando gli strumenti.

Max era tentato, in effetti. Era davvero tardi e il giorno successivo avrebbe avuto un corso alle nove del mattino. Ma non se la sentiva di lasciare Sonja da sola a quell’ora.

-Aspetto almeno che arrivi Kodie, mi sembra il minimo- per fare qualcosa di utile, Max sistemò le sedie e controllò tutti i tavoli.

-Sei davvero un gentiluomo- gli sorrise Sonja, restando in piedi vicino al jukebox.

Il cambio di canzone interruppe l’eventuale replica di Max, e appena sentirono le prime note, entrambi i ragazzi sussurrarono: 

-Adoro questa canzone- per poi guardarsi divertiti e un po’ imbarazzati.

Max decise di prendere coraggio.

-Ti va di ballare?- chiese, avvicinandosi a Sonja e offrendole la mano, galante.

La ragazza esibì un sorriso brillante, e prese la mano con un piccolo inchino regale.

Era una canzone lenta, e si concessero di stare abbastanza vicini.

Max fece fare a Sonja una piccola giravolta facendola ridacchiare. Ballava davvero bene. Molto più di Max.

-Chi ti ha insegnato a ballare così?- chiese, curioso.

-Mia madre. Diceva sempre che il ballo è fondamentale per…- si interruppe un secondo, come se temesse di continuare, ma lo fece poco dopo, come se non fosse successo niente -…per una ragazza. Ma non in modo sessista- si affrettò a dire.

-Non lo avrei pensato. A me ha insegnato Clover. Siamo andati insieme al ballo di fine anno e dato che ci voleva far eleggere re e regina mi ha imposto di imparare a ballare- spiegò lui, ricordando quel periodo.

Erano entrambi soli, e avevano deciso di andare insieme e farsi eleggere re e regina solo per dimostrare che poteva esistere l’amicizia tra ragazzo e ragazza e infastidire tutte le coppiette che li prendevano sempre in giro.

Alla fine non avevano vinto, ma si erano divertiti.

-È stata una brava insegnante, sei molto più bravo di quanto mi aspettassi- ammise Sonja, facendolo girare e accompagnandolo in un casqué poco convenzionale.

-Questo era a tradimento- provò a lamentarsi Max, troppo divertito per risultare credibile.

-Ma l’hai realizzato benissimo- si giustificò lei.

Si avvicinarono di più mentre ballavano.

Il cuore di Max iniziò a battere fortissimo.

Erano soli, ballavano, probabilmente Max non avrebbe mai avuto un momento migliore per dichiararsi.

-Sonja…- iniziò a dire, con voce leggermente tremante e i nervi a fior di pelle.

-Sì?- la ragazza si avvicinò leggermente. Max notò che i suoi occhi azzurri avevano una sfumatura più chiara vicino all’iride. Erano ancora più belli di quanto avesse notato in precedenza, wow!

…doveva restare concentrato.

-Eh… non so bene come dirlo… okay ho già rovinato tutto… no, aspetta… io, tu, mi piaci molto, Sonja- quella era forse la dichiarazione più patetica della storia dell’umanità, ma Max non aveva il tempo di pensarci, perché in ogni caso era riuscito a dirlo, e dopo un paio di secondi di confusione, Sonja aveva sorriso, e questo era un ottimo segno.

-Davvero?!- chiese, piacevolmente sorpresa, o almeno così sembrava.

-Sì, mi piaci tanto. Sei simpatica, spiritosa e gentile, e vorrei conoscerti meglio anche fuori da lavoro- preso un po’ di coraggio grazie all’entusiasmo che sprizzava da tutti i pori di Sonja.

-Penso lo stesso- ammise lei, in un sussurro, avvicinandosi.

Max aveva voglia di urlare di gioia. Si avvicinò anche lui.

Poi la canzone cambiò, e fu come se cambiasse anche l’intera atmosfera, e la mente di Sonja.

Mentre un ritmo deciso li faceva sobbalzare, Sonja sembrò quasi svegliarsi da un sogno, e il sorriso si trasformò in un’espressione sorpresa, poi preoccupata, poi sofferente.

