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Autore: RoseScorpius    10/07/2020    15 recensioni
Scorpius Malfoy, nonostante fosse il mio ex ragazzo storico, nonché fratellastro, nonché migliore amico del mio cugino/migliore amico e tante altre cose che avevano reso estremamente imbarazzante la fine del nostro rapporto, non aveva mai davvero fatto parte della lista di quelle persone che avrei volentieri preso a Schiantesimi alla prima occasione. A meno che non si volessero considerare i nostri primi anni a Hogwarts, ma quella era storia del paleolitico. (E comunque non ero più così infantile... O, beh...)
In ogni caso, tra la marea di difetti con cui ero nata, ero sicura di possedere almeno un pregio. E questo, se vi interessa saperlo, era proprio il pregio di non essere una ex ragazza asfissiante. Al contrario, da quando avevamo chiuso mi ero letteralmente eclissata, sparendo per sempre dalla vita di Scorpius. Quindi si poteva ragionevolmente presumere che non fossi una di quelle ex ragazze patetiche che finivano per odiare il proprio ex ed insultarlo davanti a chiunque fosse disposto ad ascoltarle.
Ma, d'altro canto, quell'intero assunto partiva dal postulato di base che Scorpius non fosse un cafone.
Postulato che, come ebbi modo di scoprire, non era poi tanto vero.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 8
Non si soccorre un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili
 
Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, specialmente non davanti a Tessa, ma studiare con Cynthia era molto più piacevole di quanto lo era stato con Rose ai tempi della scuola. Principalmente perché, nel caso di Rose, studiare assieme in genere significava prestarle il quaderno per farle copiare i compiti prima che si scapicollasse al campo di Quidditch per un allenamento. 
Aveva contribuito anche il fatto che suo nonno Lucius, il quale approvava molto la scelta di Magisprudenza, avesse messo a disposizione il giardino e l’ampia biblioteca di Villa Malfoy per Scorpius ed i suoi compagni di corso. Studiare accanto alle ampie vetrate della biblioteca, con la vista che spaziava sul parco punteggiato di pavoni ed altre creature dai colori sgargianti, era decisamente molto gradevole. Cynthia era stata entusiasta di accettare l’invito del signor Malfoy quando lo avevano incontrato nei corridoi del Ministero, poche settimane prima. 
« Chissà perché, Rose non l’hai mai invitata » era stato il commento sarcastico di Draco, quando ne aveva parlato a casa. 
Sembrava che Draco volesse a tutti i costi impedirgli di frequentare suo nonno. Hermione lo aveva giustificato chiamando in causa il passato di Lucius come Mangiamorte, ma Scorpus conosceva bene il carattere di suo padre. Era geloso e indispettito dal fatto che Lucius sembrasse volere più bene al nipote che a lui, e tirava fuori la scusa delle Arti Oscure come se Scorpius fosse un bambino influenzabile e incapace di decidere da solo cosa fosse giusto e cosa no. 
Era da un po’ che Scorpius non aveva un gran rapporto, né con Draco né con Hermione. Non capiva perché avessero lasciato Rose libera di andarsene in Australia a buttare via la sua vita, mentre a lui facevano problemi per ogni minima cosa. 
« Tutto bene? » chiese Cynthia, distogliendolo dai suoi pensieri astiosi. 
« Sì, certo » rispose lui, distrattamente. In quei giorni faceva più fatica del solito a concentrarsi.
Si stava facendo tardi e la luce arancione del tramonto cominciava a filtrare attraverso le alte finestre ad arco, illuminando le pagine dei manuali di diritto magico. Chissà di che colore erano i tramonti in Australia. Dovevano essere splendidi se Rose aveva deciso di restare, o forse ad averla stregata era stato quel Daniel Hook della riserva. 
Un Elfo Domestico bussò timidamente alla porta semiaperta della biblioteca.
« Signor Scorpius, signorina Cynthia, perdonate il disturbo. La cena sarà in tavola fra quindici minuti ». 
« Grazie » rispose Cynthia. « Saremo puntuali ».
L’Elfo si esibì in un profondo inchino – di quelli che avrebbero lasciato Rose con una faccia perplessa e schifata – e si smaterializzò con un pop appena udibile.
Lucius e Narcissa li avevano invitati per cena. (Ovviamente non senza che Draco avesse qualcosa da ridire.) Sapeva bene che, se Draco era stato diseredato per aver sposato Hermione, Rose Weasley doveva essere una fidanzata di poco meno gradita a suo nonno, e tuttavia Lucius aveva sempre chiamato Cynthia un’amica senza fare commenti ambigui. 
« Tu credi che mio padre sia stupido? » aveva sbraitato Draco il giorno prima, quando Scorpius lo aveva messo al corrente dei suoi piani per la sera seguente. « Non ti dirà mai che Rose è una Mezzosangue indegna, o tu non ascolteresti più una parola di quello che dice. Diavolo, in diciotto anni pensavo di averti inculcato qualcosa in quella testa. Davvero non ti rendi conto di cosa sta cercando di fare? »
« Cosa, avere un rapporto con suo nipote? Dopo che tu per anni gli hai a stento parlato? » aveva ritorto Scorpius.
