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Autore: Shora    10/07/2020    4 recensioni
Può l'amore esistere tra persone separate da secoli di differenza? E se ciò accadesse che ripercussioni avrebbe sugli anni a venire? Il destino ha deciso di unire tre ragazzi. Amore, morte, misteri... Cosa nasconde Parigi che tutti ignorano? Che segreti custodiscono le persone che ognuno di loro pensava di conoscere?
Ecco a voi il primo capitolo di quella che spero cresca e diventi una trilogia. Buona lettura e spero vi piaccia XD!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tredici:
Avrei potuto andare avanti per ore. Ballare con Luka era completamente diverso da come accadeva invece al quartier generale, ergo villa Agrèste. Se nel XV secolo sembrava avessi preso lezioni fin da bambina nel 2019 ero soggetta a rimproveri e battute di scherno.
«Non capisco tutti questi vostri tentativi di sottrarvi al ballo. Danzate magnificamente.» mi disse il ragazzo una volta che concludemmo la nostra improvvisata. Mi sentii arrossire. Nemmeno Adrien mi aveva detto una cosa del genere. Era bello sentirsi apprezzati.
«La verità è che non mi piace ballare.» risposi con un sorriso.
«Già, a quanto pare preferisci sparire nel nulla.» si intromise una voce, che nonostante il tono furibondo mi fece salire un brivido piacevole sulla schiena. Luka si voltò, lasciandomi vedere la figura dietro di lui. Come già sospettavo c’era Adrien. Le braccia incrociate e lo sguardo arrabbiato. Possibile che non avessimo mai qualche settimana di pausa tra una sfuriata e l’altra? E poi cosa aveva lui da essere arrabbiato? Non era stato il primo a piantarmi in asso per ballare con qualche bella ragazza?
«Vi conoscete?» chiese Luka, parecchio confuso dall'entrata di Adrien, tra l'altro al limite della maleducazione.
«Sono suo fratello.» esordì il mio compagno. Cercai di ricordarmi se ne avessimo parlato prima di partire, ma ero certa che la copertura fosse un’altra e non c’entravano fratelli (molto belli oltretutto). Alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
«Non è successo nulla, Adrien.»
«È successo che sei sparita senza dire niente a nessuno. Mi hai fatto preoccupare!»
«Così preoccupato da ballare appiccicato a qualche bella ragazza, pronto a sbirciare più a fondo nella loro scollatura? Non farmi ridere!» ero patetica, lo sapevo. Fare un’osservazione del genere non era un punto a mio favore. Stupida stupida stiletta di gelosia. Perchè continuava a pungere? L’occhiata truce di Adrien certamente non aiuto a farmi tornare tranquilla. Ero davvero stufa del suo modo di fare. Prima gentile, poi irritante, dopodiché si aveva in genere una litigata prodotta da lui il più delle volte. Infine tornava gentile. Era stanca di non sapere da che parte prenderlo ogni volta.
«Forza andiamo.» disse gelido e prendendomi per un polso. Piantare i piedi avrebbe attirato troppo l’attenzione perciò lo seguii, ma prima di allontanarmi troppo mi girai indietro, indirizzando un sorriso di scuse al povero Luka che era ancora un po’ confuso da tutto ciò che si era appena svolto sotto i suoi occhi. Lo salutai con una mano e mi lasciai trascinare da Adrien. Quando fummo sufficientemente lontani, mi liberai dalla sua presa.
«Puoi anche smettere di fingere ora.» sibilai. Lui mi guardò con gli occhi smeraldini che dardeggiavano.
«Sei tu che devi smetterla di fare come vuoi. Non puoi permetterti colpi di testa come questi nel passato, ti è chiaro? O devi rischiare la vita di nuovo per capirlo?» strinsi i pugni.
«Io non capisco...» protestai «… tu e Chloè potete andare in giro a ballare con chi volete e io non posso godere della compagnia di qualcuno?»
«Marinette sei sparita nel nulla! E poi, che diamine, siamo in missione!» Stavo per rispondere in una maniera un po’ piccante quando ebbi la stessa sensazione di qualche giorno fa nel vicolo. Un filo legato al mio cuore mi tirò prepotentemente verso l’enorme finestra vicino alla quale ci eravamo fermati, poco avanti c’era l’entrata per la sala da ballo. Mi voltai ignorando la lavata di capo che mi stava facendo Adrien. Mi chiesi se non fosse arrivata in quel momento, altrimenti non spiego come quegli occhi blu, che ora spiccavano come evidenziati, mi fossero scappati fino a quel momento. Tikki. Anche lei mi stava guardando, avvolta in bellissimo vestito smeraldo. Mi sorrise complice. Mi sorpresi di quella espressione, avevamo legato, ma non così tanto. Con un leggerissimo segno della mano mi fece segno di seguirla. Non me lo sarei fatto mai ripetere. Mi lanciai verso la porta, per paura di perderla in quel mare di colori e parrucche, lasciando Adrien con una frase sospesa a metà e la faccia che esprimeva stupore ed esasperazione insieme. All’interno del grande salone era come muoversi nella melassa. O almeno lo era per me. Dallo scintillio che vedevo dei capelli della mia antenata le si muoveva veloce e scivolava tra la gente in modo fluido ed elegante. Io cercavo di starle dietro e non perderla di vista e così facendo avevo pestato i piedi ad una decina di persone e dato gomitate nelle costole ad altrettante, il tutto mi lasciavo dietro parole poco carine sia da parte di alcuni gentiluomini e dame scandalizzate dai miei modi. Finalmente la vidi uscire e infilarsi in un corridoio che era subito a destra. Guadagnata l’uscita mi infilai alla cieca dove mi sembrava fosse andata. Il corridoio era buio e se non fosse stato per la grande illuminazione della sala da ballo in quel momento, con ogni probabilità, starei brancolando nella completa oscurità. Tikki era appoggiata al muro poco più avanti di me, con la mani dietro la schiena e uno sguardo furbo diretto a me.
«Ciao cara Coccinella.» il suo modo di guardarmi e il tono della sua voce, decisamente più maturo dall'altra volta mi indusse una spontanea fiducia nei suoi confronti.
«Ciao.» risposi con un sorriso a mia volta.