Si allontanò, e a Max sembrò fermarsi il cuore in gola.

La sentì borbottare qualcosa in tedesco, ma riuscì solo ad afferrare il termine “tante”. Non aveva idea cosa sua zia c’entrasse con qualsiasi cosa la stesse preoccupando, ma iniziò a preoccuparsi anche lui.

-Max…- il tono della ragazza cambiò drasticamente, e le speranza del chiamato in causa si infransero in mille pezzi. Conosceva benissimo quel tono. Decise di lasciarla parlare e ascoltare con rispetto, ma si preparò già la risposta a quello che sicuramente lei gli avrebbe detto.

-…tu sei un ragazzo fantastico, davvero. Sei un collega meraviglioso, e rendi davvero l’esperienza qui molto più divertente e interessante di quanto pensassi…- cominciò. Max le sorrise tristemente. Si vedeva che Sonja pensava davvero quello che diceva, e non erano solo frasi di circostanza.

-Ma…?- la incoraggiò però a continuare, certo che ci sarebbe stato un ma, e desideroso di toglierselo il più in fretta possibile.

Sonja esitò.

Poi sospirò, come se gli stesse per fare una grande confessione.

-Io sono…- cominciò, guardandolo dritto negli occhi. Poi distolse lo sguardo, e dopo una breve pausa continuò -…fidanzata- ammise, in un sussurro.

Ah.

Di tutte le possibili ragioni del rifiuto di Sonja, Max considerava questa la più improbabile.

Inconsciamente fece un enorme passo indietro.

-Mi dispiace tanto!- esclamò agitato.

Sonja gli lanciò uno sguardo interrogativo. Neanche lei si aspettava una reazione così.

-No, nel senso… sono felice per te, se sei felice. Mi dispiace di aver… io non lo sapevo, o non avrei mai…- cercò di giustificarsi, desolato.

Forse aveva frainteso tutto. Probabilmente Sonja era stata solo gentile con lui perché era nella sua natura, e magari senza volerlo lui l’aveva importunata. Sperava davvero di non averle dato alcun fastidio.

-Lo so, Max, non preoccuparti. È colpa mia. È una relazione un po’ complicata, ma…  il punto è che non volevo dirlo per motivi personali, e non è colpa tua se non lo sapevi- Sonja iniziò a giocherellare con una treccia bionda, a disagio, e senza osare guardare l’amico negli occhi.

Max aveva davvero tantissime domande, e non riusciva a concepire che Sonja volesse nascondere di aver un ragazzo, ma non era una persona che giudicava, e neanche un ficcanaso. Se un giorno lei avesse voluto dirgli com’era la situazione, Max l’avrebbe ascoltata con piacere. Ma non voleva immischiarsi ed essere invadente.

-Non lo dirò a nessuno se non vuoi. So mantenere i segreti- le promise, cercando di rassicurarla.

Dentro di sé, aveva il cuore spezzato, ma cercò di fare buon viso a cattivo gioco. Sperava almeno di mantenere un buon rapporto con Sonja. Voleva restare suo amico. Accettava di buon grado la friendzone se gli permetteva di continuare a passare del tempo insieme a Sonja.

Sonja lo guardò con occhi lucidi, e il suo sorriso riconoscente e commosso fu quasi abbastanza per togliergli un minimo di tristezza.

-Non mi odi?- chiese, sorpresa.

-Ma certo che no. Tutto quello che ti ho detto è ancora valido. Mi piaci proprio come persona, e spero davvero che nonostante tutto resteremo amici- accennò un sorriso speranzoso, sebbene triste, e Sonja gli gettò le braccia al collo, sorprendendolo non poco.

-Max, sarei onorata se tu volessi restare mio amico. Non ho mai conosciuto una persona meravigliosa quanto te- gli sussurrò all’orecchio.

Max la strinse.

Non poteva negare di essere deluso, e di sentirsi come se gli avessero strappato il cuore dal petto, ma era comunque felice di averle detto la verità e di essersi chiarito con lei.

