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Autore: Shakuma92    14/08/2009    1 recensioni
Erlen VI. Un pianeta in cui l'uomo affronta le forze del Caos.
Niente poteri incredibili, niente fanatismo, niente Imperatore.
Qui ci sono solo soldati e...demoni.
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erlen VI 999.M41. 18 giorni prima

Una pioggia di razzi colpì l’enorme dinosauro Squiggoth, facendolo quasi cadere per la forza dell’impatto. La bestia ruggì di dolore, mentre un denso fiotto di sangue usciva dal fianco colpito, schizzando sul terreno come una fontana rossa. Gli Orki nella torretta sulla schiena del mostro tentarono di resistere agli scuotimenti, ma alla fine caddero di sotto, sfracellandosi o finendo sotto le zampe della loro mastodontica creatura.
Il Commissario Stratel osservò con evidente soddisfazione lo Squiggoth lanciare un ultimo ruggito e crollare fragorosamente a terra, schiacciando sotto il suo enorme peso una cinquantina di Orki e un Kamion carico di missili che schizzarono in tutte le direzioni ed esplosero, causando ulteriore scompiglio nelle file degli alieni.
Il commissario estrasse la lunga spada potenziata e la puntò verso la massa di alieni sbavanti che stava avanzando.
“ All’attacco!!” gridò, sovrastando con la sua voce il frastuono della battaglia.
Con un grido corale centinaia di Guardie Imperiali caricarono in massa lo schieramento nemico. Le baionette e le spade, già bagnate di sangue alieno, scintillavano gloriosamente.
Gli Orki non badarono neppure ai vuoti nelle loro fila, lanciarono il loro grido di guerra e si precipitarono contro la fanteria avversaria, quasi con gioia. La carica fece tremare la terra e cacofonici gridi di guerra riempirono l’aria di sete di sangue.
Le Guardie aprirono il fuoco con i fucili Folgore. Strie di fuoco laser colpirono gli Orki sempre più vicini. Una decina di Piztoleri e Zparatutto caddero a terra e la fragorosa massa urlante li calpestò, riducendone i corpi ad ammassi sanguinolenti.
Dalla retroguardia degli umani, grappoli di granate percorrevano una lunga parabola per ricadere nel centro del branco di pelleverde in avanzata. Le esplosioni riducevano a brandelli mucchi di alieni e spruzzavano icore e sangue verde sui loro fratelli. Ma la carica non si interrompeva.
Raffiche imprecise di proiettili, ma potenti, partivano a cadenze irregolari dalla massa sempre più vicina degli Orki. Le Guardie colpite venivano sbalzate via e ricadevano violentemente sul duro selciato di cemento. Le bombe a mazza roteavano nell’aria, esplodendo e scagliando schegge in tutte le direzioni che penetravano con facilità nelle leggere corazze delle Guardie.
Fitte raffiche al plasma rispondevano agli attacchi, perforando le corazze rozzamente rivettate degli Orki in prima linea e uccidendo sul colpo tutti quelli che non erano protetti.
I due schieramenti cozzarono con un rombo assordante. Gli enormi Kapi che occupavano le prime linee degli Orki si scontrarono con i Preti della Chiesa del Dio-Imperatore che conducevano la carica delle Guardie.
Le enormi lame a catena dei custodi della vera fede sventravano le Kele meccaniche dei pelleverde, prima di affondare con violenza nei corpi dei loro possessori.
Vestiti solo dei loro sai scuri, i Preti affondarono con una furia impressionante nelle file degli Orki, massacrando chiunque avesse l’ardire di affrontarli. Le loro voci cariche di esaltazione si libravano al di sopra del frastuono della battaglia, alzando fanatiche lodi all’Imperatore.
Le Guardie non erano da meno. Affrontavano impavidamente gli Orki molto più grossi di un normale umano. Le raffiche ravvicinate dei fucili Folgore spazzavano via mucchi di Pelleverde, mentre nel combattimento contrastavano la forza nettamente superiore degli Orki con affondi precisi di spade e baionette.
Di tanto in tanto squadre di Guardi formavano disciplinate linee e scagliavano salve di fuoco laser che spazzavano via interi mucchi di alieni.

