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Autore: Miharu_phos    14/07/2020    0 recensioni
[Kyouten]
Kyoto, Giappone, epoca Bakumatsu.
Kyousuke è il componente della famiglia Tsurugi incaricato di garantire la discendenza della loro casata, deve sposarsi e mettere al mondo degli eredi.
Quando però incontrerà Tenma, un senzatetto debole e ferito, dimenticherà presto tutti i propri doveri, mettendo al primo posto la salvezza della persona che ama: si sposerà, ma la sua sposa sarà un ragazzo.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Matsukaze Tenma, Okita Souji, Tsurugi Kyousuke, Tsurugi Yuuichi
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Un semplice bacio sulla guancia per suggellare la nostra unione, un sorriso sincero e devoto sul viso di Tenma ed un sospiro rassegnato da parte di mio padre.

 

I festeggiamenti che riempirono il giorno del nostro matrimonio furono brevi, semplici ma estremamente raffinati.

 

Il ragazzo che da quel giorno diventava pubblicamente mia moglie era circondato da infinite attenzioni, mille riguardi e gentilezze come non ne aveva mai ricevuti prima di allora; si stringeva a me, come se volesse sfuggire da tutta quella socialità nascondendosi nella mia veste.

 

Ci fu un elegante banchetto per l'occasione, alcuni brevi spettacoli di danza per intrattenere i nostri invitati ma niente di troppo eccessivo; Tenma non solo veniva fatto passare per una donna, ma era anche privo di alcuna genealogia e cognome che potesse rendergli onore in qualche modo, per cui mio padre ritenne saggio non mettere troppo in vista la sua figura.

 

Lui non parlava, sia per l'eccessiva timidezza, sia per mascherare il suo tono di voce che personalmente avevo sempre trovato molto grazioso.

 

Nessuno sembrava avere alcun sospetto, era talmente delicato e gentile nei suoi modi che a vederlo con quegli abiti femminili io stesso lo avrei scambiato per una ragazza.

 

Ci ritirammo insieme nella nostra abitazione, a bordo di una carrozza ricevuta in dono quello stesso giorno. Tenma sembrava sereno, aveva ormai in me grande fiducia e mentre osservava l'esterno con aria tranquilla io cercai la sua mano sul sedile, incontrando subito il suo favore.

 

La strinse a sua volta concedendomi un dolce ed appena accennato sorriso; io sospirai per la beatitudine e mi sporsi su di lui per baciargli la fronte, poi gli avvolsi la schiena con un braccio e lo strinsi a me delicatamente.

 

-Come ti senti, sei stanco?-

 

-Un po' ma sto bene Kyousuke, vi ringrazio- mi aveva risposto lui timidamente.

 

-Voglio che d'ora in poi tu mi dia del tu, sono tuo marito ricordi?- gli avevo domandato con un piccolo sorriso divertito.

 

Lui però il sorriso lo aveva perso, di fronte a quella frase.

 

-Ma certo, scusami- aveva risposto prontamente, diventando tutto d'un tratto rigido fra le mie braccia.

 

Era così difficile interagire con lui, così pericoloso quasi. L'equilibrio fra noi era estremamente fragile, lui si fidava ma non completamente, perché conservava per me nonostante tutto ancora un po' di timore.

 

Se gli domandavo di fare una cosa ubbidiva, prendendolo come un ordine impartito da un capo; non riuscivo a capire se la sua continua assertività, fosse dovuta al suo effettivo essere costantemente d'accordo con me, oppure ad un innato istinto di accontentare le mie richieste nella paura di contrariarmi.

 

E fu proprio questa mia incapacità di riconoscere le sue azioni svolte spontaneamente ad ingannarmi, a guidarmi verso la demolizione di quel ragazzo tanto puro ed ingenuo, un ragazzo che si fidava di me e che mi stava affidando la sua vita, il suo corpo.

 

-Ci facciamo servire la cena appena arriviamo a casa? Cosa ne pensi?- gli avevo domandato per cercare di avere nuovamente la sua attenzione.

 

-Ti faccio compagnia mentre ceni se è quello che desideri- mi aveva risposto subito lui.

 

-Vorrei cenare insieme a te- gli avevo sussurrato io allora, prendendogli una mano per baciarla teneramente sul dorso.

 

Sapevo che lui non era realmente mia moglie, sapevo di non potermi prendere certe libertà. Ma vederlo vestito in quel modo mi faceva sentire fortemente vicino a lui e desideravo soltanto poter accorciare la distanza per stringerlo a me, stringerlo forte senza nulla a separarci, neanche i vestiti.

 

Lui sforzò un piccolo sorriso, poi abbassò lo sguardo.

 

-Allora ceneremo insieme- aveva detto con un filo di voce.

 

-E poi dormiremo nella nostra camera nuziale- avevo aggiunto io contento, facendolo deglutire palesemente a disagio.

 

-Si- aveva risposto in un soffio.

 

Avrei dovuto capirlo, si avrei dovuto perché Tenma ci era già arrivato.