E una cosa si doveva dire di Max: era un vero bravo ragazzo. Non come quelli che se rifiuti le loro avances se la prendono sul personale e smettono di rivolgerti la parola, insultando i tuoi gusti in fatto di uomini o dandoti della superficiale. 

Se cercavi la parola “rispettoso” sul vocabolario, avresti visto stampata la sua faccia come esempio.

…no, sul serio, Clover aveva fatto stampare cento copie di un dizionario con la sua faccia sul termine “rispettoso” per fargli uno scherzo il primo aprile di qualche anno prima.

E ora quelle copie giravano ancora, e nel giro di qualche anno sarebbero valse anche una fortuna.

Ma il punto è che per Max il no di Sonja non significava un “forse, se le sto vicino, lascerà il suo ragazzo per me”. Il no di Sonja era un no, e Max non avrebbe fatto più nulla per conquistare il favore della ragazza, se non starle vicino come amico e cercare di andare avanti da solo.

Per Max, quindi, la faccenda era chiusa.

Ma questa è una storia romantica che affronterà tutto l’anno dei nostri eroi, quindi posso rassicurarvi, la faccenda è appena cominciata.

 

Giovedì 28 Febbraio

Denny era in classe da solo dieci minuti e già non sopportava la lezione di Sociologia della comunicazione.

Odiava che fosse obbligatoria anche per il suo corso di laurea, e gli dava davvero fastidio che ci fossero così tante persone di altri corsi nell’enorme aula. 

Ma ciò che gli dava più fastidio in assoluto, era che per quel corso fosse decisamente consigliato svolgere un laboratorio per ottenere voti più alti, e Denny adorava fare laboratori per ottenere punti in più per i voti.

Vi starete chiedendo perché allora odiasse che quel corso ne prevedesse uno.

Semplice, perché il laboratorio di quel corso bisognava farlo in gruppo, dalle due alle quattro persone. E Denny non conosceva ancora nessuno all’università, almeno del suo corso.

Aveva sperato con tutto il cuore che almeno Amabelle si unisse a lui in quella materia, ma l’amica lo aveva bidonato perché preferiva seguire un corso di cinema contemporaneo o qualcosa del genere. E Denny era rimasto fregato.

Nella sala gremita di gente, a pochi minuti dall’inizio della lezione, Denny stava già valutando l’idea di rinunciare a fare quell’esame proprio quel semestre e scambiarlo con un altro.

Purtroppo gli orari erano davvero difficili da far coincidere, e per quanto si scervellasse, non riusciva ad esimersi dal partecipare a quella fastidiosa e fin troppo frequentata lezione.

Quindi l’umore era decisamente sotto terra.

Poi sentì una risata fragorosa all’ingresso, e l’umore si risollevò così in fretta che per poco non gli fece girare la testa.

Probabilmente contribuì anche che sollevò la testa così velocemente da rischiare di staccarsela.

All’entrata, accompagnato da un gruppetto di persone, era appena entrato Mathi, e rideva.

Denny iniziò a sollevare la mano per attirare la sua attenzione, felice di poter frequentare il corso con lui. Era mille volte meglio di Amabelle!

Ma ci ripensò in meno di un nanosecondo, e abbassò la testa cercando di non farsi vedere, e cambiando nuovamente umore così in fretta da avere le vertigini.

Era accompagnato da delle persone. Non poteva mica disturbarlo. Non era mica il suo unico amico e il centro del suo universo.

Sicuramente si erano anche organizzati per fare insieme il laboratorio.

Denny sarebbe stato solo uno stupido ad illudersi che potesse abbandonare gli amici per stare con lui, o introdurlo nel suo altro gruppetto. E se anche l’avesse fatto Denny si sarebbe sicuramente trovato a disagio. Non gli piaceva entrare in gruppi già formati, e questo era uno dei motivi per cui non aveva amici all’università, dove già il primo giorno si erano tutti accoppiati in grandi e piccoli gruppi tagliando fuori Denny.

Si piegò e si nascose in modo che Mathi non lo vedesse, e iniziò a scrivere qualcosa a caso. Forse era meglio fare un altro esame, magari da non frequentante, e abbandonare Sociologia della comunicazione.

