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Autore: NyxTNeko    12/07/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Tolone, 28 agosto

L'ammiraglio inglese Alexander Hood, che era al comando di una piccola flotta navale lungo le coste meridionali del Mediterraneo francese, ricevette un 'invito' dai nemici della rivoluzione, in particolare i realisti di Tolone, di attraccare nel porto della città per conquistarla, sottraendola così al controllo francese.

Quattro giorni prima Marsiglia era caduta sotto i colpi di Carteaux e quest'ultimo non si era risparmiato nelle esecuzioni di massa, i tolonesi temevano di subire la stessa sorte. Sapevano che la loro città era situata in una zona strategica per la Francia e per i suoi commerci. Se si fossero consegnati agli inglesi per la Rivoluzione sarebbe stata la fine, ed era proprio quello il loro scopo, distruggerla dall'interno, facendola implodere.

Gli uomini che la Repubblica aveva a disposizione per riprenderla era troppo pochi e inoltre vi erano già parecchi focolai sparsi un po' dappertutto nella nazione. Un'ulteriore rivolta sarebbe risultata fatale e decisiva per salvare quel poco che rimaneva della vecchia Francia. Molti di quei uomini che stavano combattendo una controrivoluzione, erano stati in precedenza degli accaniti rivoluzionari, avevano visto in essa la possibilità di rendere il paese migliore.

Quando s'accorsero dell'involuzione del percorso rivoluzionario, divenuto sempre più liberale e meno democratico, capirono che erano stati ingannati e rimpiansero, quasi, l'apparente serenità degli anni precedenti. Perciò decisero di opporsi al governo, anche a costo di perdere ogni cosa: dalla nazione alla loro stessa vita.

Il fratello di Alexander, Samuel, aveva ben compreso l'importanza di tale svolta, era una situazione simile a quella che si stava verificando nella vicina Corsica. I fratelli Hood e tutta la sua flotta si trovavano in quelle acque proprio grazie ai corsi che, dopo i ritorno di Paoli, avevano deciso di farla finita con la parentesi francese, e di affidarsi a loro.

Tuttavia Tolone era decisamente più importante e prestigiosa, a livello strategico, della Corsica. Oltre alla sua posizione e alla conformazione particolare del porto, vi erano una cinquantina di navi ormeggiate di cui sarebbero entrati in possesso. Inoltre, se l'esito fosse stato a loro favore, le altre città vicine l'avrebbero imitata e lentamente l'intera Francia si sarebbe arresa.

Una volta spenta anche l'ultima scintilla rivoluzionaria, riportando sul trono il legittimo sovrano, o quanto meno un parente del re assassinato, e di conseguenza l'equilibrio in Europa, il Regno Unito avrebbe potuto avere la Francia sotto il suo indiretto controllo. Questo pensiero provocò i brividi allo stesso Hood, sarebbe stato un sogno avere il dominio del Continente senza nemmeno governarla.

Si riscosse e si mise ad osservare la baia con il cannocchiale, notando che la situazione fosse, sostanzialmente, tranquilla. Gli si avvicinò un giovane uomo, anch'egli un ufficiale, sulla trentina, incuriosito dalla vicenda - Capitano Nelson, eccovi qui, venite pure, oramai ci conosciamo tanto bene che potremmo ritenerci nonno e nipote - ridacchiò l'ammiraglio sessantenne, facendogli segno di affiancarlo.

- Avete ragione ammiraglio - rise a sua volta il sottoposto. Poi rivolse lo sguardo alla baia - Questi francesi sono proprio strani, prima fanno una rivoluzione e poi se ne pentono - sbeffeggiò il ragazzo - Però non conviene sottovalutarli, in America ci hanno dato una bella lezione... - si sporse leggermente.

- Lo sapete meglio di me che sul mare siamo imbattibili, ragazzo - gli ricordò l'ammiraglio, sicuro della riuscita dell'assedio - Inoltre i francesi sono indeboliti da lotte interne e dalla guerra, per cui, anche se inferiori da punto di vista terrestre, non dovremmo avere grossi problemi - aggiunse sempre più certo di ciò che stava dicendo.