Il Tenente Gaterus schivò all’ultimo secondo la Zpakka di un Orko che aveva tentato di coglierlo di sorpresa.
L’ascia tagliò alcuni dei suoi cortissimi capelli neri e si conficcò nella pietra. Mentre l’Orko urlava di rabbia nel tentativo di estrarla, Gaterus roteò velocemente su sé stesso, gli puntò la pistola Folgore in mezzo agli occhi e premette il grilletto.
Il pelleverde sembrò restare sorpreso, mentre la raffica di proiettili gli attraversava il cranio, proiettando il suo contenuto in tutte le direzioni. Rimase in piedi per un attimo, poi crollò al suolo esanime.
Gaterus rinfoderò la pistola e si guardò attorno, riprendendo fiato. La battaglia procedeva bene, l’assalto disordinato degli Orki era stato facilmente fermato e ora la difesa si stava trasformando in una manovra difensiva.
Gaterus osservò i Preti in prima linea ormai completamente ricoperti da sangue alieno, squartare gli Orki come capretti. La furia dei loro occhi lo fece ritrarre, distolse lo sguardo e, scorrendo il campo di battaglia vide un gruppo di Bestioni deformi dalla muscolatura ipertrofica che avevano ingaggiato con almeno venti Kapi un corpo a corpo che assomigliava più una rissa confusa.
Sorrise. Di questo passo avrebbero vinto senza problemi, l’unica cosa che lo turbava era non aver ancora visto il Kapoguerra di quella Waaaghhh! Di solito l’Orko più forte combatteva nel momento di maggior pericolo e eliminato lui gli Orki si potevano dire praticamente sconfitti.
Il sergente si guardò freneticamente attorno alla ricerca di un Orko abbastanza grosso da poter essere un Kapoguerra.
All’improvviso un urlo fortissimo squarciò l’aria, sovrastando ogni altro rumore.
“ WAAAAAGGGHHHHHH!!!!!!!”
Gaterus si voltò nella direzione da cui era venuto e rimase impietrito per lo stupore.
Un Orko enorme, molto probabilmente il Kapoguerra che stava cercando, avanzava con un rumore di passi pesanti nel mezzo della massa degli Orki. Svettava sopra tutti gli altri di tutto il petto e le spalle. Le braccia e le gambe, lasciate scoperte dalla rozza corazza che indossava, erano di una possanza incredibile, tanto da far impallidire la muscolatura del più forte Bestione. Al posto di una delle mani, l’Orko agitava una minacciosa Kela potenziata che sprizzava scintille, mentre nell’altra stringeva un enorme Zpakka intaccata per le innumerevoli battaglie a cui aveva partecipato.
Gaterus non si intendeva molto dell’età degli Orki, ma capì subito che quello doveva essere davvero molto vecchio. Il suo volto grottesco era coperto di rughe e profonde occhiaie spaziavano sotto i minuscoli occhi rossi brucianti di rabbia.
“ WAAAAGGGGHHHHHH!!!!!!!” urlò ancora il Kapoguerra, facendosi largo per raggiungere la prima linea. Dietro di lui veniva la sua squadra di Kommando, tutti Orki veterani solcati da numerose cicatrici e dagli occhi che sembravano bruciare.
“ WAAAAGGGGHHHHH!!!” risposero come un sol uomo tutta la massa degli alieni, galvanizzati dal vedere il loro capo e più grande campione sceso in combattimento.
Con rinnovato vigore si gettarono all’attacco e la forza del loro impeto mise in difficoltà le Guardie Imperiali che vennero respinte e uccise in gran numero.
Un gruppo di Piztoleri attaccò, lanciando urla incoerenti, una fila di Guardia Imperiali e, incuranti dei proiettili che li colpivano incessantemente, ne spezzò i ranghi. Gli Orki agitavano le loro asce con una rabbia che rasentava la pazzia e erano necessari molti colpi per abbatterli.
