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Autore: SaraFantasy98    10/07/2020    0 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emma
 
Dopo esserci accordati sulle prossime mosse, Anthemis ci accompagna in una polverosa ala del palazzo praticamente inutilizzata, sconosciuta a guardie e domestiche tanto quanto quella che abbiamo appena lasciato.
Quasi tutte le guardie in bianco sono ancora fuori a cercarci: ordini della Guardiana per non destare sospetti, così siamo liberi di muoverci attraverso il palazzo con sufficiente tranquillità.
Arrivati in uno stretto corridoio su cui si affacciano due porte, Anthemis apre una di quelle introducendoci in una camera abbastanza grande con due letti addossati alle pareti: il posto in cui aspetteremo i giorni necessari all’organizzazione dell’assemblea. Insieme aiutiamo Anthemis a stendere sui materassi le lenzuola appena recuperate dall’ armadio di una delle camere degli ospiti più utilizzate al piano di sopra.
«È la stanza più remota a cui sono riuscita a pensare», si giustifica Anthemis lanciando uno sguardo ai piccoli e stretti lettini che ci costringeranno a stenderci a turno.
«Va benissimo così» la rassicuriamo insieme tutti e tre.
«Abbiamo dormito in posti decisamente più scomodi», le ricorda inoltre Jeremy sollevando le spalle.
Così nostra nonna annuisce sorridendo, cercando di apparire il più serena possibile.
«Bene, ora cercate di riposare. La stanza accanto è un bagno: vi porterò il prima possibile asciugamani, sapone e vestiti puliti, oltre che qualcosa da mangiare naturalmente. Per l’assemblea lasciate fare a me», dice infine per poi uscire lasciandoci soli.
«Stare qui a palazzo non sarà troppo rischioso?» chiedo agli altri sospirando e lasciandomi cadere su uno dei due lettini.
«Probabilmente è il posto più sicuro: chi mai si aspetterebbe che tre   traditori ricercati da un centinaio di guardie in tutto il Mondo oltre l’Arcata si trovino proprio sotto al naso di tutti?» mi rassicura Axel sedendosi a sua volta accanto a me, ma apparendo in realtà chiaramente molto teso.
«E poi in quest’ ala del palazzo effettivamente non ci viene mai nessuno, neanche le guardie di ronda», continua.
«Avanti Axel, parla: cosa ti turba?» gli chiede Jeremy quasi togliendomi le parole di bocca e prendendo possesso dell’altro letto, quello sotto alla finestra semicircolare.
«Non ti convince il piano?»
«Oh, no, quello lo trovo perfetto», gli risponde il mio, ora ufficialmente, Axel volgendosi verso di lui.
«È solo che, adesso che manca solo un piccolo passo perché ogni singolo aspetto della mia vita si aggiusti definitivamente, ho così tanta paura che qualcosa vada storto... Anche perché, se non ce la facessimo a convincere tutti, anche voi non avreste più alcuna speranza di vivere serenamente qui, in questo mondo, come volete fare.» 
«Non angustiarti così, Axel, ti prego! Aspettiamo di vedere come andrà prima di montarci la testa», cerco di tirarlo un po’ su sollevandomi poi per schioccargli un bacio sulla guancia, riuscendo così a farlo sorridere.
Ad un tale gesto da parte mia Jeremy sembra per un attimo rimanere sorpreso, ma poi prende ad annuire tra sé e sé con un mezzo sorriso sulle labbra, capendo improvvisamente tutto.
«Sì, hai ragione. Cerchiamo di vivere questi pochi giorni in maniera ottimistica, sarà la cosa migliore», risponde Axel facendo intrecciare le nostre dita sopra alla coperta azzurra su cui siamo seduti.
Sinceramente al momento non riesco neanche a pensare a quello che succederà nel prossimo futuro, sono ancora troppo occupata a rivivere ciò che è successo negli ultimi due giorni, i più straordinari della mia vita: ho incontrato mamma e papà, li ho toccati, li ho abbracciati, ho avuto la conferma che da qualche parte, in qualche tempo, loro esistono ancora e che un giorno li rivedrò.