- Forse avete ragione voi, ammiraglio - replicò accondiscendente Nelson mettendosi ritto - Probabilmente mi sto preoccupando per niente - gli sorrise bonariamente. Il giovane aveva talmente rispetto per colui che considerava un vero e proprio mentore, da non riuscire a dargli torto, se non velatamente.

Eppure rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il porto ebbe la strana sensazione che non sarebbe stato così facile. I francesi sapevano essere degli avversari davvero temibili, tenaci, ostinati, specialmente se guidati da uomini capaci e determinati. Aveva sentito parlare di un certo Carteaux che stava reprimendo numerose controrivolte nelle zona, probabilmente sarebbe stato il loro avversario terrestre "No, forse li sto sopravvalutando troppo, chi sarebbe tanto pazzo da affrontarci in una situazione del genere?" si disse tornando in sé.

Quando si voltò si trovò davanti una parte del piccolo contingente di 15.000 controrivoluzionari, composti, oltre che da britannici, anche da spagnoli, napoletani e sardi, con indosso l'inconfondibile uniforme rossa che si stavano preparando per assaltare il porto. "Forse vinceremo anche sulla terraferma...".

Nelle vicinanze di Tolone

Robespierre minore e Jean-François Ricord vennero subito informati circa la grave situazione che si stava andando a creare a Tolone. Già da un paio di mesi la città aveva manifestato la sua ribellione e tutte le volte era stata sottovalutata o addirittura inascoltata. Nessuno avrebbe mai immaginato che si sarebbero consegnati agli inglesi. Ciò aveva aggravato di molto la già critica situazione: Lione e la Vandea ribollivano, gli eserciti piemontesi e spagnoli premevano lungo il confine alpino, quello austriaco e prussiano su quello orientale.

Erano soli contro l'intera Europa, non sapevano proprio come avrebbero fatto a vincere con le poche risorse che possedevano. I due, senza perdere tempo, si erano mossi per andare a controllare l'evoluzione della vicenda, per capire cosa fare e come agire, sperando di trovare qualcuno che ne fosse stato all'altezza. Del militare scrittore dal nome impronunciabile nemmeno l'ombra, avevano chiesto in giro e nessuno sapesse chi fosse, né se vi avesse sostato.

Avevano pensato di andare direttamente alla caserma di Nizza, lì sicuramente lo conoscevano e lo avrebbero rintracciato con maggiore facilità, ma l'assedio di Tolone aveva tolto loro questa possibilità e, dandogli priorità, pensarono che fosse meglio indagare in seguito - Direi di fare una piccola sosta prima di riprendere il viaggio, Tolone non è lontana - fece il suo compagno Ricord.

- Volete fare sempre soste voi, non vi facevo così poco resistente - esclamò divertito Augustin. In realtà era stanco quanto il suo amico, però non si era lamentato per non rallentare il cammino, voleva arrivarci il più presto possibile.

- Se continuiamo in questa maniera non arriviamo nemmeno a domani, figuriamoci a Tolone - replicò il collega leggermente offeso da quelle parole, a braccia conserte.

- Scherzavo amico - scoppiò a ridere Bonbon. Neppure l'altro riuscì a trattenersi. La tensione che aleggiava attorno ad essi sparì in un baleno, il riso alleggerì le loro anime e fortificò il loro saldo rapporto d'amicizia. Entrambi potevano contare sull'altro incondizionatamente, sarebbero perfino morti insieme se il destino lo avesse voluto.

Ripresero il cammino finché scorsero in lontananza una loro vecchia conoscenza che aveva avuto la loro stessa idea. Diedero una leggera speronata ai cavalli e avanzarono verso di lui, quest'ultimo li riconobbe e li salutò risollevato. Per un attimo aveva pensato che fossero dei briganti - Cittadino Augustin, cittadino Jean-François anche voi qui?! - fece lui sorpreso e al tempo stesso contento di incontrare facce amiche.

- Veramente dovremmo essere noi a chiedervelo, cittadino Saliceti, o per essere precisi Antoine Christophe, ci tenete così tanto a nascondere la vostra origine corsa - rispose Ricord sarcastico. Non si vedevano da un paio d'anni e ai loro occhi, non sembrava per nulla invecchiato, né troppo scosso, anzi pareva rilassato. Il viso era sempre affilato, gli occhi penetranti, la voce squillante, quasi del tutto priva di quell'accento così caratteristico.