« Scusami tanto ma nessuno mi aveva preparato a gestire la morte di tua madre e ritrovarmi solo con un figlio di sette anni mentre i miei genitori mi davano la colpa di tutto quello che era successo! »
« Beh, in fondo è stata colpa tua. Se non ti fossi messo a collaborare con gli Auror nessuno se la sarebbe mai presa con la nostra famiglia! » aveva urlato Scorpius. 
Si era pentito di averlo detto nel momento stesso in cui quelle parole gli erano uscite dalla bocca. Avrebbe voluto scusarsi, ma Hermione aveva dovuto intervenire per evitare che Draco lo affatturasse e, con la voce furibonda che di solito riservava a Rose, gli aveva intimato di andarsene in camera sua. 
Non gli piaceva venir ripreso da Hermione. La rispettava, ma non gli era mai andato giù che si sentisse autorizzata ad ‘educarlo’ come se fosse sua madre. Soprattutto perché aveva più volte dimostrato di non essere minimamente in grado di educare la sua stessa figlia. 
 
*
 
Erano le vacanze di Pasqua, la prima volta che Cynthia gli chiese esplicitamente di Rose.
Si trovavano, come quasi sempre ultimamente, nella biblioteca di Villa Malfoy. 
« Naturalmente, con gli esami alle porte, è essenziale che tu passi ogni briciola del tuo tempo assieme a Cynthia » aveva commentato Draco quel sabato mattina, vedendolo uscire dalla porta sul retro per Smaterializzarsi fuori dal giardino. « Ma esci pure dalla porta davanti, di cosa ti vergogni? Non è come se la madre della tua fidanzata vivesse in questa casa » aveva rincarato la dose, alzando la voce apposta per farsi sentire anche da Hermione. 
« Sto andando a studiare, non ad un appuntamento galante » aveva urlato Scorpius di rimando, con i piedi fuori dalla porta e la testa ancora dentro. 
Draco, rivelando una volta di più la sua totale mancanza di tatto, aveva rincarato la dose. 
« E una più bruttina, come – che ne so – la tua amica Tessa a cui non parli più, non andava bene per studiare? »
« Perché non scrivi a Rose di tornare a casa, se sei così preoccupato che la tradisca? » aveva risposto Scorpius. « Ah, a proposito. Lucius ti manda i suoi saluti ».
« Sono commosso ». 
Il sarcasmo ostentato di Draco era stato interrotto dal rumore di una porta sbattuta con malagrazia e subito dopo dallo schiocco di una Smaterializzazione. 
L’ultima cosa di cui avrebbe voluto parlare, in quel momento, era Rose. Rose che, per inciso, passava le giornate a rincorrere canguri con un tale Daniel Hook e che non gli risultava essere mai stata ostracizzata da Draco per questo. 
« Non mi avevi mai detto che hai una ragazza ».
Era stato con queste parole che Cynthia aveva intavolato il discorso, mentre sorseggiavano una tazza di tè bollente. L’Elfo domestico, cogliendo l’espressione di Scorpius, aveva posato la teiera di porcellana sul tavolo lì accanto e se l’era svignata. 
« Lo sanno tutti » rispose, laconico, dopo una pausa decisamente troppo lunga. 
« Tutti quelli che sono stati a Hogwarts » precisò Cynthia.
Scorpius posò la tazza in bilico sulla copertina di un libro. Non credeva che sarebbe arrivato a pensare una cosa del genere, ma avrebbe genuinamente preferito le tirate di Draco piuttosto che rispondere a quel genere di domande da parte di Cynthia. 
« Tutti sanno chi sono i Weasley » disse, lentamente. « E di mio padre e Hermione Granger ». 
Cynthia lo stava squadrando con aria corrucciata. Non sembrava particolarmente felice delle risposte che aveva ottenuto fino a quel momento. 
« Beh, non io » la sua voce, impercettibilmente più acuta del solito, tradiva il suo disappunto. « I Weasley non sono il tipo di famiglia che frequenterebbero i miei. E nemmeno i tuoi nonni, da quanto vedo ». 
« No, certo » convenne Scorpius. 
Se sperava di essersela cavata con così poco, si era sbagliato di grosso.
« Sai, è strano. Pensavo che noi due fossimo in confidenza ormai » disse Cynthia, che a quanto pareva era intenzionata ad interrogarlo fino a quando non si fosse ritenuta soddisfatta delle risposte ottenute. « Non capisco perché non me lo hai mai detto ». 
« Perché Tessa lo ha già detto a tutti e non vedevo il motivo di dirti una cosa che già sai ». 
E perché, naturalmente, sapeva bene che tipo di maghi frequentava Cynthia, e dubitava che avrebbe potuto invitarla a casa di Draco e Hermione per un tè, o peggio ancora al pranzo di Natale dai nonni Weasley. A dirla tutta, lui per primo avrebbe preferito non essere stato costretto ad andarci, senza Rose. Era stato così patetico che persino James Potter aveva cercato di essere gentile con lui.  
