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Autore: ONLYKORINE    13/07/2020    4 recensioni
Cosa succede quando Elio e Idrogeno entrano in contatto? Il caos!!! Ma nascono le stelle. E cosa succederebbe se Idrogeno ed Elio fossero persone umane? Eh... sarebbe un grosso caos!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Gare vinte e occasioni mancate

Gare vinte e occasioni mancate

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Quel lunedì H si sentiva come al primo giorno di scuola e, dal corridoio del secondo piano dell’ala est, osservava nervosa la porta dell’aula del corso di dibattito.

“Sicura di volerlo fare?” Christina le si affiancò mentre spostava il peso da un piede all’altro.

“Voglio provare” ammise, come se fosse una confessione.

Alcuni ragazzi e il professor Sweeter entrarono nella stanza, senza chiudere la porta.

“Allora vai. Sicuramente stare qui non servirà a niente.”

H annuì. “Se non mi piace, è uno scherzo o mi trattano male, vengo via” disse, più a se stessa che all’amica.

“Se ti trattano male o è uno scherzo, saprai metterli tutti in riga”. La mano dell’amica si posò sulla sua spalla e leggermente la spinse in avanti.

H percorse lentamente tutto il corridoio e si avvicinò alla porta in questione. Si voltò verso Christina e lei le fece un cenno con il capo invitandola a entrare. La sua migliore amica era l’unica che sapesse esattamente cosa nascondesse H sotto la superficie di ragazza dura e sicura. Si conoscevano da una vita e con lei non aveva mai avuto bisogno di nascondere la vera se stessa. Era l’unica che sapesse dei suoi dubbi o delle sue paure.

Spinse appena appena la porta socchiusa e sbirciò all’interno: due ragazzi erano su un piccolo palco, dietro a due finti pulpiti e parlavano con toni accesi senza gridare, mentre altri ragazzi e il professore erano seduti su delle sedie a guardarli.

Prima di entrare osservò ancora i due ragazzi e ascoltò quello che si dicevano: stavano discutendo se fosse meglio retribuire gli insegnanti in base alle capacità o basandosi sugli standard della legge. Stranamente, H trovò l’argomento interessante, ascoltando quello che dicevano.

Il ragazzo a destra, sul palco, era un ragazzo di colore, anche lui del terzo anno come lei, con una folta capigliatura e i denti storti: si chiamava Steve Terrent e lei lo conosceva perché facevano arte insieme.

A sinistra, invece, il motivo per cui H era lì: Helios. Si fermò a osservarlo anche se conosceva a memoria la sua testa spettinata e i suoi occhi scuri, che da lì non poteva vedere, ma semplicemente perché tante volte se lo era ritrovato davanti. Conosceva a memoria anche la forma degli occhiali che indossava. In quel momento, però, H non si incantò a guardarlo, effettivamente non era mai successo, ma si perse ad ascoltare la sua voce. La voce del ragazzo, sicura e forte, le rimbombava nel petto e lui sembrava veramente convincente e sicuro di sé.

H fece un passo avanti e si sedette su una delle sedie in fondo all’aula. Per qualche minuto non si rese neanche conto se respirasse o meno, troppo presa da ciò che stava ascoltando: era interessante. Il dibattito stava avvenendo in modo molto ‘maturo’, loro sembravano dannatamente adulti e sicuri di quello che dicevano. Anche lei avrebbe voluto, un giorno, riuscire a essere così: a sostenere un discorso lungo e a far valere la propria ragione senza perdere la calma o agitarsi.

A un certo punto Helios, che aveva sempre guardato il suo interlocutore, lanciò uno sguardo alla piccola platea davanti al palco, continuò a guardare lungo la stanza e la vide.