Mio padre poi mi ha fatto il regalo più grande che potesse: ha dissipato le paure di Axel che finalmente si è lasciato andare non appena ha capito che glielo avrei permesso, tanto da chiedermi di stare insieme, di essere sua. Dio, se penso a quanto ho sofferto per lui... Ma ora credo di poter affermare senza dubbio che ne sia valsa la pena: la gioia provata nel momento in cui capito che non esisteva più alcun ostacolo al nostro amore è stata talmente forte e totalizzante che non riuscirei a trovare le parole adatte per descriverla neanche in un milione di anni.
Ora, per completare la nostra felicità, non mi rimane altro da fare che portare a termine questa missione: far capire a tutti l’errore in cui sono incappati per diciassette anni e liberare il ragazzo che amo dalla trappola dell’odio della gente.
 
***
 
Trascorriamo qui dentro ben due giorni e due notti, avendo come unica attività possibile quella di passeggiare avanti e indietro per la stanza o lungo il corridoio, ad aspettare il grande momento.
Anthemis ieri notte è venuta a comunicarci che Alhena ha accettato di organizzare la cosa, anche se in un primo momento, paranoica come è diventata da quando ha scoperto che Altair è ancora vivo, aveva sospettato che la Guardiana del Giorno stesse tramando qualcosa in nostro favore. Per fortuna poi Anthemis è riuscita a recitare bene, riuscendo a rassicurarla.
Il giorno stabilito per l’assemblea è domani, alle sei di sera, presso i giardini dell’Antica Accademia. La nostra attesa sta per terminare.
«Allora sorellina, come stai?» mi chiede improvvisamente Jeremy mentre Axel è nell’altra stanza a farsi un bagno, distogliendomi dalle pagine di un romanzo che Anthemis ci ha portato assieme ad altri libri questa mattina.
È così strano leggere storie ambientate in questo mondo e non nell’altro... Mi fa capire che ci sono ancora tantissime cose che non conosco su questo luogo: le sue tradizioni più particolari, le sue leggende, la sua storia più antica, la sua letteratura.
Ma spero davvero che da domani avrò tutto il tempo che vorrò per scoprirle, impararle e viverle.
«Domani, se filerà tutto liscio, potrò dirti di stare così bene come non lo sono mai stata, Jeremy», rispondo a mio fratello chiudendo il libro e tirandomi a sedere.
«E tu?»
«Beh, direi che la stessa cosa vale per me: domani, in qualunque modo andranno le cose, inizierà un nuovo capitolo della nostra vita.»
«Andrà tutto bene, lo sento... Deve andare bene! Non possiamo avere fatto tutta questa strada per inciampare proprio sulle ultime decine di metri, giusto?»
«Lo spero tanto, Emma,» mi risponde lui annuendo, «per tutti e tre.»
«Comunque vorrei farti notare che stavolta non ti sei arrabbiata con me, sorellina», continua lui sciogliendo un po’ la tensione e facendomi alzare gli occhi sorridendo.
«Sarò sempre la tua sorellina, Jeremy, qualunque cosa accada», gli rispondo poi cambiando per la prima volta le regole di questo nostro gioco e andandogli vicino per abbracciarlo.
«Anche quando tu vivrai a Yakamoz con Axel ed io qui a Komorebi con Anthemis?»
«Sempre, Jeremy: non saranno di certo i chilometri a dividerci, giusto? Se no i portali a che li hanno creati a fare? Conoscendoci, non passerà giornata senza che uno di noi ne attraversi uno per raggiungere l’altro, anche per i motivi più banali. Perché noi siamo questo.» 
«Lo so. Ti voglio bene Emma.»
«Ti voglio bene anche io, fratellino.»
 
*** 
 
«Io allora vado. Voi sapete ciò che dovete fare», afferma Anthemis guardandoci intensamente, tesa ma anche determinata.
Per l’assemblea la Guardiana del Giorno ha scelto un semplice abito verde scuro con maniche a tre quarti, lungo fino a metà polpaccio, abbinandolo ad una sottile catenina composta di piccoli smeraldi.
«Non c’è nulla che possa andare storto, state tranquilli: questa sera sarete liberi da qualunque accusa. Ma se disgraziatamente le cose invece precipitassero, non disperate: ricordatevi che io non vi abbandonerò. Cercheremo assieme una nuova soluzione e vi aiuterò fino in fondo, mi costasse anche la vita!» continua.