Mathi lo superò e si andò a sedere nei posti di dietro.

Denny non lo aveva guardato direttamente, ma era abbastanza convinto che non l’avesse visto, e andava benissimo così.

Pochi minuti dopo l’insegnante entrò e iniziò la lezione.

E Denny abbandonò i propositi di non seguire, perché sebbene fosse solo un’introduzione, la professoressa era davvero fantastica.

Durante la pausa, si era quasi dimenticato il problema “Mathi” e stava abbozzando idee per un laboratorio pur sapendo che probabilmente non lo avrebbe mai fatto per assenza di compagni. Una voce alle sue spalle glielo ricordò.

-Dan, mi stai evitando?- chiese infatti Mathi, che a tradimento lo aveva raggiunto, e stava nella fila dietro quella di Denny, praticamente con il fiato sul collo.

-Cosa?! No! Cosa te lo fa pensare?! No! Cioè, ciao Mathi! Non ti avevo visto! Quindi non posso evitarti se non ti vedo, no?- dopo un momento di panico totale, Denny cercò di recuperarsi, e si girò a guardare l’amico accennando un sorriso, per incontrare la sua espressione afflitta.

Il sorriso si spense, e Denny intuì di aver fatto qualcosa decisamente sbagliato.

-Ti ho visto appena entrati. Volevo sedermi vicino a te ma hai fatto finta di non vedermi. Ho fatto qualcosa di male?- ora che Denny non era più impegnato a farsi prendere dal panico, si accorse che Mathi era molto discreto mentre parlava con lui, come se cercasse di non farlo capire agli altri.

-No, non hai fatto niente di male, solo…- Denny sospirò, e seppellì il volto tra le braccia -…non volevo disturbarti mentre eri con i tuoi amici- ammise poi, mangiandosi un po’ le parole ma facendosi capire da Mathi che si girò a guardare i posti dietro di loro, come a cercare i suoi amici.

-Intendi Duke? È solo il mio compagno di stanza, e quelli sono i suoi amici. Simpatici, ma Duke è un sacco rigido. Preferisco di gran lunga passare la lezione con te. Ma non voglio sembrare appiccicoso. Se mi eviti per questo dimmelo e…- Mathi non sembrava credere alla giustificazione di Denny, e sembrava così abbattuto che Denny non riuscì a non interromperlo per negare con tutta la sua forza, attirando anche l’attenzione della professoressa che stava sistemando alcune diapositive e gli lanciò un’occhiata divertita: 

-Non sei appiccicoso! E ti giuro che non ti stavo evitando… cioè, sì, ti stavo evitando, ma perché ero io che non volevo risultare appiccicoso, e tu sei così socievole e divertente e simpatico, sicuramente sei pieno di amici, non posso mica starti sempre appresso!- ammise, buttando fuori tutto e poi coprendosi la bocca quando si rese conto che il tono di voce era troppo alto per un’aula universitaria.

Per fortuna la maggior parte degli studenti era fuori per la pausa. 

Mathi lo guardò confuso per qualche secondo, poi sorrise a Denny, decisamente sollevato, e anche un po’ divertito.

Non aveva alcun diritto di divertirsi dell’imbarazzo altrui.

Denny fece il broncio, e arrossendo tornò a guardare verso il suo foglio, deciso ad evitarlo davvero stavolta.

Mathi però non si lasciò far evitare, e scavalcò il banco per sedersi proprio accanto a Denny.

-Tu non sei appiccicoso, Dan. Anzi, non ho mai avuto un amico come te. E la prossima volta, ti prego, non evitarmi. Al contrario di quello che pensi…- Mathi si avvicinò di più per sussurrare all’orecchio di Denny, che non riuscì a non arrossire vistosamente -…tu sei il mio migliore amico- e il rossore non fece che aumentare, dopo la confessione.

-Lo sei anche tu- riuscì a replicare, troppo imbarazzato per dire qualcosa in più, ma decisamente soddisfatto da quello che aveva appena sentito, e anche molto sollevato.

-Posso sedermi qui per il resto della lezione?- chiese Mathi, indicando il posto dove si era infilato a tradimento.

