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Autore: Crystal Aerya Faery    13/05/2005    1 recensioni
Insomnie. Francia, anno 2005. Una semplice ragazza viene assalita da un vampiro: Louis Von Black non riesce però ad ucciderla, e decide di fare di lei una vampira. Ma c'è qualcosa di diverso in Lucien... Il suo sangue reagisce diversamente alla luce del sole... Il contatto con l'acqua sacra è nullo.. La veggenza è nei suoi occhi dorati... Chi è Lucien? Cosa significano le sue capacità? Forse è lei la Grande Guerriera Nera, la donna vampira citata nelle antiche profezie dei libri ritrovati in Transilvania?
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Ringrazio ancora Bya xkè legge la storia (ghgh^^') e anche la nuova arrivata Linny, grazissime a tutte e due ^.^ Poi, volevo dirvi che sto leggendo 'Intervista col Vampiro' di Anna Rice, e adoro la storia..ne sono totalmente affascianta *_* Eheheh infatti il vampiro della storia si chiama Louis ghgh^:^. Bhe, buona lettura ^_*

Parigi 6 Maggio 2005, Periferia - o4.3o di Notte

Tornarono alla bara e alla catapecchia dopo qualche ora. Era ancora notte, e il sole ci avrebbe messo un po' a comparire oltre le spighe verdi.

Lucien seguiva il vampiro a testa bassa, le mani bianche imbrattate di sangue. Sangue che le colava appena anche da un labbro. "Ratti!" disse con enfasi la fanciulla. "Se me lo avessi detto prima.." scuotendo il capo.

"Cosa credevi, che ti portassi dagli umani la prima notte?" rise tagliente lui, e le cinse con un braccio la spalla piccola. Lei di primo acchitto volle ritrarsi, poi però accettò il contatto corporeo con Louis. Ora aveva posato gli occhi dorati sul suo volto da scultura greca, illuminato dalla luna morente. Si sentì pervasa dallo stesso piacere della prima bevuta di sangue, e il rasserenarsi del copro riuscì anche ad allentare il suo animo...Aveva creduto di dover uccidere della gente! E invece bastava qualche ratto per saziarla a dovere.

Si sedettero sui gradini dell'ingresso dalla catapecchia. Lucien teneva in mano un topo morto, e lo guardava schifata. Non aveva più così tanta fame da addentarlo di nuovo. "Vuoi?" e lo porse a Louis, che abbozzò un sorriso e succhiò come una sanguisuga dal povero animale.

Quando ebbero finito di mangiare, sazi e abbastanza tranquilli, i due rimasero silenziosi a guardare le stelle. "Non so perché, ma mi fanno uno strano effetto, adesso" disse a bassa voce Lucien, il naso aquilino verso l'alto del firmamento. "E' normale... gli umani non riescono a vedere la bellezza della natura, mentre noi vampiri siamo legati ad essa." Disse Louis. Lucien tornò a fissarlo, dapprima le sue labbra, poi nel contesto, e si trovò dubbiosa. "Perchè stavi cacciando nel parco? Hai detto che un vampiro può vivere anche di animali..."

"E' una storia lunga." Mormorò il vampiro, senza staccare gli occhi rubino dal cielo. Sul suo volto, vi era lo sbrilluccicare della curiosità di un bimbo, verso la Luna e il firmamento. "Ti basti sapere che abitualmente non mi cibo di ratti, ma di persone... Più in la capirai."

"Persone? Uccidi persone?" alzando un poco la voce.

"No... non uccido mai le mie prede. A meno che non sia affamato, e allora.. bhe allora lì non ragiono più." Louis non sapeva neanche perché stesse dicendo tutte quelle cose a Lucien, ma non importava. In fondo, era la prima creatura umana che vampirizzasse.. "Come ti chiami. Non me lo hai ancora detto." Fece il vampiro, ora concentrandosi su di lei.

"Lucien" disse la ragazza vampira, e poi, senza sapere perché, abbracciò il vampiro, stringendosi a lui. "Ho sonno." Mormorò, le palpebre le pesavano, e l'essersi appena rimpinzata di sangue le aveva messo sonno. Louis la prese in braccio, e la portò fino alla bara, dove la stese delicatamente. Poi trasportò senza alcuna fatica la bara dentro la catapecchia.

Lucien rimase ad occhi aperti a guardare il soffitto di tegole e stelle della casa in malora, fino a quando il coperchio non si chiuse sulla sua testa. Dapprima sentì ovattati i rumori all'esterno, poi sempre più leggeri, simili a semplici sibili. Alla fine, si creò il vuoto attorno e dentro di lei. La Morte si posò sulle sue guance, cantando tra i suoi capelli nenie di malore e di disgrazia che però non potevano scalfirla.

Si strinse alla Morte, e chiuse gli occhi, girandosi di fianco. Si addormentò pensando a Louis.

Insonnia.

Perdere il sonno.

Lucien aprì gli occhi, di nuovo, e di nuovo trovò il velluto della bara su di lei. Ma nessun corpo sotto, nessun Louis a chiuderle la bocca per impedirle di gridare.