- Non parliamo di Corsica - sospirò profondamente Saliceti, quanto era accaduto sulla sua isola era ancora ben nitido. Il suo timore più grande era di dover rivedere di nuovo la stessa scena a Tolone, sarebbe stato un vero incubo - È già un miracolo se sono tornato vivo - sospirò nuovamente.

- Non credevo che i corsi fossero arrivati fino a questo punto - emise dispiaciuto Augustin.  Era consapevole di cosa significasse dover lasciare la propria casa, una parte della propria vita, gli mancava la sua Arras, tuttavia non poteva comprendere del tutto quanto era accaduto al suo amico Saliceti, poiché non era stato cacciato via - Mi spiace molto 

- Rimpiangere non serve a niente, si deve andare avanti - disse Saliceti, ricordando una delle frasi del discorso che Buonaparte gli aveva fatto poco prima di andarsene da Calvi. Chissà come stava e dove fosse. Erano mesi che non aveva più sue notizie, riuscì ad estrapolare qualcosa sporadicamente dal fratello Giuseppe che lo stava aiutando molto. "Sappiamo che è ad Avignone presso un amico che gli ha offerto ospitalità, ma che è deciso a partire per mettersi all'opera al suo reggimento di Nizza" gli aveva confessato - Che ne dite se continuassimo la conversazione in quest'osteria? Così facciamo riposare anche i cavalli - propose infine, indicando loro la locanda.

- Stavamo per farlo - fecero i due annuendo e lo seguirono. Quel corso aveva una personalità carismatica e a volte impenetrabile, incomprensibile. Acuto come pochi, sapeva celare alla perfezione i suoi turbamenti e le sue emozioni.

- Bene, allora offro io - informò Saliceti non appena erano entrati. Era semi vuota, se non per alcuni soldati ubriachi o disoccupati. Quell'immagine fece tornare in mente al giovane Augustin l'opuscolo di Beaucaire e la speranza di poter conoscere il militare che si celava dietro quelle parole. Doveva scoprire se fosse davvero in gamba o semplicemente un ciarlatano. Si accomodarono e attesero che giungesse l'oste.

Saliceti si accorse dell'ombra scesa suo viso del suo amico Robespierre e si allarmò, si augurò che non fosse accaduto nulla di grave - Che avete cittadino, qualcosa vi turba? A me potete dirlo, so mantenere un segreto - domandò una volta ordinato da mangiare.

Augustin alzò lievemente la testa e lo osservò dritto negli occhi profondi e penetranti, con i quali riusciva a leggere i pensieri della gente che lo circondava - Non vi si può nascondere niente - da una piccola cartellina estrasse un libricino di poche pagine sgualcito - Stavamo cercando l'autore di questo opuscolo, è un giovane militare che ha partecipato all'assedio di Avignone ed è agli ordini di Carteaux... - iniziò.

Saliceti prestò attenzione, seppur cominciasse ad avere un presentimento, nonostante ciò, non disse niente, lasciò che l'amico proseguisse nella narrazione. Concentrò gli occhi rapaci sul libretto che sventolava, stava per leggere il nome, fu interrotto da Ricord che s'intromise nel discorso - Ha un nome chiaramente straniero, abbiamo pensato che fosse nizzardo, però nessuno lo conosce...

- Potrei vedere questo fantomatico libretto? - chiese Saliceti per conferma, forse aveva capito di chi stessero parlando.

- Certamente - annuì Robespierre e glielo consegnò. A Saliceti bastò solamente leggere il suo nome per sorridere, i due prima guardarono stupiti il corso e poi tra loro, non capendo a cosa stesse pensando.

- Ma guarda un po' Buonaparte si è sbilanciato! È un ottimo modo per crearsi notorietà amico mio! - esclamò divertito il corso. Quel ragazzo era davvero imprevedibile, aveva stupito perfino una volpe come lui. A quanto pare l'approdo in Francia non lo aveva demoralizzato più del necessario, al contrario gli aveva riacceso l'ambizione "Sempre che l'avesse davvero spenta".

- Lo conoscete? - domandarono i due all'unisono.