«Allora, avete avuto modo di pensare a quello che ci siamo dette?»
«Emm… riguardo alle buone maniere?» mi aveva portato davvero in un corridoio semi buio e se mi nascosto per parlare di bonton?
«Come? No di certo!» esclamò confusa. «Parlo del biglietto che vi ho lasciato nella casa del 1421!» ora ero io quella confusa. Di che biglietto parlava?
«A dire il vero sono stata io a lasciare un messaggio a voi. Questa è solo la seconda volta che ci incontriamo.» Tikki non sembrava molto colpita dal mio spaesamento. Mi guardò con apprensione e solo in quel momento notai quando fosse cambiata. Al nostro primo incontro aveva su per giù la mia età ora era una donna di vent’anni. Probabilmente era sposata e aveva già dei figli. Chissà chi era il marito.
«A quanto pare la nostra discussione non è ancora avvenuta.» si guardò intorno con aria circospetta e poi si infilò una mano nella scollatura.
«Questo non posso certo portarmelo dietro per sempre però.» detto questo mi porse una scatolina rossa, di forma ottagonale. Mi prese la mano e lì me lo mise per stringersi sopra la sua.
«Marinette questo oggetto è della massima importanza. Non devi darlo a nessuno e nessuno deve sapere che ce lo hai, capito?» si era avvicinata così tanto che sentii i suoi capelli solleticarmi la guancia e un intenso profumo di gelsomino. Annuii. Poi feci per aprirlo, ma lei mi fermò con una dolce fermezza.
«Non qui, non ora.» mi disse quando la guardai confusa. Con lentezza allora me lo infilai nella scollatura a mia volta. Giusto in tempo perché allora fui raggiunta da Adrien.
«Marinette, quando la smetterai di correre via come...» la voce gli venne meno quando capii che non solo non ero da sola, ma addirittura ero con una delle persone che stava cercando.
«Adrien.» salutò Tikki, priva di quella morbidezza che aveva usato per me.
«Mademoiselle Tikki.» rispose lui. Si fissarono in cagnesco per qualche istante quando un quarto personaggio si aggiunse alla conversazione.
«Tikki, quando la smetterai di correre via come...» si bloccò anche lui come aveva fatto Adrien e, mentre ero pervasa da una sensazione di dejà-vu, mi voltai insieme al mio compagno e ci trovammo davanti ad un ragazzo della stessa età della mia antenata, dai capelli neri e gli occhi verdi. Ne fui subito certa, quello era Plagg.

Angolo dell'autrice:
Ciao! A parte scusarmi per l'immenso ritardo nel caricare il capitolo, volevo ringraziare chi è arrivato fin qui. Con questo si conclude la prima parte della trilogia che spero vi sia piaciuta e vi induca a leggere la prossima parte. Ringrazio chi ha commentato in primis e poi tutti i lettori silenziosi.
Spero di vedervi presto,
Alla prossima,
Shora.

  
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