Denny annuì -Mi farebbe molto piacere- ammise, facendogli spazio.

-Vado a prendere le mie cose allora- Mathi scavalcò nuovamente il banco con agilità, e Denny si fece coraggio per chiedergli una cosa.

-Ti andrebbe di fare il laboratorio con me?- chiese approfittando dell’ondata di coraggio, e fermandolo sui suoi passi.

Mathi si girò e guardò Denny allegro.

-Con grandissimo piacere!- esclamò, con uno dei suoi soliti occhiolini, prima di tornare a prendere le sue cose.

Denny tornò ai suoi appunti con la convinzione che quello sarebbe stato il suo corso preferito di tutti i tempi, ed era così concentrato ad abbozzare nuove idee per il laboratorio che non si accorse che la professoressa aveva appuntato su un figlio qualcosa che sicuramente riguardava lui e Mathi.

Fu una fortuna, perché sarebbe probabilmente morto per l’imbarazzo.

 

Lunedì 4 Marzo

Il lunedì era probabilmente il giorno peggiore del semestre. Non solo si era dovuto svegliare alle sette del mattino perché aveva una lezione alle nove e ci metteva due ore ad arrivare all’università, ma da quel giorno avrebbe anche avuto tutto il pomeriggio impegnato per via di un’altra lezione alle cinque e il lavoro come assistente del professore di storia dell’arte greca e romana. Solitamente gli assistenti si occupavano più che altro degli esami, ma il professor Greco gli aveva chiesto aiuto anche durante le lezioni, e la possibilità di guadagnare un extra era troppo succosa per non afferrarla al volo.

Solo che era appena passata l’ora di pranzo e Max era già stanco, stressato, e in ritardo proprio il primo giorno di lezione.

Per fortuna c’era il quarto d’ora accademico.

Stava giusto correndo con tutti i fogli che aveva fatto stampare in segreteria, dritto verso l’aula 6, quando, distratto dalla mole di fogli che rischiavano di cadere da un momento all’altro ed erano meno gestibili dei pesanti piatti del Corona, andrò dritto a sbattere contro un ragazzo minuto e praticamente invisibile, che portava a sua volta quaderni e documenti.

Il risultato fu non dissimile da una esplosione di carta ed entrambi i ragazzi caddero a terra, come nei migliori anime.

Interessante notare come, in un tavolo poco distante, Norman stava mangiando mentre lavorava sulla tesi, e aveva appena sbadigliato.

Comunque, Max si affrettò a rialzarsi in piedi, e a porgere la mano verso il ragazzo che aveva appena tamponato.

-Mi dispiace tantissimo, stai bene?- chiese preoccupato, accertandosi delle sue condizioni.

Era quasi sicuramente una matricola, sembrava appena uscito dal liceo ed era chiaramente disorientato dalla grandezza dell’università. I capelli castani gli coprivano gli occhi, e indossava due enormi occhiali quadrati e spessi.

Quando Max gli porse la mano, si ritirò su di sé, quasi spaventato. Max non riuscì a non pensare a suo fratello, e si piegò alla sua altezza, per sembrare il meno minaccioso possibile, accennando un sorriso.

-Tutto okay? Ti sei fatto male?- chiese, più gentilmente, iniziando a raccogliere le sue cose e ignorando per il momento i propri fogli. Dopotutto era colpa sua, che non stava guardando bene dove stava andando.

Notò tra gli effetti personali del ragazzo una mappa dell’università. Probabilmente anche lui era un po’ distratto, ma Max non gliene faceva una colpa. Era facile perdersi tra quei corridoi. A lui era successo più di una volta.

-Cerchi un’aula in particolare? Ti posso aiutare?- chiese, porgendogli tutto ciò che gli era caduto.

Questo sembrò sbloccarlo, e prese i documenti e la mappa, portandoseli al petto come a proteggersi. Abbassò poi lo sguardo, e si schiarì la voce.

Max doveva ammettere di essere piuttosto sorpreso da quella timidezza. Di solito la sua energia calma e confortante riusciva a tranquillizzare tutti.