Perfino la furia apparentemente inarrestabile dei Preti imperiali venne frenata e alcuni fanatici perirono sotto un assalto frenetico di Zpakke e proiettili, finendo schiacciati sotto i piedi degli Orki o, i più sfortunati, catturati e dilaniati a morsi. I restanti strinsero i denti e continuarono a colpire. Più venivano feriti più le loro preghiere all‘Imperatore si facevano alte e pressanti.
Gaterus venne attaccato da tre alieni sbavanti e urlanti che agitavano tre asce goffe e sporche.
“ Venite avanti, luride bestie” gridò, sollevando la sua spada potenziata.
Schivò con facilità il goffo fendete del primo avversario, piegandosi sulle ginocchia, e colpì con un affondo lo sterno scoperto dell’Orko. L’arma affondò in profondità nella carne del pelleverde, facendo schizzare sangue verde dappertutto, e Gaterus sogghignò nel vedere un altro odiato nemico abbattuto.
La sua soddisfazione si tramutò in sorpresa appena una mano verde e tozza si strinse attorno alla lama della sua spada in una presa ferrea. Il tenente sollevò lo sguardo e vide che l’Orko che aveva trafitto mortalmente sogghignava, mentre un rivoletto gli usciva dalla bocca irta di denti aguzzi e mal curati.
Per sfuggire alle asce degli altri due pelleverde l’uomo dovette lasciare la spada e arretrare velocemente. L’Orko si accasciò al suolo, esanime, schiacciando la spada sotto si sé.
Messo alle strette, Gaterus estrasse la sua pistola dalla fondina.
Tutto intorno a lui era immerso nel caos più totale. La battaglia si era frazionata in centinaia di combattimenti individuali e l’esito era ancora incerto, perché gli Orki davano il proprio meglio proprio in casi come quello, perché potevano saziare tutta la loro sete di sangue, privi di qualsiasi limitazione. Se combattevano contro un nemico tanto tenace allora la loro furia cresceva fino a rasentare la pazzia. Ma anche le Guardie combattevano con valore, rispondendo alla forza bruta degli alieni con la tecnica e la tenacia.
Gaterus giurò a sé steso che avrebbe onorato fino all’ultimo i suoi doveri come Sergente della Guardia Imperiale.
Strinse i pugni e puntò la sua pistola Folgore contro i due Orki che avanzavano.
I Pelleverde risero sguaiatamente e puntarono a loro volta le Spara, fucili primitivi e assolutamente non in grado di competere con quelli in dotazione alla Guardia, ma che comunque potevano trapassare senza problemi la pelle di un uomo. (In pratica le odierne mitragliette)
Il sergente esplose un rapido colpo contro lo sterno del pelleverde più vicino, che si piegò in due, mugolando di dolore, e si gettò di lato per evitare i proiettili che gli fioccarono addosso. Cadde sul terreno duro e rotolò per ammortizzare l’impatto, poi si fermò su un ginocchio e scagliò un altro colpo contro il secondo Orko.
L’alieno vacillò quando il laser gli perforò una spalla muscolosa, ma si riprese subito e si avventò contro l’uomo, spalancando la bocca in un grido belluino.
Gaterus fece per spostarsi, ma qualcosa lo bloccò. Il piede gli era rimasto bloccato in una fenditura nel terreno.
Imprecando, si abbassò velocemente per slacciarsi lo stivale. Armeggiò freneticamente con i lacci e alla fine riuscì ad estrarre il piede, ma appena rialzò lo sguardo vide che l’Orko lo sovrastava, l’ascia sollevata pronta a dilaniarlo.
Chiuse gli occhi, raccomandando l’anima all’Imperatore, e aspettò il colpo mortale.
Inaspettatamente non arrivò nulla.
Perplesso, Gaterus riaprì gli occhi. L’Orko era ancora lì, con l’ascia sollevata sopra la testa e una strana espressione sorpresa. Barcollò per un istante, gli occhi gli si appannarono e crollò faccia in avanti proprio accanto al sergente. Schizzi di icore verdastro macchiarono la sua divisa militare.
“ Commissario!” esclamò Gaterus, riconoscendo il suo salvatore.
Il Commissario Stratel sorrise da sotto la sua folta barba nera azzurri e allungò la mano. Il tenente l’afferrò e si rimise in piedi, osservando con ammirazione l’uomo che era diventato una vera e propria leggenda in tutto il reggimento e nell’intero pianeta.