«Grazie mamma. Grazie per tutto», le risponde Axel, annuendo.
«Axel, figlio mio, da stasera tutti sapranno la verità, tutti sapranno cosa hai dovuto fare per salvare le loro vite e il loro mondo. Da loro nemico sarai il loro eroe. E te lo meriti, tesoro mio! Hai sofferto troppo in questi anni, adesso è giunto il momento di dire basta.»
«Lo spero tanto, davvero. Ora va’, o farai tardi!»
Così, dopo un ultimo cenno di incoraggiamento, Anthemis ci lascia soli nella stanza del palazzo.
Sono le cinque e mezzo del pomeriggio: l’assemblea all’Antica Accademia inizierà alle sei in punto, orario in cui in genere sia Diurni che Notturni sono in piedi.
Aspettiamo così il tempo necessario senza fiatare: in questo momento infatti il palazzo è pieno di guardie tornate appositamente per accompagnare e proteggere la Guardiana durante l’assemblea. Potremo arrischiarci a uscire solamente dopo le sei, quando saremo sicuri che la stragrande maggioranza di esse se ne sarà andata assieme ad Anthemis.
Per via della tensione durante l’attesa continuo a giocherellare con la sferetta di vetro che tengo nella tasca dei pantaloni neri che indosso, mentre io e gli altri continuiamo a lanciarci occhiate cariche di agitazione.
Alle sei e dieci, quando tutto fuori dalla porta della nostra stanza sembra silenzioso e tranquillo, ci decidiamo ad uscire.
Anthemis, per facilitarci le cose, ha ordinato alle uniche tre guardie che è stata costretta a far rimanere “a protezione del palazzo” di sorvegliare solo le porte d’accesso: quella che dà sulla balconata, quella nelle cucine e quella principale, tutte posizionate abbastanza lontano dai corridoi che dobbiamo attraversare per giungere alla stanza del portale del palazzo.
Con un sospiro di sollevo ci chiudiamo la porta di tale stanza alle spalle senza avere incontrato nessuno durante il nostro percorso; guardandomi attorno noto che il portale è segnalato da due piccoli pilastri di marmo bianco striato di verde al centro della stanza, per il resto vuota.
«D’accordo... Siete pronti?» ci chiede Axel fissando i due segnacoli, mentre l’espressione agitata e nervosa di un attimo fa lascia il posto ad un’altra decisamente più sicura di sé, pronta ad agire e ad andare fino in fondo.
«Sì, andiamo», afferma Jeremy.
Prima di procedere io ed Axel ci lanciamo uno sguardo, sorridendoci per un attimo, poi saltiamo nel portale.
Compariamo qualche centinaio di metri dietro all’Accademia, dalla parte opposta rispetto ai giardini colmi di gente in cui tutti stanno ascoltando le parole delle loro Guardiane che, grazie ad un incantesimo di amplificazione dei suoni possibile grazie alla magia della notte, riescono ad arrivare fino a noi.
Potere delle immagini ai Diurni, potere dei suoni ai Notturni: altra cosa che ho imparato in questi giorni.
Ovviamente Anthemis sta facendo finta di nulla, comportandosi come ci si aspetterebbe da lei in un’occasione come questa.
Il cielo è limpido questa sera, le ombre degli alberi attorno a noi si stanno allungando sempre di più alla luce del sole che a breve tramonterà. Se piovesse potremmo nasconderci meglio sotto ai cappucci delle maglie che indossiamo, giustificati dall’acqua, ma se lo facessimo ora attireremmo soltanto di più l’attenzione.
Qualcuno nelle vicinanze c’è, come avevamo previsto: Diurni e Notturni ritardatari che compaiono e prendono a correre in direzione dei giardini dall’altro lato delle rovine dell’Accademia.
Noi ci muoviamo lentamente e con cautela, ovviamente, stando il più lontani possibile da tutti: per fortuna nessuno sembra fare caso a noi, sono tutti troppo presi dal dirigersi al punto di incontro. Di certo poi nessuno si aspetta che le tre persone di cui tratta l’assemblea stessa siano proprio qui.