« Beh, è strano » insistette Cynthia. « Cioè, tu abiti con la madre della tua ragazza e con la tua ragazza, i vostri genitori sono sposati e avete una sorellastra, ma questa fantomatica Rose Weasley non si è mai vista né fatta sentire e tu non la nomini nemmeno. Non ti sembra che avresti dovuto dirmi qualcosa in proposito, prima o poi? »
La faccenda stava cominciando ad irritarlo parecchio. Visto che Cynthia evidentemente sapeva già tutto, e doveva essersi premurata di acquisire l’intera biografia di Rose, non capiva cosa si aspettasse di scoprire da lui. 
« Non pensavo ti interessasse parlare di Rose » rispose, lentamente. 
« È la tua ragazza » puntualizzò Cynthia. « Insomma, a Rose va bene che io e te stiamo sempre assieme? Passi più tempo con me che con lei, o sbaglio? »
Oh, non lo so se a Rose va bene. Avrebbe voluto risponderle. Il punto, mia cara Cythia, è che Rose è troppo impegnata a raccontarmi vita, morte e miracoli di Daniel Hook e degli altri Ranger per ricordarsi di chiedermi cosa faccio io e chi frequento, quindi immagino che non lo sapremo mai. 
Naturalmente si guardò bene dal dirle quello che stava pensando. 
« Rose è in Australia per un anno » rispose invece, laconico. « Sta facendo un corso di Cura delle Creature Magiche ».
« Cura delle… » ripeté Cynthia. Fu rapida, ma non abbastanza, nel celare l’espressione di superiorità mista a ribrezzo che le balenò sul viso. « E non vi vedete mai? »
« Ci rivedremo presto » rispose Scorpius, più per convincere se stesso che lei. « E, Cynthia » aggiunse, chiudendo il libro che aveva davanti. « Non vorrei che tu ti facessi un’idea sbagliata della nostra amicizia ». 
Finì di raccogliere le proprie cose e si alzò, aspettando che Cynthia facesse lo stesso. 
« Penso che per oggi abbiamo studiato abbastanza » aggiunse. 
 
*
 
Il giorno dopo, bisbigliando furiosamente dal banco dietro il suo, Tessa ebbe la premura di fargli sapere quanto fosse stato stronzo. Scorpius, dal canto suo, non ebbe nulla da ridire. Da quando Rose se n’era andata, aveva scoperto che essere stronzo con le persone poteva essere piuttosto appagante. In particolar modo, provava una sadica soddisfazione nel punzecchiare i fin troppo ovvi punti deboli di suo padre. 
Una librata sulla schiena richiamò la sua attenzione alla ramanzina di Tessa. 
« Perché cavolo le hai dato corda per tutto questo tempo se poi la dovevi trattare così? » stava sibilando. « L’hai invitata a studiare nella villa di famiglia, le hai presentato i tuoi nonni… Tutti si sarebbero aspettati qualcosa, al posto suo! »
« Tessa, sono fidanzato » sibilò Scorpius di rimando. 
« Con una ragazza che non vedi da sette mesi e che a stento si degna di scriverti due righe. Mentre qui hai una ragazza molto più carina e che per giunta è veramente interessata a te, e la stai rifiutando per quella demente di Rose! E comunque non fare il finto tonto con me, so benissimo che anche a tu hai un debole per Cynthia! »
Su questo non aveva tutti i torti. Non era cieco, e se anche lo fosse stato Tessa e chiunque altro non facevano che ripetergli quanto fosse ovvio l’interesse Cynthia. Ci aveva pensato, ovviamente. In realtà, ci pensava piuttosto spesso. 
Cynthia era bella, popolare, incredibilmente sicura di sé. E gli aveva fatto capire piuttosto chiaramente cosa volesse da lui, la sera prima. L’unica cosa che Scorpius non aveva affatto capito, in effetti, era perché lei gli corresse dietro in quel modo.  
Rose non si era mai degnata di riconoscere l’esistenza di Scorpius, ai tempi in cui ancora non uscivano assieme. Tutt’al più aveva tollerato la sua presenza alle serate con Albus, Marshall e Mortimer, che per inciso l’avevano sempre trovata molto più simpatica di lui. Considerato che Rose aveva dimostrato il proprio interesse facendo a botte con lui, non pensava di essere mai stato davvero corteggiato da una ragazza. 
Forse Tessa aveva ragione, in fondo. Non sapeva perché fosse stato così stronzo con Cynthia. Forse – gli ricordava una vocina sarcastica che faceva del proprio meglio per reprimere – aveva paura di farsi prendere troppo da lei, se gliene avesse data l’occasione. O forse, il che era ancora peggio, temeva che se lo avesse conosciuto meglio si sarebbe resa conto che non c’era davvero nulla di speciale in lui e avrebbe dirottato le sue attenzioni su qualcun altro. 
La verità era che avrebbe dovuto correrle dietro in capo al mondo, e una parte di lui avrebbe voluto farlo, davvero. Ma poi c’era l’altra parte, quella che aspettava che la sua stupida ed imperfetta Rose tornasse, quella che aveva sempre aspettato Rose. Fin dal primo anno, quando aveva maldestramente tentato di farsela amica, e poi quando aveva fatto di tutto per esserle odioso, pur di attirare la sua attenzione. Oh, l’aveva odiata, odiata come le cose che non si possono avere. Volerla baciare e strangolare erano sempre stati un unico sentimento indistinto, da che la conosceva. Più Rose faceva di tutto per farsi odiare e più lui non poteva fare a meno di amarla. 