Saliceti li scrutò per un istante, compiaciuto, Buonaparte aveva centrato il suo obiettivo, raggiungere le personalità più influenti del Paese al fine di ottenere degli incarichi che fossero consoni alla sua preparazione e al suo grado - Ovviamente, è un corso come il sottoscritto, oltre ad essere un mio caro amico - rispose orgoglioso - Assieme alla sua famiglia è dovuto scappare dall'isola e ora sta provando a ricostruire una nuova vita qui...

- Da quel che ha scritto sembrerebbe un individuo molto sveglio e preparato, potete confermarlo? - lo interrogò Ricord, cercando di celare l'agitazione interiore. Forse quel Buonaparte avrebbe potuto risolvere molti problemi militari della Francia. Ciononostante volevano essere sicuri delle sue competenze, l'ultima cosa a cui ambivano era l'ennesimo ufficiale incapace e svogliato che pregava loro di avere un posto. 

Il corso non li aveva mai visti così curiosi - Seppur giovanissimo, dovrebbe avere poco più di 23 anni, vi posso assicurare che è davvero un uomo che sa quel che fa e dice, sta aspettando solamente l'occasione per mettere in pratica tutto ciò che ha studiato con tanto zelo e impegno

- Se è davvero così bravo come dite, allora perché non gli avete affidato un qualche compito facoltoso? - sbottò sempre Ricord, il quale non voleva lasciarsi trasportare troppe dalle sue parole - Per esempio la faccenda di Tolone potrebbe risolverla rapidamente? Oppure è troppo per un ragazzino di quell'età?

- Perché so con certezza che si sta già mettendo in marcia per ottenere se non quell'incarico, quanto meno per dare una mano al suo superiore Carteaux che, diciamolo, non è stata proprio una scelta felice - affermò prontamente Saliceti, accavallò le gambe, era convinto della fiducia che riponeva nel suo conterraneo - E se non dovesse giungere velocemente, potremmo sempre chiamarlo noi - aggiunse intuendo ciò che i due amici stavano per riferirgli.

Avignone, 29 agosto

Napoleone, infatti, non appena aveva letto sui giornali quella notizia aveva iniziato a sentire Avignone stretta, piccola. Forse era meglio iniziare ad incamminarsi per le vicinanze di Tolone, se non altro per dare un'occhiata e ripartire per Nizza. In verità era divorato dalla voglia di piombare sulla città e di fargliela pagare agli inglesi a colpi di cannone. Però comprendeva che difficilmente Carteaux lo avrebbe convocato, aveva già due ufficiali d'artiglieria preparati ed esperti, con molti più anni di lui alle spalle.

- Forse avranno bisogno della polvere da sparo che trasporto - fu la risposta di Napoleone alla lecita domanda di Bouchet, il quale lo conosceva come le sue tasche e capì che stesse ingannando consapevolmente se stesso, quasi sicuramente per non deludere troppo le sue aspettative o i suoi progetti.

- Quella manca sempre, amico mio - ammiccò Bouchet. Aveva già fatto preparare le valigie e chiamato il cocchiere che lo stava attendendo fuori con tanta pazienza.

Napoleone lo guardò sorridendo e lo abbracciò - Addio amico e grazie per tutto quanto, un giorno non solo ci rivedremo, ma sarò pronto a ripagarvi di tutto il bene che mi avete donato, assieme alla compagnia

Bouchet ricambiò la stretta con tanta intensità annuendo leggermente, era davvero un tipo strano, eppure così affascinante e carismatico. Gli augurò ogni fortuna - Ve la meritate più di chiunque altro, Buonaparte...

Dopodiché il giovane capitano si slacciò, salutò tutti e uscì. Raggiunto il carro vi balzò sopra e accanto al suo fido cocchiere, che era andato a trovare quotidianamente non appena era guarito, si avviò. Mentre si allontanavano dall'abitazione, Napoleone indirizzava gli ultimi sguardi a quella casetta nella quale aveva passato oltre alle disgrazie, persino dei bellissimi momenti, come la semplice festa di compleanno a sorpresa che avevano organizzato il 15, pur avendo espresso il suo diniego. 

Si fece forza e rivolse il suo sguardo all'orizzonte, fiducioso del futuro e del destino, che lo avrebbe condotto lungo sentieri che neanche lui poteva prevedere con la sua lungimiranza. 




 

 

   
 
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