Solo una bambina di tre o quattro anni, una piccola Diurna per mano a suo padre, punta dritta gli occhi su di noi, senza riconoscerci.
Finalmente riusciamo ad arrivare alle basse mura che delimitano il perimetro dell’Accademia, così, guardandoci intorno per assicurarci che nessuno ci veda, le scavalchiamo agilmente ritrovandoci in mezzo alle rovine, tra archi di pietra crollati e lunghe pareti ancora in piedi per quanto senza copertura.
Dobbiamo arrivare alla balconata da cui stanno parlando Anthemis ed Alhena, possibilmente senza farci prendere dalle guardie, per interrompere il loro discorsetto e rompere una delle sferette davanti a tutti, indicando di guardare il cielo là dove le immagini di mio padre e di Deneb risolveranno finalmente le cose.
Purtroppo non potevamo farci portare dal portale direttamente sulla balconata: anche all’Accademia sono presenti le stesse protezioni attive anche nei due palazzi.
Il fatto di non avere più la possibilità di cambiarci l’aspetto poi ci complica ulteriormente le cose, indubbiamente: se la Morte non avesse richiesto proprio quel pedaggio ad Axel saremmo tutti molto più tranquilli.
Se le guardie ci trovassero, in quel caso, potremmo fingere di essere tre ragazzi che si sono infilati qui per bravata, cosa che di certo ora non possiamo affermare. Durante questi giorni d’attesa Axel ha provato ad insegnare a me e Jeremy come controllare quell’energia di cui parla sempre, ma né io né mio fratello ci siamo riusciti: d’altra parte Axel stesso ci mise mesi ad imparare, come potevamo noi riuscirci in poche ore?
Mentre ci dirigiamo verso l’unica ala del palazzo ancora in piedi, verso la scalinata che ci porterà alla balconata, ci rendiamo conto che arrivarci con le nostre gambe sarà molto, molto complicato: se Anthemis infatti ha ordinato alle sue guardie di stanziarsi sulla parte anteriore dell’Accademia, tra essa e la folla nei giardini, lo stesso non si può dire di Alhena. Le guardie di Yakamoz infatti sembrano essere state scelte per presidiare il retro: sono ovunque.
Seguendo i passi di Axel per un po’ riusciamo ad evitarle nascondendoci dietro a mozziconi di colonna e pareti crollate, ma più avanziamo più quelle aumentano di numero.
«Non ce la faremo mai, dannazione!» sussurra Jeremy dopo aver evitato per miracolo l’ennesimo gruppetto di guardie blu.
«Non era previsto che fossero così tante!»
«Evidentemente Anthemis non è riuscita a convincere Alhena a schierare le guardie sul davanti come lei», faccio notare io.
«Senza dubbio anche la scala per la balconata sarà presidiata: come faremo in quel caso?»
Né Jeremy né Axel però fanno in tempo a rispondermi perché, durante la conversazione, da sciocchi, ci siamo distratti: un manipolo di guardie senza che ce ne rendessimo conto ci è arrivato alle spalle, cogliendoci di sorpresa.
Da un momento all’altro ci ritroviamo bloccati da delle spesse corde, talmente strette da toglierci il respiro; diversamente da quelle che avevano lanciato i Diurni contro Axel al suo arresto queste non sono bianche e luminose, ma nere: magia da Notturni.
Io non sono abbastanza esperta da riuscire a liberarmi da esse, e per Jeremy che è un Diurno sarebbe impossibile, Axel però potrebbe farlo, potrebbe riuscirci tranquillamente, lo so, ma pure lui non si muove di un millimetro dopo essere stato stretto dalle corde come noi.
“Perché non fa nulla?!” penso in panico nel vedere le guardie di Alhena correre per raggiungerci, mentre le mie speranze crollano in frantumi e sento la disperazione e la paura crescermi dentro.
«Ragazzi, ho un piano. Non preoccupatevi, possiamo farcela anche così», riesce a sussurrare Axel un secondo prima che le guardie ci siano addosso.
«Chi siete, cosa ci fate qui?!» gridano quelle afferrandoci e spingendoci a terra violentemente, evidentemente prima di riconoscerci.  
Non appena quelli ci guardano in faccia infatti strabuzzano gli occhi, scioccati, forse non capacitandosi di essere stati proprio loro a catturarci.