Nonostante avesse continuato a parlare anche quando il suo sguardo si era allontanato dal pulpito e dal rivale, quando la vide seduta in fondo all’aula, il suo discorso si interruppe e Helios perse il filo. Imbarazzato, il ragazzo abbassò lo sguardo sul foglio di appunti e cercò di rimediare alla gaffe. Non si accorse che Bettany, la ragazza bionda seduta in prima fila, si era girata e quando aveva visto H, sul suo viso si era dipinta una smorfia di disappunto che non era sfuggita alla ragazza in questione.

Helios riuscì a non distrarsi più, semplicemente evitando di guardare il fondo dell’aula e forse, se fosse stato meno preparato sull’argomento, si sarebbe perso ogni volta che si era imposto di non girare il viso. Furono i dieci minuti più lunghi della sua vita, ma riuscì, come al solito, a nascondere il tutto molto bene.

Quando il professor Sweeter schiacciò il tasto sul cronometro, esclamando a gran voce: “Stop!”, tutti applaudirono e Helios si avvicinò a Steve per stringergli la mano, mentre il ragazzo si complimentava con lui.

Scesero dal palco insieme e anche gli altri si avvicinarono. Bettany gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulla guancia per complimentarsi con lui, dicendogli che aveva fatto un’ottima interpretazione. “Sei veramente stato bravo, He!”

Helios la guardò un po’ stranito, in quanto non era mai successa una cosa simile, ma non se ne preoccupò e, dopo averla scostata da sé, guardò verso il fondo dell’aula e sorrise nel vedere che la ragazza fosse ancora lì. Era contento del fatto che H si fosse presentata e che fosse rimasta per tutto il tempo. Sperava che non facesse qualche battutina sul fatto che si fosse emozionato quando l’aveva vista e si avvicinò a lei.

“Sei venuta davvero” disse, mentre la raggiungeva. H si rese conto di arrossire dall’imbarazzo e annuì.

“Avevo detto che lo avrei fatto…” Alzò le spalle e poi continuò. “Sei stato…” Cercò di trovare qualche parola da usare al posto di ‘fantastico’ e ‘magnifico’, perché non le sembrava il caso di gonfiare l’ego del ragazzo più del necessario, ma non le venne in mente niente e le parole morirono sulle sue labbra.

“Oh, ti abbiamo annoiato?” chiese lui, fraintendendo le sue parole.

“No! È stato veramente interessante. Sei stato bravo”. Lanciò uno sguardo dietro a Helios e vide le facce incuriosite di tutti gli altri. Specialmente la biondina che l’aveva guardata male poco prima.

Anche il ragazzo si girò e, quando vide i compagni, le prese la mano, dicendole: “Vieni”. H non riuscì a reagire e si ritrovò, poco dopo, davanti agli altri e presentata da Helios.

“Benvenuta” le disse il prof e H gli fece un cenno con il capo. Tutti gli altri la salutarono e si presentarono: Bettany, la biondina, continuava a guardarla male.

Gli altri iniziarono a parlare di una gara che ci sarebbe stato di lì a breve e per cui avrebbero dovuto decidere chi si sarebbe dovuto presentare contro chi. Sembrava una cosa di quelle importanti, dibatti singoli con un punteggio comune, uno per ogni membro della squadra.

“Viene anche lei?” chiese Bettany al professore. Tutti si rivoltarono verso H, ma lei alzò le spalle. “Voglio prima sentire com’è, prima di accettarla in squadra e…” iniziò a dire la biondina verso gli altri e rivolgendosi all’unico adulto.

“Ehi, Bettany, sono qui. Non parlare come se non ci fossi, è… maleducato.”

Bettany si girò verso H, rossa in viso per l’arrabbiatura. “Scusami, cocca, è che capirai, sono mesi che mi preparo per questo dibattito, e l’idea di perderlo perché la squadra ha deciso di ammettere un elemento come te, che sei solo decorativa, con quei vestiti…” La squadrò da capo a piedi, ma H notò benissimo quando il suo sguardo si fermò sulla sua borsetta, che era di una prestigiosa stilista.