 
***
 
Era quasi mezzanotte quando, con la coda tra le zampe, strisciai dentro casa di mia madre. Mi restavano ancora due notti da passare in Gran Bretagna, il Paiolo Magico era sempre pieno e io non ero più ricca di ventiquattr’ore prima. 
La casa era silenziosa, le luci dell’ingresso spente. Solo uno spiraglio di luce, che filtrava da sotto la porta della cucina, lasciava intuire che qualcuno ancora era sveglio. 
Ok, Rose. Sei adulta. 
Mi dissi, come mi ripetevo a Makulu prima di tuffarmi nel mare pieno di Skurk senza sapere se ne sarei riemersa con tutti gli arti ancora attaccati al corpo. Spinsi la porta della cucina piano, come se entrare in punta di piedi potesse in qualche modo fare ammenda per il solito casino che aveva accompagnato il mio burrascoso ritorno a casa. 
Al tavolo della cucina, chino su delle pergamene con una tazza vuota accanto al gomito, c’era Scorpius Malfoy. Non mi aveva sentita entrare. 
Rimasi a fissarlo, sospesa in quell’attimo di quiete prima che si accorgesse della mia presenza e mi mandasse al diavolo. Fui sorpresa di quanto somigliava al vecchio Scorpius, chino sui suoi fogli con quella smorfia intenta, i capelli finalmente lasciati liberi di ricadere sulla fronte in ciocche ondulate e solo leggermente arruffate. Quando credeva che nessuno lo vedesse, sembrava ancora proprio lui. 
Per qualche stupido motivo, mi vennero in mente tutte le volte che lo avevo sbirciato in biblioteca, mentre lui si dava da fare sul serio ed io giocherellavo con la penna d’oca fingendo di studiare. Mi mancavano i tempi di Hogwarts, a volte. Sembrava tutto così sicuro allora, tutto possibile, tutto facile e scontato.
E poi, fine della magia. Misi su la mia migliore espressione da ‘sono capitata qui per sbaglio e non ti stavo guardando affatto’ mentre Scorpius, accortosi della mia presenza, s’irrigidiva e mi lanciava un’occhiata gelida.
« Cosa ci fai tu qui? » chiesi, valutando che una politica estera aggressiva fosse la mia migliore chance di sopravvivenza in quel momento. 
Se mi ero aspettata che Scorpius mi Avadakedavrizzasse alla prima sillaba, mi sbagliavo. Il mio fratello acquisito si limitò a riordinare le pergamene con il cipiglio infastidito di chi è stato interrotto mentre faceva una cosa importante e rispose: « Ho messo a letto Electra ».
« Ah » presi atto della situazione.
« È l’anniversario del primo appuntamento di Draco e Hermione stasera. Avevi detto che saresti stata tu con Electra, ma nessuno sapeva dove fossi ». 
Cazzo. 
Era vero, lo avevo detto. Il primo giorno, dopo aver visto Cynthia fluttuare in giro come se fosse la regina della casa, avevo tartassato Draco e mia madre offrendomi di svolgere varie prestazioni (metà delle quali non ero assolutamente in grado di portare a termine) nel tentativo di rendermi utile. Tra le varie cose, dovevo anche aver spergiurato che avrei fatto da baby sitter ad Electra ogni sera. 
« So che per te queste cose non sono importanti » aggiunse Scorpius, velenoso, tornando a dedicarsi alle sue carte.
Con molta cautela, pronta a schivare uno Schiantesimo se le cose avessero preso una piega violenta, mi sedetti al lato opposto del tavolo.
« No, lo sono. Mi dispiace averti rovinato la serata, me n’ero dimenticata ».
Scorpius fece spallucce. Sapevamo tutti e due che voleva dire ‘dopo tutto quello che hai combinato, cosa vuoi che me ne importi ancora?’. 
« Dovevo lavorare, comunque ».
Comunque, se la tirava davvero troppo per il lavoro. Nemmeno fosse il Ministro della Magia.
« Ah, pensavo che avessi piani con Cynthia? » buttai lì, sperando di suonare casuale. Come pensassi di riuscirci, essendomi prodigata per mandarlo al San Mungo dopo due giorni che convivevamo nello stesso continente, era un mistero. 
Scorpius, ovviamente, non rispose. 
Dovetti mordermi la lingua per non lasciarmi sfuggire nessun commento potenzialmente deleterio, tipo qualcosa a proposito del fatto che a Cynthia sembrava piacere molto il signor Abernathy, o che lui sembrava ricambiarla pienamente. L’atmosfera era tesa, come l’aria rovente attorno alle narici di un drago che sta per sputare una vampata di fuoco. 
Non sono affari tuoi. Non sono affari tuoi. Non sono affari tuoi
Ero sicura di essere l’ultima persona al mondo da cui volesse sentire una notizia del genere. Anche se, certo, qualcuno doveva pur dirglielo se Cynthia gli faceva le corna? A me nessuno si era premurato di fare quel favore, quando Scorpius e Cynthia se la spassavano alle mie spalle. In effetti, si poteva affermare che Scorpius meritasse molto di tutto ciò. 