 

Ma non si oppose mai, o meglio non in modo esplicito.

 

Lui voleva rendermi lieto, offrirmi un servizio eterno con la sua presenza che io avevo richiesto, come la prestazione di una comune domestica.

 

Non riuscivo a vederlo ancora, ma era così che lui intendeva il nostro rapporto; lo capii più avanti, quando fu talmente chiaro da non poter più essere frainteso.

 

Cenammo in silenzio, uno di fronte all'altro; poi lo accompagnai in camera da letto e lo guidai verso il nostro letto matrimoniale, di fronte al quale lui mi guardò spaventato, quasi supplicante.

 

-Se preferisci possiamo dormire separati, qui non potrà portarti via nessuno. Puoi tenere il tuo cane, questa è camera tua-

 

-Tu vuoi dormire insieme a me?-

 

Era una domanda, una richiesta di informazioni per capire come allietare meglio il proprio padrone.

 

Io però lo presi come un invito.

 

Avevamo trascorso la prima notte in quella casa insieme, ma solo perché avevo ancora un po' di paura nel lasciarlo solo e volevo rasserenarlo.

 

Quella sera però non c'erano scuse, Tenma era ormai al sicuro. Avrei potuto lasciarlo solo. Avrei potuto lasciarlo solo tutte le notti a seguire.

 

-Mi piacerebbe moltissimo Tenma- gli risposi allora in preda alla contentezza.

 

Ci cambiammo indossando le vesti da notte, uno di fronte all'altro senza vergogna.

 

Non era la prima volta in cui lo vedevo completamente nudo, eppure quella sera fu diverso perché ero diventato suo marito.

 

Sentivo di avere su quel corpo un diritto, un diritto che però non ti viene concesso da un pezzo di carta.

 

Mi avvicinai a lui da dietro e lo abbracciai. Eravamo nudi, pelle contro pelle, il mio petto contro la sua schiena, la mia intimità contro il suo bacino piccolo e stretto.

 

-Ti voglio bene Tenma- gli soffiai contro, respirando poi il profumo del suo collo.

 

Lui sorrise brevemente, aspettando pazientemente che io mi fossi staccato, poi si affrettò a ricoprire il suo corpo, come se un semplice pezzo di stoffa sarebbe potuto bastare per proteggerlo da me.

 

Ci stendemmo sotto le coperte ed io strinsi subito insieme i nostri corpi. Quella notte non lo toccai, a malapena toccavo me stesso all'epoca, non avrei saputo neanche come fare, cosa fare di preciso.

 

Credevo in me, mi illudevo di volere da lui solamente quello, una forte vicinanza e dei ti voglio bene sussurrati nel buio, dove lui non poteva vedere la mia espressione eccitata ma poteva sentire i miei respiri pesanti sulla sua pelle. 

 

-Qui saremo felici amico mio. Te lo giuro- gli dissi vicino all'orecchio.

 

-Ti credo, Kyousuke- aveva detto lui allora, mormorando quelle parole come se fossero state una richiesta, una supplica di non squarciare il velo sottile di castità che ancora era debolmente teso nel nostro rapporto, ma che si andava sempre di più sfilacciando.

 

 

 

 

 

 

Detesto pensarla così, ma fu colpa di mio fratello.

 

Di mio fratello e del suo compagno, il suo caro amico che si concedeva a lui in segreto ogni giorno, contro la parete del loro ufficio al dipartimento della Shinsengumi.

 

Quando li trovai mi sentii privato della mia innocenza, anzi della mia intera infanzia. Mi sentii sciocco, stupido, cieco.

 

Erano passati pochi giorni dal mio matrimonio ed ogni notte il mio dolce Tenma mi aveva permesso di appoggiarmi contro il suo corpo, avvertendo il mio bisogno ma assecondandomi nel volerlo ignorare.

 

Non ne parlavamo, non c'era problema se entrambi lasciavamo che fosse soltanto un segreto nascosto nelle tenebre della notte.

 

Quel giorno però, di fronte a quella scena erotica e proibita, qualcosa in me si risvegliò: era la lussuria. 

 

La verga di Yuuichi affondava fra le natiche del suo amico Soji con gentilezza, i loro fianchi si muovevano in sincronia e le labbra di entrambi rilasciavano lievi e quasi impercettibili sospiri di piacere.

 

Ero geloso, avevo scoperto un mondo a me negato, morivo dal bisogno di unirmi al corpo di qualcun altro e dare sfogo ai miei istinti soppressi.

 

Seguivo la mano gentile di mio fratello sulla lunghezza del suo compagno e desideravo imitare quel gesto su di me...su Tenma.

 

Non biasimai neanche per un secondo Yuuichi e Soji; li invidiai. 

 

Avevano un paradiso segreto, si davano piacere a vicenda, erano felici.

 

Anch'io volevo essere felice e mi convinsi di poterlo essere con il mio amico, il mio compagno Tenma, mia moglie, il mio sposo.

 

 

 

   
 
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