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Autore: Martina_Morittu    13/07/2020    1 recensioni
Una libreria sull'acqua di un canale londinese e la sua proprietaria, Mrs Austen, sconvolgeranno la vita ad Olivia, una giovane ragazza intrappolata in una città che non ama.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La settimana seguente andai tutti i pomeriggi a prendere il tè da Mrs Austen. 
Era diventata una piacevole abitudine. La mattina, sia che fosse nuvoloso o che ci fosse il temporale, mi svegliavo di buon umore perché sapevo che il pomeriggio sarebbe arrivato il sole e sarei potuta andare a trovare Mrs Austen.
Un lunedì mi svegliai con una strana sensazione. 
Presi la bicicletta e andai a lavoro. Anche il tempo era strano, c’era una luce piatta e una sottilissima pioggia come se volesse piovere ma non ne fosse troppo convinto.
Lavoravo in una caffetteria a Bethenal Green e il lunedì era sempre molto calmo. Avevo il turno con Ian e non sarebbe potuto andare meglio di così: tra tutti lui era il mio preferito, sempre sorridente, incredibilmente gentile, educato, simpatico…”Dannazione!” Disse Ian mentre raccoglieva il cellulare da terra. “Buongiorno” lo salutai con un sorriso. Fece un cenno con la testa:”Olivia” e andò nella stanza dello staff. Sempre sorridente, fino a quel giorno.
Ian arrivò dietro al bancone e si fiondò, senza rivolgermi uno sguardo, alla macchina del caffè: ”Mi faccio un cappuccino.” Il tono distaccato e freddo con cui disse la frase mi convinse ad agire. La me di due settimane prima avrebbe fatto finta di niente ma la me di adesso aveva passato due settimane con Mrs Austen e aveva capito quanto fosse importante parlare dei problemi prima di essere divorati da questi. 
“Ian, mi chiedevo, va tutto bene?” Senza alzare lo sguardo dalla tazza mi rispose con un secco “Si”. Ok, seriamente, chi ha scambiato Ian con il suo gemello cattivo?
Non sapevo se tentare un’altra volta ma entrò una cliente e andai alla cassa per servirla.
“Buongiorno, un cappuccino con poca schiuma con latte d’avena decaffeinato.” Penserete sia un’esagerazione, davvero qualcuno ordina questo? Oh si, ma la cosa peggiore è che molti ordinano senza neanche guardare il menù, non avevamo latte d’avena. “Mi scusi non abbiamo il latte d’avena, ma ci sono tante altre alternative tra cui può scegliere.” Adesso vi chiederete: perché non mettete un menù vicino alla cassa? “Però la avviso, prima che ordini, che il prezzo cambia a seconda del latte che sceglie, come è scritto sul menù qui davanti alla cassa.”
La signora guardò il menù e iniziò a storcere il naso:”Perchè non avete il latte d’avena?” Ho una teoria: se inizi la giornata con un cliente difficile, gli altri saranno una passeggiata. “Il fornitore del latte con cui abbiamo il contratto non ha quello d’avena, ma, come vede dal menù, abbiamo tanti altri tipi: soia, nocciola, riso…” “Non potete cambiare fornitore?” Lei era davvero difficilissima. 
In questi casi Ian era sempre pronto ad aiutare, ci sapeva fare con i clienti. Mi rivolsi a lui nella speranza di avere un po’ di sostegno:”Ian sai perché non possiamo cambiare fornitore?” Alzò le spalle. Me la sarei dovuta cavare da sola:”Mi dispiace è una decisone del nostro capo, non è compito nostro scegliere i fornitori. Glielo farò comunque presente non appena lo incontro.”
La risposta sembrò convincerla:”Allora latte di soia”.
Passai la comanda ad Ian che fece il cappuccino e lo diede alla cliente.
Questa lo guardò, si avvicinò di nuovo alla cassa:”Avevo detto con poca schiuma, qui c’è troppa schiuma! Io non lo pago questo!”