Guardandoli risulta palese che siano terrorizzati da Axel: per tutti questi anni lo hanno reputato praticamente alla stregua di satana, evidentemente credono che se si liberasse non esiterebbe ad incenerirli all’istante.
Mentre le guardie continuano a fissarci, irrequiete e dubbiose, noi tre rimaniamo fermi e in silenzio; il cuore mi batte all’impazzata per lo spavento e l’adrenalina, Jeremy ed Axel credo siano nelle mie stesse condizioni.
A questo punto la nostra unica speranza è il piano d’emergenza di Axel: ma io mi fido di lui, so che ci tirerà fuori da questo casino, so che se volesse potrebbe liberarsi all’istante.
 «Bene, direi che la questione è risolta a questo punto», afferma uno del gruppo osservandoci freddamente, quello che appare più sicuro di sé, attento tuttavia ad ogni nostra eventuale mossa.
«Cosa facciamo adesso, Rigel?» chiede allora titubando un altro del gruppo alla guardia che ha parlato per prima.
«Li facciamo vedere a tutti, naturalmente», afferma quello sorridendo tra sé e sé, palesemente soddisfatto più che mai di sé stesso: chissà quale ricompensa spera di ottenere per essere stato colui che ha catturato Altair e i figli traditori di Ophrys e Claire.
«Coraggio, prendeteli: li portiamo alla balconata», continua Rigel afferrando lui stesso le corde che tengono fermo Axel e iniziando a spingerlo in avanti verso la scalinata di marmo, quella che avremmo salito anche da soli se il nostro piano non avesse incontrato intoppi.
Subito due guardie eseguono l’ordine del loro collega iniziando a strattonare anche me e Jeremy: ben presto, sotto gli sguardi basiti di tutte le altre guardie di Yakamoz, ci ritroviamo a salire quei ripidi gradini che si inoltrano in uno dei pochi monconi dell’Accademia ancora rimasti in piedi.
Alla fine di essi si trova un lungo ballatoio con aperture che permettono l’accesso alla terrazza esterna, sulla quale Alhena ed Anthemis stanno parlando alla marea umana ammassata nei giardini sotto di loro, tra le antiche fontane e le statue austere: c’è perfino più gente di quella venuta ad assistere al rito per ricreare i due Nuclei.
Senza preoccuparsi del fatto di star interrompendo la sua Guardiana, Rigel esce sulla terrazza trascinandosi dietro Axel, seguito a ruota dai due colleghi e da me e Jeremy.
«Mie Signore, vi ho portato un regalo», afferma quello: la sua voce subito viene catturata dall’incantesimo che amplifica le voci, risuonando chiara e forte per tutta l’enorme radura.
Anthemis e Alhena allora si voltano di scatto, interrompendo immediatamente ogni discorso intrapreso.
Non appena vede le condizioni in cui ci troviamo Anthemis sbianca di colpo, tanto visibilmente da farmi temere che tutti se ne accorgano; Alhena invece, dopo un primo momento di smarrimento, sembra riprendersi dalla sorpresa sospirando di sollievo.
La folla sotto di noi intanto prende a rumoreggiare sonoramente, forse chiedendosi cosa sia appena successo sulla balconata.
Le guardie di Yakamoz ci costringono ad inginocchiarci mentre Alhena prende a fissarci con severità, odio, quasi con disgusto.
«Gente del Giorno, Gente della Notte! Non avete più nulla da temere! Le mie fidate guardie hanno appena catturato Altair e i suoi complici!» annuncia Alhena alla folla voltandosi verso di essa, chiaramente soddisfatta per come le cose alla siano andate a finire.
Le due Genti ad un tale annuncio iniziano ad esultare e a gridare di gioia e di sollievo, mentre io prendo a scoccare istericamente occhiate ad Axel e ad Anthemis, entrambi evidentemente intenti a pensare ad una possibile soluzione per risolvere le cose.
Tra i due è però Axel ad intervenire per primo.
«No, non sono stato catturato», grida infatti lui di colpo facendo risuonare ovunque la sua voce, zittendo all’istante tutte le migliaia di persone sotto di noi.