Con un gesto rapido aprì di scatto la bara, e respirò con grandi boccate l'aria fresca della mattinata. Si...mattinata. Il sole filtrava tra le tegole, e le scottò le iridi. Era pazzesco come credesse di non vedere un raggio di sole da...da un eternità? Uscì' dalla bara tossendo, riprendendo fiato dopo il grande spavento. D'un tratto tutto le sembrava stupido e superficiale...La caccia, il vampirismo...Tutto orribile, di nuovo. Era come se con la luce del sole tutto si fosse ristabilizzato.

E poi... I Vampiri non temevano la luce?

Uscì dalla catapecchia, e il sole la avviluppò in pieno, carezzandola in ogni lato, in ogni cellula. E non le fece male.

Sorrise, a quel tocco caldo, e si sentì viva, non più morta. Si sedette sugli scalini, e ascoltando il rumore del vento, priva di forze, si riaddormentò di nuovo.

'Sono viva...Sono viva' era questo che contava, ed era questo che si ripeteva, come fosse una bimba capricciosa.

Transilvania, Castello dei Von Black, 7 Maggio 2005

Alzò gli occhi al cielo, rise. Come era bello, il cielo diurno.

"Ehy...Rassel... Rassel!" gridò una voce femminile alle sue spalle. Il ragazzo si volse, e sorrise appena, alla vista di Elisabet Crowll, l'archeologa più energetica di tutta Londra. "Rassell.. hanno trovato dei tomi, nel castello! Gossor vuole te, per la traduzione"

Rassel Jacques si infilò il cappellino della Nike sulla testa bionda, ariana. "Traduzione?" domandò con voce interessata, mentre scendeva dall'altura verdeggiante dove si era appostato per guardare la bellezza selvaggia della Transilvania.

"Si, cavolo! E' roba che scotta.. Pare sia un manoscritto del 18° secolo, anche prima...Non hanno ancora finito di analizzare i tessuti cartacei."

"Ok, ok.. Bhe...li hai visti tu?" domandò, mentre accelerava il passo. Elisabet lo tirò per un braccio e lo fissò con gli occhi neri. La sua espressione era da 'Shock.'

"Rassel, credimi. Sono davvero da togliere il fiato."

Parigi 7 Maggio 2005, Periferia - oo.3o di Notte

La svegliò la voce di Louis, al suo orecchio. Dapprima sottile, quasi impercettibile, poi sempre più insistente e persistente. Poi riuscì a scindere le parole incomprensibili da quelle che avevano un minimo di senso. "Lucien...Lucien svegliati...Lucien...Apri gli occhi..."

Questa volta obbedì. I suoi fulgenti occhi dorati si aprirono. Era di nuovo notte. Era di nuovo nell'incubo.

"Lucien!" il vampiro, seduto accanto a lei aveva un'espressione sconvolta sul viso imperturbabile. "Lucien...eri fuori dalla bara quando mi sono svegliato...cosa...cosa è successo?"

Louis Von Black...era questo il nome del vampiro...Anche se stentava a credere di nuovo che esistesse. Aveva la netta sensazione che tutto fosse surreale. "Il sole. Non mi fa nulla." Disse la ragazza, e si accorse di essere stesa sulla sua bara, chiusa, e che era di nuovo notte.

"Il sole?" domandò con voce gelida Louis. I suoi occhi rossi brillavano se possibile ancor più visibilmente, e si umettava di continuo le labbra. Lucien sentì che la desiderava come se glielo urlasse in faccia, ma capì che era tentato dal rimandare ogni cosa per quell'oscuro timore che aveva sul volto... Louis aveva capito che c'era in lei qualcosa di anomalo. Qualcosa che non andava per il verso giusto.

"Si...il sole sulla mia pelle." Disse Lucien, con un enfasi che le fece battere forte il cuore.

"Ma non dire scemenze!" sbottò Von Black, infastidito. "Avrai sognato, tutto qui...Sei ancora sotto l'influenza mortale." Cercava di spiegarsi, ora camminando introno alla bara, come non avesse pace.

Lucien si mise a sedere, ed affrontò il vampiro a viso aperto. "E allora come ti spieghi che ero fuori dalla bara?"

"Questo non vuol dire che hai visto o sentito il sole." E poi Louis sbuffò. Si passò una mano tra i folti capelli corvini, e poi cercando di rilassarsi si sedette accanto a Lucien. "Ascoltami bene: non è possibile. Toglitelo dalla testa. Tu non potrai mai più vivere di giorno...è chiaro? Se il sole ti tocca, tu muori."

"Louis ti dico che..." ma non riuscì a finire la frase, perché il vampiro le aveva tappato la bocca con la mano fredda. "Promettimi che se dovessi svegliarti, in futuro, non uscirai più dalla bara."

"Ma..." e Louis chiuse le dita sulle labbra. "Promettilo." Sibilò piano. Lucien rimase a fissare gli occhi freddi di lui, e poi abbassò lo sguardo, annuendo. "Okay."

"Bene...E ora tieni.." e gli sistemò sulle spalle un mantello. "Dobbiamo andarcene di qui"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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