Il Commissario era una figura imponente, molto più alto e robusto di qualsiasi altro uomo Gaterus avesse mai visto. Svettava su tutti gli altri soldati di almeno tre spanne e nessuno, a parte i Bestioni, poteva competere con la sua poderosa muscolatura e la sua collezione di cicatrici avrebbe fatto impallidire anche il più incallito dei veterani, umani e non. Gaterus rimase impressionato soprattutto dall’enorme cicatrice che attraversava diagonalmente il volto del suo comandante, partendo dalla tempia per terminare sul labbro. La pesante armatura tipica dei Commissari, ricca di fregi e intarsi dorati, terminante in uno svolazzante mantello rosso, accentuava l’impressione che Stratel fosse un vero e proprio gigante che fingeva solo di essere un uomo.
La sua lunga spada a catena ronzava lentamente, emanando un suono appena percettibile, mentre il pesante guanto corazzato che copriva la mano libera crepitava di energia e scariche elettriche.
“ Non crede che sia poco dignitoso morire alla vigilia di una vittoria, tenente?” chiese, burbero, il Commissario, fissando il suo sottoposto con i suoi penetranti occhi azzurri.
Gaterus scattò sull’attenti in un perfetto saluto militare. “ Mi dispiace, signore, non accadrà più” promise, con il tono di voce troppo alto tipico dei militari.
Stratel ridacchiò “ dovrebbe dirlo a sé stesso, Tenente, anche perché la zucca è la sua, e almeno nelle battaglie evitiamo tutto questo formalismo”
“ Ma, Commissario, la gerarchia…”
“ Si, certo, la gerarchia” Il Commissario fece un gesto noncurante con la mano corazzata “ Che grande invenzione” borbottò sottovoce, accigliato.
Gaterus lanciò uno sguardo nervoso alla mischia che infuriava tutto attorno.
“ Commissario? Non dovremmo tornare a combattere contro gli Orki?” chiese preoccupato. Il suo superiore che sembrava essersi perso nei suoi pensieri.
Il Commissario si riscosse e lo guardò, conprensivo.
“ Non ce ne sarà bisogno, ormai la battaglia è finita”
Prima che Gaterus avesse il tempo di chiedere il perché di quella affermazione, un rombo risuonò e la terra tremò lievemente. Sorpreso, il sergente tese le orecchie per capire l’origine del rumore che gli sembrava abbastanza familiare. Tutto attorno i combattimenti continuavano, anche se molti Orki si erano fermati e si guardavano attorno, spaventati.
All’improvviso un esplosione devastò il fianco destro della massa degli Orki. Una ventina di alieni venne fatta a pezzi in un istante, mentre schegge di pietra e terriccio schizzavano in tutte le direzioni, colpendo quelli più vicini.
La battaglia sembrò fermarsi di colpo, gli Orki fermarono il loro assalto e guardarono sconvolti nel punto dove molti dei loro compagni erano passati a miglior vita.
Il rombo aumentò, fino a diventare chiaramente riconoscibile. Un assordante rollio di cingoli che si avvicinavano rapidamente.
Un altra esplosione sconquassò la massa dei pelleverde, causando una vera e propria strage.
Da dietro la collina, ormai ridotta a una landa bruciata, dove si svolgeva la battaglia, apparve un Leman Russ (Carro armato) con i colori di Elden VI, che si fermò rombando sulla cima e cominciò a cannoneggiare gli invasori.
Un grido di esultanza si levò dalle Guardie e anche Gaterus aggiunse al sua voce alle loro, mentre il Commissario Stratel sorrideva e osservava in silenzio l’arrivo del Corpo Corazzato.
Al primo corazzato se ne aggiunsero altri e altri ancora fino a che tutta la cresta della collina divenne un’unica scintillante linea di fuoco che vomitava proiettili e laser contro gli Orki invasori che cadevano a centinaia sotto i colpi dell’artiglieria pesante.