Certo, però, stava per sposarla… Forse era il caso che qualcuno lo avvertisse. Ma avrebbe anche dovuto aspettarselo: Cynthia non si era fatta problemi a saltargli addosso quando lui aveva un’altra ragazza. E poi, se glielo avessi detto io non mi avrebbe mai creduto. Avrebbe interpretato tutto come un mio patetico tentativo di separarlo da Cynthia e poi avrebbe detto a tutta la mia famiglia che ero ancora innamorata di lui e che ero stata così meschina e patetica da inventarmi orribili bugie su Cynthia pur di dividerli. Il solo pensiero mi fece venire voglia di sprofondare fino ad arrivare in Australia passando attraverso il centro della Terra. 
Rose, non glielo puoi dire. E poi che te ne importa, gli sta bene. 
« Beh, ma tanto vivete assieme, siete stati assieme già ieri in effetti » dissi. « Non eravate a cena qua? »
Ecco, Rose. Hai presente quella vocina che ti dice di non immischiarti negli affari altrui? La prossima volta stai zitta. 
Scorpius continuò a scartabellare le sue pergamene, ignorandomi. Ricordavo i primi tempi in cui avevamo convissuto dentro quella casa: anche allora mi aveva ignorata in quel modo, come se fossi qualcosa di estremamente fastidioso e indegno della sua attenzione. Ora, però, i suoi silenzi erano intrisi da una vena di disprezzo più sottile e molto più difficile da estirpare. Il disprezzo di chi è diventato adulto suo malgrado e si è dovuto leccare ferite ben più profonde di quelle che un sedicenne poteva immaginare all’epoca. 
« Ti interessa sapere quante sere a settimana passa assieme una coppia stabile? » chiese, ironico. 
Non sembrava essersi bevuto la storia di Thomas. Nessuno sembrava essersela bevuta, a ben pensarci. 
« Guarda che anche io ho un ragazzo » risposi, infastidita.
Che dichiarava di non volere una storia seria, non si faceva sentire da quasi una settimana e probabilmente avrei scaricato al mio ritorno, se non lo avesse fatto prima lui (o se non mi fossi sentita troppo sola e patetica per scaricare la mia unica parvenza di relazione sentimentale del momento). 
Per Merlino, Rose, taci!
Scorpius non sembrò molto colpito dalla mia dichiarazione. 
« Senti » dissi. « Abbiamo rotto male e non ho intenzione di scusarmi per quello che ho fatto. Tutti e due ci siamo comportati da stronzi nei confronti dell’altro. Ma ora ci siamo chiariti ». Se tentare di uccidersi a vicenda e poi augurarsi reciprocamente di sparire dalla faccia della Terra poteva essere considerato un chiarimento. « Possiamo, per favore, lasciar perdere? »
« Mi hai rotto tre costole » precisò Scorpius.
D’accordo, tentare di uccidersi a vicenda e poi augurarsi reciprocamente di sparire dalla faccia della Terra non era una modalità valida di chiarimento, glielo concedevo. 
« Va bene, mi dispiace » cedetti. « Spero che tu sia felice con Cynthia ». 
« Lo sono, infatti ». 
Ma non lo saresti se sapessi che lei ti fa le corna con il signor Abernathy! – urlai nella mia testa. 
Un tempo glielo avrei voluto dire a tutti i costi e poi mi sarei indignata per essere stata trattata male quando stavo solo cercando di fargli un favore, ma non avevamo più sedici anni. Non mi avrebbe ringraziata per quella notizia, e se anche ci avesse creduto – cosa di cui dubitavo fortemente – sentirselo dire da me lo avrebbe mandato su tutte le furie. 
E, no, Calvin, non fare quella faccia. Sai che non glielo posso dire. 
 Mi alzai dalla sedia.
« Buon lavoro, allora » dissi freddamente. « Sarà sicuramente più interessante che spalare cacca di Iguana ». 
Daniel aveva ragione. Non si soccorre un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili, tantomeno lo specifico cucciolo di Skurk che tre giorni fa ha tentato di Schiantarti ed ora pretende di lamentarsi per aver avuto la peggio nel duello da lui iniziato. 
Non avrei fatto la parte di quella a cui importava qualcosa. Nemmeno se Calvin avesse passato le successive quarantotto ore inscenando il matrimonio di Scorpius con Lord Voldemort sotto mentite spoglie. 
E, Calvin. Per tua informazione, la gente non si sposa nuda. 
 
***
 
Come ebbi modo di appurare nei giorni seguenti, non è sempre facile ignorare le disgrazie dei cuccioli di Skurk. Soprattutto quando continui ad imbatterti nei suddetti nelle situazioni più disparate ed improbabili. 
Era sabato mattina e mancavano poco più di ventiquattr’ore alla mia Passaporta per l’Australia quando incontrai Scorpius – o meglio ci andai a sbattere contro – per la prima di numerose volte in quella infausta giornata. Stavo bighellonando a Diagon Alley con Albus, il quale mi aveva trascinata al Ghirigoro per procurarsi un nuovo libro sulle pozioni Azteche. Dal momento che io notoriamente non nutrivo il benché minimo interesse per i libri in generale né per le pozioni Inca in particolare, avevo accettato di seguirlo solo a condizione che mi offrisse un gelato da Florian Fortebraccio. Così, dopo aver patito per mezz’ora mentre Albus sfogliava inquietanti tomi dalla copertina viola rilegata in argento, avevo finalmente ottenuto il mio gelato. 