La ragazza rise appena e disse: “Se proprio ci tieni, cocca, posso vestirmi male come te. Non è un problema, dovrai solo dirmi dove hai comprato quella robaccia”.

La biondina sbiancò e si guardò i vestiti: aveva una tuta in acetato e un maglioncino con una camiciola di un colore orrendo. H pensò che non potesse davvero aver scelto quell’abbigliamento: doveva per forza essere capitato un blackout in casa sua nel momento in cui si stava vestendo.

“Ehm… Ragazze… che ne dite di venire qui e facciamo un riepilogo in cui spieghiamo a Hyacinth cosa si svolge il dibattito?” chiese il professore, volgendo lo sguardo verso tutti. Bettany fece un’altra smorfia ma si avvicinò alla cattedra ai piedi del palco e, sorridendo, H la seguì.

Dopo aver ascoltato quello che facevano e la spiegazione degli altri ragazzi sul modo in cui si teneva un dibattito e su cosa bisognasse far forza per risultare convincenti, H si era gasata parecchio.

“In più sono crediti extra per il college. Sempre che ti interessi il college…” disse ancora la biondina, con una malcelata smorfia di disapprovazione.

“Ascolta…” H alzò la voce e si avvicinò alla ragazza, prendendola per una spalla e spingendola lontano. Christina lo aveva detto: ‘Se ti trattano male, rimettili in riga’.

“Ascoltami” disse ancora. “Non ho intenzione di litigare. Non sono qui per toglierti il ruolo da prima donna o qualunque cosa tu faccia. Sono qui perché mi interessa quello che fate e penso che mi piacerebbe provare, ma non ho intenzione di rubarti il primato, il posto che stai occupando e tantomeno il tuo ragazzo, ok?” concluse, indicando con il pollice dietro di sé.

“Io e He non siamo…” iniziò la biondina, ma H la interruppe ancora.

“Non mi interessa cosa non siete. Non mi interessa lui, né di te, né degli altri, ok? Voglio vedere quello che fate qui. Devo… allenarmi in queste cose…” La ragazza annuì e guardò alla sua destra. H non si girò, perché non ci fece caso, ma se lo avesse fatto avrebbe visto Helios vicino a lei e a portata d’orecchio.

“Però… se ti interessa, posso aiutarti. E non solo per i vestiti…” mormorò, verso la biondina. Subito dopo ammiccò e si girò per tornare dagli altri, ma si scontrò con Helios che aveva una faccia un po’ delusa.

 

Dopo tre settimane, quando vinsero la gara di dibattito istituita alla New Catholic High School, Helios e Bettany si misero insieme e H, per confermare il fatto che non le interessava per niente quello che facevano, quella sera entrò dalla finestra nella camera di Hogan Reed, il quarterback della squadra di football, e da lì si intrufolò nel suo letto.

*

“Ma stai fumando?!” La voce di Helios era stupita e i suoi occhi erano spalancati all’inverosimile.

“Shhh! Vuoi che mi becchi la strega?” chiese H, tirando dalla sigaretta e sbuffando il fumo contro i libri dello scaffale della biblioteca. Tutti e due i ragazzi si girarono verso la bibliotecaria e, dopo essersi accorti che non guardava dalla loro parte, il ragazzo si sedette vicino a lei e H spense la sigaretta sotto il tavolo.

“Perché stai fumando in biblioteca?”

“Guarda!” H lanciò sul tavolo, verso di lui, una busta marroncina della posta. Era gonfia, grossa e pesante. E dove di solito c’era il nome del mittente, era indicata una delle scuole più prestigiose degli stati uniti.