«Se sono qui all’Accademia oggi è perché era mia precisa intenzione esserci! Sono qui perché finalmente possiedo le prove che dimostreranno a tutti che non sono mai stato io il cattivo di questa storia!  Prove inconfutabili che ognuno di voi potrà vedere coi propri occhi, prove che vi faranno capire quanto siete stati ingenui a fidarvi soltanto dei vostri occhi quel giorno di diciassette anni fa!»
«Come puoi affermare questo, mostro che non sei altro?!» ribatte allora Alhena, gli occhi neri ormai fumanti per la rabbia.
«Come puoi negare ciò che tutti ti hanno visto fare?»
«Non nego nessuna delle mie azioni! Nego le motivazioni per le quali voi credete che io le abbia compiute! Lasciate che vi mostri le mie prove: sarà il popolo a giudicarmi!»
ribatte Axel mettendo in tali parole tutta l’anima che possiede, mentre i suoi occhi ambrati sembrano prendere fuoco.
Mai come ora Axel mi è parso tanto bello, tanto fiero, tanto nobile, tanto potente: in questo istante, chiunque potrebbe vederlo, non avrebbe nulla da invidiare al più grande degli eroi tragici.
«D’accordo, Altair, mostraci queste prove se ci tieni tanto», afferma dopo qualche istante Anthemis in tono falsamente freddo e duro, capendo improvvisamente come poterci aiutare stando al gioco di Axel.
«Cerca nelle mie tasche, Anthemis», intervengo io.
«Vi troverai una piccola sfera di vetro: prendila e rompila scagliandola a terra!»
«È un’assurdità, Anthemis! È solo un trucco per ingannarci ancora! Non essere così sciocca da lasciarti abbindolare da loro!» ribatte Alhena mentre il popolo segue basito la conversazione che si sta svolgendo sopra alle loro teste.
«So che vorresti che colui che hai cresciuto come figlio non si rivelasse il mostro che è, così come anche i tuoi nipoti, ma è questa la verità!»
«La verità verrà stabilita soltanto una volta che tutte le prove saranno state vagliate con attenzione, non prima!» sbotta in risposta la Guardiana del Giorno in un tono che non ammette repliche.
Senza dare alla Guardiana della Notte il tempo per ribattere, Anthemis si china su di me infilandomi una mano in tasca. Quando la sferetta azzurrina compare alla vista di Alhena un grande turbamento sembra assalirla, tanto da non farle dire più nulla per provare a fermare quello che sta per accadere. Se ne sta semplicemente immobile con gli occhi fissi su quel pezzetto di vetro, un’espressione preoccupata sul viso contratto.  
Senza attendere oltre, mentre tutte le migliaia di persone qui riunite trattengono il fiato, Anthemis scaglia a terra la sfera.
Subito una bianca nuvola di fumo prende a sollevarsi dai cocci rotti sul pavimento della terrazza, roteando su sé stessa e salendo sempre più in alto, ingrandendosi fino ad occupare una buona porzione di cielo sopra alle nostre teste.
Improvvisamente, all’interno di essa, una figura inizia a prendere forma diventando sempre più nitida a mano a mano che passano i secondi.
Quando la folla riconosce quella figura, specialmente i Diurni, grida meravigliate si sollevano da ogni parte:
«È il principe Ophrys! È il principe Ophrys!»
Alla fine, non appena l’immagine risulta completamente formata, mio padre comincia a parlare riuscendo a zittire all’istante buona parte della popolazione di questo mondo. 
«Per coloro di voi che non mi conoscessero, mi presento: sono Ophrys, figlio di Corylus e principe di Komorebi», inizia, mentre la sua voce prende a rimbombare per tutta la radura.
«Oggi è il primo di agosto del 1998: fra qualche giorno mio padre Corylus attaccherà la città di Yakamoz per vendicare gli esperimenti di Deneb, ma questo voi lo sapete già. Se state guardando queste immagini significa infatti che ogni cosa è già avvenuta: i Nuclei sono già stati distrutti, il tempo e la magia vi sono già stati strappati via, così come il giorno e la notte stessi.
Come posso io sapere tutte queste cose prima che avvengano? Beh, sono qui proprio per spiegarvelo. Voglio però iniziare col dire che Altair, mio fratello adottivo, che voi a breve vedrete uccidere mio padre Corylus e che accuserete di aver distrutto i Nuclei, è in realtà innocente.»