« Sarai contenta, ora » sbuffò Albus, sedendosi al tavolino che avevo occupato con due enormi coppe di gelato nonostante minacciasse di nevicare. « Sei peggio di Electra, non sei durata nemmeno dieci minuti senza lamentarti ».
« Beh, scommetto che a Electra piacciono un sacco i libri » replicai, nel vano tentativo di far sembrare meno grave il mio comportamento infantile. 
Albus mi scoccò un’occhiataccia. 
« Certo che le piacciono, è figlia di tua madre. Ma è anche figlia di Draco, quindi ovviamente detesta quando bisogna comprare qualcosa che non è per lei ». 
Non c’era alcun dubbio che Electra fosse riuscita a prendere il peggio di entrambi i genitori. Mi rallegrai al pensiero che quando mia sorella avrebbe attraversato l’adolescenza io sarei stata al sicuro in Australia, lontana due continenti e un oceano da casa di mia madre. 
« Comunque penso che a nessuno interessino le pozioni Maya, se proprio vuoi saperlo » precisai. 
« Azteche » mi corresse Albus. 
« Quello che è ». 
Stavo per affondare il cucchiaio nella mia coppa di gelato quando qualcuno urtò violentemente contro mia sedia, facendomi ribaltare il gelato sul tavolino. 
« Oh, scusami tanto » disse lo sconosciuto assassino del mio gelato (e del paio di jeans che mi ripromettevo di buttare da una vita, ma quelli in effetti non erano una gran perdita). 
« Non c’è problema, capita a tutti » risposi, ricacciando indietro gli improperi che avevo sulla punta della lingua.
Mi stampai in faccia il sorriso noncurante di chi non aveva assolutamente appena considerato di mettersi a piangere per una coppetta di gelato e mi voltai verso lo sconosciuto, il quale in effetti aveva un’aria piuttosto familiare. 
« Lascia che ti paghi un altro gelato… » stava dicendo Scorpius, troppo mortificato per rendersi conto di chi si trovasse di fronte. Quando i suoi occhi incrociarono i miei, e la sua espressione di cortese dispiacere si tramutò in una più consona smorfia di incredulità e sdegno, era ormai troppo tardi. 
Rimanemmo uno di fronte all’altra, rigorosamente senza guardarci negli occhi, per un paio di interminabili secondi. Aprii la bocca per ringraziarlo e declinare la sua offerta, ma poi decisi che preferivo non dargli l’opportunità di specificare che a me non avrebbe mai comprato un gelato. 
Albus, per una volta, sembrava più che felice di non intromettersi nei nostri problemi. 
Fu Scorpius a rompere il silenzio, alla fine.
« Zucca e…? » chiese, accennando alla poltiglia arancio e viola che stavo tentando di togliermi dai pantaloni. 
La sua faccia era diventata di un improbabile rosso Grifondoro. Per un istante, mentre cercava con scarsissimo successo di fare il disinvolto, mi venne in mente il diciottenne impacciato che, ogni Natale, varcava la porta della Tana con la faccia di chi è stato condannato al bacio di Dissennatore. 
« Oh, non serve » balbettai, arrossendo a mia volta. 
« Non importa, faccio io » disse Scorpius, voltandomi le spalle. 
Fui anche piuttosto sicura di averlo sentito borbottare: « Con quello che ti pagano non credo che tu possa permettertene un altro » mentre si allontanava. 
Quando tornò, una manciata di minuti più tardi, aveva in mano due caffè da asporto e la mia coppa di gelato. Zucca e cioccolato fondente alla cannella, notai, mentre Scorpius mi posava il gelato davanti e faceva sparire i resti dell’altro con un incantesimo non verbale (cosa che io, in tutto quel tempo, non avevo minimamente pensato di fare). Erano sempre stati i miei gusti preferiti. 
Mi schiarii la gola. Scorpius, nel frattempo, sembrava aver rivalutato il proprio gesto ed essersene pentito amaramente. 
« Spero che venga via con un Gratta e Netta. Ci tenevo a questi jeans » precisai, indicando la macchia di gelato viola sulla mia gamba sinistra. 
« Credimi, non sarebbero una gran perdita » replicò Scorpius.
Non capii se facesse sul serio. D’altra parte, non ero nemmeno sicura di star facendo sul serio a mia volta. Per un assurdo istante, pensai che saremmo entrambi scoppiati a ridere per l’assurdità della situazione.
Naturalmente, dalla bocca di Scorpius non uscì nessun suono che potesse anche solo lontanamente ricordare una risata. Prima che potessi fargli notare che mi aveva sporcato anche il maglione, lui mi aveva già voltato le spalle per battere in una veloce ed imbarazzatissima ritirata. 
« E comunque il secondo gusto era alla prugna! » gli urlai dietro, mentre si allontanava per raggiungere il collega che lo aspettava sul marciapiede. 
Almeno non era con Cynthia – pensai. Poi mi chiesi anche cosa diavolo dovesse importare a me delle frequentazioni con cui Scorpius faceva la pausa caffè. 
Albus mi lanciò un’occhiata indecifrabile da dietro il suo libro di pozioni Messicane. 