Le dissi che le avrei fatto rifare il cappuccino. Andai da Ian:”La signora vorrebbe meno schiuma, potresti farne un altro per favore?” Lo vidi serrare i denti e mettersi a fare un altro cappuccino. 
Dopo dieci minuti la signora tornò, le sorrisi:”Vuole ordinare altro?”
“Voglio un cappuccino come l’ho ordinato! Questo è freddo!” 
Certo che è freddo, sono passati dieci minuti! Avrei voluto tanto risponderle così, invece tirai fuori uno dei miei migliori sorrisi e stavo per parlare quando sentii la voce di Ian alle mie spalle: ”Qual è il problema?” Nel suo tono non c’era neanche l’ombra della gentilezza. Aveva iniziato una guerra.
“Il mio cappuccino è freddo! Non hai scaldato abbastanza il latte!”
“Ho fatto il suo cappuccino dieci minuti fa”
“Non posso bere il mio cappuccino con calma in questa caffetteria?”
“Lei non lo ha bevuto”
Osservai la discussione, volevo interromperli, fare qualcosa, ma non me ne davano il tempo.
“Solo un sorso perché era freddo!”
Vidi la rabbia salire negli occhi di Ian: “Se avesse perso meno tempo a fargli le foto e se lo fosse bevuto subito non avrebbe avuto questo problema! Chi si crede di essere? Se è capace a fare un cappuccino perché non se lo fa da sola? Da quando è entrata non le ho sentito dire neanche un grazie!” Prese il bricco per scaldare il latte e lo mise davanti alla faccia della signora: “Ecco questo è il bricco. Prego, vada anche a fare il suo cappuccino! Anzi” si levò il grembiule e lo lancio sul bancone “ecco anche il grembiule. Prenda il mio posto! Basta mi licenzio!”
Non sapevo come sistemare quel disastro, non avevo parole. 
“Sono stanco! Faccio questo lavoro solo per pagarmi l’affitto. Sono un fotografo dannazione! E’ ora che cominci a fare fotografie!” si rivolse verso di me “Sto perdendo il mio tempo. Scusami ma non voglio stare qua dentro neanche un altro minuto in più. Devo cambiare tutto e devo farlo adesso!”
Non risposi, rimasi immobile a fissarlo incredula. Due clienti entrati da poco bisbigliavano tra loro incuriositi dalla scena.
Ian prese le sue cose e uscì.
La signora mi fissò: “Quindi il mio cappuccino?”
“Si certo mi scusi!”
Vi ricordate la mia teoria “se inizi la giornata con un cliente difficile, gli altri saranno una passeggiata”? Quella giornata riuscì a farmi cambiare idea. Dovetti fare il turno da sola e sembrava che tutti i clienti più antipatici e snob si fossero dati appuntamento lì. 
Per tutto il tempo non feci altro che ripensare a quello che era successo. Ian aveva esagerato, non aveva avuto un comportamento professionale. Allo stesso tempo ammiravo la sua decisione. Lasciare il lavoro e inseguire il proprio sogno. Sembrava la trama di un film.
Quando finii il mio turno ero stremata. Sarei voluta andare da Mrs Austen e raccontarle tutto ma fuori si stava scatenando una tempesta. 
Mentre con la bicicletta cercavo di evitare le enormi pozzanghere che si erano formate sulla strada, la mia testa continuava senza interruzione a tornare sugli eventi della mattina. Riuscirei mai a fare come Ian, lasciare tutto da un giorno all’altro? Mi piace il mio lavoro? Ha senso passare la propria vita a fare un lavoro che non ti soddisfa solo per pagare l’affitto? 
La giornata mi aveva sfiancata. Cenai presto con l’intenzione di andare a dormire il prima possibile ma il mio cervello sembrava non spegnersi: sono contenta del mio lavoro? Non è male ma neanche troppo emozionante. C’è qualcosa che mi potrebbe far svegliare la mattina con così tanta voglia di fare da farmi alzare dal letto prima che suoni la sveglia? Oh si.
Allora…perché non lo sto facendo?


   
 
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