“Yale?” Helios era quasi impressionato. No. Lo era veramente molto. La busta conteneva ben più della sottilissima lettera in cui la scuola si dichiarava dispiaciuta di non ammetterti alla facoltà con le più svariate scuse. “Hai poi fatto domanda a Yale?” chiese, quindi, sorridendo. Era contento perché era stato lui a suggerirle il corso di giurisprudenza e quando, all’inizio dell’ultimo anno, avevano iniziato a mandare le domande per i vari college, lui le aveva indicato Yale come uno dei corsi più validi.

H in verità non avrebbe mai pensato di farlo davvero. Aveva compilato la domanda per Yale, aveva allegato tutto quello che volevano sapere e poi l’aveva lasciata lì sulla scrivania in camera sua per almeno una settimana. Poi sua madre l’aveva trovata e l’aveva spedita senza dirle niente. Ora però era agitata. Se sua madre non l’avesse spedita, lei non sarebbe andata a Yale di sicuro, ma non avrebbe potuto neanche essere rifiutata. Era così nervosa che, senza la sigaretta a tenergliele impegnate, le sue mani iniziarono a tremare.

“Dai, aprila.” H scosse la testa. “Fidati di me, aprila” disse ancora lui, posando una mano sulla sua. La ragazza annuì e ruppe il sigillo. Rovesciò la busta a testa in giù e una gran quantità di fogli si sparpagliarono a gran velocità sul tavolo della biblioteca. Alcuni volarono e, prendendo strade diverse, finirono sotto al tavolo.

“Calma, calma…” disse Helios sorridendo, cercando di arginare i danni, ma lei stava già leggendo.

“Siamo lieti di comunicarle… Oddio… Oddio! ODDIO! Mi hanno preso! Mi hanno preso!” H saltò su dalla sedia e gridò troppo per essere in una biblioteca, dove il silenzio e la tranquillità dovevano regnare sovrane. Helios però sorrise e rise con lei: era troppo contagiosa. H si sporse sulla sedia e lo abbracciò. Helios, forse per la prima volta, era imbarazzato dalla sua esuberanza.

“Ragazzi!” La strega, come chiamavano Mrs. Root la bibliotecaria, li stava guardando con disapprovazione e li aveva richiamati.

“Scusi, scusi…” ridacchiò H, mentre Helios l’aiutava a raccogliere i fogli sparsi per il locale.

“Vieni, usciamo” la richiamò lui.

“Arrivederci Mrs. Root!” gridò H mentre attraversava la porta della biblioteca; ridacchiava ancora isterica.

“Oddio, pensavo volesse fulminarci!” disse Helios, non riuscendo a trattenere una risatina, quando arrivarono fuori nel cortile e si appoggiò al muretto del parcheggio.

“Ma va… Quella è la regina di ghiaccio!” H non riusciva a stare ferma. L’idea di essere stata ammessa a Yale le rendeva impossibile calmarsi. Si accese un’altra sigaretta e, dopo due boccate, come se fossero state necessarie per ammettere che stava succedendo davvero, la passò al ragazzo senza dire niente.

“È merito tuo, lo sai, vero?” disse tutto d’un fiato.

“Mio?”

“Sì. Il giorno del disegno in aula di chimica… Quando è successo che… Uff! Quando abbiamo discusso e poi mi hai detto di venire al corso di dibattito, dai!” H sbuffò, un po’ imbarazzata. “Se non fossi venuta con voi, non avrei mai scoperto di essere in grado di fare quelle cose, le cose che fate voi, così… bene. Tu hai visto qualcosa che nessuno aveva mai visto. Neanche io…” ammise alla fine, mentre la sua voce si assottigliava.

Helios sorrise: era contento di averla aiutata. Ma non voleva che lei si buttasse giù. “Sarebbe il tuo modo per ringraziarmi? Dire quanto sei brava? Dovresti comprarmi un regalo, invece!” Il ragazzo fece una smorfia divertita per toglierla dall’imbarazzo e le diede una gomitata.

“Certo che sei bravissimo a rovinare tutto. Non so se voglio ringraziarti, adesso!” sbottò lei, strabuzzando gli occhi. Helios rise forte.