« Patetici » disse soltanto. 
Tra me e me non potei che dargli ragione. 
La seconda volta fu quasi più imbarazzante della prima. Avevo finalmente deciso di fare una incursione nella Londra Babbana per procurarmi dei generi di prima necessità (davvero non capivo perché mamma non tenesse la Nutella in casa. Non riuscivo a concepire l’idea di affrontare i problemi della vita senza qualcosa che avesse un contenuto minimo di zuccheri del 50%). Ad ogni modo, stavo attraversando una strada poco lontano dall’ingresso del Ministero della Magia e me lo ritrovai di fronte, lui con sottobraccio Cynthia ed io con sottobraccio un barattolo di Nutella ed una confezione extra large di M&M’s. Scorpius mi fissò a lungo, senza distogliere lo sguardo fino a che non mi fu passato oltre. Arrossii furiosamente e continuai la camminata della vergogna a testa bassa, stringendo tra le braccia il mio vergognoso bottino. 
Sentii distintamente Cynthia esclamare « Merlino, ma come hai fatto a stare con quella? È così sciatta ». 
Non seppi e non volli sapere cosa aveva risposto Scorpius. Tra l’altro, il Gratta e Netta con cui avevo tentato di ripulire i pantaloni non era servito a molto – notai, lanciando uno sguardo infastidito alla macchia scura che ancora si intravedeva sui miei pantaloni. Sibilai un paio di imprecazioni contro la biancheria intima di Merlino. Io magari non sapevo lavarmi i jeans e mi mettevo le magliette con i canguri, ma almeno avevo avuto la decenza di non sposarmelo dopo averlo tradito con un funzionario anziano del Wizengamot. 
La terza volta che vidi Scorpius quel giorno, mi feci sorprendere appollaiata sul bancone della cucina con il naso infilato dentro al vasetto di Nutella. Avevo appena messo a letto Electra ed il piano era passare la serata da sola ingozzandomi di cibo per dimenticare la mia vita di merda. Mi chiesi come facesse a trovarmi ogni volta ai picchi più bassi della mia già precaria dignità. 
Beh, questa volta è un incontro decisamente intenzionale – osservò Calvin, interessato. 
All’inizio pensai che Scorpius fosse lì per Schiantarmi, o per accusarmi di averlo pedinato, ma le sue parole mi lasciarono perplessa e del tutto spiazzata. 
« Come fai, di preciso, a non essere grassa? » chiese, guardandomi con disgusto. 
Nonostante la faccia di uno che ha appena ricevuto una profferta sessuale dalla Piovra Gigante, non sembrava che volesse litigare sul serio, o ferirmi. Al contrario, si chiuse la porta della cucina alle spalle e si sedette (al lato del tavolo più lontano da me, beninteso), appellando una bottiglia di Burrobirra dal frigorifero. 
Non ero ancora del tutto sicura che non fosse venuto per uccidermi, perciò mi astenni dal chiedergli il motivo di quella visita. 
Magari è venuto perché ti ama ancora – propose Calvin. Lo misi a tacere. 
« Non lo so » bofonchiai, mentre leccavo i residui di Nutella dal cucchiaio. « Spalare cacca di Iguana brucia molte calorie, suppongo ». 
« Ah, vero » concordò Scorpius, fissando l’etichetta della sua Burrobirra con aria intensa e leggermente corrucciata. « Tu e il tuo stupido lavoro »
». 
Per un attimo mi chiesi se me ne fregava qualcosa di farmi vedere da Scorpius mentre divoravo un vasetto di Nutella da mezzo chilo in mezz’ora. Mi risposi che no, non me ne fregava poi così tanto, e rituffai il cucchiaio nel vasetto. 
« Non te la sei ancora messa via di essere stato piantato per questo lavoro? »
« Ti avrei piantata io, ma non me ne hai lasciato il tempo » disse Scorpius. « E comunque non avevi alcun motivo di farlo, sono sempre stato un bravo fidanzato ».
Scossi la testa.  
« Sei stato un pessimo fidanzato » lo contraddissi. « Non venivi mai a vedermi giocare al campionato di Quidditch ». 
« Non ci tenevo a vederti cadere dalla scopa » precisò lui.
« Non sarebbe mai successo ».
« Questo lo dici tu ». 
Gli scoccai un’occhiataccia da sopra il vasetto di Nutella, che lui ricambiò prontamente. Sembrava vagamente divertito.
« Beh, che vuoi? » bofonchiai, distogliendo lo sguardo. « Pensavo che non volessi vedermi mai più ».
Scorpius si strinse nelle spalle. Stava di nuovo cercando di fare il disinvolto, e di nuovo mi accorsi di quanto poco in realtà fosse cambiato, se si sapeva guardare oltre alla sua messinscena da fighetto. 
« Magari ho deciso che mi va di fare pace. Sai, mi sono detto che in fondo non ne vali la pena ». 
« Giusto » concordai, sbirciando il mio riflesso distorto sul dorso del cucchiaio per capire se mi fossi sporcata la faccia di Nutella. La macchia marrone sul sopracciglio non prometteva bene. « Sono così insulsa, niente a che vedere con Cynthia ».
« Assolutamente. Ed è molto più brava di te a letto ».