A quel punto la battaglia si trasformò in un massacro puro e semplice, in cui le Guardie uccidevano uno dopo l’altro gli Orki ormai impegnati nel corpo a corpo, mentre gli altri pelleverde fuggivano in modo confuso in tutte le direzioni, incalzati e falciati in gran numero dai colpi del Corpo Corazzato.
Gli Orki si spintonavano, urlando e calpestando i loro compagni che cadevano, nel tentativo di trovare rifugio nella vicina foresta.
Gaterus vide il colossale Kapoguerra uccidere un suo commilitone con un colpo di Kela, prima di lanciare un ruggito per la frustrazione e seguire precipitosamente i suoi soldati ormai in fuga.
Le Guardie stavano per lanciarsi al loro inseguimento, ma il Commissario feca passare velocemente l‘ordine di fermarsi, sapendo bene che combattere gli Orki nel loro territorio era poco saggio e inoltre, anche se pochi lo avrebbero ammesso, tutti i soldati erano provati dalla dura battaglia.
Sebbene a malincuore, le Guardie obbedirono ai loro comandanti e si limitarono a falciare con qualche raffica gli Orki ritardatari.
“ E’ finita” sospirò Stratel, ancora accanto a Gaterus, osservando gli ultimi Orki che sparivano nel folto della vegetazione.
Il Commissario fece per voltarsi e andarsene, quando un Orko che fino a quel momento aveva fatto finta di essere finto di essere morto si alzò di colpo in piedi per scagliarsi contro di lui con la Zpakka sollevata.
Gaterus sbarrò gli occhi e aprì la bocca per avvertire il suo superiore, ma non fece a tempo a emettere un suono che il pugno corazzato del Commissario si era abbattuto con velocità inumana sul volto del pelleverde, spaccandogli la mascella prominente e proiettandolo all’indietro.
Il Commissario fece un passo avanti e trafisse l’alieno con la spada a catena con tale forza che quella eruppe dall’altra parte, poi con un secco movimento verso il basso la strappò e l’Orko cadde, spaccato in due. Era morto prima ancora di toccare terra.
Gaterus ci mise qualche istante a ritrovare la favella, dopo quella spaventosa dimostrazione di forza.
“ C-complimenti, Commissario “ riuscì appena balbettare.
Stratel si appoggiò il piatto della spada sulla spalla e lo guardò con noncuranza, gli occhi azzurri appena socchiusi.
“ Si tratta di uccidere o di essere uccisi, Gaterus, il come non ha alcuna importanza” disse impassibile.
Il sergente annuì in silenzio, lievemente intimorito.
“ Bene” annuì il Commissario, volgendo il suo sguardo al campo ricoperto di cadaveri che li circondava “ Ora và a cercare la tua squadra, Tenente, o almeno quello che ne resta”
“ Signorsì, signore” Gaterus scattò in un rigido saluto militare, quasi contento per essere tornato ai vecchi formalismi. “ Ancora congratulazioni per la battaglia vinta, signore, gli alti comandi ne saranno felici”
“ Strano che sia proprio tu a farmi le congratulazioni, Tenente, visto che probabilmente hai combattuto più di me” commentò il Commissario, scrutando uno per uno i cadaveri dei pelleverde. Si fermò davanti a un Orko ormai in agonia, ma non abbastanza per non essere in grado di scoccargli un occhiata carica di odio “ E comunque non credo che gli alti comandi ci faranno troppe congratulazioni” Sollevò la spada a catena e la piantò nello stomaco dell’alieno. L’essere sussultò per un istante e poi rimase immobile.
Il Commissario si appoggiò sull’elsa della spada e guardò Gaterus con uno sguardo eloquente.
“ Questa è stata solo una normale giornata di lavoro”

Beh, ecco, che dire....al diavolo, non ho un cavolo da dire. Scrivere questo cap mi ha letteralmente prosciugato, tra compiti e versioni da fare e preoccupazioni varie eventuali, ho dovuto mettere a frutto tutti i pochi momenti liberi e ora proprio non ce la faccio più a scrivere. Ringrazio Yuro e Let per le recensioni e spero davvero che questo cap piaccia a voi tutti miei 12 lettori. Vabbè, arrivederci e buonanotte, io me ne vado a dormire

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