“Riesci sempre a rigirare tutto! Adesso è colpa mia se non mi ringrazi…”

“Certo. Me lo hai insegnato tu.”

“Io?”

“Sì. Ormai sono veramente brava anche in questo” disse, arricciando il naso.

“E modesta!” Helios rise ancora, prendendola in giro.

“Non ti dirò quello che penso di te in questo momento!” esclamò lei, un po’ infastidita e un po’ no.

“Allora ti dirò io quello che penso io di te!” La voce di Helios era un po’ roca, perché la sua doveva essere una battuta, ma non gli era venuta benissimo a causa del fatto che pensava veramente ciò che aveva detto: voleva dirle quello che pensava di lei. Tutto. Aspirò dalla sigaretta e poi la guardò: H sorrideva.

“No, passo”. H rise, mentre si sedeva vicino a lui.

“E cosa vuoi che ti dica, allora?” Helios si sentiva nervoso. Sperava che fosse il momento giusto. Eppure, da quando la conosceva, lei non aveva mai fatto un passo verso di lui, non in quel senso.

“Tu dove andrai l’anno prossimo?” gli chiese, mordendosi un labbro.

“Columbia.”

H fischiò. Un fischio lungo e forte, degno di uno dei muratori giù al pub del dopolavoro. “Giornalismo?” domandò solamente, quando ebbe finito. Helios annuì. “Cazzo. Complimenti!” Il ragazzo alzò le spalle e H sbuffò, facendo volare la frangia, pensando che lui volesse tirarsela. “E Bettany è contenta? Non siete molto lontani, no? Lei è a…” si fermò perché effettivamente non si ricordava in quale college fosse la ragazza di Helios. Lei, essendo un anno avanti a loro, era già al primo anno di università.

“Non sto più con Bettany” ammise lui. Fece l’ultimo tiro dalla sigaretta e la spense sotto la scarpa.

“No? Perché?”

Alzò di nuovo le spalle. “Lontananza, nuove esperienze, solite cose…” Quello che lui non disse era che Bettany aveva capito che i sentimenti romantici di Helios non erano solo per la sua ragazza. Lei lo aveva messo alle strette e quando gli aveva chiesto se fosse interessato a H, lui non era riuscito a mentire.

“Oh. Capisco. Deve essere dura effettivamente…” H non sapeva cosa dire. Ma non era la prima volta che capitava. Lui, però, non sembrava che stesse soffrendo particolarmente. “Mia madre me lo dice sempre: non partire per il college fidanzata”.

Helios alzò un sopracciglio. “Davvero?” H annuì.

“Quindi mollerai Blackwall prima di andare a Yale?”

Blackwall, il soprannome del capitano della squadra di football, era il suo ragazzo da due mesi. H non era neanche sicura che sarebbero stati insieme fino alla fine della scuola.

“Forse.”

“O forse lo lascerai prima?” H rise delle parole del ragazzo, perché sembrava che potesse leggerle nella mente.

“Forse.”

“Di cosa parlate quando siete insieme?”

“Come?”

“Fate conversazioni interessanti?” la stuzzicò. H arrossì. Lei e Blackwall non parlavano tanto e probabilmente lo sapevano tutti, visto che il giocatore non brillava certo per il suo cervello. Le loro conversazioni erano fatte solo di infortuni, di schemi e di football. E quando finivano, ricominciavano a parlare di infortuni. Effettivamente, spesso si chiedeva cosa ci facesse con lui. Probabilmente Helios e Bettany facevano discussioni interessanti e battibeccavano amichevolmente finendo a far l’amore per fare pace.

“Certo!” mentì. Helios lo capì ma non disse niente. Non le chiese se lei si divertisse con il suo ragazzo come quando chiacchierava con lui. Sospirò e basta. “E andiamo sempre d’accordo, non è mica come te che mi contraddici sempre!” esagerò lei. H alzò un sopracciglio.