Questo non lo volevo necessariamente sapere (Calvin men che meno). 
« Ma mai brava quanto Daniel » precisai, fingendo di non averla appena presa malissimo.
Scorpius non rispose subito alla mia uscita. Per un attimo pensai di aver tirato troppo la corda e che di lì a tre secondi saremmo tornati a lanciarci dietro Schiantesimi, ma dopo qualche secondo di silenzio Scorpius chiese: « Ci sei davvero andata a letto? »
« Sì, perché? » risposi, come immaginavo avrebbe risposto una persona con una vita sessuale più interessante della mia. 
Poco importava che lo avessi fatto dopo essermi scolata mezza bottiglia di Whiskey Incendiario e che il tutto si fosse concluso ingloriosamente dopo cinque minuti, con me che piangevo sulla sua spalla perché avevo perduto Scorpius per sempre e lui ora era innamorato di un’altra. Dopo aver fantasticato di fare sesso con Daniel per due mesi abbondanti, dovevo ammettere che era stato alquanto deludente. Così deludente, in effetti, che ci eravamo promessi a vicenda di non rifare mai più una cagata del genere. 
Scorpius fece spallucce e, dopo aver bevuto l’ultimo sorso dalla bottiglia, appellò una seconda Burrboirra dal frigo. 
« Curiosità » disse, laconico. « Magari è solo un’altra storia che racconti per sembrare meno patetica. Come il fidanzato Mark ». 
« Mi dispiace deluderti, ma temo che Mark esista davvero » replicai.
A parte il fatto che si chiamava Thomas e che non era il mio fidanzato. Ma, beh, per esistere esisteva. 
Scorpius non si lasciò impressionare dalla mia risposta. 
« Io non vedo nessun anello ».
« Simpatico come cerchi di farti gli affari miei facendo finta che non te ne importi » lo rimbeccai, sarcastica. « Non ho mai detto di volerlo sposare ».
« Non pensi che sia quello giusto? » chiese lui, fingendosi stupito. 
Alzai gli occhi al cielo. O al soffitto, per la precisione, scoprendo di avere un ragno di discrete dimensioni mezzo metro sopra la testa. 
« No, figurati » risposi « Dopo essere stata con te nessuno sarà mai alla tua altezza ». 
« Infatti, è quello che pensavo » disse Scorpius. 
« Pensi sempre di essere tanto figo? » m’informai.
Scorpius lanciò uno sguardo meditabondo al fondo della seconda bottiglia vuota della sera, quindi annuì. 
« Sì, spesso ».
« Si vede. Dovresti atteggiarti un po’meno ».
« E tu dovresti buttare quei jeans ». 
« Sei venuto fino a qua solo per lamentarti dei miei jeans? »
« No, in realtà è perché ti amo ancora ».
« Infatti, è quello che pensavo » gli feci il verso. 
Calvin, comunque, a quelle parole aveva fatto un triplo carpiato all’indietro. E per dirla tutta anche il mio cuore doveva aver perso un battito o due, prima che mi rendessi conto che stava scherzando. 
Anche Scorpius sembrò rendersi conto che quella battuta era stata un po’ infelice, perché di colpo l’atmosfera tornò a raggelarsi. Con mio sommo disappunto, mi si rese evidente per l’ennesima volta in quella settimana quanto ancora mi dava fastidio ricordare di aver perso l’unico vero fidanzato che avessi mai avuto. Banalmente. Stupidamente. Per qualcosa che nemmeno ricordavo. 
Non che lo rivolessi indietro, ma… Non lo so, Calvin. E comunque quella cosa che stai mimando è volgare anche per i tuoi standard. 
Nel dubbio, continuai a svuotare il vasetto di Nutella. 
« Beh, si è fatto tardi » così dicendo Scorpius si alzò di colpo ed Appellò il cappotto con un movimento secco del polso. « Sarà meglio che torni a casa. Non credo che ti inviterò al mio matrimonio, perciò… »
« Non ho la minima intenzione di venirci » lo interruppi.  
« Bene » disse lui. Aprì la bocca per riprendere il filo del discorso e la richiuse subito dopo. 
« È un addio? » suggerii, tendendogli una mano. 
Idiota. 
Mi ficcai la mano in tasca sperando che lui non l’avesse vista. Scorpius l’aveva vista eccome, ma tenne la propria saldamente ancorata alla bacchetta. 
« Me ne devi uno da sei anni » precisò.
Annuii, mentre il desiderio di sprofondare al centro della Terra e riapparire in mezzo ad un branco di canguri tornava a farsi sentire con insistenza. 
« Addio allora, Scorpius » dissi.
« Addio, Rose » disse anche lui.
Restammo impalati uno di fronte all’altra, io in attesa che lui uscisse, lui in attesa francamente di non so cosa. Tossicchiai, arrossendo. 
« Siamo a posto così? »
« Sì, direi di sì » concordò Scorpius.
« Bene allora » dissi.
« Bene » rispose. 
Per un attimo sembrò che volesse dire qualcos’altro, ma alla fine tirò dritto verso la porta e si Smaterializzò prima ancora di uscire sul vialetto. Rimasi immobile a fissare il punto dove era sparito per dieci minuti. 
   
 
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