A queste parole un boato scuote le due Genti ammassate nei giardini dell’Accademia, facendo nel contempo sorridere e annuire soddisfatti tutti quanti noi.
Alhena invece è diventata pallida come la morte nel fissare le immagini in cielo: tiene gli occhi sbarrati e le mani aggrappate alla balaustra della terrazza tanto forte da farsi sbiancare le nocche.
Quella sorta di video creato da mio padre prosegue intanto con la spiegazione a chiare parole di tutta quanta la storia, dall’inizio alla fine, soffermandosi soprattutto sul piano di Corylus e su come esso sia stato scoperto da Deneb.
La scena poi cambia: le immagini iniziano a mostrare prima la stanza vuota del Nucleo, in seguito un uomo di mezz’età abbastanza basso, dalla carnagione pallida e dai capelli neri striati di bianco, gli occhi così scuri da sembrare pozzi senza fondo circondati da profonde occhiaie. Corylus è ripreso di nascosto nel fitto di una foresta, sorpreso a tentare magie e incantesimi inimmaginabili.
Un alone di candida luce abbagliante improvvisamente prende a circondargli tutto il corpo, che inizia a sollevarsi da terra e ad essere scosso da violenti spasmi, dovuti evidentemente al troppo potere dentro di lui.
La folla ora non mormora più: tutti sono zitti e immobili con lo sguardo rivolto verso l’alto.
«Ora sapete chi è il vero colpevole di questa storia, gente di questo mondo: credeteci, sono stato costretto a farlo perfino io che sono suo figlio», termina Ophrys intristendosi.
«Ora continuate ad ascoltare: anche Deneb, il Guardiano di Yakamoz, ha qualcosa da dirvi.»
Ed ecco apparire una nuova scena sulla bianca nuvola in cielo: si tratta di un uomo di circa sessant’anni, alto e dai capelli che ancora mostrano il colore ramato della giovinezza, così come la barba che gli circonda le guance e il mento. I suoi occhi sono azzurri, profondi e saggi. Deneb.
«Ascoltatemi, Genti di questo mondo. Il principe Ophrys già vi ha spiegato in quale pericolo ci troviamo in questo momento: la gravità della situazione credo sia ormai chiara a chiunque. Vi starete chiedendo perché non siate stati informati dei crimini di Corylus prima della battaglia stessa: bene, ora è arrivato il momento di rendervi partecipi del perché della mia scelta.»
Il padre di Axel inizia così a spiegare quale fosse l’unico modo possibile per riuscire a rimediare alle azioni di Corylus, senza tralasciare nessun dettaglio, aggiungendo alle spiegazioni anche il piano per ricreare i Nuclei una volta che tutto si sarebbe concluso.
«Per questo motivo Corylus va ucciso: è l’unico modo per separare la sua anima dal Nucleo, anche se questo comporterà la distruzione del Nucleo stesso! Dunque non biasimate Altair per quello che farà, perché lo farà con la sola intenzione di preservare l’Equilibrio che, come sapete, è l’unica forza che tiene in piedi entrambi i mondi.
Se le cose andranno come ho programmato mi vedrete suicidarmi durante la battaglia: se accadrà questo, ora ne conoscete il motivo. Se invece, come temo che avverrà, il Nucleo in me opporrà resistenza, sarà Altair stesso a dovermi uccidere. Non biasimatelo neanche per questo: lo farà per mio ordine e soprattutto per salvare la vita a tutti voi e ai vostri figli», conclude il Guardiano.
«Un’ultima cosa prima di andare: approfitto di questa possibilità che ho di parlare con tutti voi per fare un annuncio. Altair, che tutti voi conoscete come principe di Komorebi, è in realtà mio figlio biologico: il figlio che avevo perduto ma che alla fine, come speravo, ha trovato la strada per tornare da me. Fin dalla sua nascita era mia intenzione nominarlo mio erede, ma ora che l’ho conosciuto e che ho avuto modo di insegnargli più cose possibili ne sono certo: Altair sarà il mio degno successore. Dopotutto fra pochi giorni contribuirà a salvare le vite di ognuno di voi: si merita questo e altro. Addio, popolo del Mondo oltre l’Arcata, e addio a voi, Gente della Notte: vi lascio in buone mani.»