-Aula 6- la voce della matricola era un sussurro. Si schiarì nuovamente la voce, e procedette con più sicurezza, alzandosi -Ho lezione di arte greca e romana- disse. Aveva una voce davvero piacevole, con un marcato accento newyorkese. Come era arrivato in una cittadina piccola come Harriswood era davvero strano.

-Che fortuna, sto andando anche io lì- sorrise Max, recuperando i propri fogli. La matricola fece per aiutarlo, ma poi ci ripensò, e si limitò a stringere con più forza i propri documenti -Ti posso accompagnare- aggiunse poi il ragazzo, indicando il corridoio giusto.

-Non vorrei disturbare- provò a dire il novellino, timidamente.

-Nessun disturbo. Sto andando lì dopotutto. Sono l’assistente del professore- gli fece cenno di seguirlo, e con un po’ di esitazione il ragazzo obbedì.

-Grazie mille. E scusa se ti sono finito addosso. È il mio primo giorno e sono un po’ perso- ammise incerto, standogli dietro.

-È più che comprensibile, è una grande università, e il dipartimento di arte è unito a quello di filosofia quindi c’è una certa confusione. Posso indicarti i percorsi più comodi per le tue aule sulla mappa, se vuoi- Max non sapeva perché si sentiva così obbligato verso quel ragazzo appena conosciuto, e sperava davvero di non stare risultando invadente. Probabilmente perché gli ricordava Denny, o perché gli dispiaceva averlo buttato a terra inavvertitamente. O magari si sentiva obbligato come assistente di un professore. O semplicemente voleva essere gentile perché era la sua natura, fatto stava che gli sembrò che il ragazzo si rilassasse. O almeno così risultava dalla sua voce quando parlò di nuovo.

-Sei davvero molto gentile. Ti ringrazio per la disponibilità- gli disse formale.

-È solo un piacere per me. Ecco l’aula- mostrò la porta e gliela tenne aperta come un vero gentiluomo.

La matricola sorrise, e fece un cenno del capo come un inchino prima di entrare.

Per fortuna il professore non c’era ancora.

Prima di dirigersi alla cattedra per sistemare i fogli, Max si ricordò di non conoscere il nome del misterioso sconosciuto.

-Mi chiamo Max Sleefing- si presentò per primo, attirando la sua attenzione e facendolo voltare verso di lui.

-Oh, piacere. Io sono Manfred Sonenfield- si presentò lui, con un cenno del capo e un sorriso accennato, prima di sedersi in seconda fila, cercando di non dare troppo nell’occhio.

Max tornò ai suoi compiti, e sembrò quasi un semplice incontro casuale senza futuro. 

Ma dentro di sé, non riusciva a smettere di pensarci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Lo ammetto, un po’ corto e di passaggio, e con “di passaggio” intendo che c’è la prima delusione della storia.

Sonja è fidanzata? Max ha incontrato un’altra persona?! Amabelle di certo non sarà felice di saperlo.

Ma non c’è un cliché romantico più cliché del triangolo amoroso, non trovate? E chi, meglio di Maximilian “Functional (at times) Bisexual” Sleefing.

E il resto introduce, più che altro: i piani di Amabelle per Marzo, Mathi e Denny allo stesso corso, e… altro, un indizio troppo piccolo per scriverlo qui.

Sono sorpresa da quante esperienze di vita vera sto mettendo in questa storia. Non sono mai stata dal lato di Max per una friendzone, lo ammetto, ero dal lato di Sonja. Ma l’esperienza con Sociologia della comunicazione l’ho avuta davvero. 

Il prossimo capitolo avrà un punto di svolta fondamentale per una delle coppie. E vi prometto che sarà un capitolo di un fangirlaggio unico. O almeno lo sarà per me scriverlo, sperando che esca come me lo immagino in testa.

Spero che la storia continui a piacervi, mi auguro che il capitolo non abbia deluso troppi di voi, ma tranquilli che il viaggio è ancora lungo è niente e come sembra.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

Nel prossimo episodio: Un evento poco piacevole stressa Mirren, un piano di Amabelle ha delle svolte inaspettate alla festa di compleanno di Felix.

   
 
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