“Ma va là, che ti piace discutere con me!” H non rispose e guardò da un’altra parte, senza confermare né sminuire. Helios si fece più vicino. Forse doveva essere lui a fare il primo passo. “Sai perché discutiamo sempre io e te?”

“Perché sei un pignolo rompiballe?”

“Perché l’idrogeno e l’elio insieme creano una fusione nucleare che…”

“…che genera un’energia potente” rispose H interrompendolo. Helios sorrise e i suoi occhi brillarono per quello che aveva detto. Lei se ne accorse e guardò di nuovo da un’altra parte, alzando le spalle. “Ho studiato”. Il ragazzo annuì. “Io brucio subito…”

 “Sì. Ed è fantastico”. Helios allungò una mano verso di lei per toccarle una guancia, ma poi non lo fece e rimase con la mano in aria prima di riportarla lungo il fianco.

“Lo avevi fatto sembrare molto meno fantastico, nell’aula di chimica” brontolò lei.

Lui sorrise e alzò le spalle. “Il tuo disegno era troppo bello, dovevo farlo per ribattere”.

“Hai ragione era proprio bello. Se avessi saputo che ti piaceva così tanto, ne avrei fatto una copia da farti appendere in camera.”

“Fallo. Lo appendo davvero.”

H rise e si alzò. Proprio mentre si stava alzando, Helios decise di giocare il tutto per tutto. Si alzò anche lui e le andò vicino mentre lei si chinava per raccogliere lo zaino.

In quel momento il suono di un clacson dal parcheggio della scuola, li fece voltare tutti e due: la Camaro decappottabile di Blackwall sgasava in mezzo al parcheggio. E fra un colpo di acceleratore e uno di clacson, il ragazzo gridò a H di darsi una mossa.

“Saluta Milord da parte mia” disse Helios con ironia, indicando la decappottabile del capitano, capendo che aveva perso il momento giusto.

Lei fece una smorfia. “Sei acido come una donna frigida”.

“Io sono freddo. Quella calda sei tu…” Alzò le spalle e il suono di un altro clacson riempì il cortile. “Adesso fischierà, per chiamarti?”

H, che era infastidita dalle parole di Helios soltanto perché anche lei stava odiando il comportamento dell’atleta, gli rispose: “Non siamo tutti intellettuali, Helios. C’è anche gente brava in altre cose”.

Helios si domandò in cosa mai avrebbe potuto essere bravo BlackWall, ma quando lei ammiccò voltandosi poi verso l’auto, si scoprì imbarazzato. Anche se era un’idiota, quel ragazzo aveva muscoli che facevano girare le ragazze e impaurire i ragazzi. Helios stesso aveva avuto paura di prenderle da lui una volta o due. Era quello che le ragazze chiamavano 'un gran figo'. Probabilmente fisicamente era un portento. 

Mise le mani in tasca e sospirò. Non voleva che lei se ne andasse così. Doveva assolutamente dirle qualcosa che potesse fare colpo. Non aveva muscoli e non era capace di sbancare il pungiball, ma forse anche lui era bravo in qualcosa. Poteva colpirla. Poteva sorprenderla e dirle qualcosa che BlackWall non avrebbe mai potuto dirle.

“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatte le stelle!” esclamò, poco dopo, alla schiena della ragazza.

H si girò, ancora camminando, e disse ridacchiando: “Se lo avessi detto anche alla tua ragazza, non ti avrebbe mollato!”

Helios non riuscì a replicare. Era molto difficile tenerle testa da quando aveva iniziato a pensare a lei in quel modo. Non capiva se lei lo facesse apposta o meno. Se lei lo stesse relegando nei meandri dell’amicizia o cos’altro. La guardò buttare lo zaino sul sedile posteriore della Camaro rossa e saltare davanti senza aprire lo sportello.

Forse erano davvero troppo diversi davvero. Forse…

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