Così, dopo aver annunciato la sua ultima volontà, l’immagine di Deneb sparisce di colpo dissolvendosi nell’aria, così come la nuvola di fumo bianco che la conteneva.
Tra la folla scoppia il caos.
«Ce l’abbiamo fatta», dico allora io cominciando a ridere dalla felicità, senza riuscire più a fermarmi.
«È tutto finito, tutti sanno la verità!» continuo a dire esultando nonostante le corde che ancora mi avvolgono: se potessi mi metterei a saltare qui, ora, davanti a tutti.
Voltandomi verso i miei compagni di avventura noto come un enorme sorriso stia già illuminando il viso di mio fratello, mentre due grosse lacrime solcano le guance di Axel che ancora sta fissando il punto dove fino ad un attimo fa stava l’immagine di suo padre; anche lui tuttavia, come noi, riesce a stento a contenere la gioia che trabocca da ogni poro della sua pelle.
A questo punto non ha più senso fingere: Axel con un leggero movimento delle braccia spezza le corde nere che lo circondano e si alza in piedi per liberare anche me e Jeremy, poi si getta su di me abbracciandomi tanto forte da sollevarmi da terra.
«Emma, è tutto finito, tutto finito, ti rendi conto?» esulta ridendo come un bambino per poi rimettermi a terra.
Le guardie dietro di noi, Rigel compreso, non muovono un dito per intervenire: sono troppo occupate come tutti gli altri a scuotere la testa, basiti, e ad osservare Axel con occhi completamente nuovi.
Un attimo dopo Anthemis ci corre incontro, raggiante, abbracciando forte prima suo figlio e poi me e Jeremy.
«Siamo stati grandi, ragazzi!» ci sussurra.
«Ora siete liberi!»
E mentre ancora siamo intenti a goderci la vittoria, i Diurni e i Notturni nei giardini dell’Accademia iniziano a gridare insieme, ad una voce, il nome di Altair.
«Vai Axel, vogliono te: che ti avevo detto? Sei il loro eroe adesso», afferma Anthemis.
«Io... io non credo che sia una buona idea», balbetta però Axel, da troppo tempo abituato all’idea che tutti lo vogliano morto per accettare fino in fondo la nuova ammirazione e gli omaggi della sua stessa gente.
«Oh sì invece, è un’ottima idea!» afferma Jeremy prendendolo per un braccio e trascinandolo aiutato da me sulla balaustra.
Grida e applausi da parte di tutti ci accolgono quando ci affacciamo ad essa, guardando in giù la marea umana che sta acclamando colui che fino a pochi minuti fa odiava e temeva tanto.
Axel guarda la scena davanti a sé con espressione incredula, quasi sognante, forse chiedendosi se tutto questo sia reale; io allora faccio scivolare la mia mano dentro alla sua, stringendola forte, per fargli capire che io sarò con lui in questo momento e in tutti quelli a venire.
Axel allora si volta verso di me, provando a comunicarmi con un solo sguardo tutto ciò che a parole non potrebbe: abbiamo vinto noi, adesso sì che possiamo essere felici, insieme.
Nel frattempo Alhena se ne sta in disparte senza dire niente, un’espressione indecifrabile sul viso ancora chiaramente molto scosso.
Guardandola risulta chiaro che il suo insistere nell’accusare Axel non fosse dovuto al mantenimento della sua posizione: lei semplicemente non aveva mai messo in dubbio la malvagità di Altair. La rivelazione di oggi l’ha fatta cadere dalle nuvole come ha fatto con tutti gli abitanti di questo mondo.
Prima di distogliere lo sguardo da lei per riportarlo sulla folla, tuttavia, vedo l’ombra di un sorriso passarle sul viso.

Note:
Ciao a tutti! Innanzi tutto scusate l'attesa un po' più lunga del solito per questo capitolo, ma in questi gorni sono stata fuori casa dunque non mi è stato possibile aggiornare. Ad ogni modo eccoci qua, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Ormai siamo agli sgoccioli, alla fine della storia mancano solo due capitoli. Fatemi sapere cosa ne pensate! A presto!
   
 
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